Kanyu, in altro topic e in tono scherzoso ha scritto:Chiamala "indifferenza" se vuoi....le garantisco che io non parlerò mai più con lei (o lei – lei ), ne più intratterrò con ella rapporti epistolari o di qualsiasi altro genere.
La parola greca equivalente a indifferenza è “adiaphoria”: che è l’ideale etico dei filosofi Cinici, degli Stoici e di alcuni indirizzi ascetici.
Non provare desiderio né repulsione per qualsiasi cosa è ritenuto da quelli sopra elencati la via alla vita perfetta.
Indifferenza deriva dal latino “indifferentia”, parola composta da “in” (= non) + la particella “dis” (che indica separazione) + il verbo “ferre” (= portare): letteralmente l’indifferenza è il “non far differenza” e, di conseguenza di non decidere e non scegliere fra persone, cose o idee.
Nella relazione tra persone, luogo e incontro delle differenze, l’indifferenza si esprime come distacco emozionale tra sé e gli altri; come non curanza, freddezza, apatia e assenza di ogni comunicazione. Così l’indifferenza è più forte, dolorosa e pervasiva dell’odio. Essa infatti cancella l’altro/a dall’orizzonte della mia vita e dei miei sentimenti.
C’è un tipo di indifferenza che non dipende dalla percezione negativa dell’altro/a, è lo stato d’animo che sviluppano coloro cui fa difetto il senso di appartenenza, di chi sceglie di restare in disparte, assiste a debita distanza e, semmai, demonizza e delegittima chi sceglie di partecipare schierandosi.
L’indifferenza diviene lo strumento più adatto per arginare chi non si vuol vedere, per non subìre l’ingombrante presenza degli altri. Invece quando si ama c’è sempre una restrizione, ma per fare posto all’altro.
L'indifferenza può ferire molto perché dice all’altro/a: “Non esisti”.
L'indifferenza verso una persona è il modo migliore per farle capire il proprio disprezzo. Ignorarla significa negare la sua esistenza.
Tale ricetta va bene anche per chi si separa, senza usare gesti violenti.