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Discussione: Perché in Italia non esiste una destra "normale"

  1. #1
    Opinionista L'avatar di Tommaso
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    Perché in Italia non esiste una destra "normale"

    Premetto che mi interesserebbe di più fare un discorso a largo raggio, di tipo storico-sociologico-culturale, piuttosto che discettare di personaggetti mediocri della cronaca quotidiana come Zingaretti, Salvini, Meloni, Conte, Di Maio eccetera...
    La domanda che mi sono sempre fatto, e che faccio a voi, è la seguente: perché in Italia non esiste né é mai esistita, una destra "normale" di tipo occidentale, come è, invece, sempre esistita in Francia, Germania, UK, USA?...
    Una destra che appoggi senza infingimenti il mercato, tuteli il sistema capitalistico, abbia come principio cardine l'idea reganiana di puntare a ridurre il più possibile l'ingerenza dello Stato nella vita dei suoi cittadini?...
    E che, soprattutto, non si vergogni di quelle idee e non tenti di camuffarle con qualcosa d'altro. Attenzione, ho inserito nell'elenco anche un Paese come gli USA dove, apparentemente, negli ultimi tempi si sarebbe affermata una destra "diversa" da quella tradizionale, perché si tratta, appunto, di una diversità apparente, perché, di fatto, alla prova pratica anche Trump si è comportato come un "normale" Presidente di destra, visto che, pur dopo aver vinto le elezioni con toni populistici ed anti-establishement, ha nominato mezza Wall Street al governo ed ha attuato la classica politica di destra tradizionale "reganiana", abbassando le tasse e tagliando il welfare.
    In Italia no: il Italia l'ultima destra degna di questo nome è stato il partito liberale di Giolitti, che, peraltro, nel 1920 si diede la zappa sui piedi favorendo l'entrata dei Fasci di combattimento in Parlamento, pensando di servirsene e findendo invece, per esserne assorbito.
    Poi, da allora, i partiti dominanti, dal Partito Fascista alla DC agli attuali partiti di destra, sinistra e centro, hanno solo declinato in salse diverse la stessa "ricetta" statalista, assistenzialista, interventista da pare dello Stato: una ricetta, sostanzialmente, anti-capitalista e contraria all'impresa privata.
    L'unico che aveva tentato, o, meglio, promesso, di introdurre anche in Italia una ricetta di destra tradizionale, liberale e liberista, è stato Berlusconi, ma solo per brevissimo tempo, visto che subito dopo aver vinto le elezioni del 1994, ha voltato le spalle a quelle promesse per passare anche lui alla solita minestra statalista e assistenzialista.

    Di fatto, in tutti questi anni, io non ho visto differenze sostanziali tra le politiche della teorica "destra", "sinistra" e "centro". L'unica variazione sta nel modo con cui le varie forze politiche tendono a finanziare statalismo ed assistenzialismo: aumentando le tasse la sinistra, aumentando il debito pubblico la destra. Stop, niente altro.

    Ora, però, mentre la sinistra fa, sostanzialmente il suo mestiere ( assistenzialismo e statalismo sono nel suo DNA ), la destra no, la destra italiana non c'entra nulla col concetto tradizionale "reganiano/tatcheriano" di destra. ( sì al mercato, si al capitalismo, non allo statalismo, no all'assistenzialismo ).
    In Italia, caso UNICO al mondo, se la destra vince, la borsa cade, se la destra perde ( ad esempio dopo le recenti regionali emiliane ) la borsa sale.

    Ed allora torno alla domanda iniziale: perché in Italia non riesce non dico ad essere dominante, ma, quanto meno, ad essere dignitosamente in campo, una posizione politica di destra "vera" e non cialtrona, populista e arruffapopoli come quella che abbiamo avuto la sventura di dover subire nell'ultimo secolo?
    Ultima modifica di Tommaso; 15-02-2020 alle 14:59

  2. #2
    Opinionista L'avatar di xmanx
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    @Tommaso

    La domanda che mi sono sempre fatto, e che faccio a voi, è la seguente: perché in Italia non esiste né é mai esistita, una destra "normale" di tipo occidentale, come è, invece, sempre esistita in Francia, Germania, UK, USA?...
    Una destra che appoggi senza infingimenti il mercato, tuteli il sistema capitalistico, abbia come principio cardine l'idea reganiana di puntare a ridurre il più possibile l'ingerenza dello Stato nella vita dei suoi cittadini?...


    Perchè noi abbiamo una Costituzione diversa.
    Sai cos'è la Costituzione? Sai a cosa serve? Sai quando è stata scritta?

    La Costituzione della Repubblica italiana delinea un sistema economico misto, contraddistinto dalla necessaria compresenza di apparati pubblici e di iniziative attivate dai privati. Ciò esprime una concezione in cui l"economia è qualcosa di più del "market system". Si tratta di una concezione complessa, in cui il Governo non è onnipotente, ma non è nemmeno impotente rispetto alle richieste degli operatori economici e finanziari privati.

    "La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l"attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali" (Art. 41, 3° comma, Cost.). Quindi, si prevede che l"attività economica possa essere sia privata che pubblica. "La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati" (Art. 42, 1° comma, Cost.). Nel successivo comma si afferma lo scopo di assicurare la "funzione sociale" della proprietà privata. "A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale" (Art. 43 Cost.).

    Si può concludere che la nostra Costituzione, nel modellare il sistema economico, respinge tanto il collettivismo integrale (tutti impiegati pubblici), quanto il liberismo integrale (meno apparati pubblici ci sono, meglio è, perché il supremo regolatore è il mercato). La distinzione tra liberalismo e liberismo economico esce rafforzata dall"impianto costituzionale: si tratta, di volta in volta, di appurare quale soluzione gestionale realizzi meglio l"interesse generale dei cittadini e la tutela del bene comune.

    Oggi molti pensano che le ragioni dell"economia debbano prevalere sulle regioni della politica (e dell"ordinamento democratico rappresentativo). Sono convinti che le amministrazioni siano un impaccio, perché in ogni caso ritardano la velocità delle transazioni e degli affari. "La moneta deve girare", come si dice dalle mie parti. Viceversa, distinguere il liberalismo (e la democrazia) dal liberismo economico significa riproporre il primato della politica sull"economia. Significa puntare sul primato dei valori umani.

    Il guaio è che c'è chi pensa (e tu sei uno di quelli) che liberismo economico e liberalismo siano coincidenti, per cui ritiene di interpretare pure il punto di vista dei "liberali".

    I liberali autentici che fecero parte dell"Assemblea Costituente e che discussero e votarono la nostra Costituzione si richiamavano ad un'altra tradizione, ben presente nella storia d"Italia. Era costume, tra quei liberali, considerare migliori politici quelli che dimostrassero, nei comportamenti, di avere "senso dello Stato". Gli odierni antistatalisti programmatici, i teorici del "privato è bello", sono altra cosa.

    C'è, quindi, una cosa che puoi fare. Se non ti piace la nostra Costituzione, puoi sempre emigrare. Stando ai neoliberisti che ti piacciono tanto, infatti, "migrare è bello". Quindi che aspetti? Migra. Magari in quei paesi dove, se non hai la GRANA, non ti puoi curare nè puoi aspirare a una istruzione di alto livello.
    Ultima modifica di xmanx; 15-02-2020 alle 15:47
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  3. #3
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    Beh, se qualcuno ha tempo e voglia si potrebbe impostare un 3d sul perché in Italia da tanto tempo non abbiamo più una sinistra normale, tanto che i voti emigrano e le piazze si svuotano. Ma i vari rappresentanti politici l'autocritica ormai la fanno solo a parole.
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."

    Dostoevskij.

  4. #4
    No Excuses L'avatar di Jerda
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    In effetti, è proprio un binomio che si dovrebbe depennare, per motivi storici e ancora di più di mancanza di significato oggi. Che fuorvia ogni discussione sui tempi recenti, ed il 3d "che cosa succede oggi", ottimo spunto di approfondimento sul decennio 1940, ne è un esempio.
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    Questa sì che è vita, altro che la marea di boiate pseudoscientifiche con cui una mandria di dilettanti pagati a peso d'oro continua a riempirci la testa e a mandare a puttane il paese.
    Ben ritrovati.

  5. #5
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    Beh, se qualcuno ha tempo e voglia si potrebbe impostare un 3d sul perché in Italia da tanto tempo non abbiamo più una sinistra normale, tanto che i voti emigrano e le piazze si svuotano. Ma i vari rappresentanti politici l'autocritica ormai la fanno solo a parole.
    io questa cosa l'avrei spiegata in diverse occasioni;
    posto che l'"Italia", come cultura politica omogenea, non esiste, ma esistono due o tre Italie, a seconda dei criteri, la risposta va cercata negli sviluppi politici associati a Riforma e Controriforma;
    all'inizio del XVI° sec. l'Italia era il paese più ricco d'Europa, con una borghesia che in Italia centro-settentrionale era la più avanti, da due secoli;

    ma la reazione alla Riforma ha spinto l'Impero austro-spagnolo a sostenere una dittatura ecclesiastica che ha stretto in una morsa ostile qualsiasi forma di innovazione culturale e scientifica, messo all'indice qualsiasi libro, studio, idea che potesse essere al servizio di una borghesia in espansione, come invece avveniva in Nord-Europa;
    perciò, in Italia è mancata la spina dorsale - borghese - dei grandi stati nazionali delle rivoluzioni, e tutti gli sviluppi che hanno generato quelle desta e sinistra;

    da noi - come in Spagna e Portogallo - la borghesia non è stata una classe rivoluzionaria, antagonista dell'aristocrazia della rendita, ma un ceto rachitico e succubo che ha fatto da stampella ed emula di quel ceto di rendita;
    è emblematico che ancora nei nostri tempi, se chiedessimo di un imprenditore popolare, quasi tutti direbbero Gianni Agnelli, una specie di monarca con famiglia reale, noto per i suoi vezzi mondani, ma non certo per la genialità o l'abilità, se non quella di farsi finanziare le sue brutte auto coi soldi dei contribuenti, per poi investire in attività di rendita; in fondo, ogni piccolo imprenditore italiano ha avuto il sogno di diventare un hidalgo spagnolo, comprare il palazzotto del paese che ospitava il feudatario locale di cui i suoi antenati erano servi, e affrancarsi - privatamente, individualmente - da quel ricordo che considera umiliazione e vergogna, perché la cultura nazionale dominante è quella del "nobile", e non del borghese che crea; soprattutto al sud, si studia legge, il latinorum, per assomigliare ai nobili, essere cooptati; la scienza e la tecnica sono roba da operai...

    ovviamente, una borghesia così debole e spaventata, insicura di sé, è cresciuta pusillanime, paurosa di qualsiasi apertura sociale, innovazione, promozione dei ceti subalterni, e ha finito per essere reazionaria, fascista, al contrario delle borghesie nordeuropee;
    non a caso - con l'eccezione della Germania, un caso speciale, visto che anche quello è un paese diviso in nord e sud - tutti i fascismi si sono sviluppati in paesi di cultura latina e controriformata, Spagna, Portogallo, Italia, tutta l'America Latina, mentre tutti i paesi riformati sono divenuti stabilmente democrazie liberali da oltre due secoli;

    del pari, pure i movimenti di sinistra hanno sofferto del mancato confronto con un avversario di classe dinamico e moderno, per appiattirsi su quel basso livello ed esprimere un massimalismo rivoluzionario speculare a quello reazionario, con toni da moralismo religioso, in cui le rivendicazioni di classe ordinarie si mischiano con motivi - rimossi dall'occupazione reazionaria della religione istituzionale - di pauperismo francescano, a volte molto radicale e anti-moderno pure quello.
    c'� del lardo in Garfagnana

  6. #6
    Opinionista L'avatar di Tommaso
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    Perchè noi abbiamo una Costituzione diversa.
    Sai cos'è la Costituzione? Sai a cosa serve? Sai quando è stata scritta?

    C'è, quindi, una cosa che puoi fare. Se non ti piace la nostra Costituzione, puoi sempre emigrare. Stando ai neoliberisti che ti piacciono tanto, infatti, "migrare è bello". Quindi che aspetti? Migra. Magari in quei paesi dove, se non hai la GRANA, non ti puoi curare nè puoi aspirare a una istruzione di alto livello.
    Ammesso ( e non concesso ) che il problema sia la nostra Costituzione ( io non lo credo, ma facciamo finta ), ti faccio notare che non è stata scritta da Mosè su dettatura del Padreterno, ma da uomini per altri uomini.
    Sono stati fatti ha diversi cambiamenti per delle minchiate, se una destra decente avesse veramente voluto farlo, l'avrebbe già cambiata, visto che da sempre ha una maggioranza del 60% ( almeno ) tra gli Italiani.
    Non l'ha cambiata perché la "nostra" destra stracciona non ha nulla a che fare con la Destra degli altri Paesi Occidentali.
    E per quanto riguarda emigrare, no, grazie, preferisco battermi per cambiare le cose nel Paese dove sono nato. O devo chiederti il permesso, prima?

  7. #7
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    Beh, se qualcuno ha tempo e voglia si potrebbe impostare un 3d sul perché in Italia da tanto tempo non abbiamo più una sinistra normale, tanto che i voti emigrano e le piazze si svuotano. Ma i vari rappresentanti politici l'autocritica ormai la fanno solo a parole.
    Purtroppo abbiamo proprio una sinistra "normale", invece.. Che pensa solo ad aumentare e tasse e, ma in questo è uguale alla destra, a propugnare un asfissiante intervento dello Stato nella vita dei cittadini.
    Proprio in quanto "normale", è in crisi come lo è ovunque nel mondo.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Tommaso Visualizza Messaggio
    Ammesso ( e non concesso ) che il problema sia la nostra Costituzione ( io non lo credo, ma facciamo finta ), ti faccio notare che non è stata scritta da Mosè su dettatura del Padreterno, ma da uomini per altri uomini.
    Sono stati fatti ha diversi cambiamenti per delle minchiate, se una destra decente avesse veramente voluto farlo, l'avrebbe già cambiata, visto che da sempre ha una maggioranza del 60% ( almeno ) tra gli Italiani.
    Non l'ha cambiata perché la "nostra" destra stracciona non ha nulla a che fare con la Destra degli altri Paesi Occidentali.
    E per quanto riguarda emigrare, no, grazie, preferisco battermi per cambiare le cose nel Paese dove sono nato. O devo chiederti il permesso, prima?
    Tu dici che gli italiani sarebbero favorevoli a un cambio della nostra Costituzione in senso neoliberista?
    Io non credo proprio.
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Jerda Visualizza Messaggio
    In effetti, è proprio un binomio che si dovrebbe depennare, per motivi storici e ancora di più di mancanza di significato oggi. Che fuorvia ogni discussione sui tempi recenti, ed il 3d "che cosa succede oggi", ottimo spunto di approfondimento sul decennio 1940, ne è un esempio.
    Penso che tu ti riferisca al binomio destra-sinistra...
    È vero, è privo di significato, ma, questo è il punto che vorrei sottolineare, SOLO in Italia, altrove la differenza esiste eccome.
    E la colpa è della destra italiana, indistinguibile per argomenti, toni e proposte, dalla sinistra extraparlamentare degli anni '70-'80 ( non a caso uno dei suoi più importanti esponenti di questa supposta "destra" era un frequentatore del più estremista Centro sociale milanese di sinistra di quegli anni ). Uno che ha detto, come se fosse un vanto, che "Peppone oggi voterebbe per lui".

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da xmanx Visualizza Messaggio
    Tu dici che gli italiani sarebbero favorevoli a un cambio della nostra Costituzione in senso neoliberista?
    Io non credo proprio.
    Io dico solo che la destra italiana non ci prova neanche. Perché, appunto, non è "destra", ma un'altra cosa. Indigeribile per una persona tendenzialmente di destra come credo di essere io.

  11. #11
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    Il paradosso sta nel fatto che gran parte della Destra italiana abbia da qualche tempo fatto le veci della sinistra (latitante) in fatto di giustizia sociale, presenza nelle piazze e difesa dei ceti più deboli. Solo a parole? Può essere, i fatti ce lo diranno. Per ora ci guadagna moltissimo in termini di consenso. Dove stava la Lega qualche anno fa? Dove sta la Meloni rispetto solo a un paio di anni fa? Forse Tommaso tu sei uno tendenzialmente di destra che trova indigeribile questa destra. Io invece sono uno tendenzialmente di sinistra che trova indigeribile questa sinistra. Per cui, o voto a destra oppure comincerò a non votare più per nulla.
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
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  12. #12
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    Il paradosso sta nel fatto che gran parte della Destra italiana abbia da qualche tempo fatto le veci della sinistra (latitante) in fatto di giustizia sociale, presenza nelle piazze e difesa dei ceti più deboli. Solo a parole? Può essere, i fatti ce lo diranno. Per ora ci guadagna moltissimo in termini di consenso. Dove stava la Lega qualche anno fa? Dove sta la Meloni rispetto solo a un paio di anni fa? Forse Tommaso tu sei uno tendenzialmente di destra che trova indigeribile questa destra. Io invece sono uno tendenzialmente di sinistra che trova indigeribile questa sinistra. Per cui, o voto a destra oppure comincerò a non votare più per nulla.
    non è affatto un paradosso; quella destra reazionaria che c'è tradizionalmente in Italia, proprio perché non ha una cultura autenticamente borghese, della competizione di classe, del conflitto gestito democraticamente, deve farsi carico anche dell'istanza sociale;
    ma lo fa in modalità autoritaria, vedi corporativismo;
    cioè, si tratta dell'elargizione assistenziale, in cui si esclude il conflitto di classe, a vantaggio dei ceti dominanti, che sono quelli della rendita;

    nei paesi liberali, la modalità è il conflitto: padroni contro sindacati, scioperi, e poi inclusione funzionale dei ceti subalterni; il risultato di questo conflitto aperto, ma gestito, è che si sono confrontati moderati e socialdemocratici;
    in Italia hai reazionari contro comunisti; nei paesi di tradizione liberale non c'è praticamente stato nessun partito comunista-massimalista egemone a sinistra; nei paesi latini la sinistra è stata sempre dominata da comunisti, rivoluzionari a parole, ma inconcludenti nei fatti spiccioli.
    c'� del lardo in Garfagnana

  13. #13
    Opinionista L'avatar di Tommaso
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    Citazione Originariamente Scritto da Turbociclo Visualizza Messaggio
    Il paradosso sta nel fatto che gran parte della Destra italiana abbia da qualche tempo fatto le veci della sinistra (latitante) in fatto di giustizia sociale, presenza nelle piazze e difesa dei ceti più deboli. Solo a parole? Può essere, i fatti ce lo diranno. Per ora ci guadagna moltissimo in termini di consenso. Dove stava la Lega qualche anno fa? Dove sta la Meloni rispetto solo a un paio di anni fa? Forse Tommaso tu sei uno tendenzialmente di destra che trova indigeribile questa destra. Io invece sono uno tendenzialmente di sinistra che trova indigeribile questa sinistra. Per cui, o voto a destra oppure comincerò a non votare più per nulla.
    Il fenomeno che ho evidenziato io non dura "da qualche tempo", ma da un secolo, appunto dalla fine ingloriosa del Partito Liberale di Giolitti...
    Ed ha piuttosto a che fare con la tradizione culturale italiana nemica della libera iniziativa, che concepisce il profitto come "sterco del diavolo", che pensa solo alla redistribuzione (forzosa) della ricchezza e mai alla creazione della stessa. Un Paese dove la parola "liberismo" ( ed anche liberalismo: conosco bene la differenza ) è una parolaccia impronunciabile. Un Paese paradossalmente anarchico ed autoritario contemporaneamente, che adora ( a parole ) l'uomo forte ( salvo poi buttarlo giù alla prima occasione ) ma boccia inesorabilmente ogni tentativo di rendere più efficiente e meritocratico l'apparato dello Stato.
    Ci si chiede sempre perché l'Italia non cresce: ecco perché non cresce.. Perché è imbevuta di cultura egualitaria, assistenziale e nemica del merito. C'è solo da meravigliarsi che esistano ancora persone disposte a farsi in quattro per continuare a fare impresa, creare lavoro e ricchezza, nonostante che il potere politico ( di sinistra o finta destra non fa differenza ) faccia di tutto per mettergli il bastone tra le ruote.

  14. #14
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    Citazione Originariamente Scritto da Tommaso Visualizza Messaggio
    Il fenomeno che ho evidenziato io non dura "da qualche tempo", ma da un secolo, appunto dalla fine ingloriosa del Partito Liberale di Giolitti...
    Ed ha piuttosto a che fare con la tradizione culturale italiana nemica della libera iniziativa, che concepisce il profitto come "sterco del diavolo",
    beh, appunto; questa cosa è figlia della Controriforma e della dittatura spagnola dei rentiers aristocratici, spalleggiati dalla Chiesa;
    Galilei non è solo un simbolo; Inglesi e Olandesi sulla scienza e sulla cooptazione meritocratica hanno costruito imperi; ma questo implicava il coraggi - e anche la fame - degli stessi ceti aristocratici, desiderosi di cooptarsi essi stessi nelle avventure dei borghesi, aprendo la società;

    che pensa solo alla redistribuzione (forzosa) della ricchezza e mai alla creazione della stessa.
    e questa è l'inevitabile conseguenza;

    Un Paese dove la parola "liberismo" ( ed anche liberalismo: conosco bene la differenza ) è una parolaccia impronunciabile.
    peraltro, abusatissima, proprio in senso tecnico, come lo stesso "capitalismo";
    pochi si pongono il punto di che capitalismo liberista sia quello che salva le banche in crisi con soldi pubblici o impone dazi, come negli USA di Obama e Trump;
    gente che definisce liberista l'UE, che per il 7% della popolazione spende il 52% del totale mondiale della spesa in welfare...
    Un Paese paradossalmente anarchico ed autoritario contemporaneamente, che adora ( a parole ) l'uomo forte ( salvo poi buttarlo giù alla prima occasione ) ma boccia inesorabilmente ogni tentativo di rendere più efficiente e meritocratico l'apparato dello Stato.
    la meritocrazia significa competizione; e i ceti dirigenti italiani e mediterranei hanno puntato sulla rendita, da secoli; è ovvio che qualsiasi apertura meritocratica sia temuta, dai grandi gruppi industriali variamente sussidiati, al piccolo imprenditore, che vuole l'assistenza della banca amica perché vuole mettere il figlio inetto e viziato al suo posto per tenere l'impresa piccola e famigliare, invece di assumere un manager capace, che ha studiato ma estraneo, del popolo; oppure consorziarsi, e perdere potere, me avere un'impresa più competitiva;
    quei però sbagli:
    Ci si chiede sempre perché l'Italia non cresce: ecco perché non cresce.. Perché è imbevuta di cultura egualitaria, assistenziale e nemica del merito. C'è solo da meravigliarsi che esistano ancora persone disposte a farsi in quattro per continuare a fare impresa, creare lavoro e ricchezza, nonostante che il potere politico ( di sinistra o finta destra non fa differenza ) faccia di tutto per mettergli il bastone tra le ruote.
    la premessa della meritocrazia è esattamente l'egualitarismo; la riprova l'hai esattamente nelle leggi del capitalismo avanzato:

    più un sistema deve competere sull'ultimo miglio della sofisticatezza, più ha la necessità di non escludere e parificare tutti i possibili produttori; la società farmaceutica, svizzera, tedesca o californiana, che studia un farmaco anti-tumorale e lo vuole brevettare prima dei concorrenti, non può discriminare una ricercatrice perché donna, magari straniera o omosessuale; e, infatti, avrai in quei paesi leggi e prassi culturali confacenti;

    mentre in un paese che vive di rendita, poniamo petrolifera, non c'è alcuna necessità di mobilitare in modo meritocratico; e ve n'è poca anche in un paese di industrializzazione tradizionale; pertanto, è la tradizionale vocazione italiana alla rendita che ha determinato un paese poco dinamico;
    questa cosa, dopo la guerra, è stata consentita dal patrocinio USA; finito quello con la caduta del Muro, siamo finiti noi nelle barbe e tutti i limiti della nostra cultura si sono manifestati, a destra come a sinistra;

    ora, finalmente c'è una destra liberista, che è la Lega, la quale chiede meno tasse e più mercato; purtroppo, nel caso specifico questo strattone sulla realtà italiana diventa una secessione fiscale, vista l'enorme differenza tra le due Italie.
    c'� del lardo in Garfagnana

  15. #15
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    quei però sbagli:

    la premessa della meritocrazia è esattamente l'egualitarismo; la riprova l'hai esattamente nelle leggi del capitalismo avanzato:
    Bisogna intendersi sulla parola "egualitarismo"... Se intendi un egualitarismo "di partenza", che a tutti, cioé, debba essere data LA POSSIBILITÀ di crescere, far valere le proprie capacità e creare ricchezza, sono assolutamente d'accordo...
    Ma l'egualitarismo che stigmatizzavo io era un altro, era quello di arrivo: che a tutti,per esempio nella scuola, venga assicurato comunque la conquista di un pezzo di carta ( che, a quel punto, ovviamente, non vale più un fico secco ), che a tutti venga assicurato un reddito di cittadinanza o una pensione agevolata o la difesa dal licenziamento, fancazzisti compresi.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio

    ora, finalmente c'è una destra liberista, che è la Lega, la quale chiede meno tasse e più mercato...
    Sei ironico, spero... La Lega destra liberista... Ma quando mai..
    Quella degli anni '80 e dei primi anni '90, forse,.. Non certo quella sovranista attuale, assistenzialista e statalista come nessun altro.

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