Originariamente Scritto da
sandor
guarda: a volte, ovviamente non "adesso" ma durante mettiamo la c.d. "pubertà" ho anche chiesto qualche "spiegazione" in merito, a chi di "dovere", cioè genitori e docenti, ma non ho mai avuto una risposta "personalmente" soddisfacente. ovviamente ad oggi non mi interrogo più sulla "ragione" del fatto che, comunque sia, ci sono. ma comunque non deciderei "mai" di diventare "padre", e questo perché penso che per fare "quel passo" occorra una buona dose di "incoscienza". la stessa incoscienza che era massimamente dei "padri dei miei padri". ripeto che a mio parere, quando si raggiunge un grado di consapevolezza "sufficiente", allora si capisce che la vita è massimamente "sofferenza", e allora si decide, in merito ad una eventuale "paternità", di conseguenza. immancabilmente.
penso che comunque sia la vita è per lo più sofferenza, per il meno "noia" e senso di "impotenza". se non hai le categorie "logiche" per ragionare sulla vita, allora sei portato a commettere lo stesso errore dei "tuoi padri" e cioè quello di "riprodursi". non è qualcosa che riguarda "me". quello che la vita comporta lo conosco "bene" e a me è andata "bene". ma nella grande parte dei "casi" non va così bene. è proprio questa consapevolezza, in chi la "raggiunge", a determinare la scelta direttamente "conseguente", cioè di non diventare "padri" o "madri". e non c'è da scappare.
dio io non l'ho mai visto e quelli che ci credono fanno per lo più gli "alchimisti", ancora al giorno d'oggi. la sapienza greca, viceversa, costituisce il "fondamento" della civiltà occidentale, e quindi ha una utilità "oggettiva", perché le "sentenze greche" derivano dall'esperienza e dal ragionamento. lo stesso non si può dire dell'idea di dio.
la vita va ovviamente "vissuta". quello che tentavo di dire è che spesso "non ne varrebbe la pena", se non di fatto, quanto meno nella percezione "soggettiva". e allora sono in pochi a vedere il "bicchiere" mezzo "pieno" anziché mezzo "vuoto".