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Discussione: Pudore

  1. #16
    No Excuses L'avatar di Jerda
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    Citazione Originariamente Scritto da dark lady Visualizza Messaggio
    In realtà un certo senso del pudore è anche cosa prevista dalla legge. Ognuno deve agire come si sente e non sono affatto d'accordo con il fatto che uno debba rimuovere il proprio pudore. Ognuno fa quel che più lo fa sentire a proprio agio, come è giusto che sia.
    Se il solo fatto che qualcosa sia stabilito per legge ne determinasse la giustizia, non esisterebbero tante leggi. E' pienamente comprensibile che una legge tuteli il disturbo provato dalla maggioranza delle persone verso la nudità. Pudore che mille anni fa, come oggi altrove da qui, sarebbe rivolto verso il non avere coraggio di combattere, o di non riuscire a procreare.

    Pudore è un contenitore libero, una parola astratta su qualcosa che nessuno capisce, ma esiste nel momento in cui ci viene dato un nome e tutti ripetono la stessa pappardella non capita finché non diviene la realtà, l'unica. E il mondo si restringe.

    Ma come è nato? La necessità di coprirsi, da motivazioni termiche e igieniche (i genitali) è passata storicamente da una funzione pratica a una funzione antropologica: dissuadere le persone dall'essere attratte da altre persone impegnate. Un nome che si ripresenta sempre ogni volta con contenuti diversi ma mai con un significato proprio, senza che chi lo provi si chieda quando questo è legato al proprio gruppo di appartenenza. Un obolo al quieto vivere. E al restare nella zona di comfort.
    E nel caso in cui ci si senta poco attraenti, mancanti di certi attributi sessuali che desidereremmo avere più evidenti, l'obbligo di vestirsi diventa una manna dal cielo.

    Ma chi, sfidando sé stesso e visitando una spiaggia di naturisti una volta pensa che non ne uscirebbe arricchito, anche in negativo magari, confermando che non fa per sé ma adesso con ragion veduta, avendo provato? C'è più crescita coprendosi come sempre e convincendosi che non ci si perda nulla?
    La nostra società ha molto di represso sul fattore sessualità. Guarda come nell'umorismo entri da padrona.

    Quello che abbiamo voglia di fare nel momento va rispettato negli altri, ma deve essere rispettata l'idea che sia sbagliato e la possibilità di dirlo da parte di chi vuole, senza passare da intollerante se non obbliga materialmente gli altri a dismettere abitudini che fanno restare nella zona di comfort: andare sempre negli stessi posti, vedere un film due volte, avere idee che non capiamo ma che vengono difese perché le crediamo da troppo tempo, disdegnare piatti esotici mangiati da miliardi di persone dicendo che "non fa per me", così anche per esperimenti sessuali differenti. Senza capire cosa è struttura propria, identitaria, e cosa è sovrastruttura a cui paghiamo un obolo per stare tranquilli e non chiederci cosa sarebbe se fosse diverso.
    Questa per me è la zona di comfort. Quella che quando te la trovi davanti in tutta la sua evidenza cancelli film, tagli l'abbonamento a netflix e vuoi provare cose differenti. Di solito tardi o anche mai.
    Quasi mai quello che si ha voglia di fare coincide con i passi necessari a essere ciò che si vuole, per quanto debba essere rispettato.

    Citazione Originariamente Scritto da King Kong Visualizza Messaggio
    Funzionali a cosa?
    A niente. Pudore è una parola nobilitante che ha solo sinonimi non lusinghieri. La sua funzione è quella di rassicurare e sublimare in positivo dei sentimenti di paura e di non accettazione "scaricandosi" dal pensiero di capire cosa c'è alla base di questo atteggiamento che indubbiamente ha effetti limitanti sul proprio sviluppo. Credo che ogni progresso personale si ottenga solo uscendo dalla propria zona di comfort. Dove ognuno è libero di stare e ognuno è libero di porre una critica sulle motivazioni che ci portano a cercare sempre di confermare cosa siamo, i soliti posti che visitiamo, le solite cose che facciamo.
    Citazione Originariamente Scritto da BiO-dEiStA Visualizza Messaggio
    Questa sì che è vita, altro che la marea di boiate pseudoscientifiche con cui una mandria di dilettanti pagati a peso d'oro continua a riempirci la testa e a mandare a puttane il paese.
    Ben ritrovati.

  2. #17
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Regina d’autunno ha scritto: “Scusa ma non è la stessa cosa? Il pudore è anche vergogna di mostrarsi agli altri, di mostrare i propri sentimenti o anche di lasciarsi andare come dici tu”.

    Ciao Regina. La psicologia considera il pudore un sentimento di difesa della propria intimità; invece la vergogna è un’emozione, un’emozione sociale. Pensa all’esperienza improvvisa e involontaria dell’arrossamento del viso come espressione di un’emozione derivante da un comportamento inappropriato o dall’aver compiuto un’azione che può essere giudicata negativamente.
    Hai ragione doxa, probabilmente il mio esempio citato si riferisce alla vergogna e non al pudore; quindi rettifico quello che ho detto.

  3. #18
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    In chiusura del mio quarto post in questo topic ho accennato al sentimento del pudore collegato all’evoluzione del costume da bagno, maschile e femminile.
    Riprendo questo tema.

    Dal XIX secolo le donne cominciarono a fare i "bagni di mare" avvolte in abbondanti mantelli chiusi al collo. Chi non s'immergeva in acqua stava in spiaggia con leggeri abiti da città, di colore chiaro, con guanti e parasole, per proteggersi dai raggi ed evitare la tintarella, caratteristica delle classi inferiori. La pelle delle nobildonne doveva essere diafana.

    Brevi esposizioni al sole, per scopi terapeutici, vennero consigliate dai medici dalla seconda metà dell’Ottocento. Nella seconda parte di quel secolo i costumi da bagno femminili erano caratterizzati da pantaloni gonfi al polpaccio, completati da un abito lungo fino al ginocchio, stretto in vita e dalla gonna ampia. Le calzature, sopra alle lunghe calze nere e il capo era protetto da cuffiette. Subito dopo il bagno, per restare al riparo da sguardi indiscreti, le bagnanti infilavano ampi accappatoi col cappuccio.

    Negli anni settanta del XIX secolo gli abiti si accorciarono leggermente e le gonne delle sopravvesti si fecero meno ampie. I completi si arricchirono di nastri e spighette bianche e blu secondo la moda alla marinara, con il collo rettangolare sul dorso. Il tessuto più usato era la flanella.



    Tra il 1900 ed il 1920 la “tenuta da bagno” femminile venne accorciata ulteriormente e la scollatura leggermente ampliata rispetto agli ultimi anni del XIX secolo; sulla spiaggia le calze cominciano ad essere meno usate.



    In quegli anni compaiono anche i costumi di lana interi per facilitare le attività sportive e le prime bianche ”camicie da bagno”, simili a camicie da notte. Per il nuoto cominciano ad essere usate le prime cuffie da bagno, simili a quelle attuali.

    Il "senso del pudore" era molto rigido e mostrare parti del corpo nude era riprovevole sia per le donne, sia per gli uomini. Anche i costumi maschili prevedevano tute intere o pantaloncini corti con canotta a righe.



    Nel decennio del 1920 anche gli stilisti di alta moda disegnano modelli di costumi da bagno. Ed è il ”pigiama da mare” la novità balneare: pantaloni lunghi, indossati insieme alla blusa senza maniche, cintura in vita e giacca.

    Le donne proteggevano la capigliatura con cappellini o le cuffie da bagno.

    Negli anni Trenta i consigli dei medici sui benefici del sole e dei bagni di mare fecero ridurre ulteriormente la stoffa con cui venivano confezionati i costumi da bagno e i “prendisole”. Le scollature sulla schiena dei costumi da bagno vennero ampliati.

    Negli stessi anni venne commercializzato il primo tessuto elasticizzato. I costumi da bagno realizzati in jersey o Lastex aderivano al corpo. Si diffuse la moda del pareo, lungo o corto. Dagli Stati Uniti arrivò anche in Italia il “costume Sirenetta”, che lascia scoperte le gambe e le braccia. Era uno dei primi costumi interi, molto scollato.

    Dal 1932 cominciarono ad apparire sulle spiagge i primi "due pezzi", costituiti da un pantaloncino con sopra un corpetto. La prima famosa italiana ad indossare questo capo fu l’attrice Marta Abba… e fu scandalo.

    Dal 1937 aumentò la diffusione dei costumi in tessuto elasticizzato, costituiti da reggiseno e corti pantaloncini con la cintura all’altezza della vita. Diffuse erano anche le vestaglie da portare sopra il costume.

    Del 1939 è il primo vero due pezzi, confezionato dalla Jantzen, che lasciava coperto l’ombelico.

    segue

  4. #19
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    Negli anni ‘40 dello scorso secolo anche la moda è condizionata dagli eventi della seconda guerra mondiale.

    Il 5 luglio del 1946 a Parigi lo stilista Louis Rèard presenta i suoi elaborati costumi da bagno femminili, tra cui il “bikini", nome come quello dell’atollo nelle isole Marshall (Oceano Pacifico) dove gli Stati Uniti in quell’anno sperimentano la bomba nucleare all’idrogeno. Lo stilista sceglie tale nome al nuovo costume in due pezzi con la consapevolezza dell’effetto “esplosivo” nell’opinione pubblica. Infatti il bikini fu considerato troppo osè in quel periodo.

    Successivamente il bikini costrinse a decisioni contrastanti nei concorsi di bellezza: venne ammesso, creando scalpore, nel concorso di “Miss Italia” del 1947, vinto da Lucia Bosé; ma era un due pezzi “morigerato”, lo slip copriva l’ombelico. Invece nel 1951 al concorso per “Miss Mondo” venne proibito alle ragazze di sfilare in bikini.

    Negli anni ’50 note attrici indossarono il bikini nelle scene di film o si fecero fotografare con tale costume da bagno. Nello stesso periodo poche ma coraggiose bagnanti cominciarono a farsi vedere in bikini sulle spiagge, ed alcune furono denunciate per “oltraggio al pudore”. Ma non solo le donne furono sanzionate. Anche il costume da bagno maschile col tempo venne accorciato, fino ad arrivare agli slip, considerati osceni sulle spiagge.


    bikini ieri e oggi. A sinistra una modella nel 1950 con bikini a calzoncino. Stessa posa oltre 60 anni dopo per Kelly Brook

    Durante gli anni ’60 il costume a due pezzi non desta più meraviglia o scalpore, con conseguente modifica del ”comune senso del pudore”.
    Ultima modifica di doxa; 21-10-2019 alle 16:03

  5. #20
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    Dal bikini, al monokini, costituito dal solo slip.

    Il neologismo “monokini” (topless) fu ideato nel 1964 dallo stilista californiano Rudi Gernreich per l’abbigliamento da bagno da lui disegnato.

    Il 3 giugno del 1965 negli Stati Uniti la bionda modella diciannovenne Toni Lee Shelley si presentò col topless in una spiaggia del lago Michigan ma venne arrestata.

    La moda del topless, però, s’impose. Le prime ad indossare il “monokini” furono le attrici.

    Nell’estate del 1967, Brigitte Bardot lancia la moda dei bagni di sole a seno nudo nell’ Hotel Byblos di Saint Tropez. In seguito fu imitata da Jane Fonda e Ursula Andress. In Italia la prima attrice a mostrarsi in topless fu Laura Antonelli.

    Poi venne il ’68… e le internazionali ed interclassiste rivolte giovanili di opposizione e contestazione. Era in auge il sociologo Herbert Marcuse che considerava quelle rivolte una ribellione morale, politica e sessuale. Una ribellione totale dei giovani ai valori tradizionali dominanti. Numerose femministe bruciarono i reggiseni, in nome della libertà e parità sessuale. Si fecero accesi gli scontri ideologici per introdurre anche in Italia il divorzio.

    Alcuni storici sostengono che la cosiddetta “rivoluzione sessuale” non fu una “rottura” rispetto al passato in fatto di sesso, ma solo “liberazione” della sessualità, che avvenne con la contemporanea l’erosione dei valori e della morale religiosa. Si cominciò a parlare di sesso più apertamente di quanto non facessero le precedenti generazioni , ma non ci fu aumento spropositato di rapporti sessuali. Inoltre bisogna ricordare che nel 1960 cominciò ad essere usata la “pillola” per la contraccezione.

    Successivamente gli studenti pretesero a scuola come materia d’insegnamento l’educazione sessuale.

    Eventi che contribuirono a modificare in Italia anche il “comune senso del pudore”.

    La parte inferiore del bikini venne ulteriormente ridotta negli anni settanta con l'introduzione del tanga brasiliano, a tinta unita, floreale o a fantasia geometrica, per avere sul corpo l’abbronzatura quasi totale.
    il tanga, come “nuovo indumento” da mare è simile allo slip ma molto più sgambato. Fu presentato nell’agosto del 1981 da Frederick Mellinger (produttore newyorkese di biancheria intima) nel suo negozio della 5° Strada.

    Mellinger non aveva ideato un nuovo modello, ma si era limitato a copiare quella sottile striscia di tessuto in versione costume da bagno.

    Il nome “tanga” deriva da un antico ornamento dei Marajò (Brasile settentrionale) e viene ancora usato da alcuni gruppi stanziati alla foce del Rio delle Amazzoni.

    Una diffusa leggenda narra che la popolarità dell’indumento sia dovuto ad una ragazza brasiliana di origine italiana, Rose di Primo, che nel 1972 tagliò il suo costume da bagno per farsi notare ad una festa sulla spiaggia di Ipanema, a Rio de Janeiro. Il clamore ottenuto dall’esibizione della ragazza avrebbe poi avviato la diffusione del succinto indumento sulle spiagge del Brasile.
    Il tanga viene spesso confuso con il perizoma, considerato mutandina, usato in prevalenza da donne ma recentemente utilizzato anche dagli uomini, ma pochi. La parte posteriore del perizoma è formata da una stretta striscia di tessuto o da un cordocino.

    E dopo il tanga ? E difficile immaginare il nudismo in spiaggia ? I nudisti…o naturisti ancora vengono perseguitati da denunce e arresti se non si limitano alle spiagge loro riservate.

  6. #21
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    A parte il comune senso del pudore, il pudore è anche qualcosa di soggettivo influenzato anche dall'educazione ricevuta, non riguarda solo la fisicità e la sfera sessuale, una difesa alla propria intimità interiore che può riguardare anche i pensieri e che pone un confine tra noi e gli altri.
    Non dovrebbe essere visto come qualcosa di negativo ma come un valore per me in una società d'immagine che tende a mettere tutto in vetrina, a condividere nelle pubblica piazza qualunque aspetto, anche il più intimo, della propria vita e dell'anima, conservare qualcosa solo per se stessi da condividere solo con pochi selezionati o per quanto riguarda la sessualità solo all'interno della coppia, sarebbe auspicabile.

    Il mio senso del pudore ad esempio non mi consentirebbe mai di frequentare una spiaggia nudista, o naturista come si vuol intendere,non ha senso per me.

  7. #22
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    Il tanga, in auge da tanti anni, è un'inutile ipocrisia, meglio allora il nudo integrale. Io in spiaggia lo eviterei sicuramente perché la sabbia che va a finire nelle parti intime è fastidiosissima e forse poco igienica. Di certo esiste un confine fra esibizionismo puro e semplice e desiderio di esporre alla natura il proprio corpo nudo. Ma questo si può notare anche nella vita comune. Che bisogno c'è (parlo di uomini e donne) di andare in giro mezzi nudi anche quando le condizioni del tempo non lo permetterebbero? Una ristretta parte della gente lo fa. Non perché si sente libera, al contrario, secondo me, perché deve avere qualche problema.
    Per il resto, ci stiamo fortunatamente liberando di alcuni tabu. Una coppietta che si bacia per la strada non può più capitare sotto la mira della buoncostume come una volta...soprattutto se è costituita da omosessuali. Per cui il comune senso del pudore si è alquanto spostato, al punto che di "pudore" non si parla più, è un reperto archeologico. "Non ho l'età per amarti" della Cinquetti non vincerebbe più il festival di Sanremo. E così cresce pure la media degli stupri (o almeno ne parlano di più i mass media). Perché quelli che vedono tanta libertà in giro e per un motivo o per l'altro ne vengono esclusi, covano in loro una violenza pronta ad esplodere. Si tratta purtroppo almeno in parte di una conseguenza imprevista dello stesso clima di libertà.
    Tornando al senso della parola desueta "pudore", concluderei che oggi forse essa è applicabile a persone timide, chiuse, escluse o autoescluse da rapporti sociali, mentre una volta, col clima di sottomissione femminile, poteva essere riferita soprattutto a donne che facevano vita piuttosto ritirata in casa con i figli, per portare avanti la famiglia, oppure a ragazzette in cerca di marito.
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."

    Dostoevskij.

  8. #23
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    Turbo io conosco persone che non sono affatto timide ma che comunque non girano mezze nude manco al mare, anzi nella spiaggia dove vado io ogni anno ci sono meno topless di dieci-venti anni fa, anche da parte delle giovani, certo sarà una spiaggia per famiglie e non quelle rinomate frequentate da vip.
    E così cresce pure la media degli stupri (o almeno ne parlano di più i mass media). Perché quelli che vedono tanta libertà in giro e per un motivo o per l'altro ne vengono esclusi, covano in loro una violenza pronta ad esplodere. Si tratta purtroppo almeno in parte di una conseguenza imprevista dello stesso clima di libertà.
    Non credo che gli stupri sono in aumento per una maggior libertà nel vestire perchè accade anche quando non vestono in minigonna o abiti succinti.
    I motivi sono da ricercare altrove, fra l'altro oggi si denuncia di più che in passato ed è anche per questo che potrebbe sembrare che gli stupri siano in aumento.

  9. #24
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    Mi pare in effetti di notare anch'io ciò che nota la Lady. Allora, non penso affatto che oggi ci sia più "pudore" diffuso rispetto all'onda lunga del '68 ormai perduta. Piuttosto non esistono più tanti motivi per ostentare la propria "libertà" di fronte alla repressione sociale che ancora poteva esistere. Ci siamo in un certo senso normalizzati. Pensate a quanto sia difficile al giorno d'oggi "fare scandalo"... Magari scandalo lo fai all'inverso rispetto a prima, se manifesti idee giudicate in qualche modo retrograde...
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."

    Dostoevskij.

  10. #25
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    Il sentimento del pudore comincia a formarsi nella prima infanzia con le esperienze, le informazioni, i condizionamenti socioculturali ed ambientali, lo sviluppo cognitivo, comunicativo e sociale.

    Il pudore è connesso col Sé, al modo di percepirsi, di interagire con gli altri. Pretende l’autonomia e la privacy del proprio corpo. È una sorta di protezione psicologica.

    Gli psicologi ci dicono che l'esperienza del pudore o della vergogna si comincia a manifestare nel secondo anno di vita dei bambini, quando percepiscono che il loro comportamento è osservato e giudicato dagli adulti.

    In seguito, dai tre anni in poi, con l'interiorizzazione delle regole e dei comportamenti, l'esperienza della vergogna si prova anche in assenza dei giudizi altrui.

    Successivamente, tra i 7 e gli 8 anni di età, con lo sviluppo cognitivo e linguistico, l'esperienza della vergogna viene concettualizzata e verbalizzata.

    Nella fase adolescenziale i ragazzi di solito sono pudichi: non vogliono che si guardi il loro corpo e che si entri nella loro camera.

    Ciao Turbo. Che ne pensi se dico che numerosi tabu collegati alla sessualità e ai genitali furono indotti nella società dalla morale cattolica ?

    La rivolta giovanile e femminile della fine degli anni ’60 e nel decennio successivo era anche protesta contro la gerarchia vaticana che dava consigli e giudicava pure tra le “lenzuola”, perciò era in auge lo slogan “fuori la Chiesa dalla camera da letto”.

    Il pudore può assumere significati diversi e esigenze differenti nel modo in cui ci percepiamo.

    Il pudore viene distinto in “pudore soggettivo” (dell’individuo in sé) e “pudore oggettivo” (sociale, pubblico), che fa riferimento a ciò che la società dice sia giusto mostrare.
    Al fine di trovare un equilibrio tra esigenze del singolo e quelle della collettività, il pudore oggettivo entra in relazione con la sensibilità dell’individuo.
    I problemi insorgono quando le norme oggettive del pudore si disconnettono dal pudore soggettivo che le aveva originate, e diventano consuetudini insignificanti. Se avviene questo, se fallisce il rapporto tra pudore soggettivo ed oggettivo, si cade nel cosiddetto “falso pudore”, cioè in comportamenti il cui significato simbolico si è perduto.

  11. #26
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Il sentimento del pudore comincia a formarsi nella prima infanzia con le esperienze, le informazioni, i condizionamenti socioculturali ed ambientali, lo sviluppo cognitivo, comunicativo e sociale.

    Il pudore è connesso col Sé, al modo di percepirsi, di interagire con gli altri. Pretende l’autonomia e la privacy del proprio corpo. È una sorta di protezione psicologica.

    Gli psicologi ci dicono che l'esperienza del pudore o della vergogna si comincia a manifestare nel secondo anno di vita dei bambini, quando percepiscono che il loro comportamento è osservato e giudicato dagli adulti.

    In seguito, dai tre anni in poi, con l'interiorizzazione delle regole e dei comportamenti, l'esperienza della vergogna si prova anche in assenza dei giudizi altrui.

    Successivamente, tra i 7 e gli 8 anni di età, con lo sviluppo cognitivo e linguistico, l'esperienza della vergogna viene concettualizzata e verbalizzata.

    Nella fase adolescenziale i ragazzi di solito sono pudichi: non vogliono che si guardi il loro corpo e che si entri nella loro camera.
    Tutto vero! Il pudore detta un modo di vivere che consente di resistere alle suggestioni della moda e alle pressioni delle ideologie dominanti. Insegnare il pudore ai fanciulli e agli adolescenti è risvegliare in essi il rispetto della persona umana. La cosiddetta permissività dei costumi si basa su una erronea concezione della Libertà umana. La Libertà, per costruirsi, ha bisogno di lasciarsi educare preliminarmente dalla legge morale. È necessario chiedere ai responsabili dell'educazione di impartire alla gioventù un insegnamento rispettoso della verità, delle qualità del cuore e della dignità morale e spirituale dell'uomo. Oggi tutto è sdoganato, tutto permesso. Non c'è pudore nemmeno nel linguaggio. Se sbraiti e offendi sei alla moda. Se sei misurato, sei un "buonista" da bullizzare.
    C'è un urgente bisogno di un nuovo Patto Educativo, fra Famiglia e Scuola.
    amate i vostri nemici

  12. #27
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    per la mia sensibilità ed educazione, io vedo scarsissimo pudore nell'esibizione di fatti e sentimenti personali, che per me è poco concepibile;

    nelle cose "sessuali", ovviamente l'iconografia del corpo è tale che ogni apparato di copertura è di seconda o terza mano; nel senso che se ti copri non è perché hai una sensibilità pudica, ma perché nella copertura investi più rappresentazione che nella nudità; il costume, il pareo, ecc... diventano simbolo di status, come il tatuaggio; il corpo da solo non basta; non c'è niente di male, né di bene;

    il pudore è concepito come regola generale che inibisce la sollecitazione indesiderata dei sentimenti altrui, mettendo in difficoltà l'interlocutore, costretto ad emozionarsi o a fingere compassione al di là della sua preventiva disponibilità;
    nella società del passato erano il sesso ed il corpo i feticci dell'emozione; oggi possono verosimilmente essere altre cose, come i lutti, l'indigenza, la malattia; non a tutti può raccontare la propria vita senza una sollecitazione indebita di partecipazione emotiva;

    penso che la maggior parte delle persone passi metà della propria vita ad apprendere cosa può dire a chi e quando, in quali circostanze; pentendosi "sulle scale" di aver aperto troppo la bocca.
    c'� del lardo in Garfagnana

  13. #28
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Tutto vero! Il pudore detta un modo di vivere che consente di resistere alle suggestioni della moda e alle pressioni delle ideologie dominanti. Insegnare il pudore ai fanciulli e agli adolescenti è risvegliare in essi il rispetto della persona umana. La cosiddetta permissività dei costumi si basa su una erronea concezione della Libertà umana. La Libertà, per costruirsi, ha bisogno di lasciarsi educare preliminarmente dalla legge morale. È necessario chiedere ai responsabili dell'educazione di impartire alla gioventù un insegnamento rispettoso della verità, delle qualità del cuore e della dignità morale e spirituale dell'uomo. Oggi tutto è sdoganato, tutto permesso. Non c'è pudore nemmeno nel linguaggio. Se sbraiti e offendi sei alla moda. Se sei misurato, sei un "buonista" da bullizzare.
    C'è un urgente bisogno di un nuovo Patto Educativo, fra Famiglia e Scuola.
    A leggerti, oltre alla tiritera, sembra di dover vivere compressi in una scatoletta di latta.
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  14. #29
    L'avatar di dietrologo
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Tutto vero! Il pudore detta un modo di vivere che consente di resistere alle suggestioni della moda e alle pressioni delle ideologie dominanti. Insegnare il pudore ai fanciulli e agli adolescenti è risvegliare in essi il rispetto della persona umana. La cosiddetta permissività dei costumi si basa su una erronea concezione della Libertà umana. La Libertà, per costruirsi, ha bisogno di lasciarsi educare preliminarmente dalla legge morale. È necessario chiedere ai responsabili dell'educazione di impartire alla gioventù un insegnamento rispettoso della verità, delle qualità del cuore e della dignità morale e spirituale dell'uomo. Oggi tutto è sdoganato, tutto permesso. Non c'è pudore nemmeno nel linguaggio. Se sbraiti e offendi sei alla moda. Se sei misurato, sei un "buonista" da bullizzare.
    C'è un urgente bisogno di un nuovo Patto Educativo, fra Famiglia e Scuola.
    ma questa cosa di voler di regolare la vita altrui che puntualmente ti esce fuori ,
    perché e come ti soddisfa ?

    ormai ti si legge da anni e lo ripeti con convinzione

    sinceramente...ti senti un esempio da imitare visto che te lo concedi , il tuo stile di vita è un campione da imitare visto che vedi il male altrui ...ma del tuo male vogliamo discutere ?

    questa discussione ha fatto uscire tutte le limitazioni e gli invasati

    immagino che ora sarò bersagliato con le tue sconsiderazioni come già fai con altri utenti come Meogatto o con chi non vai a genio sul topic degli utenti...
    Ultima modifica di dietrologo; 22-10-2019 alle 13:03

  15. #30
    Opinionista L'avatar di Host eria
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio

    penso che la maggior parte delle persone passi metà della propria vita ad apprendere cosa può dire a chi e quando, in quali circostanze; pentendosi "sulle scale" di aver aperto troppo la bocca.
    Vero, alla faccia di qualsiasi rimasuglio di spontaneità
    Bisognerebbe passare in rassegna molto velocemente le possibilità interpretative di ciò che diciamo,
    e il passaggio dalla spontaneità ingenua alle varie sfumature di paranoia e/o tentativi manipolatori diventa sfumato


    Anche vero che l'assistere all'esposizione, spudorata appunto, di parti di sé intime, stati d'animo, sentimenti, e i cosiddetti fattaci propri, a volte mi mette più a disagio che non andare alla sauna mista o in una spiaggia nudista

    E la mancanza di pudore del voyeur che guarda il disagio, le disgrazie altrui magari facendosi le corna in tasca lo vogliamo considerare? Che le tante trasmissioni tipo "Chi l'ha visto" un pò di questa morbosità la alimentano
    Ultima modifica di Host eria; 22-10-2019 alle 13:12

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