Da “Con Gesù sul monte delle beatitudini”:

Quando gli uomini cercano di ottenere la salvezza con le proprie opere sono indotti, inevitabilmente, a moltiplicare i precetti umani per erigere delle barriere contro il nemico. Infatti, quando si rendono conto che non riescono a osservare la legge, sono propensi a stabilire nuove norme, nella speranza che questo agevoli l’osservanza. Tutto ciò distoglie la loro attenzione da Dio e quindi la rivolgono verso se stessi. L’amore per il Signore e per il prossimo svanisce. Questi sistemi inventati dagli uomini, con tutte le loro prescrizioni, inducono i loro sostenitori a condannare chi se ne discosta. Questa atmosfera egoistica e meschina soffoca i sentimenti più nobili e generosi, e trasforma gli uomini in giudici orgogliosi e spie impietose. {GMB 143.1}
I farisei appartenevano a questa categoria di persone. Alla fine dei servizi religiosi non avevano alcuna percezione delle proprie debolezze e non provavano riconoscenza per i grandi privilegi ricevuti da Dio. Essi erano animati dalla presunzione e il loro ritornello era: “Io, i miei sentimenti, le mie conoscenze, le mie scelte”. Essi facevano di se stessi il metro con cui misurare gli altri. Indossando gli abiti della propria giustizia, si ergevano a giudici per criticare e condannare. {GMB 143.2}

Il popolo condivideva ampiamente questa mentalità e, forzando la coscienza, si permetteva di giudicare le persone in merito alla loro relazione con Dio. Questo era lo spirito che Gesù condannò con le parole: “Non giudicate, affinché non siate giudicati”. Cioè non fate di voi stessi il metro di misura degli altri; non fate delle vostre opinioni e del vostro punto di vista sul dovere, della vostra interpretazione delle Scritture, un criterio con cui giudicare gli altri e condannarli, se non corrispondono al vostro ideale. Non criticate gli altri, facendo congetture sulle motivazioni delle loro azioni. {GMB 144.1}
“Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori...”. 1 Corinzi 4:5. Non siamo in grado di leggere nei cuori. Non siamo esenti da errori, perciò non possiamo giudicare gli altri. Gli uomini, mortali e limitati, valutano gli altri solo dalle apparenze. Colui che conosce la vera motivazione delle azioni e agisce con compassione e dolcezza, può decidere le sorti di ogni essere vivente. {GMB 144.2}

“Perciò, o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei inescusabile, perché nel giudicare gli altri condanni te stesso, infatti tu che giudichi fai le stesse cose”. Romani 2:1. Coloro che criticano o condannano i loro simili proclamano la propria colpevolezza, perché commettono gli stessi errori. Nel condannare gli altri, condannano se stessi, e Dio dichiara giusta questa sentenza. Egli accetta il loro verdetto, applicandolo a loro stessi. {GMB 145.1}
L’affermazione “Tu che giudichi fai le stesse cose” non è sufficiente da sola a esprimere la gravità del peccato di colui che pensa di poter criticare e condannare il proprio fratello. Gesù ha detto: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo?” Matteo 7:3. {GMB 145.2}
Le sue parole descrivono coloro che sono pronti a rilevare i difetti degli altri. Quando pensano di aver individuato un difetto nella vita o nel carattere, si sforzano in tutti i modi di farlo notare. Gesù sostiene che questo modo di comportarsi non è cristiano. Secondo le sue parole, il rapporto che esiste fra questo atteggiamento e l’errore scoperto equivale a quello che esiste fra una trave e una pagliuzza. L’assenza di spirito di sopportazione e di amore induce gli uomini a ingigantire gli errori degli altri.
Secondo l’immagine usata dal Signore, colui che coltiva uno spirito di censura commette un errore più grave di colui che accusa, in quanto non solo è responsabile dello stesso peccato, ma vi aggiunge l’orgoglio e la critica. {GMB 145.3}

Coloro che coltivano questo spirito di critica non si accontentano di mettere in evidenza i difetti dei propri fratelli. Quando non riescono con la persuasione a imporre agli altri il comportamento che ritengono adeguato, sono capaci di usare la coercizione e la violenza. Essi costringeranno gli uomini a compiere ciò che secondo loro è giusto e useranno tutti i mezzi in loro possesso. Questo è ciò che gli ebrei fecero al tempo di Gesù e quello che la chiesa ha sempre fatto ogni volta che ha perso la grazia del Cristo. Priva della potenza dell’amore, si è rivolta alla forza del braccio secolare per imporre i propri dogmi e far eseguire le proprie sentenze. Questo è il principio di tutte le leggi religiose e di tutte le persecuzioni dai tempi di Abele a oggi. {GMB 147.1}
Gesù, invece di obbligare gli uomini, li attira a sé; l’unica costrizione che egli mette in atto è quella dell’amore. Quando la chiesa ricerca l’aiuto del potere secolare, dimostra che ha smarrito la potenza del Cristo e la forza persuasiva dell’amore divino. {GMB 147.2}