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Discussione: La sezione di Vangelo mancante: il giovane Gesù. I parte.

  1. #1
    Opinionista L'avatar di Arcobaleno
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    La sezione di Vangelo mancante: il giovane Gesù. I parte.

    Sappiamo che nei Vangeli canonici c'è solo qualche accenno all'infanzia di Gesù e nulla sulla sua giovinezza. Nei Vangeli “apocrifi” sono raccontati episodi dell'infanzia di Gesù – alcuni tanto miracolosi che non si sa fino a che punto credere, pure se nel Corano sono confermati il miracolo degli uccelli d'argilla resi vivi e la capacità di comunicare fin dalla culla -, ma quasi nulla sulla sua giovinezza. A tal proposito si potrebbe rileggere la discussione “La famiglia di Gesù: testi canonici e apocrifi”.
    Le visioni di sorella White aprono uno squarcio di luce sulla giovinezza di Gesù e confermano che egli ebbe fratelli e sorelle – i figli di Giuseppe avuti ed ereditati dal matrimonio precedente quello con Maria – e non dicono nulla su suoi eventuali viaggi in oriente, ipotizzati da qualcuno.
    Abbiamo già letto anche che effettivamente Giuseppe e Gesù lavorarono come falegnami e non come muratori itineranti, come sostenuto da Pazza. Da “La voce nel linguaggio e nel canto.”:

    Con paziente calma affrontò gli insulti, il sarcasmo e gli scherni dei Suoi compagni al banco di falegname. {VLC 56.1}

    Perché questo tardivo racconto sulla giovinezza di Gesù? Per almeno due motivi, credo: le cose più eclatanti e i messaggi più incisivi ci furono durante la predicazione itinerante di Gesù nella sua maturità; inoltre Dio ha voluto ancora una volta evitare che i credenti affermassero con orgoglio e presunzione di conoscere già tutto e di non aver necessità di ulteriori messaggi divini.
    Da “Gesù di Nazaret”, testo avventista di sorella White:

    Aveva la sapienza per discernere il male e la forza per resistervi. Cristo è il solo essere umano che sia vissuto sulla terra senza peccare. Eppure trascorse trent’anni fra i malvagi abitanti di Nazaret. Questo dimostra l’errore di quanti sostengono che una vita irreprensibile non si possa vivere, se non in condizioni favorevoli di luogo, di fortuna e di prosperità. La tentazione, la povertà e le difficoltà sono, invece, la disciplina necessaria per la formazione di un carattere puro e saldo. {GN 42.5}

    Durante l’infanzia e la gioventù di Gesù, il lavoro contribuì a sviluppargli il corpo e lo spirito. Egli non sprecava le sue forze fisiche, ma le usava in modo tale da mantenersi sano e compiere sempre il suo dovere nel modo migliore. Voleva fare tutto con diligenza, anche saper maneggiare gli utensili; la perfezione del suo carattere si manifestava nel suo modo di lavorare. Con il suo esempio volle insegnarci l’impegno, la fedeltà nel compimento del dovere e la nobiltà di questo modo di agire. Nell’educazione l’attività manuale che rende abile la mano e porta ad assumersi la propria parte di responsabilità dell’esistenza, sviluppa le energie fisiche e tutte le facoltà. Ognuno dovrebbe svolgere un’occupazione utile per sé e per gli altri. Iddio ha voluto che il lavoro fosse una benedizione, e solo chi lavora diligentemente scoprirà la gioia di vivere e la vera gloria. Dio approva i bambini e i giovani che si assumono fedelmente le loro responsabilità familiari, aiutando i genitori. Questi giovani, usciti dalla famiglia, saranno utili a tutta la società. {GN 43.2}

    Egli non era mai così preso dalle preoccupazioni terrene da non avere il tempo di pensare alle realtà divine. Spesso esprimeva la sua gioia con il canto di salmi o di inni sacri. Gli abitanti di Nazaret lo udivano mentre innalzava a Dio espressioni di lode e di ringraziamento. Mediante il canto restava in comunione con il cielo e quando i suoi compagni si lamentavano per la stanchezza del lavoro, li confortava intonando dolci melodie. Sembrava che i suoi canti allontanassero i demoni e riempissero di profumo il luogo in cui si trovava. La mente degli uditori era trasportata da questo esilio terreno fino alla loro patria in cielo. {GN 44.2}
    Gesù fu per il mondo una fonte di misericordia e durante gli anni in cui visse a Nazaret diffuse intorno a sé simpatia e tenerezza. La sua presenza rendeva tutti più felici: gli anziani, gli afflitti, coloro che si sentivano oppressi dal peso del peccato, i bambini intenti a giocare. Colui la cui parola potente sosteneva i mondi, si chinava per raccogliere un uccello ferito. Nulla gli sembrava indegno della sua attenzione e del suo aiuto. {GN 44.3}
    Così, mentre cresceva in sapienza e in statura, cresceva anche in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini. Provando simpatia per tutti, si conquistava la simpatia di tutti. Per la speranza e il coraggio che sapeva infondere, era una fonte di benedizione per ogni famiglia. Spesso nella sinagoga, in giorno di sabato, era invitato a leggere un brano dei profeti e una luce nuova scaturiva dalle note parole del testo sacro, facendo trasalire il cuore degli uditori. {GN 44.4}

    Gesù cercò di alleviare ogni sofferenza. Possedeva poco denaro, ma spesso rinunciò al cibo per soccorrere coloro che avevano maggiore bisogno di lui. I suoi fratelli sentivano che il suo influsso era superiore al loro. Aveva un tatto che nessuno di loro aveva, né desiderava possedere. Quando parlavano duramente ai poveri o agli infelici, Gesù andava a cercarli e rivolgeva loro parole di incoraggiamento. Era pronto a offrire un bicchiere d’acqua fresca e il proprio cibo a chi ne aveva bisogno. Alleviando le sofferenze, le verità che insegnava, associate ai suoi atti di misericordia, si fissavano nella memoria. {GN 55.1}
    Tutto questo dispiaceva ai suoi fratelli. Essendo maggiori di età, ritenevano che avrebbe dovuto sottostare alla loro autorità. I fratelli dicevano che si sentiva superiore a loro e lo biasimavano perché si metteva al di sopra dei loro maestri, dei sacerdoti e dei capi del popolo. Spesso lo minacciavano e cercavano di intimidirlo, ma non se ne curava. La sua guida erano le Scritture. {GN 55.2}
    Gesù amava i suoi fratelli e li trattava con molta gentilezza, ma essi erano gelosi di lui e manifestavano nei suoi confronti incredulità e disprezzo. Non riuscivano a capire il suo comportamento. Scorgevano nella sua vita grandi contraddizioni. Egli era il divino Figlio di Dio e nello stesso tempo un bambino bisognoso di aiuto. Era il Creatore del mondo; la terra era sua e tuttavia la povertà lo accompagnava in ogni momento della vita. Aveva una dignità e una personalità del tutto distinte dall’orgoglio e dalla presunzione. Non aspirava alla grandezza terrena e si accontentava anche della posizione più umile. Tutto ciò provocava la collera dei fratelli, che non riuscivano a spiegarsi la sua costante serenità nelle prove e nelle privazioni. Non sapevano che si era fatto povero per amor nostro, affinché potessimo diventare ricchi attraverso la sua povertà. Cfr. 2 Corinzi 8:9. Non potevano capire il mistero della sua missione, così come gli amici di Giobbe non riuscivano a comprenderne l’umiliazione e le sofferenze. {GN 55.3}
    Gesù non fu accettato dai suoi fratelli perché non era come loro: il suo ideale era diverso. Per seguire gli uomini, essi si erano allontanati da Dio e la sua potenza non si manifestava più nella loro vita. Il tipo di religione che professavano non poteva trasformare il loro carattere. Essi pagavano “la decima della menta e dell’aneto e del comino”, ma trascuravano “le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede”. Matteo 23:23. L’esempio di Gesù era per loro un motivo costante di irritazione. Egli odiava una sola cosa nel mondo: il peccato. Non poteva trovarsi di fronte a nessun errore, senza provare una sofferenza che non riusciva a dissimulare. Vi era un contrasto evidente tra i formalisti, la cui apparente santità nascondeva l’amore per il peccato, e un carattere in cui predominava sempre la preoccupazione per la gloria di Dio. {GN 55.4}
    Poiché la vita di Gesù rappresentava una condanna del male, egli incontrò opposizione sia in casa sia fuori. La sua generosità e integrità erano criticate con un sorriso di beffa. La sua pazienza e gentilezza erano definite viltà. {GN 56.1}
    Fate l'amore, non la guerra.
    Lavorare tutti, lavorare meno.

  2. #2
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    -- mentre cresceva in sapienza e in statura, cresceva anche in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini. -




    Della storia giovanile del futuro Redentore/salvatore del mondo - storicamente - non è dato sapere alcunchè ! Tutto è fumoso.. e piuttosto "romanzato".

    Ovviamente _ in quanto futuro soggetto adorante / vien dipinto come il piu' perfetto degli esseri..
    Ma NON esistono prove concrete di quanto i fantasiosi autori riportano nei loro testi.

    Si puo' solo "ipotizzare" come sarebbe stata la sua giovinezza.. ovvero quella di un comunissimo e normalissimo ragazzotto tra i suoi coetanei appartenenti al popolo Primogenito (così si sono auto-definiti).. e come tale un figlio dell' Abba' !

    Chi tenta di dare un' ipotetica descrizione della sua (occultata) vita adolescenziale è un suo correligionario.. l' autore (ebreo) R. Aron - nel suo: Gli anni oscuri di Gesu'.

    In esso vien riportato come sua madre, una comunissima donna ebrea del suo tempo, si sottopone al rito imposto dal Levitico (ovvero dopo il parto - ella - è impura e deve (!) purificarsi..
    MA essendo il nascituro un maschio / lo stato di impurita' della madre è di 33 giorni _ la meta' rispetto ad una femmina / del resto tale era "quel" tempo _ per via dell' imperante maschilismo...).

    Aron dunque riporta che un qualsiasi fanciullo ebreo impiegava il suo tempo per prepararsi al rito dello "bar-mizwh" _ ovvero l' ingresso nella societa' adulta !

    Dunque il ragazzotto avrebbe frequentato la scuola del villaggio (beth ha sefer / come la ns. scuola elementare) mentre a casa, i genitori lo aiutano nei compiti.. cosi' come egli avrebbe altresì aiutato il babbo nella bottega (ovviamente.. putativo per i cristiani).

    Dunque il giovanotto soprattutto impara a leggere (!) _ proprio perchè "quel" rito (della maturita' che si svolgera' nella sinagoga) prescrive la lettura, autonomamente, di un passo (scelto a caso) del Tanak !

    Quindi niente di speciale e/o "straordinario" per il ragazzotto Jeshua ben Joseph..


    Quanto al passo postato, come ben si sa, è uno dei tantissimi copia-incolla che i furbacchioni redattori hanno "scovato" nei testi giudaici _ e Presentarlo come esclusivo per la costituenda religione !

    Infatti detto passo era GIA' presente nel Libro 1 Samuele - e riferito al giovincello Samuele..-

    Questi era il figlio di Anna _ la seconda moglie di Elkana.
    Ella era sterile e prego' tanto l' iddioEtnico.. che infine la rese madre. Per riconoscenza la madre dedico' il figlio (SamuEL: poichè l' ho Ricevuto / l' ho impetrato) al servizio divino (il famoso "nazir" _ ovvero sul suo capo mai passera' un rasoio..).

    Da qui quel fatidico passo:
    il ragazzotto Samuele cresceva in statura e in bonta' davanti all' iddioAbba' e agli uomini / e cosi' anche per l' autore del Siracide (che lo dipinge come: verace veggente _ cap.46).

    - 1 Samuele 2.26 = Lc. 2.52 --


    Pertanto niente di straordinario - Che poi i credenti accettino, come verita' storica.. di quel divin-ragazzotto fosse perfetto _ va benissimo (solo) per loro..

    Ovviamente anche Aron non possiede l' assoluta verita' ma, non essendoci nessuna fonte su questo occulto periodo adolescenziale del futuro uomodiouomo.. potrebbe essere credible la descrizione di detto autore.
    Infatti in quanto conoscitore del mondo giudaico _ è piu' terra terra.. rispetto alle romanzate favole di stravaganti autori che dipingono il divin-giovanotto / immune ed esente da qualsiasi macchia e/o peccatuccio...



    - Robert Aron _ Gli anni oscuri di Gesu' / editor Mondadori
    -
    Ultima modifica di esterno; 26-05-2020 alle 14:37

  3. #3
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    Scusa esterno; se fosse fosse stato perfetto perché ci sarebbe stata l'incarnazione?
    Anch'io ho il libro sugli anni oscuri di Gesù; trovo logico che l'autore l'inquadri Gesù bambino nel suo ambiente e nel suo tempo ma quello che per me come cristiano c'è da capire è quello che a Gesù frullasse in testa.
    Tra l'altro l'unica volta che vengono da Gesù citati dei bambini nel Vangelo appaiono come bambini dispettosi, tipo. " Non vi va bene niente!" , col Battista c'era da piangere e non piangeva nessuno, con me c'è da stare allegri e invece siete tristi; com'è 'sta storia?sono tutti ammutoliti.
    Non va bene un .................niente
    Scusa se alla fine ho un po' divagato.

  4. #4
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    - se fosse fosse stato perfetto perché ci sarebbe stata l'incarnazione ? -


    Sai bene, Crep, che l' incarnazione ha una valenza (esclusiva) del solo cristianesimo.

    Nella stessa plurisecolare storia dell' ebraismo mai e poi mai si fa intravedere e/o si prospetta l' incarnazione del proprio iddioAbba'.
    Lo stesso artefice dottrinario di Tarso _ riporta del divinfiglio - ma mai di "incarnazione".

    Sia nella Galati (cap. 4) - che nella Filippesi (cap. 2) riporta di un divinfiglio nato da una donna ... alla mitica pienezza del tempo / ma mai che è un dioincarnato.

    Sara' il tardivo autore Giovanni (ma siamo alla fine del I secolo..) - quando il cristianesimo "originario" è stato corrotto dell' ellenismo.

    Ben riportava l' autore (ebreo) H. Bloom (Yahwè + Gesu' / Rizzoli) il personaggio Jeshua ben Joseph ha poco da spartire con il "Messia/Cristo Pneumatico" - riportava questa massima:

    - il personaggio Jeshua ben Joesph.. (quello storico _ somatico) è avvolto dalla nebbia della storia.. e lo si conosce come fosse tratto da uno specchio concavo,

    - il Messia/Cristo (quello divinizzato _ l' incarnato) non ha nulla in comune con il pio giudeo che visse al tempo di Tiberio - ma soprattutto soffoca sotto l' imponente sovrastruttura teologica elaborata nei primi secoli !


    Pertanto.. conclude il monoteista Bloom, sono stati gli artefici di questa nuova religione che hanno operato una " giustapposizione" dei 2 nomi divini (Yahwè + Krystos)
    - argomento che un qualsiasi monoteista bollerebbe come blasfemo. (vedi la sura coranica IV.172) -


    Per questo Aron si immagina - poeticamente - come sarebbe stata la vita alquanto "normale" e semplice di un ragazzotto ebreo di "quel" tempo _ proprio perchè non è vincolato da nessun dogma cristiano.

  5. #5
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    Sai bene, Crep, che l' incarnazione ha una valenza (esclusiva) del solo cristianesimo.
    Si, è necessario ricorrere al Logos.

  6. #6
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    Sappiamo che nei Vangeli canonici c'è solo qualche accenno all'infanzia di Gesù e nulla sulla sua giovinezza. Nei Vangeli “apocrifi” sono raccontati episodi dell'infanzia di Gesù – alcuni tanto miracolosi che non si sa fino a che punto credere, pure se nel Corano sono confermati il miracolo degli uccelli d'argilla resi vivi e la capacità di comunicare fin dalla culla -, ma quasi nulla sulla sua giovinezza. A tal proposito si potrebbe rileggere la discussione “La famiglia di Gesù: testi canonici e apocrifi”.
    Le visioni di sorella White aprono uno squarcio di luce sulla giovinezza di Gesù e confermano che egli ebbe fratelli e sorelle – i figli di Giuseppe avuti ed ereditati dal matrimonio precedente quello con Maria – e non dicono nulla su suoi eventuali viaggi in oriente, ipotizzati da qualcuno.
    Abbiamo già letto anche che effettivamente Giuseppe e Gesù lavorarono come falegnami e non come muratori itineranti, come sostenuto da Pazza. Da “La voce nel linguaggio e nel canto.”:

    Con paziente calma affrontò gli insulti, il sarcasmo e gli scherni dei Suoi compagni al banco di falegname. {VLC 56.1}

    Perché questo tardivo racconto sulla giovinezza di Gesù? Per almeno due motivi, credo: le cose più eclatanti e i messaggi più incisivi ci furono durante la predicazione itinerante di Gesù nella sua maturità; inoltre Dio ha voluto ancora una volta evitare che i credenti affermassero con orgoglio e presunzione di conoscere già tutto e di non aver necessità di ulteriori messaggi divini.
    Da “Gesù di Nazaret”, testo avventista di sorella White:

    Aveva la sapienza per discernere il male e la forza per resistervi. Cristo è il solo essere umano che sia vissuto sulla terra senza peccare. Eppure trascorse trent’anni fra i malvagi abitanti di Nazaret. Questo dimostra l’errore di quanti sostengono che una vita irreprensibile non si possa vivere, se non in condizioni favorevoli di luogo, di fortuna e di prosperità. La tentazione, la povertà e le difficoltà sono, invece, la disciplina necessaria per la formazione di un carattere puro e saldo. {GN 42.5}

    Durante l’infanzia e la gioventù di Gesù, il lavoro contribuì a sviluppargli il corpo e lo spirito. Egli non sprecava le sue forze fisiche, ma le usava in modo tale da mantenersi sano e compiere sempre il suo dovere nel modo migliore. Voleva fare tutto con diligenza, anche saper maneggiare gli utensili; la perfezione del suo carattere si manifestava nel suo modo di lavorare. Con il suo esempio volle insegnarci l’impegno, la fedeltà nel compimento del dovere e la nobiltà di questo modo di agire. Nell’educazione l’attività manuale che rende abile la mano e porta ad assumersi la propria parte di responsabilità dell’esistenza, sviluppa le energie fisiche e tutte le facoltà. Ognuno dovrebbe svolgere un’occupazione utile per sé e per gli altri. Iddio ha voluto che il lavoro fosse una benedizione, e solo chi lavora diligentemente scoprirà la gioia di vivere e la vera gloria. Dio approva i bambini e i giovani che si assumono fedelmente le loro responsabilità familiari, aiutando i genitori. Questi giovani, usciti dalla famiglia, saranno utili a tutta la società. {GN 43.2}

    Egli non era mai così preso dalle preoccupazioni terrene da non avere il tempo di pensare alle realtà divine. Spesso esprimeva la sua gioia con il canto di salmi o di inni sacri. Gli abitanti di Nazaret lo udivano mentre innalzava a Dio espressioni di lode e di ringraziamento. Mediante il canto restava in comunione con il cielo e quando i suoi compagni si lamentavano per la stanchezza del lavoro, li confortava intonando dolci melodie. Sembrava che i suoi canti allontanassero i demoni e riempissero di profumo il luogo in cui si trovava. La mente degli uditori era trasportata da questo esilio terreno fino alla loro patria in cielo. {GN 44.2}
    Gesù fu per il mondo una fonte di misericordia e durante gli anni in cui visse a Nazaret diffuse intorno a sé simpatia e tenerezza. La sua presenza rendeva tutti più felici: gli anziani, gli afflitti, coloro che si sentivano oppressi dal peso del peccato, i bambini intenti a giocare. Colui la cui parola potente sosteneva i mondi, si chinava per raccogliere un uccello ferito. Nulla gli sembrava indegno della sua attenzione e del suo aiuto. {GN 44.3}
    Così, mentre cresceva in sapienza e in statura, cresceva anche in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini. Provando simpatia per tutti, si conquistava la simpatia di tutti. Per la speranza e il coraggio che sapeva infondere, era una fonte di benedizione per ogni famiglia. Spesso nella sinagoga, in giorno di sabato, era invitato a leggere un brano dei profeti e una luce nuova scaturiva dalle note parole del testo sacro, facendo trasalire il cuore degli uditori. {GN 44.4}

    Gesù cercò di alleviare ogni sofferenza. Possedeva poco denaro, ma spesso rinunciò al cibo per soccorrere coloro che avevano maggiore bisogno di lui. I suoi fratelli sentivano che il suo influsso era superiore al loro. Aveva un tatto che nessuno di loro aveva, né desiderava possedere. Quando parlavano duramente ai poveri o agli infelici, Gesù andava a cercarli e rivolgeva loro parole di incoraggiamento. Era pronto a offrire un bicchiere d’acqua fresca e il proprio cibo a chi ne aveva bisogno. Alleviando le sofferenze, le verità che insegnava, associate ai suoi atti di misericordia, si fissavano nella memoria. {GN 55.1}
    Tutto questo dispiaceva ai suoi fratelli. Essendo maggiori di età, ritenevano che avrebbe dovuto sottostare alla loro autorità. I fratelli dicevano che si sentiva superiore a loro e lo biasimavano perché si metteva al di sopra dei loro maestri, dei sacerdoti e dei capi del popolo. Spesso lo minacciavano e cercavano di intimidirlo, ma non se ne curava. La sua guida erano le Scritture. {GN 55.2}
    Gesù amava i suoi fratelli e li trattava con molta gentilezza, ma essi erano gelosi di lui e manifestavano nei suoi confronti incredulità e disprezzo. Non riuscivano a capire il suo comportamento. Scorgevano nella sua vita grandi contraddizioni. Egli era il divino Figlio di Dio e nello stesso tempo un bambino bisognoso di aiuto. Era il Creatore del mondo; la terra era sua e tuttavia la povertà lo accompagnava in ogni momento della vita. Aveva una dignità e una personalità del tutto distinte dall’orgoglio e dalla presunzione. Non aspirava alla grandezza terrena e si accontentava anche della posizione più umile. Tutto ciò provocava la collera dei fratelli, che non riuscivano a spiegarsi la sua costante serenità nelle prove e nelle privazioni. Non sapevano che si era fatto povero per amor nostro, affinché potessimo diventare ricchi attraverso la sua povertà. Cfr. 2 Corinzi 8:9. Non potevano capire il mistero della sua missione, così come gli amici di Giobbe non riuscivano a comprenderne l’umiliazione e le sofferenze. {GN 55.3}
    Gesù non fu accettato dai suoi fratelli perché non era come loro: il suo ideale era diverso. Per seguire gli uomini, essi si erano allontanati da Dio e la sua potenza non si manifestava più nella loro vita. Il tipo di religione che professavano non poteva trasformare il loro carattere. Essi pagavano “la decima della menta e dell’aneto e del comino”, ma trascuravano “le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede”. Matteo 23:23. L’esempio di Gesù era per loro un motivo costante di irritazione. Egli odiava una sola cosa nel mondo: il peccato. Non poteva trovarsi di fronte a nessun errore, senza provare una sofferenza che non riusciva a dissimulare. Vi era un contrasto evidente tra i formalisti, la cui apparente santità nascondeva l’amore per il peccato, e un carattere in cui predominava sempre la preoccupazione per la gloria di Dio. {GN 55.4}
    Poiché la vita di Gesù rappresentava una condanna del male, egli incontrò opposizione sia in casa sia fuori. La sua generosità e integrità erano criticate con un sorriso di beffa. La sua pazienza e gentilezza erano definite viltà. {GN 56.1}
    Stiamo aspettando con ansia la II parte....quando diventa grande.

  7. #7
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