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Discussione: ... for death

  1. #1
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    ... for death

    Buonasera Arcobaleno, fervente uomo di fede e di speranze nell’aldilà. Ieri ero in viaggio e non ho potuto inviare questo post in occasione della commemorazione dei defunti.

    Ti trascrivo la prima strofa della poesia titolata “Because i could not stop for death” ( = Poiché non potevo fermarmi per la morte), scritta dalla poetessa americana Emily Dickinson e pubblicata nel 1863.

    Questi i suoi emozionanti versi.

    “Poiché non potevo fermarmi per la Morte.
    Essa, benigna, si fermò per me.
    Il carro noi due sole conteneva,
    e l'Immortalità”.
    [….]

    Il carro funebre si ferma sulla via, davanti la porta di Emily. Lei, come tutti noi, non è pronta per quel viaggio. Lo è, invece, la Morte, che può avere sulle labbra non un ghigno ma un sorriso di pace.

    Dopo essere salita sul carro Emily ha una sorpresa: già seduta c’è una terza compagna inattesa, l’Immortalità. E il viaggio cambia meta e simbologia, non più un cimitero ma un “oltre” luminoso ed eterno.

  2. #2
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    ovviamente condivido. ma "quel tipo di consapevolezza" vale "per tutti", anche per te e me? io avrei i miei dubbi. soprattutto riguardo me...

  3. #3
    Opinionista L'avatar di Turbociclo
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    LA COLLINA



    Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
    l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
    Tutti, tutti, dormono sulla collina.

    Uno trapassò in una febbre,
    uno fu arso in miniera,
    uno fu ucciso in rissa,
    uno morì in prigione,
    uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari –
    tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.

    Dove sono Ella, Kate, Mag, Edith e Lizzie,
    tenera, la semplice, la vociona, l’orgogliosa, la felicie?
    Tutte, tutte, dormono sulla collina.

    Una morì di un parto illecito,
    una di amore contrastato,
    una sotto le mani di un bruto in un bordello,
    una di orgoglio spezzato, mentre anelava al suo ideale,
    una inseguendo la vita, lontano, in Londra e Parigi,
    ma fu riportata nel piccolo spazio con Ella, con Kate, con Mag –
    tutt, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.

    Dove sono zio Isaac e la zia Emily,
    e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,
    e il maggiore Walker che aveva conosciuto
    uomini venerabili della Rivoluzione? *
    Tutti, tutti, dormono sulla collina.

    Li riportarono, figlioli morti, dalla guerra,
    e figlie infrante dalla vita,
    e i loro bimbi orfani, piangenti –
    tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.

    Dov’è quel vecchio suonatore Jones
    che giocò con la vita per tutti i novant’anni,
    fronteggiando il nevischio a petto nudo,
    bevendo, facendo chiasso, non pensando né a moglie né a parenti,
    né al denaro, né all’amore, né al cielo?
    Eccolo! Ciancia delle fritture di tanti anni fa,
    delle corse di tanti anni fa nel Boschetto di Clary,
    di ciò che Abe Lincoln
    disse una volta a Springfield.

    (Edgar Lee Masters)
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."

    Dostoevskij.

  4. #4
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    quoto al 100%.
    pure io ho ingollato alcool ultragradato e fritture, e ho fatto anche qualche cavolata. ma non ero io. ovviamente questo non conta, a patto che sulla collina ci sia un po' di posto. anche per me, ma ovviamente non ancora. non ancora.

  5. #5
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    scusa doxa, ci sono arrivato solo adesso. non riesco a "capire" cosa viene prima dei puntini: me lo puoi dire?

  6. #6
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    Ciao Sandor, prima dei puntini c'è la parte mancante dell'intero titolo della poesia della Dickinson: "“Because i could not stop for death”

    Quando ti senti triste hai provato a leggere Il “De consolatione philosophiae” (in italiano, La consolazione della filosofia) ?

    E' un'opera del filosofo, letterato e senatore romano Severino Boezio (475/477 – 524/526), discendente dalla nobile gens Anicia.

    La sua condizione sociale e la sua cultura gli permisero di arrivare ad alte cariche politiche, anche col nuovo dominatore, il re ostrogoto Teodorico, del quale fu il principale collaboratore con la carica di “magister officiorum”. In seguito Boezio fu coinvolto in una congiura contro il re, fu imprigionato e condannato a morte nel 525 circa.

    Durante la prigionia, iniziata nel 523 circa, compose in 5 libri la più notevole e fortunata delle sue opere, il “De Consolatione Philosophiae”. La protagonista è la “Filosofia”, che appare a Boezio come una donna affascinante e solenne, dalla quale riceve conforto attraverso la discussione di alcuni fondamentali problemi dell'esistenza. La narrazione alterna versi e prosa riflessiva sul fine della vita e sul destino, sull’esistenza del male e sulla sua natura, sulla fortuna, sulla felicità e sul libero arbitrio.

    L'opera, appartiene al genere della “consolatio” (la consolazione), tipologia utilizzata per confortare chi perde una persona cara o è vittima dell’avverso destino.

    Come suddetto, il “De consolatione philosophiae” si articola in cinque libri ognuno dei quali tratta un tema filosofico.

    Nel primo libro Boezio si lamenta con la Filosofia per le sue sventure, inasprite ancora di più dal ricordo della grandezza e felicità passate.

    Nel secondo libro argomenta sulla fortuna. La Filosofia propone a Boezio dei rimedi contro la malasorte.

    Nel terzo libro la Filosofia fa comprendere all’autore che l’unica felicità è quella derivata da Dio, vera beatitudine.

    Nel quarto libro Boezio riflette sull’apparente contraddizione fra l’esistenza divina e l’esistenza del male, sulla provvidenza e sul fato e la Filosofia gli dimostra che non esiste la cattiva sorte.

    Nel quinto e ultimo libro argomenta sulla libertà e sul libero arbitrio concesso da Dio all’individuo, la conciliazione della libertà con la prescienza di Dio, cioè la conoscenza che ha Dio dei futuri eventi.

    Ti consiglio anche di andare a Pavia, per visitare la chiesa di San Pietro in ciel d'oro, in cui ci sono i meravigliosi monumenti funerari di Agostino d'Ippona e di Boezio. Altra meraviglia da non perdere è la certosa di Pavia, distante circa 10 km dalla città
    Ultima modifica di doxa; 04-11-2019 alle 19:15

  7. #7
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    quello che ti posso dire è che la filosofia la "coltivo", se dipende dal tipo di vita che ho sempre fatto, cioè quella di ricercare la "conoscenza" ai fini della pace interiore, che ovviamente hanno in pochi, da quando ero più o meno "un bambino". credo si possa dire che il boezio ne sapeva più di te e anche di teodorico, se è vero che niente e nessuno ti possono togliere, durevolmente, ciò che ricevi in sorte, e che il problema non è il treno, il viaggio o il bar delle tartarughe. i problemi sono ben altri. ma se per venire incontro ai tuoi problemi devo fare la "parte" dell'ergastolano, beh, allora me ne sento ben contento...statti buono.

  8. #8
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    Per rimanere a Pavia, in questa città nacque anche Girolamo Cardano (1501 – 1576), filosofo, matematico e medico, noto per la “riscoperta” del cosiddetto “giunto cardanico”. Fra l’altro scrisse il “De vita propria”. Leggendolo c’è da divertirsi, perversamente assistendo alle sue innumerevoli sventure. Nato sotto maligna posizione di Venere, dai 21 ai 31 anni non poté, sebbene lo desiderasse, “concumbere cum mulieribus” = giacere con donna (per l’amplesso) .
    Dal latino “concumbere” deriva il noto sostantivo “concubina” (= donna che convive con un uomo senza essere uniti in matrimonio.

    Cardano era un ludopatico, sfortunato nel gioco dei dadi, perciò lasciò detto che la massima fortuna di un giocatore è non giocare.

    Fu altrettanto sventurato come marito e come padre di due figli delinquenti, uno decapitato dal boia per aver avvelenato la moglie; l’altro figlio il padre lo fece imprigionare più volte per liberarsi di lui.

    Girolamo fu condannato dalla Chiesa per aver osato elaborare l’oroscopo astrologico di Gesù Cristo.

    Non sapeva se definirsi più medico o matematico oppure filosofo. Era un erudito eclettico, iracondo, litigioso, vendicativo, così dice di se stesso nel “De vita propria”, perciò non c’è da stupirsi se all’età di 40 anni fece un primo bilancio della propria vita, che pubblico nel 1542 nella sua prima opera filosofica, titolata “De consolatione”.

    Anche Cardano come Boezio si fece consolare dalla Filosofia mentre era prigioniero in un carcere pavese in attesa della morte. La sua autobiografia si mescola alla filosofia e ad altre discipline.

    Il metodo Cardano è quello della descrizione e dell’esibizione dell’universalità dei guai della vita: come il poeta di epoca romana Orazio (Quinto Orazio Flacco, 65 a. C – 8 a. C.) nell’ode dedicata a Dellio…”Tu dimori sotto la volta del cielo quale vittima dell’Orco che non ha compassione di nulla, a cui non importa niente se sei ricco e disceso dall’antichissimo Inaco o povero e nato da stirpe infima. Tutti siamo sospinti verso lo stesso luogo, la sorte di tutti che dovrà uscire dall’urna, più tardi o più presto, e che dovrà metterci sopra la barca (di Caronte) per l’esilio eterno, è agitata nell’urna del destino”.

    E’ il metodo con il quale successivamente il Cardano compilò un altro trattato: “De utilitate ex adversis capienda”; è un repertorio sistematico di tutte le sventure umane.
    Ultima modifica di doxa; 05-11-2019 alle 11:36

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