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Risultati da 31 a 45 di 74

Discussione: l'"amore" deve essere...

  1. #31
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Pochi come lui hanno saputo parlare dell'amore in modo per nulla banale...
    Pienamente d'accordo!
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  2. #32
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    L'amore è un sentimento così forte che bisogna trattarlo con tatto e soprattutto dolcemente, secondo me non ci dovrebbe essere un "deve" ma un "siamo".
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

  3. #33
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    L’amore deve significare esserci, il che sembra un presupposto fondamentale
    E lo è
    Ma non è altrettanto scontato
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  4. #34
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    ancora una volta, leggete, per favore;

    non ho iniziato una discussione su quello che sarebbe o meno l'"amore";

    ho solo descritto quello che ho retoricamente definito come condizione ricorrente, necessaria nella circostanza - un retorico "deve", non precettizio; la constatazione di quello che succede alla persona che si innamora, in termini di elaborazione della propria identità; un distacco da quello che era prima, una liberazione di energie prima ingabbiate.
    c'� del lardo in Garfagnana

  5. #35
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    Si, avevo capito e sono pure in accordo
    Sono uscita fuori traccia per dei collegamenti miei mentali
    Ultima modifica di efua; 20-07-2020 alle 04:45
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  6. #36
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    Forse sarebbe più facile definire l'amore per quello che "non dovrebbe essere" più che per quello che deve essere. Ma si rischia ugualmente di cadere nei soliti luoghi comuni...
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."

    Dostoevskij.

  7. #37
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    questa non è complicità, ma una collaborazione che può essere anche fraterna, amicale, ecc...
    il termine complice indica questa collaborazione in un crimine o fatto illecito; l'uso del termine riguardo alla coppia, implica una solidarietà nella trasgressione di regole o assetti;
    "complicità s. f. [der. di complice]. – Partecipazione a un’azione criminosa o colpevole, considerata, in diritto penale, una forma di concorso nel reato: è stata dimostrata la sua c. nel delitto; il furto è stato compiuto con la c. di un guardiano della fabbrica. Con senso attenuato, connivenza, aiuto diretto o indiretto in macchinazioni anche scherzose, e sim.: se n’è andata a ballare all’insaputa del fidanzato e con la c. della sorella; anche, perfetta intesa: gli hanno giocato quello scherzo con la c. di tutti gli amici. Fig., aiuto, favore, protezione, da parte di cose o condizioni o situazioni: riuscì a fuggire con la c. della notte."
    Tratto da Treccani

    Complicità in amore:
    "La complicità rappresenta il frutto di un'intesa maturata nel tempo: basta uno sguardo per comprendersi, essere "complici" significa essere sempre alleati anche quando uno dei due sbaglia. Indica che i due stanno dalla stessa parte, fanno fronte comune contro chi li ostacolano, che li minacciano e che costituiscono un pericolo per la loro unione. La difesa dal mondo esterno".
    Alleanza è il significato che gli attribuisco io poi tu puoi attribuirgli il significato che preferisci.



    di questo ero convinto pure io; poi ho letto e ascoltato diversi psicologi che sostengono il contrario;
    cioè che una coppia si basa su due equilibri mutualmente efficienti, e che possono restare tali, purché non cambino, anche senza comunicare; e pure il sesso può funzionare come parte del sistema;
    in effetti, queste sono le famiglie tradizionali di 50 o più anni fa, in cui non c'era ragione di conflitto, ma nemmeno di necessità di comunicare, tanto i ruoli erano definiti;
    Benissimo, io invece ho ascoltato psicotrainer diversi



    in concreto, significa esporsi al rischio di perdere quella persona, nel momento in cui manifesta un'esigenza di cambiamento; soprattutto se si tratta di una famiglia, il presupposto del patto è più o meno proprio che il partner ci sarà sempre, e quello è diventato il partner di un contratto. in cui desideri ed esigenze sopraggiunti non sono contemplati nei termini; generalmente, si è ostili ad ogni novità proposta dall'altro.
    Ritengo che anche qui non esiste la ricetta magica che vale per tutte le situazioni, ripeto per me :
    Non darsi per scontati per me vuol dire non pensare che l'altro/a ci sarà sempre, quindi impegnarsi per mantenere vivo il desiderio di continuare a condividere il percorso.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  8. #38
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    OK, forse anch'io non ho capito bene da che punto di vista Axe volesse affrontare l'argomento. L'innamoramento è difficile da distinguere da: infatuazione, cotta, passione ecc... Considerando gli effetti sulla persona, specialmente quando si è giovani non possiamo distinguere e categorizzare ciò che proviamo. Una passione improvvisa può sconvolgerti e portarti a un quasi impazzimento, ma non viene definita come "amore". Diversa è la questione se vedi una che ti attizza e decidi semplicemente di portartela a letto...
    Alla fine direi che sono stanco alla mia età dell'eterno giochino delle categorizzazioni. Vivi, sperimenta, impara. Soprattutto nei rapporti umani. L'importante è solo quello.
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."

    Dostoevskij.

  9. #39
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    Perché uno si innamora, veniva chiesto. Forse perché è difficile accettare la solitudine, si ha bisogno di compagnia, sostegno reciproco, anche...complicità. Quando ti sembra di trovare caratteristiche nell'altro che ti sembrano poter portare a vivere bene insieme, unite a una attrazione fisica, può scattare la molla. Ovviamente è un processo che si verifica spontaneamente, non è che ci devi pensare. Ma solo una certa maturità, una conoscenza un po' approfondita di te stesso e degli altri ti eviterà di prendere colossali cantonate. Una volta la tendenza era quella di sposarsi troppo giovani, forse. Oggi non è così, seppure in questo influiscano molto le mutate condizioni socio-economiche...
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
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  10. #40
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    Citazione Originariamente Scritto da LadyHawke Visualizza Messaggio
    "complicità s. f. [der. di complice]. – Partecipazione a un’azione criminosa o colpevole, considerata, in diritto penale, una forma di concorso nel reato: è stata dimostrata la sua c. nel delitto; il furto è stato compiuto con la c. di un guardiano della fabbrica. Con senso attenuato, connivenza, aiuto diretto o indiretto in macchinazioni anche scherzose, e sim.: se n’è andata a ballare all’insaputa del fidanzato e con la c. della sorella; anche, perfetta intesa: gli hanno giocato quello scherzo con la c. di tutti gli amici. Fig., aiuto, favore, protezione, da parte di cose o condizioni o situazioni: riuscì a fuggire con la c. della notte."
    Tratto da Treccani

    Complicità in amore:
    "La complicità rappresenta il frutto di un'intesa maturata nel tempo: basta uno sguardo per comprendersi, essere "complici" significa essere sempre alleati anche quando uno dei due sbaglia. Indica che i due stanno dalla stessa parte, fanno fronte comune contro chi li ostacolano, che li minacciano e che costituiscono un pericolo per la loro unione. La difesa dal mondo esterno".
    Alleanza è il significato che gli attribuisco io poi tu puoi attribuirgli il significato che preferisci.
    beh, le definizioni Treccani sottolineano il "contro", anche quelle non attinenti al giuridico; altrimenti complicità e alleanza sarebbero sinonimi;

    Ritengo che anche qui non esiste la ricetta magica che vale per tutte le situazioni, ripeto per me :
    infatti, io non propongo un ricettario
    non propongo proprio nulla, nel senso di precettare o altro;

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    OK, forse anch'io non ho capito bene da che punto di vista Axe volesse affrontare l'argomento. L'innamoramento è difficile da distinguere da: infatuazione, cotta, passione ecc...
    io sono partito da una riflessione, in retrospettiva, basata sull'osservazione di come si reagisce alla fine di una relazione;
    perché in tanti anni mi sembra di aver constatato due circostanze, che in ogni rapporto coesistono, ma in misura diversa:

    a) una relazione nata e vissuta con una preponderante prospettiva di un partner di realizzare un piano, in conformità ad un desiderio già maturato in proprio, per qualsiasi motivo; è il caso di chi già decide di volersi sposare, aver figli, ecc... prima di conoscere la persona con cui lo farà;

    b) una relazione in cui il partner sconvolge e sovverte le prospettive, i piani precedenti, diventa innesco di un cambiamento di identità, cosa che nel caso a) non si verifica, almeno non con la stessa intensità;

    sono due cose piuttosto diverse, perché nel caso a) la personalità e i desideri del partner possono essere irrilevanti, purché non ostacolino il progetto, e finché questo non avviene; il partner non arricchisce con la sua autonomia, le sue capacità creative e idee, che perciò diventano solo una minaccia, incognita;

    nel caso B), al contrario, quella personalità diventa in qualche modo essenziale perché agisce da detonatore ad un cambiamento proprio perché è lei, cosi, con quella conquista, che diventa parte dell'identità in quello sconvolgimento;

    quando ho riletto le cose mie e di persone che conosco bene in questa chiave, mi sono reso conto che la reazione alla fine della relazione il più delle volte era congruente ai due casi:

    rancore, delusione o indifferenza sono caratteristiche del caso a), come se non ci sia mai stato "amore" per quello che è quella persona, forse mai davvero vista, capita, mai "fine", ma solo "mezzo"; sono quelli che parlano di "fallimento" dopo aver passato 5, 10, 20 anni insieme, perché avevano identificato il "successo" in un obiettivo, anche facendo una vita che in retrospettiva viene considerata di merda e il cui esito è rimanere con un pugno di mosche;

    mentre nel caso b) prevale la considerazione: è stato bello finché è durato, con un prevalente fondo di gratitudine e dolcezza, associato a quella sovversione/crescita, legata alla capacità esclusiva di quella persona, per il suo carattere, desideri attitudine all'esistenza, ad innescare una trasformazione che è diventata permanente, parte dell'altro: sono così, migliore, grazie a Pino, Gina, ecc...

    ora, posto che si tratta di tante sfumature di grigio, la tesi è chiara; uno può anche dire: no, io conosco il Peppino e la Luigina che invece... ma non mi sembra un'idea peregrina quella che ho esposto:
    se hai passato tanto tempo in quella che si dovrebbe supporre come intimità con una persona e la retrospettiva è di amarezza, non ti è rimasto niente di bello come cosa prevalente, forse non si può parlare di amore per quella persona, quale essa era, ma per lo status e i servizi che poteva offrire ad un tuo progetto, finché lo ha fatto;

    quando hai fatto qualcosa che amavi, anche se non puoi più, puoi provare malinconia; ma non è che rinneghi quell'esperienza come "fallimentare"; se sei andato in barca per 20 anni e mi dici che il mare ti fa schifo, vorrà dire che non amavi il mare, e facevi quella cosa per un motivo diverso, ecc...

    forse è un'idea stupida; ma non mi sembra difficile da comprendere.
    Ultima modifica di axeUgene; 20-07-2020 alle 01:14
    c'� del lardo in Garfagnana

  11. #41
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    Axe, io penso di avere capito cosa intendi
    Ho sia la a che la b
    Parto dal presupposto che a 20 anni non capisci ne’ come va il mondo, tantomeno i rapporti, le implicazioni e le ripercussioni di questi nel lungo periodo, sulla propria vita
    Pure con tutta la buona fede possibile, si fanno errori di valutazione, proprio per quello che ha detto spesso Axe a Cono circa l’inesperienza di chi si lancia a folle velocità in autostrada e si schianta
    A 20 anni uno vive le esperienze che gli sono “congeniali” per quel dato periodo della vita, questo visto nella mia ottica ovviamente, perché per me è andata così
    A quell’età ho vissuto il mio tutto, sentimentale e sessuale, in funzione di una stabilità, intorno a me, che potesse permettermi di non sciupare energie e studiare
    Ero fuori sede, se non facevo esami, pensando alla movida (come erroneamente credevo) mi vedevo semplicemente tagliare i viveri da casa
    Per cui, se gli anni in cui iniziai l’università coincisero con una certa spensieratezza, gli anni che seguirono li finalizzai a concretizzare tutto e laurearmi
    Tutto questo coincise con il monogamizzarmi prestissimo, con una persona che ho amato moltissimo ma con la quale già da allora sentivo che non tutto andava per come forse avrebbe dovuto
    Cmq venivo da una situazione in cui, seppure amata di un amore bellissimo da mio padre, ho avuto una madre sempre distante, che pur non appartenendo al bigottismo cattolico, cmq era molto legata alla gente intorno
    Come dicevo che i comportamenti vengono da lontano e hanno radici profonde, io nella mia analisi a ritroso sono arrivata a partire da qui, dal fulcro dei sentimenti, in cui uno deve stare comodo a starci, senza pensare a come corrispondere, perché semplicemente per come sei tu l’altro ti vede e ti vuole
    E tu corrispondi con un moto spontaneo lo stesso sentire
    Io per accontentare mia madre cercavo di pulire in camera mia
    Ma era un quotidiano ammutinamento, per cui mi rendevo conto che il mio modo di essere la frustava e la infastidiva
    Questa cosa poi nella mia vita l’ho riscontrata in molti
    E così sulla base di queste basi, mi sono mossa su un terreno fatto di piccoli aggiustamenti affinché l’altro mi amasse (dirmelo è stato difficile ma ho dovuto farlo, altrimenti mi ci sarei schiantata dentro)
    Così sono partita per Londra, ho avuto mia figlia, cercatissima (almeno lei da entrambi), alla quale ho voluto io dedicarmi personalmente, perché volevo dimostrare a me stessa che avrei potuto essere per lei la madre che avrei voluto per me
    E sulla base di quello che avevo vissuto io, ho fatto o’ cuntrario
    Anche con mia figlia piccola però non ho mai abbandonato l’idea di cmq muovermi nella direzione di quello che mi potesse far stare bene, oltre al mio essere madre
    Nel frattempo il padre ha trovato piena soddisfazione nel lavoro, per cui sono proprio diventata tipo albero di Natale e relative luci
    Nelle mie giornate lunghe e a lungo da sola, ho capito che in effetti non mi stava andando come stavo desiderando, a parte mia figlia
    Ho sempre sentito in cuor mio che con lei riuscirei a fare bene, pur essendo una madre, che come dice Cono, è stressata nel mondo esterno
    Così nel sovvertimento totale delle regole, nelle quali non mi sono mai riconosciuta, non ho voluto sposarmi, me ne fotto dell’angolino di polvere in casa e non solo di quello perché nel frattempo vivo
    Ritornando ai desideri, nel tempo ho capito cosa, come e in che direzione mi muovesse e la’ ho focalizzato la mia attenzione, il mio punto fisso al quale guardare sempre: tornare in Italia, a Pisa, mia figlia, il mio lavoro
    A questo punto della mia vita e delle mie considerazioni, ho incontrato la scintilla della quale parlava Axe e si, io sento esattamente tutto quello che ha scritto
    Prima di tutto a 40 non sei nei 20, per cui la prima parte di vita è a
    ndata, con tutte le considerazioni che seguono
    Ci si incontra su piani emotivamente diversi, con un’onestà che prima non conoscevi (non perché fossi disonesto prima e adesso no ma si ritorna sempre all’esperienza), con la voglia semplicemente di stare bene con quella persona con la quale vi siete visti
    A me è capitato così, ho visto e sono stata vista
    E questa cosa meravigliosa mi vivo, che mi riempie di gioia
    Si vedrà ma quello che sto vivendo di bello è nostro e nessuno ce lo può togliere e ringrazio ogni giorno per quello che ci darà
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  12. #42
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    [QUOTE=axeUgene;1718128]
    infatti, io non propongo un ricettario
    non propongo proprio nulla, nel senso di precettare o altro;
    Ho cercato di rispondere alla tua domanda che hai posto sul "perchè ci si innamora"per quello che so,ho capito, per quello che per me è, ogni caso è a sè, non so se ho centrato ma sinceramente neanche io avevo compreso il senso del tuo post iniziale.

    io sono partito da una riflessione, in retrospettiva, basata sull'osservazione di come si reagisce alla fine di una relazione;
    perché in tanti anni mi sembra di aver constatato due circostanze, che in ogni rapporto coesistono, ma in misura diversa:


    quando hai fatto qualcosa che amavi, anche se non puoi più, puoi provare malinconia; ma non è che rinneghi quell'esperienza come "fallimentare"; se sei andato in barca per 20 anni e mi dici che il mare ti fa schifo, vorrà dire che non amavi il mare, e facevi quella cosa per un motivo diverso, ecc...

    forse è un'idea stupida; ma non mi sembra difficile da comprendere.
    Adesso mi pare più chiaro il senso del tuo discorso.
    Si arriva a considerare un fallimento, a mio parere, se si dà per scontato che sarebbe durato "per sempre", per questo dicevo "mai darsi per scontati, e dare per scontato qualcosa.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  13. #43
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    Citazione Originariamente Scritto da efua Visualizza Messaggio
    Ho sia la a che la b
    in ogni storia ci sono entrambe le cose, in misure diverse; sempre un grigio;
    nella mia analisi a ritroso sono arrivata a partire da qui, dal fulcro dei sentimenti, in cui uno deve stare comodo a starci, senza pensare a come corrispondere, perché semplicemente per come sei tu l’altro ti vede e ti vuole
    E tu corrispondi con un moto spontaneo lo stesso sentire
    Nel frattempo il padre ha trovato piena soddisfazione nel lavoro, per cui sono proprio diventata tipo albero di Natale e relative luci
    Nelle mie giornate lunghe e a lungo da sola, ho capito che in effetti non mi stava andando come stavo desiderando, a parte mia figlia...
    mo', io ho scritto tutto il pippone perché sono arrivato a una riflessione molto concreta, in retrospettiva, ma che poi ha avuto un riflesso pure in senso costruttivo, che riguarda il modo di leggere le situazioni e vedere le persone:

    il discorso sull'essere sponda di sovversione, dovrebbe portare logicamente a definire la propria qualità individuale per l'altro, e capire se si è albero di Natale o qualcosa di altro;

    buttandola sull'ignorante, senza paroloni e verbi all'infinito, per me è stato un salto di qualità della vita leggere in retrospettiva il mismatch di bisogni che si rimuove nel momento: vuoi fare una cosa, è impellente, ti piace, ma non hai strumenti e schemi per capire quello che succede;

    in concreto, ho imparato a capire cosa posso dare di decisivo ad una persona, a capire da quelle che ho verificato essere due mie qualità, forse anche solo una e mezza

    se l'altra persona va truann quelle ha bisogno di quelle, forse si scompiccia qualcosa di buono; il presupposto è che mi devo interrogare sui bisogni di quella persona, oltre che sui miei;

    se quella mi apre le cosce perché si aspetta qualcosa di altro - che magari comunico pure, ma è accessorio - e non ha bisogno di quelli che individuo come miei veri talenti di relazione, magari mi ci butto pure con piacere, perché ne ho bisogno, ecc...
    ma posso posso pure prevedere di scoprirmi prima o poi albero di Natale, che sono già da subito, in virtù di quell'equivoco o rimosso;

    questa cosa è anche "utile" per esercitare una pietà retrospettiva, per me e per l'altra, quando le cose sono andate in un modo diverso da quanto avrei voluto;

    uno può essere autocritico quanto vuole, al punto di flagellarsi e rimproverarsi oltre il necessario; ma senza uno schema razionale in cui si identificano le situazioni di relazione, tutto il peana non serve a niente, perché il raccontino diventa fasullo e si rimette il piede sulla stessa mina, o su una che sta a mezzo metro sullo stesso campo;

    non mi piace metterla sul personale e raccontare i fatti miei, ma può essere utile: 10 anni fa sono tornato con una con cui stavo 20 anni prima; l'attrazione e la facilità di incontro erano le stesse del passato, funzionava bene;

    ma, siccome io avevo da poco sperimentato un appagamento vero, dovuto al fatto di essere sfruttato per il mio vero talento, quello che esprimo senza sforzo, semplicemente essendo me stesso, in quella situazione di ritorno mi sono accorto che, nonostante la gratificazione del tutto, la domanda era quella di albero di Natale, o animale da compagnia, non ero visto e sfruttato per il mio talento; ed è finita lì, senza drammi o lagne;

    allo stesso modo, quando mi volto indietro, leggo pure le cose andate così così in quella chiave di mancanza di entrambi nell'individuare bisogni e prerogative, proprie e dell'altro, e tanti fantasmi e rancori si dissolvono, e con quelli pure le mie pretese di risarcimento dall'esistenza;

    come mi diceva sempre il mio amico e socio buonanima, le persone fanno sempre quello che vogliono in quel dato momento, e quando si lagnano di come sono andate le cose il più delle volte rimuovono la circostanza di essere state complici di quell'esito, avendo rimosso quello che si poteva vedere; ma non è per censurare la lagna; è proprio che senza raccontarsi come vittime si sta meglio, si ragiona e si sente meglio.
    Ultima modifica di axeUgene; 20-07-2020 alle 10:07
    c'� del lardo in Garfagnana

  14. #44
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Si arriva a considerare un fallimento, a mio parere, se si dà per scontato che sarebbe durato "per sempre", per questo dicevo "mai darsi per scontati, e dare per scontato qualcosa.
    e io ho sollevato proprio la questione del perché si dà per scontato qualcosa, che in effetti riposa sulla personalità e la determinazione altrui;

    normalmente, non si entra nella gabbia di una tigre pensando di farle le coccole come fosse fuffi, il micio di casa; a porla in termini razionali, è un'assurdità quasi maggiore la stessa aspettativa di controllo su una situazione di relazione;
    perché chi è esperto di felini cresciutelli, tipo quel Richardson che si sbraca in mezzo ai leoni, se sta davvero attentissimo a non fare mosse false che scatenano l'istinto predatorio, effettivamente ne fa dei micioni;

    ma vivere una relazione impegnata senza capire che razza di animale è l'altro, senza averne l'educazione e la presenza di spirito, magari non ti uccide, ma certamente qualche grosso problema finisce per crearlo; eppure, sembrerebbe essere una circostanza frequentissima;

    a me questo indica una specie di "vuoto" formativo, che è una cosa che mi colpisce sempre molto, anche quando si tratta d'altro; una persona adulta, normalmente dotata di capacità critiche e razionali, che in determinate circostanze regredisce ad uno stato di lettura della realtà di un ragazzino di 12 anni, o di un bambino piccolo.
    c'� del lardo in Garfagnana

  15. #45
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    Il fuoco di paglia illumina a tal punto che si può scambiare per fiamma eterna.
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
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