Lo scrittore e filosofo tedesco Ernst Jünger (1895 – 1998), morto all’età di 103 anni, nel suo romanzo poliziesco titolato “Un incontro pericoloso”, ambientato alla fine del XIX secolo nella “Belle Epoque” parigina, narra del misterioso omicidio di una giovane ballerina.La scena del delitto è un piccolo albergo, molto rinomato per i convegni amorosi della haute société parigina.

Il racconto inizia a Parigi, in una splendida giornata della tarda estate del 1888. Era la prima domenica di settembre, una giornata soleggiata.
Gerhard von Busche è un giovane diplomatico tedesco, che da poco è impiegato presso l'ambasciata germanica a Parigi. Le sue frequentazioni sono molto ridotte, si limitano a qualche collega dell'ufficio e a incontri casuali sui boulevard. Una domenica mattina incontra un conoscente: il vecchio esteta Ducasse, un tempo assiduo frequentatore dei salotti parigini, poi caduto in disgrazia e ridotto al ruolo di piccolo intrigante. Egli era uno degli uomini più eleganti dell’alta società, lasciato dalla moglie, un’ereditiera americana. Bruscamente passato dalla carrozza privata alla vettura di piazza, affrontava impassibile gli sguardi dei suoi conoscenti, alcuni dei quali esultanti per la sua sfortuna. Ducasse sperimentò la situazione di un dandy che non si lascia turbare nella propria superiorità dal miserabile veicolo che lo stava trasportando. La dignità nella sconfitta.

Ducasse invita a pranzo in un ristorante il giovane Gerhard. Al tavolo vicino c'è la contessa Kargané, bella donna tradita dal marito, capitano di marina. L'anziano esteta si immagina gli effetti di una mésalliance tra il giovane diplomatico ingenuo e la contessa in cerca di vendetta. Da quel consumato architetto di trame che è, Ducasse decide di inviare un mazzo di fiori e un biglietto alla contessa, a nome di Gerhard. La risposta della contessa non si fa attendere: è l'invito a un rendez vous a mezzanotte di fronte a un piccolo hotel, "La campana d'oro", noto per le frequentazioni, tanto altolocate quanto furtive… e poi…, poi consiglio alle persone interessate di sapere come va a finire di leggere il romanzo.

Lo scrittore Ernst Jünger fu accusato di “dandismo”. Ma chi è il dandy ? E’ uno che ostenta nel vestire, ha “eleganza” nei modi, è un individualista che vive con ironico distacco dalla realtà e disprezza la mediocrità della borghesia.

Per il dandy Oscar Wilde era molto importante la bellezza, ideale di perfezione e misura, non solo esteriore. Ma sapendola effimera gli suscitava molta tristezza, sapientemente mascherata durante le feste e nei “salotti” ma non poteva sfuggire allo specchio, come il personaggio che creò nel romanzo titolato “Il ritratto di Dorian Gray”, ambientato nella Londra vittoriana del XIX secolo.

La “maschera” del dandy: perfezionista e solitario, individualista, asceta impeccabile e raffinato.

Il dandy persegue l'intento di "trasformare se stesso in opera d'arte". La sua eleganza è l'insegna, continuamente rinnovata, di una maestà incognita, di una grandezza segreta, come “Beau Brummell”, pseudonimo di George Bryan Brummell (1778 – 1840), considerato il miglior rappresentate del dandismo.
Favorito dalla protezione del principe di Galles (il futuro Giorgio IV), divenne arbitro dell'eleganza londinese, distinguendosi per la raffinata sobrietà del vestire e la freddezza sprezzante dell'atteggiamento.