appunto:
se hai tanto debito, vuol dire che c'è una spada di Damocle su quella ricchezza nazionale, perché quella è potenzialmente ostaggio dello stato che dovrà pagare quel debito; finché il livello non produce turbolenze, anche politiche, lo stato può risultare affidabile e il debito essere ricollocato;
quando si eccede una certa soglia si rischia la fuga e il collasso;
eh, m li vengono fuori le differenza tra ricchi e poveri;si. però permettimi di dire che se si crea "caos", questo deriverebbe da un default in qualche modo, e se c'è un default non c'entrano tanto le imposte quanto il non "avere" un domani.
tutto questo è, appunto, spesa, costa i soldi delle tasse;sullo stato mi permetterei di dire che "fisco e spesa" lo pensa chi conosce tanto a fondo sempre lo stato, da dare per presupposto "tutto il resto". e cioè giustizia, sanità, forze dell'ordine e quindi ordine pubblico, magistratura, sicurezza, anche "personale".
questi servizi ci sono se e fintanto che c'è un patto tra i cittadini che accettano la nozione di essere comunità, fiscalmente solidale; ma la sostanza dei rapporti di forza ti mostra che, siccome c'è uno squilibrio nel gettito, questo si ripercuote su una parte importante della spesa, quella per infrastrutture;
non è questione di Roma o Sicilia quando si dovesse arrivare a certi strappi; il che, porta alla questione successiva:si. ovviamente chi ha di più vuole ancora di più. quello che mi viene da pensare è che se il "di più" fosse "ricchezza" reale, cioè corrispondente a una maggiore attività economica, allora sempre se posso, direi che va bene. ma se il di più vuol dire incidere sull'ammontare dei "trasferimenti" alla sicilia allora direi: perché? non è che il motivo non sono i soldi ma le differenze di idee, costume, senso della "legge" e della giustizia, ecc?
non nella forma; ma, nel momento in cui - tramite autonomie imprevedibili, se i conti vanno a scatafascio - o semplice riduzione delle aliquote, i trasferimenti dovessero essere ridoti, in aggiunta agli attuali squilibri, il sud entrerebbe in una crisi drammatica;la butto là: secessione?
finché siamo nell'UE, ci sono meccanismi e opportunità - istituzionali, ma anche privati - che hanno un generale interesse alla stabilità economica di questa parte del sistema; ma, fossimo fuori, questi squilibri non avrebbero un'intelaiatura che fa da gesso e tiene tutto insieme;
lo stesso stato italiano, come parte dell'UE, è in qualche modo "protetto", legittimato da tutti i rapporti di sovranità condivisa che mediano, come in Spagna o in Belgio; il Belgio non durerebbe una settimana fuori dall'UE, per gli stessi meccanismi: Vallonia povera e depressa, Fiandre ricche;
nel giro di pochi mesi ci troveremmo di fronte allo stesso tipo di conflitto tra nord "ricco" e sud "assistito" che anima i sovranisti di tutti i paesi: quelli ricchi che non vogliono le "zavorre" mediterranee, e quelli poveri che chiedono soldi e lamentano l'ingordigia dei nordisti, come al solito;
solo che questo conflitto europeo è abbastanza all'acqua di rose, perché i benestanti sono di più e possono pagare; il sistema industriale nel complesso è potente e organizzato, e così i servizi; ma in Italia, isolata, non ci sarebbe tanto modo di tamponare tutte le storture accumulate nei decenni e la sproporzione di potere economico peserebbe troppo, più di quanto avviene già ora;
50 anni fa la stampa scriveva che sarebbero occorsi 50 anni per colmare il gap tra nord e sud, ma pare che con gli equilibri di forza interni non si faccia niente.