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Discussione: La trappola del MES

  1. #31
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    Ok xmanx, sospenderò momentaneamente lo spontaneo giudizio che mi viene verso chi da del coglione a priori a chiunque non la pensi come lui. Circa il MES ritengo sia legittimo nutrire dei dubbi, posso pure accettare il tuo uso di iperboli per rimarcare fortemente il tuo punto di vista, ma ovviamente se ritieni che il MES sia il male assoluto avrai fatto una tua valutazione di tutte o lameno di diverse possibili alternative e sicuramente ti sarai fatto un'idea circa la strada che sarebbe più opportuno percorrere... ebbene, esponi.
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    Moderatore droghe

  2. #32
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    Ok xmanx, sospenderò momentaneamente lo spontaneo giudizio che mi viene verso chi da del coglione a priori a chiunque non la pensi come lui. Circa il MES ritengo sia legittimo nutrire dei dubbi, posso pure accettare il tuo uso di iperboli per rimarcare fortemente il tuo punto di vista, ma ovviamente se ritieni che il MES sia il male assoluto avrai fatto una tua valutazione di tutte o lameno di diverse possibili alternative e sicuramente ti sarai fatto un'idea circa la strada che sarebbe più opportuno percorrere... ebbene, esponi.
    Dove trovare la liquidità che ci serve?

    La proposta della Lega: No Mes, No eurobond, sì Bce e Btp italiani


    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  3. #33
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    Produrre moneta? E l'inflazione?

    P.s. non so se hai saltato deliberatamente il post precedente al mio nel caso ti fosse svuggito per colpa del fatto che il mio è nella nuova pagina, recuperalo, per amor di discussione.
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  4. #34
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    @Doppio

    Il problema oggi non è l'inflazione, ma la DEFLAZIONE. E l'intervento della BCE sarebbe TEMPORANEO. Visto che l'inflazione attuale è vicina allo zero e STA SCENDENDO (deflazione) possiamo benissimo sostenere un aumento temporaneo dell'inflazione per far fronte alla crisi.

    Ue, appello di 101 economisti al Governo: “Non firmate quell’accordo”

    Tra i firmatari dell'appello anche Jean-Paul Fitoussi e James K. Galbraith.

    FIRMATARI

    Nicola Acocella (univ. Roma La Sapienza)
    Giorgio Alleva (univ. Roma La Sapienza)
    Davide Antonioli (univ. Ferrara)
    Amedeo Argentiero (univ. Perugia)
    Pier Giorgio Ardeni (univ. Bologna)
    Alberto Avio (univ. Ferrara)
    Lucio Baccaro (Managing Director, Max Planck Institute, Colonia)
    Alberto Baccini (Univ. Siena)
    Roberto Balduini (economista, Roma)
    Federico Bassi (univ. Paris Nord)
    Annaflavia Bianchi (economista, Bologna)
    Maria Luisa Bianco (univ. Piemonte Orientale)
    Francesco Bogliacino (Univesidad Nacional de Colombia)
    Paolo Borioni (univ. Roma La Sapienza)
    Luigi Bosco (univ. Siena)
    Alberto Botta (univ. of Greenwich)
    Carmelo Buscema (univ. della Calabria)
    Sergio Bruno (univ. Roma La Sapienza)
    Eugenio Caverzasi (univ. dell'Insubria)
    Elena Cefis (univ. Bergamo)
    Sergio Cesaratto (univ. Siena)
    Federico Chicchi (univ. Bologna)
    Roberto Ciccone (univ. Roma Tre)
    Giulio Cifarelli (univ. Firenze)
    Valeria Cirillo (univ Bari)
    Carlo Clericetti (giornalista)
    Caterina Colombo (univ. Ferrara)
    Andrea Coveri (univ. Urbino)
    Antonio Cuneo (univ. Ferrara)
    Salvatore D'Acunto (univ. della Campania)
    Massimo D'Antoni (univ. Siena)
    Antonio Di Majo (univ. Roma Tre)
    Giovanni Dosi (Scuola Superiore Sant'Anna)
    Luigi Doria (univ. Ca' Foscari)
    Lucrezia Fanti (ricercatrice, Roma)
    Caterina Ferrario (univ. Ferrara)
    Jean-Paul Fitoussi (Sciences Po, Parigi)
    Thomas Ferguson (univ. of Massachusetts, Boston)
    Guglielmo Forges Davanzati (univ. del Salento)
    Maurizio Franzini (univ. Roma La Sapienza)
    Andrea Fumagalli (univ. Pavia)
    James K. Galbraith (univ. of Texas at Austin)
    Mauro Gallegati (univ. Politecnica delle Marche)
    Claudio Gnesutta (univ. Roma La Sapienza)
    Antoine Godin (univ. Sorbonne Paris Nord)
    Dario Guarascio (univ. Roma La Sapienza)
    Andrea Guazzarotti (univ. Ferrara)
    Alan Kirman (univ. Aix-Marseille)
    Heinz D. Kurz (univ. Graz)
    Valentino Larcinese (London School of Economics)
    Andres Lazzarini (univ. of London e Roma Tre)
    Riccardo Leoncini (univ. Bologna)
    Emanuele Leonardi (univ. Parma)
    Riccardo Leoni (univ. Bergamo)
    Enrico Sergio Levrero (univ. Roma Tre)
    Gianna Lotito (univ. Torino)
    Stefano Lucarelli (univ. Bergamo)
    Ugo Marani (univ. Napoli l'Orientale)
    Maria Cristina Marcuzzo (univ. Roma La Sapienza e Acc. Lincei)
    Massimiliano Mazzanti (univ. Ferrara)
    Marco Missaglia (univ. Pavia)
    Antonio Musolesi (univ. Ferrara)
    Nicola Negri (univ. Torino)
    Guido Ortona (univ. Piemonte orientale)
    Ugo Pagano (univ. Siena)
    Ruggero Paladini (univ. Roma La Sapienza)
    Thomas Palley (Independent economist, Washington D.C.)
    Dimitri B. Papadimitriou (Levy Economics Institute)
    Valentino Parisi (univ. Cassino)
    Gabriele Pastrello (univ. Trieste)
    Paolo Piacentini (univ. Roma La Sapienza)
    Paolo Pini (univ. Ferrara)
    Paolo Polinori (univ. Perugia)
    Cesare Pozzi (Luiss Guido Carli e univ. di Foggia)
    Felice Roberto Pizzuti (univ. Roma La Sapienza)
    Lionello Franco Punzo (univ. Siena)
    Michele Raitano (univ. Roma La Sapienza)
    Simonetta Renga (univ. Ferrara)
    Riccardo Realfonzo (univ. del Sannio)
    Louis-Philippe Rochon (Laurentian University, Canada)
    Umberto Romagnoli (univ. Bologna)
    Roberto Romano (economista)
    Sergio Rossi (univ. di Friburgo)
    Vincenzo Russo (univ. Roma La Sapienza)
    Roberto Schiattarella (univ. Camerino)
    Mario Seccareccia (univ. Ottawa)
    Alessandro Somma (univ. Roma La Sapienza)
    Antonella Stirati (univ. Roma Tre)
    Giuseppe Tattara (univ. Venezia)
    Pietro Terna (univ. Torino)
    Mario Tiberi (univ. Roma La Sapienza)
    Stefano Tomelleri (univ. Bergamo)
    Leonello Tronti (univ. Roma Tre)
    Gianni Vaggi (univ. Pavia)
    Marco Valente (univ. dell'Aquila)
    Vittorio Valli (univ. Torino)
    AnnaMaria Variato (univ. Bergamo)
    Carlo Vercellone (univ. Paris 8)
    Matias Vernengo (Bucknell University, Usa)
    Marco Veronese Passarella (Leeds University Business School)
    Giulia Zacchia (univ. Roma La Sapienza)
    Maurizio Zenezini (univ. Trieste)
    Gennaro Zezza (univ. Cassino)

    Nuove adesioni

    Enzo Valentini (univ. Macerata)
    Antimo Verde (univ. Tuscia)
    Neri Salvadori (univ. Pisa)
    Alberto Lanzavecchia (univ. Padova)
    Salvatore Madonna (univ. Ferrara)
    Jean Marie Monnier (univ. Paris 1 La Sorbonne)
    Gianfranco Viesti (univ. Bari)
    Carlo Giannone (univ. del Sannio)
    Arsenio Stabile (univ. Siena)
    Pasquale De Sena (univ. Cattolica Milano)
    Francesca Coin (Lancaster University)
    Davide Romaniello (Università Cattolica del Sacro Cuore)
    Matteo Deleidi (Università Roma Tre)
    Lorenzo Di Domenico (Università Roma Tre)
    Michele Bavaro (Università Roma Tre)
    Lorenzo Germani (Università La Sapienza)
    Stefano Di Bucchianico (Università di Siena)
    Gianluigi Nico (Food and Agriculture Organization)
    Giacomo Cucignatto (Università di Roma Tre)
    Sergio Bianchi (univ. Roma La Sapienza)
    Luciano Vasapollo (univ. Roma La Sapienza)
    Riccardo Pariboni (univ. Siena)
    Walter Paternesi Meloni (univ. Roma Tre)
    Fabrizio Antenucci (univ. Roma Tre)
    Marc Lavoie (univ. of Ottawa)
    Massimo D'Angelillo (economista, Ravenna)
    Domenico Mario Nuti (univ. Roma La Sapienza)

    Ue, l’accordo all’anno zero

    L’accordo raggiunto dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell’eurozona l’area avanzata a più bassa crescita nel mondo.

    Non prende atto dell’eccezionalità della situazione, senza precedenti almeno nell’ultimo secolo, né del fatto che questo sconvolge i paradigmi che hanno guidato la politica economica negli ultimi decenni.

    L’eccezionalità delle circostanze dovrebbe far prendere in esame provvedimenti eccezionali, che dovrebbero avere almeno due caratteristiche essenziali:

    - essere attivabili in tempi il più possibile brevi;
    - ridurre al minimo possibile l’aumento dell’indebitamento degli Stati, già destinato inevitabilmente a crescere per finanziare gli interventi indifferibili per ridurre i danni della crisi.

    La sola opzione che risponda a questi due requisiti è il finanziamento monetario di una parte rilevante delle spese necessarie da parte della Banca centrale europea. Si tratta di una opzione esplicitamente vietata dai Trattati europei. Ma anche i trattati, in caso di necessità, possono essere sospesi nel rispetto del diritto internazionale e questo è oltretutto già avvenuto.

    La monetizzazione di spese giudicate inderogabili non è una procedura inusitata. È stata appena formalizzata nel Regno Unito, mentre le più importanti banche centrali del mondo – Federal Reserve e Bank of Japan – la praticano di fatto. In Italia viene ormai proposta da economisti dei più diversi orientamenti: è raro che una proposta venga condivisa da diverse scuole di pensiero.

    Al prossimo Consiglio dei capi di Stato e di governo, che dovrebbe ratificare l’accordo dell’Eurogruppo, l’Italia dovrebbe invece rigettarlo, e proporre che la parte più importante degli interventi anti-crisi, il cui volume dovrebbe raddoppiare per estendersi almeno al prossimo anno, sia attuata con un intervento della Banca centrale europea.

    In caso di rifiuto da parte degli altri partner, la strada meno dannosa sarebbe quella di dare seguito a ciò che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto di recente: per questa emergenza, “Faremo da soli”.


    http://temi.repubblica.it/micromega-...quell-accordo/
    Ultima modifica di xmanx; 11-05-2020 alle 09:49
    Lo stagista.
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  5. #35
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    Ultimo dato inflazione Italia Marzo 2020
    Variazione annua 0,1%, variazione mensile uguale a 0,1

    https://www.rivaluta.it/inflazione/u...one-italia.htm

    Il Sole24Ore
    Eurozona, per i prossimi 10 anni l’inflazione rischia di scomparire
    Le aspettative dell’inflazione nell’area euro da qui a un decennio sono scese al minimo storico nonostante la Bce abbia da poco varato un ampio pacchetto di stimoli, tale da scatenare le ire dei falchi tedeschi che temono il pericolo inflazione.

    Ultimo dato Marzo 2020 uguale a 0,8%
    Euro area inflation - MUICP
    Official EURO AREA aggregate(19)
    Historical inflation
    Ultimo dato Marzo 2020 0,8%

    Ultima modifica di xmanx; 11-05-2020 alle 09:59
    Lo stagista.
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  6. #36
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    E dunque? Non è che se sto guidando con prudenza e non sto avendo incidenti posso considerarlo la prova che posso sciacciare a tavoletta. (Scusa il semplicismo, ma sono una persona semplice)
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  7. #37
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    E dunque? Non è che se sto guidando con prudenza e non sto avendo incidenti posso considerarlo la prova che posso sciacciare a tavoletta. (Scusa il semplicismo, ma sono una persona semplice)
    E dunque?
    Ti ho fornito dati, documenti e proposte di tantissimi economisti. Che vuoi che ti dica? Vedi tu.
    Un fatto è certo: si sbandiera un pericolo CHE NON ESISTE (inflazione) e non si vede l'elefante nella stanza (DEFLAZIONE).
    Che vuoi che ti dica? Sicuramente tu avrai credenziali e competenze maggiori di tutti gli economisti che gridano a una sola voce: ci vuole l'intervento della BCE che stampi moneta e compri i titoli di stato come stanno facendo ora le banche centrali di tutto il mondo.
    Magari se ci mostri le tue credenziali ci facciamo un'idea delle tue competenze.
    Lo stagista.
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  8. #38
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    Mai detto di avere credenziali, se ti vuoi porre con l'atteggiamento di sminuire chi con tutta l'umiltà della sua ignoranza ti ha chiesto spiegazioni,possiamo anche chiuderla qui, se devo interfacciarmi con la documentazione vado a recuperare la documentazione, almeno è neutra e non ha questo atteggiamento di sufficienza.
    Cordialità.
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  9. #39
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    Citazione Originariamente Scritto da Doppio Visualizza Messaggio
    Mai detto di avere credenziali, se ti vuoi porre con l'atteggiamento di sminuire chi con tutta l'umiltà della sua ignoranza ti ha chiesto spiegazioni,possiamo anche chiuderla qui, se devo interfacciarmi con la documentazione vado a recuperare la documentazione, almeno è neutra e non ha questo atteggiamento di sufficienza.
    Cordialità.
    Io non sminuisco nessuno. Non ti ho parlato di mie opinioni. Ti ho riportato documenti, testi, tabelle e proposte di chi ne sa più di me. Non sono qui a fare sfoggio di competenze perchè non sono nè un economista nè un giurista. Ti ho mostrato documenti e pareri di decide di economisti.
    Tu hai idee diverse?
    Me ne farò una ragione.

    Magari se mi porti un documento ufficiale di un economista che dice che il pericolo attuale è l'inflazione potrò prendere in esame le tue contestazioni.
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  10. #40
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    Contestazioni? Ho fatto una domanda. Bene, come ho detto, se hai solo da portare i documenti, andrò a fare ricerche per conto mio, non vedo perché dovrei dare credito a qualcuno che sta tanto sulla difensiva da sentirsi contestato da me.
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  11. #41
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    sotto una quercia nana in zona Porta Genova
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    dunque, il fine economista Bagnai propone che gli italiani paghino 7 miliardi di interessi in più, accumulando ulteriore debito sovrano, sulla base del FALSO, per cui l'accesso al MES implicherebbe da contratto un vaglio di stabilità particolare, che invece c'è comunque, ma spetta alla Commissione, a prescindere dall'eventuale ricorso al MESM

    a dirla così, pare un'idiozia;
    in realtà è una furbata della Lega;

    la Lega vuole la crisi dei conti; ha fatto di tutto e intende fare di tutto per avvicinarci a questa crisi; non vuole affatto uscire dall'euro - lo dice persino Fusaro, il vate dei Pulcinella sovranisti - e in effetti il popolo leghista non avrebbe alcun interesse a questo, visto che la sua economia è perfettamente integrata a quella tedesca nella stessa catena di valore:
    l'ultima cosa che possono desiderare gli imprenditori lombardi, veneti, emiliani, grandi o piccoli, avversi alla burocrazia, è accollarsi i costi di cambio, gli adempimenti burocratici di standard e conformità e tutte le incertezza che deriverebbero dall'assenza italiana nei fora UE dove si decide del commercio;

    basterebbe un emendamento-scorreggia irlandese o slovacco di qualche lobby in competizione in un consiglio da cui saremmo esclusi per mettere in crisi interi settori;

    perciò, quello che vuole la Lega è arrivare ad una grave crisi dei conti; hanno fatto di tutto, da quota 100 all'assenso all'odiato Reddito di cittadinanza, contro il quale i giornali leghisti - Giornale, Libero - durante il governo amico giallo-verde hanno scritto peste e corna ogni giorno, sulla falsariga del ci tocca mantenere i terroni, ecc...
    hanno anche indetto due referendum sulle autonomie;

    la Lega vuole arrivare ad una crisi dei conti pubblici in una posizione di forza, dove i suoi voti siano indispensabili per un governo, politico con la Meloni e frammenti del M5S, o tecnico, d'emergenza;
    e, a quel punto, barattare il suo appoggio alla concessione di modifiche in senso autonomista in materia fiscale, variamente conseguite e tenere in scacco permanente il governo di Roma;

    senza prendere le parti, sarebbe evidente per chiunque osservi senza pregiudizi la situazione italiana che questo è il vero nodo di tutto:

    a) l'Italia ha un debito pesantissimo, che impedisce a chi governa di spendere e inficia il consenso; nessuno è mai riuscito a fare spending review e il governo centrale trema ad ogni Finanziaria, perché sa che la coperta è corta e scontenterà tutti; nessun governo è mai stato confermato alle successive elezioni, da 30 anni a questa parte;

    b) i governatori delle regioni ricche sanno che con maggiori risorse sarebbe molto più facile governare e riscuotere consenso; Zaia lo dice esplicitamente: senza la zavorra del sud staremmo meglio dei tedeschi ! l punto che i comuni veneti di confine col Trentino o col Friuli chiedono di essere annessi a quelle regioni, per poter beneficiare degli statuti di autonomia di quelle, che consentono di trattenere le risorse fiscali;

    c) già la geografia del PIL - oltre l''80 % da Bologna in su - e del gettito fiscale - idem, con Roma che distorce il dato, perché sede amministrativa di tante imprese - mostra impietosamente la realtà di un paese spaccato in due o tre pezzi;
    e questi rapporti di forza sono chiaramente rispecchiati nel modo in cui si spendono i soldi di quelle tasse: tutti i lavori pubblici infrastrutturali, le grandi opere, si fanno al nord:

    variante Aurelia, aeroporto e metro a Firenze; terza variante, Gronda e ponte ex-Morandi a Genova; pedemontane lombardo-venete; metro Milano-Monza, Alta Velocità in Piemonte, Olimpiadi lombardo-venete e altro che in questo momento mi sfugge; questo è lavoro, qualità della vita…

    intanto, a Roma si seppellisce la talpa della metro C; l'AV Napoli Bari non si sa che fine abbia fatto; se in Sicilia crolla una strada a due corsie, tutta l'isola è bloccata e possono servire 8 o 10 ore per fare 200 km; per non parlare delle ferrovie e dell'acqua, con gli acquedotti che perdono il 50% della portata in un paese a rischio siccità, che punterebbe al turismo;
    ma, che grazie allo statuto autonomo, si permette 20mila dipendenti regionali, di cui 5mila dirigenti, tutti stipendi e future congrue pensioni a carico della fiscalità generale, senza che il governo possa più di tanto, perché c'è lo statuto di autonomia;

    per cui - a torto o a ragione - nelle regioni ricche la gente si incazza, soprattutto se poi viene a sapere che da Roma in giù il più delle volte si evadono i tributi, TARI e altro, e le multe che a Bologna o Varese arrivano impietose, a Caserta basta non pagarle e passa la paura... che se fai un opera muraria in terrazzo a Modena dopo due giorni arrivano i vigili e il comune ti multa e intima il ripristino, a tue spese, mentre altrove gli abusivi fanno manifestazioni per difendere le villette sulla spiaggia e minacciano qualsiasi sindaco abbia qualcosa da ridire, persino in posti come Ischia, che in qualsiasi altro paese del mondo avrebbero un piano regolatore blindatissimo;

    questi sono i veri conflitti italiani; lo sappiamo tutti, e sappiamo perfettamente che non sono di destra o sinistra, ma sono questioni complesse, il cui vero conflitto è tra chi si sente capace di farcela coi mezzi propri, i produttori efficienti, e chi teme di non farcela senza aiuti e droghe, sussidi di stato, conservazione di rendite, piccole o grandi;
    tutte queste stronzate sovraniste, altrimenti inspiegabili razionalmente per chi abbia una minima conoscenza dei dati di realtà economica - tutta l'economia è integrata da 30 anni, imprese, capitali, senza confini - impossibile definire come "tedesca" o "francese" un'impresa che produca anche in Italia e le cui azioni possano essere detenute da chiunque; la FCA, con sede in Olanda è olandese, italiana o statunitense ?

    l'illusione sovranista è solo un fumogeno, che fa comodo a molti - anche a sinistra, gente tipo Fassina e diversi sindacalisti statalisti, nazionalizzatori, le lobby dell'italianità che privatizzano i profitti e nazionalizzano le perdite, ecc...

    fare ammuina, aizzare l'opinione pubblica contro fantasmi stranieri, la Germania, l'UE, il MES - come se fosse colpa di questi la corruzione e lo sfascio italiano - per poter nascondere il tentativo di tornare ad essere poteri forti senza la minaccia di regole comuni, e campare di prepotenza, comprare il consenso, come negli ultimi 70 anni;

    e il giochino avrebbe anche un senso; non fosse che, un minuto dopo aver recuperato tutte le sovranità devolute all'UE, tutti i conflitti nazionali che ho elencato produrrebbero i loro effetti, spaccando l'Italia in due tronconi, coi nordisti a sostituire pari pari il ruolo che oggi rimproveriamo ai tedeschi, olandesi, di non essere solidali e volersi tenere i loro soldi;

    ma tanto, chi non vuol vedere con gli occhi il cetriolo che si avvicina, finirà per sentirlo quando si appoggia all'orifizio deputato, e allora si rederà conto di essere stato il tacchino che inneggiava al prossimo Natale
    c'� del lardo in Garfagnana

  12. #42
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    Bagnai: la BCE stampi moneta e la dia agli stati che ne hanno bisogno

    “In Europa non si vuole fare quello che altri Stati fanno”. Alberto Bagnai, in collegamento con Stasera Italia Weekend, indica la soluzione per affrontare la drammatica crisi legata al coronavirus. Il Mes e il Recovery Fund non sono la soluzione, spiega l’economista, senatore della Lega e responsabile economico del partito guidato da Matteo Salvini.

    “Occorre disporre finanziamenti a fondo perduto, non nuovo debito pubblico, ma moneta che viene data agli stati che ne hanno bisogno servendosi della Banca Centrale, i quali stati poi useranno questi soldi per erogare prestiti a fondo perduto a famiglie e aziende”, spiega Bagnai. “Siamo in un regime a costo legale da alcuni anni, la Banca centrale può farlo. Nessuno si fa del male, l'inflazione non c'è, il prezzo del petrolio sta scendendo e la disoccupazione aumenterà. In questo scenario non ci saranno tensioni inflazionistiche. Bisogna sapere che il fondo che risolve tutti i problemi (il Recovery Fund, ndr), se anche lo si fa, siccome deve essere garantito dal bilancio europeo prima del 2021 non si vede un euro. A giugno invece bisogna pagare gli anticipi, la gente ha bisogno dei soldi ora”.
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  13. #43
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    QuiFinanza: “Né MES né Eurobond, solo la BCE può salvare l’Italia”. Lo studio del Financial Times

    https://quifinanza.it/soldi/ne-mes-n...-times/376337/

    Le discussioni sugli strumenti che l’Unione Europea metterà in campo per contrastare la recessione da emergenza coronavirus hanno suscitato un acceso dibattito. Soprattutto in Italia, dove la pregiudiziale politica sul MES è forte ed il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha puntato forte sul Recovery Fund, un surrogato degli Eurobond che però sarà operativo nel 2021. Ed è dunque tornato al centro della discussione il MES, teoricamente senza condizionalità e subito disponibile nella misura di 36 miliardi per l’Italia.

    Tuttavia, secondo diversi osservatori, si tratta di strumenti che non avranno l’impatto (positivo) sperato. Stando ad essi, solo la BCE può salvare la baracca europea e quella italiana in particolare, mediante il massiccio acquisto di titoli. E del resto l’annuncio del via libera anche ai cosiddetti ‘titoli spazzatura’ sembra andare proprio in quella direzione.

    Il Financial Times ha inviato ai governi dell’eurozona alcuni ‘consigli’ attraverso la penna di Martin Wolf, economista capo e firma autorevole del giornale.

    Passando in rassegna gli strumenti messi finora sul tappeto, Wolf boccia il Mes, il discusso Fondo salva Stati, prevede di difficile attuazione gli eurobond, e si dice convinto che l’euro potrà superare la crisi attuale soltanto a una condizione: la Bce dovrà continuare ad agire come se fosse una vera banca centrale con una potenza di fuoco illimitata, vale a dire perseverare nel creare denaro dal nulla e fornire tutta la liquidità necessaria a ogni membro dell’area euro, per aiutarlo a superare la crisi, senza creare ulteriore debito pubblico.

    Lo stagista.
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  14. #44
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    Che cosa ha scritto la firma di economia e finanza del Financial Times, Martin Wolf.

    Vale la pena di prendere nota di alcuni consigli che il Financial Times ha inviato ai governi dell’eurozona attraverso la penna di Martin Wolf, economista capo e firma autorevole del Financial Times.

    Passando in rassegna gli strumenti messi finora sul tappeto, Wolf boccia il Mes, il discusso Fondo salva Stati, prevede di difficile attuazione gli eurobond, e si dice convinto che l’euro potrà superare la crisi attuale soltanto a una condizione: la Bce dovrà continuare ad agire come se fosse una vera banca centrale con una potenza di fuoco illimitata, vale a dire perseverare nel creare denaro dal nulla e fornire tutta la liquidità necessaria a ogni membro dell’area euro, per aiutarlo a superare la crisi, senza creare debito. E guai se la Corte costituzionale tedesca, con la sentenza del prossimo 5 maggio, dovesse bocciare il Quantitative easing per via della sua grande quantità attuale. Verrebbe giù tutto.

    Ecco i punti principali toccati da Martin Wolf. «Le discussioni sul Mes e sui coronabond sono solo chiacchiere. Il Mes è irrilevante. La sua potenza di fuoco è troppo piccola. Inoltre la condizionalità di questo fondo-salva stati, che saranno applicate se non ora, più tardi, quando arriveranno i rollover, rende i suoi prestiti irricevibili. E sarebbero anche divisivi, in un momento in cui è richiesta solidarietà».

    Wolf non dedica il minimo accenno ai prestiti Bei, né al fondo Sure per i disoccupati, che considera nuovi debiti da rimborsare, il che non sarà facile per nessun paese nella prossima depressione economica. E prima di auspicare per la Bce un ruolo decisivo come non mai, in quanto «unica istituzione in grado di difendere l’euro nella misura necessaria», riassume con pochi dati il collasso economico prossimo venturo. Secondo le previsioni del Fmi (Fondo monetario internazionale), il pil della zona euro si ridurrà del 7,5% quest’anno, con un pil tedesco giù del 7% e quello italiano giù del 9,1%. «Previsioni terribili, purtroppo ottimistiche», sostiene Wolf. Nel 2021 si potrebbe registrare un calo del 10% del pil dell’eurozona rispetto al 2019, e il debito pubblico di diversi paesi salirebbe alle stelle, Italia in testa.

    Ecco perché, sostiene Wolf, «la Bce è impegnata ad agire come se fosse la banca centrale nazionale di ogni paese membro. E dal momento che emette la seconda valuta di riserva più accettata nel mondo, ha la capacità di farlo». Di più: «La Bce deve fare tutto il necessario per aiutare ogni paese membro della zona euro a gestire questa crisi».

    Quanto ai rischi, il capo economista del Ft ne elenca due. Sul primo, l’inflazione, scrive: «Nella situazione deflazionistica come quella attuale, una banca centrale ha una potenza di fuoco illimitata, e l’inflazione non è vincolante oggi». Il secondo: la prossima sentenza della Corte di Karlsruhe, che a maggio potrebbe dichiarare incostituzionale il programma d’acquisto della Bce di tutti i 750 miliardi. «Ciò creerebbe immediatamente una crisi politica», scrive Wolf. «La Germania uscirebbe dall’euro. Berlino avrebbe un’opzione di uscita credibile. Ma un ritorno al D-Mark creerebbe un enorme choc economico e politico. E i tedeschi sarebbero pazzi a esercitare questa loro opzione, per quanto possano odiare la Bce. Il crollo della zona euro sarebbe una catastrofe».

    Suggerimenti condivisibili, simili a quelli di Mario Draghi, che però non sembrano per nulla in sintonia con la linea del governo Conte-Gualtieri, fautori di Mes ed eurobond più di quanto lo siano per il Qe della Bce. Semmai, piaccia o meno, Wolf finisce con il dare ragione agli economisti della Lega, che però sono all’opposizione.
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  15. #45
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da xmanx Visualizza Messaggio
    E dunque?
    Ti ho fornito dati, documenti e proposte di tantissimi economisti. Che vuoi che ti dica? Vedi tu.
    Un fatto è certo: si sbandiera un pericolo CHE NON ESISTE (inflazione) e non si vede l'elefante nella stanza (DEFLAZIONE).
    ha'voglia te se esiste il pericolo inflazione;

    altrimenti, perché la Bank of England avrebbe puntigliosamente preannunciato che la massa di base monetaria immessa verrà ritirata entro fine anno ?

    a beneficio di Doppio, che forse mi legge:
    ics ripete goebbelsianamente il falso, credendo di renderlo vero:
    il QE di Draghi ha immesso pochissima vera liquidità nel sistema, peraltro bilanciato dalla super austerità UE in presenza di una crisi della domanda, generando quella che in economia si chiama trappola della liquidità:
    tassi bassissimi, addirittura negativi - come i titoli di stato tedeschi, devi pagare per prestare i tuoi soldi al Tesoro tedesco - per cui la gente si tiene i liquidi sul conto e non investe, né compra, per il timore del futuro;

    l'effetto Draghi del whatever it takes, era un monito alla speculazione: non vi permetteremo di destabilizzare, e tanto è bastato, senza gli ingenti interventi che sarebbero stati necessari; ma operava in un quadro già di moneta forte, puntellata dall'austerità dei nordici, per cui tutti si sono tenuti gli euro in tasca e non si è avuta inflazione;

    il caso attuale è molto diverso, come dimostra la Bank of England: se la banca centrale che emette quella moneta in più manda un messaggio equivoco, e cioè che potrebbe trattarsi di moneta destinata a circolare permanentemente, che non viene ritirata, immediatamente i mercati se ne libererebbero, generando esattamente inflazione:

    se la ricchezza di un paese, poniamo l'UK, consistesse di 100 bottiglie di gin Beefheart, e lo stock di moneta ammontasse a 100 £, io che ho una £ in tasca so che potrò comprare una bottiglia di gin; ma se la banca centrale immette altre 100 £ per lasciarle in circolo in permanenza, le bottiglie restano 100 e costeranno 2 £ l'una, per forza;

    cosicché, non appena mi renderò conto di quello che sta per succedere o che temo per il futuro, mi sbrigherò a comprare il gin a 1 £, e così faranno tutti, visto che non sono scemi; così, tutte queste sterline torneranno nel Regno Unito e determineranno un'inflazione galoppante;

    per questo la BoE si è premurata di precisare che la moneta che sta immettendo verrà ritirata entro fine anno, al contrario di quello che intende ics;

    un po' diverso è il caso degli USA, perché quella è una superpotenza in grado di ricattare politicamente 3/4 del mondo e condizionare le politiche di quasi tutti gli investitori; perciò, quello che fa la FED non può essere imitato da medie e piccole potenze; potrebbero, ci fossero, gli Stati Uniti d'Europa.
    c'� del lardo in Garfagnana

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