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Discussione: Ek-sistenza

  1. #1
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    Ek-sistenza

    L’ek-sistenza, il poter stare con la mente al di fuori del proprio esserci, lo sporgersi fuori rispetto al proprio essere, è lo specifico umano, ciò che provoca angoscia, dolore, paura, noia negli aspetti negativi, e gioia, amore, amicizia, profondità di pensiero, creatività artistica negli aspetti positivi.
    Il miscuglio di tutto ciò conduce qualche volta a chiedersi perché esisto, perché sono qui, capitato proprio qui, con questo corpo e con questo carattere che sono il mio destino, e talora la mia prigione.
    Perché sono destinato all’inquietudine generata dal mio destarmi alla coscienza di esistere?
    Perché non avrei potuto semplicemente essere, come gli alberi che vedo dalla finestra, come le nuvole del cielo, come le pietre che calpesto mentre cammino che se ne stanno molto più tranquille di me?

    Il mito di Genesi 3, ben più in profondità della dogmatica cristiana tradizionale che lo legge moralisticamente in termini di peccato originale ( a differenza dell’ebraismo che si è sempre guardato dal cadere in questo equivoco ), indica precisamente l’amaro ma necessario risveglio della coscienza all’ek-sistenza.

    Mangiare il frutto dell’albero della conoscenza significa giungere ad ek-sistere, non ritrovarsi più nel circolo chiuso dell’esserci, sentire e capire che rispetto al proprio esserci si sporge all’infuori, e che in questo sporgersi si può anche precipitare, e la mente infatti talora avverte che se ne può andare via, lontano dal proprio corpo, ed anche dalla propria psiche, e che si può giungere a non volere più essere nel senso di non volere più ek-sistere, vuole mettere fine a questa sporgenza della punta più alta della propria energia, vuole tornare a conciliarsi con l’essere muto, ed essere come una cosa, come una pietra, non più ek-sistere, ma solo sistere, stare; e così vende la sua libertà, la consegna, ed in questo senso la tradisce, oppure talora persino la sopprime, uccidendosi.

    L’ek-sistenza libera è per definizione condizione inquieta, drammatica, a volte anche tragica.

    Credere in Dio significa sperare che questa strana ed innaturale inquietudine generata dall’ek-sistenza ( il cor inquietum di cui scrive Agostino all’inizio delle confessioni ) non sia uno scherzo beffardo della natura per far soffrire di più una particolare specie animale rispetto alle altre colmandola di paure e di illusioni, ma il segno di una dimensione ulteriore dell’essere cui è possibile accedere, e già da ora, nella normalità della vita, sperimentare ( il requiescere in te, cui Agostino consegna il cor inquietum ).




    Brano tratto dal libro che sto leggendo; “Io e Dio, una guida dei perplessi” di Vito Mancuso.

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    L’ek-sistenza, il poter stare con la mente al di fuori del proprio esserci, lo sporgersi fuori rispetto al proprio essere, è lo specifico umano, ciò che provoca angoscia, dolore, paura, noia negli aspetti negativi, e gioia, amore, amicizia, profondità di pensiero, creatività artistica negli aspetti positivi.
    Il miscuglio di tutto ciò conduce qualche volta a chiedersi perché esisto, perché sono qui, capitato proprio qui, con questo corpo e con questo carattere che sono il mio destino, e talora la mia prigione.
    Vito Mancuso è un buon filosofo che si fa le domande giuste, ma cerca le risposte nel luogo sbagliato.
    Non è affatto vero che angoscia, dolore e paura...come gioia e amicizia sono lo specifico umano.
    Anche gli animali provano angoscia, dolore, paura, gioia, amicizia. Queste sensazioni le provano anche gli animali, soprattutto quelli più vicini a noi nella scala evolutiva cioè i primati.

    Noi homo sapiens siamo "l'anello di congiunzione evolutivo" tra la natura inferiore e la natura superiore. Siamo la prima specie nella quale è comparsa la natura superiore (cioè la neo-corteccia dove stanno l'autoconsapevolezza, la profondità di pensiero e creatività artistica), ma che ha ancora la natura inferiore ereditata dalle specie animali che ci hanno preceduto nell'evoluzione (cioè il cervello rettiliano e mammifero dove stanno angoscia, dolore, paura, gioia, amicizia).

    Nell'evoluzione il cervello degli animali terresti si è sviluppato a strati: prima il cervello dei pesci. Poi il cervello dei rettili che si è innestato su quello dei pesci. Poi il cervello dei mammiferi che si è innestato su quello dei rettili. Poi il cervello specifico dell'homo che si è innestato su quello dei mammiferi. Il nostro cervello è fatto a strati, uno sopra l'altro, e, quindi, dentro di noi c'è il pesce che eravamo, il rettile che eravamo e il mammifero che eravamo. Questa è la nostra natura inferiore.

    Cosa significa che siamo l'anello di congiunzione evolutivo tra la natura inferiore e la natura superiore?
    Significa che con l'homo è comparso uno strato (la neo-corteccia) che ci consente l'autoconsapevolezza, la profondità di pensiero e creatività artistica. Questa è la nostra natura superiore.
    Ma questo strato convive con tutti gli strati precedenti che sono la nostra natura inferiore.
    E' la nostra natura inferiore che percepisce la separazione e la nostra natura superiore (la profondità di pensiero) si interroga su questa separazione e prova l'angoscia della separazione.
    Ma questo perchè la nostra natura superiore ritiene VERO il videogame creato dalla nostra natura inferiore che ci fa percepire le cose come separate...che "nascono" e "muoiono". Il nostro pensiero, quindi, si interroga sulla realtà così come la percepiamo con la nostra natura inferiore, pensando che questa sia la vera realtà. Da qui nasce il pensiero dell'angoscia che deriva dal pensare la realtà come "separazione".

    Gli animali hanno 100% di natura inferiore.
    L'homo ha 90% di natura inferiore e 10% di natura superiore.
    La specie che verrà dopo l'homo avrà 80% di natura inferiore e 20% di natura superiore.
    E così via.
    Tra 3miliardi di anni, ci sarà una specie che avrà il 10% di natura inferiore e il 90% di natura superiore.

    Cosa significa questo?
    Significa 2 cose:
    1- noi siamo l'anello di congiunzione evolutivo tra natura inferiore e natura superiore. Ma siamo ancora troppo natura inferiore e siamo ancora troppo intrappolati nella natura inferiore.
    2- chi verrà dopo di noi svilupperà ulteriormente la natura superiore e percepirà la realtà in modo completamente diverso da come la percepiamo noi.
    Cioè percepirà sempre di più ciò che la realtà vera effettivamente è. Avrà un cervello in grado di percepire, ad esempio, che il tempo non esiste. Che tutto è collegato. Che passato-presente-futuro sono un tutt'uno. Quando dico "percepirà" NON sto dicendo che penserà a una realtà diversa. Sto dicendo che il suo cervello sarà fatto in modo diverso dal nostro e questo nuovo cervello percepirà sempre di più la realtà per ciò che essa effettivamente è.

    Tu ti chiederai: come è possibile questo?
    Bè...è la stessa domanda che si fa una scimmia quando guarda un homo: come fa lui a pensare?
    Questo è il punto: le specie successive alla nostra avranno un cervello sempre più natura superiore che gli consentirà di percepire e vivere una realtà completamente diversa da quella che percepiamo noi. Esattamente come il nostro cervello ci fa percepire e vivere la realtà in un modo completamente diverso da come la percepiscono e la vivono le scimmie o i topi.
    Ultima modifica di xmanx; 20-07-2020 alle 15:35
    Lo stagista.
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  3. #3
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    Infatti mi chiedo come è possibile quello che dici? E secondo me tu dai troppe cose per scontate.
    Anche se appartengo all''"homo sapiens sapiens" certe cose che tu dai per assodate per me sono ancora misteriose e probabilmente resteranno per sempre avvolte nel mistero.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    Infatti mi chiedo come è possibile quello che dici? E secondo me tu dai troppe cose per scontate.
    Anche se appartengo all''"homo sapiens sapiens" certe cose che tu le dai per assodate per me sono ancora misteriose e probabilmente resteranno avvolte nel mistero.
    Bè...l'evoluzione è partita da esseri unicellulari.
    Poi sono venuti i primi esseri pluricellulari.
    Poi sono arrivati i pesci col primo cervello.
    Poi sono arrivati i rettili con un cervello simile a quello dei pesci, ma adatto a vivere in superficie.
    Poi sono arrivati i mammiferi con un cervello più complesso di quello dei rettili...e con i mammiferi sono arrivati la cura della prole e le prime "emozioni".
    Poi è arrivato l'homo con un cervello più complesso di quello dei primi mammiferi.

    Il tronco dell'albero evolutivo si "muove" verso forme sempre più complesse (dai primi organismi unicellulari all'homo). E ciascuna specie manifesta "qualità" sempre più complesse. E, grazie a un cervello più complesso, ciascuna specie percepisce e vive la realtà in modo sempre più complesso.

    Non esiste nessun argomento ragionevole che ci porta a pensare che l'evoluzione (che va avanti da 4miliardi di anni) si sia arrestata con l'homo sapiens.
    E non esiste nessun argomento ragionevole per dire che le specie che verranno dopo di noi non avranno un cervello strutturalmente più complesso che gli consentirà di percepire e vivere la realtà in modo diverso da come la percepiamo e la viviamo noi.
    E' avvenuto così per 4miliardi di anni.
    Ed andrà avanti così per altri 4miliardi di anni, fino a quando il nostro Sole finirà l'idrogeno ed esploderà distruggendo il sistema solare.
    Lo stagista.
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  5. #5
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    Ma non esiste neanche alcun argomento ragionevole che induca a pensare che l'evoluzione vada ancora più avanti; anzi considerando le avverse caratteristiche ambientali, modificate malamente dall'homo sapiens sapiens, io direi che probabilmente e più facile che ci sia regressione se non estinzione.
    Come una partita a carte dove non esistono più regole, allora ognuno arraffa dal tavolo da gioco quello che può.
    Ricoprire i ghiacciai con chilometri di plastica bianca riflettente credo sia il massimo.
    Ultima modifica di crepuscolo; 20-07-2020 alle 15:54

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    Ma non esiste neanche alcun argomento ragionevole che induca a pensare che l'evoluzione vada ancora più avanti; anzi considerando le avverse caratteristiche ambientali, modificate malamente dall'homo sapiens sapiens, io direi che probabilmente e più facile che ci sia regressione se non estinzione.
    Come una partita a carte dove non esistono più regole, allora ognuno arraffa dal tavolo da gioco quello che può.
    Ricoprire i ghiacciai con chilometri di plastica bianca riflettente credo sia il massimo.
    L'evoluzione va avanti perchè è un meccanismo insito nella natura. Ti spaventi per la plastica bianca messa sui ghiacciai? La Terra ha vissuto periodi di surriscaldamento e di glaciazioni. Ed anche estinzioni di massa, per l'esplosione di supervulcani e perchè sono caduti dei meteoriti.
    Ma nessuno di questi episodi anche gravi ha mai portato a una regressione.
    Anzi, è proprio grazie a un meteorite se si sono sviluppati i mammiferi e si è arrivati all'homo.

    Quando brucia una foresta, dopo, la foresta rinasce più rigogliosa di prima.
    I vulcani distruggono interi ettari e oscurano il sole distruggendo ogni forma di vita...ma poi, su quelle ceneri, rinasce e prosegue la vita.
    C'è una intelligenza che muove l'evoluzione.

    Vabbè...su questo abbiamo idee diverse.
    Ma io mi baso sulla semplice osservazione di come sono andate le cose nel passato. Se guardiamo il tronco principale dell'evoluzione, mai nessuna sciagura anche catastrofica e planetaria ha mai causato l'arresto dell'evoluzione o una sua regressione. L'evoluzione è sempre andata avanti verso forme sempre più complesse.
    Tu dici che con l'homo si fermerà tutto?
    Io non credo. Potrà l'homo fare più danni di un meteorite che si abbatte sulla Terra? Non credo.
    Ultima modifica di xmanx; 20-07-2020 alle 16:29
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  7. #7
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    Si abbiamo idee diverse, ma non ha importanza. Io pongo l'attenzione al breve termine e tu vedi più lontano, a lunghissimo termine; detto egoisticamente a me interessa più il tempo in cui vivo e che conosco piuttosto che quello in cui non vivrò più come mi conosco.

  8. #8
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    Non volevo divagare. Il discorso sull'evoluzione l'ho fatto solo per inquadrare il discorso da un punto di vista fisico e fisiologico.

    Sei mai andato al cinema a vedere un film di paura?
    Hai mai osservato le tue reazioni?
    Quando guardi un film di paura, tu provi effettivamente paura. La tua parte razionale (natura superiore) NON riesce a governare la natura inferiore (che è quella che ti fa provare paura) e si immedesima totalmente con essa.
    Ma lo stesso vale per una commedia spiritosa. Il tuo cervello vede quelle immagini e tu provi davvero gioia e divertimento...sorridi.
    Oppure un film strappalacrime. Il tuo cervello percepisce quelle immagini - che pure non sono reali - e tu provi commozione e piangi.
    Cioè, a partire da una situazione NON reale (un film di paura, o divertente o strappalacrime) il tuo cervello reagisce con pensieri ed emozioni come se quelle scene fossero reali.

    Questo è esattamente ciò che accade nel - come dici tu - tempo che viviamo ora.
    E questo è esattamente ciò che non capisce Vito Mancuso.
    Vito Mancuso si pone delle domande a partire da ciò che percepisce il nostro cervello e si chiede "perchè noi proviamo angoscia, paura?".
    Noi proviamo angoscia e paura perchè il nostro cervello ci proietta davanti agli occhi un film fatto di cose "separate" che "nascono" e "muoiono".
    Il nostro cervello ci proietta costantemente davanti agli occhi un film in cui noi "desideriamo" cose esterne a noi e proviamo la "frustrazione" di non averle.
    E la nostra natura superiore NON è in grado di comprendere che ciò che vediamo davanti agli occhi è solo un film creato dalla natura inferiore del nostro cervello.
    Ci immedesimiamo totalmente col film che il nostro cervello ci proietta davanti agli occhi e non siamo in grado di comprendere che ciò che stiamo vedendo è solo un film creato dal nostro cervello.
    E' lo stesso meccanismo che viviamo quando andiamo al cinema.
    Al cinema, la realtà virtuale con la quale ci immedesimiamo sono le scene proiettate dalla pellicola.
    Nel tempo che viviamo ora, la realtà virtuale con la quale ci immedesimiamo è ciò che il nostro cervello ci presenta davanti agli occhi...perchè la nostra natura superiore non riesce a comprendere che ciò che il nostro cervello (la natura inferiore del nostro cervello) ci presenta davanti agli occhi è solo un film creato dal cervello stesso istante-per-istante. NON è la "realtà vera".

    Vito Mancuso cerca delle risposte all'interno del film che il nostro cervello ci mette davanti agli occhi.
    E non si è accorto che ciò che il nostro cervello ci mette davanti agli occhi è solo un film creato dal cervello stesso.
    Non è la realtà vera.
    Per rispondere alle domande di Mancuso occorre andare oltre il film che il nostro cervello crea e ci mette davanti agli occhi (un film dove le cose sono "separate". Dove le cose "nascono" e "muoiono" nello spazio-tempo).
    Finchè si rimane dentro al film creato dal nostro cervello e che il nostro cervello ci mette davanti agli occhi, le risposte SEGUONO la logica del film. Sono cioè risposte sbagliate.
    Per trovare le risposte occorre andare OLTRE al film creato dal nostro cervello e indagare la "realtà vera" per ciò che essa effettivamente è.

    E torniamo sempre alla stessa domanda, la domanda di Matrix: ma come...ciò che vedo coi miei occhi non è reale?
    No, non è reale. Sono solo impulsi elettromagnetici elaborati dal cervello (dalla natura inferiore del nostro cervello) e che il cervello usa per costruire un film...una realtà virtuale che il cervello ci mette davanti agli occhi istante-per-istante...che NON HA NULLA a che vedere con la realtà vera. E la nostra natura superiore si identifica totalmente con quel film e non riesce a capire che è solo un film.
    Finchè non si comprende questo e si rimane all'interno del film, ogni risposta sarà una risposta sbagliata.

    Vabbè...era solo per fare due chiacchiere.
    Ultima modifica di xmanx; 20-07-2020 alle 18:03
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  9. #9
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    Ben vengano le due chiacchiere. poi ci ritorniamo sopra perché ora ho gli uccellini che mi aspettano per l'uscita, in gabbia, giornaliera, al sole fino del tramonto, crepuscolo compreso.
    Comunque con l'affermazione di poter stare fuori del nostro esserci, lo sporgersi fuori rispetto al proprio essere, mi sembra che Mancuso voglia dire proprio di poter guardare se stessi esternamente, proprio come lo spettatore, e stesso, che guarda il film.
    Interessante per me anche il commento alla Genesi.
    A più tardi.

  10. #10
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    A proposito di Genesi...c'è il contributo di un altro autore che si avvicina ai concetti espressi da Mancuso.

    (M. Scott Peck, Psicologo e Psichiatra)

    Il dolore fa parte del nostro essere uomini e donne e lo è sempre stato fin dai tempi dell'Eden. Naturalmente la storia del Giardino dell'Eden è un mito. Ma come altri miti, anche questo è una incarnazione della verità. E tra le molte verità il mito del Giardino dell'Eden ci dice come noi umani abbiamo sviluppato l'autocoscienza.
    Quando abbiamo mangiato il pomo dall'albero della conoscenza del bene e del male siamo diventati coscienti e, in particolare, coscienti di noi stessi.
    Il mito dell'Eden ci racconta il passaggio evolutivo dalla scimmia all'homo sapiens. L'uomo è il primo essere vivente che acquisisce l'autocoscienza; e, con l'autocoscienza, diventa cosciente del proprio dolore.

    Quando fummo banditi dal Paradiso, fu per sempre. Non potremo mai tornare nell'Eden. Se ricordate la storia, la strada ci è sbarrata da cherubini e da una spada fiammeggiante.
    Non possiamo tornare indietro. Possiamo solo andare avanti.
    Tornare nell'Eden sarebbe come voler provare a tornare nell'utero materno, all'infanzia. Dato che non possiamo tornare nell'utero o all'infanzia, dobbiamo crescere. Possiamo solo andare avanti attraversando il deserto della vita, percorrendo dolorosamente un terreno arido e spoglio verso livelli di consapevolezza sempre più profondi.
    Si tratta di una verità estremamente importante perchè una gran quantità di psicopatologie umane, tra cui l'abuso di droghe, nasce dal tentativo di tornare nell'Eden.

    Ma non possiamo proprio tornare nell'Eden. Dobbiamo andare avanti attraverso il deserto.
    Ma il viaggio è arduo e l'autocoscienza provoca spesso dolore. E così la maggior parte della gente interrompe il viaggio appena può.
    Trova quel che all'apparenza è un luogo sicuro, si seppellisce nella sabbia e resta lì invece di continuare il viaggio attraverso il deserto impervio, con i suoi cactus, le spine e le rocce taglienti.
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  11. #11
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    In effetti la conoscenza del bene e del male, che in sostanza è l'autocoscienza, ci dà piena responsabilità nell'agire e quando scegliamo coscientemente di agire male in alternativa al bene che abbiamo in mente ci fa soffrire mentre nel caso contrario ne gioiamo.
    Quindi siamo noi il termometro di noi stessi, ed è anche vero, come hai riportato tu, che intrapresa quella strada non è più possibile tornare indietro.
    C'è però una cosa che io aggiungerei che gioca a vantaggio del doloroso viaggio attraverso il deserto impervio, con i suoi cactus e le rocce taglienti: il mistero della meta. Senza mistero io trovo solo la superbia della conoscenza; quindi per me credere in Dio è umiliarsi inginocchiandosi difronte all'ignoto.

  12. #12
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    Irrazionalità, razionalità, meta-razionalità ed intuito.


    Il temine irrazionalità indica qualcosa di non conforme alla ragione e quindi di irragionevole, segnala che si è deviato dal retto pensiero della ragione e si è finiti fuori strada.
    Meta-razionalità dice invece che tale sentiero della ragione lo si è percorso fino in fondo ed ora si è giunti più in là, proseguendo il cammino su di un terreno inesplorato dalla ragione, done essa può solo venire condotta, perché, com’è noto, “ la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo” ( Albert Schweitzer, Civiltà ed etica).
    Prima c’è la vita ed il sentimento della vita, poi viene il pensiero della vita che è la ragione.
    Sfortunata quindi quella vita che non si lasci vagliare e purificare dalla criticità della ragione ( perché sarebbe irrazionale e quindi dannosa per sé e per gli altri ); altrettanto sfortunata però quella vita che pretenda di basarsi solo sulla criticità della ragione ( perché sarebbe sterile e finirebbe nella meschinità che calcola tutto, anche i minuti concessi agli amici ).
    Non si tratta di essere irrazionali, ma neppure di essere razionalisti. Si tratta di comprendere che la vita viene prima della ragione, a che si dice anzitutto come cuore, passione, desiderio, generosità.
    La convinzioni che ci danno energia vitale per procedere nel cammino dell’esistenza non nascono come ragionamenti anche se poi rimandano al ragionamento.
    Come definirle?
    Intuizioni?
    Ma che cos’è l’intuito?
    E’ una forma di intelligenza che prescinde dalla ragione. Che viene prima della ragione.
    Mentre la ragione arriva sul far del crepuscolo ( ci sono pure io) e sistematizza quanto acquisito da altri, l’intuito si alza la mattina presto, si aggira che è ancora buio, pretende di vedere quando non c’è ancora luce.
    Naturalmente a causa di ciò talora vede quello che non c’è, e non vede quello che c’è, e di conseguenza va sempre vagliato dalla luce della ragione. Ma sarebbe un grande errore, per paura di sbagliare, frenare l’intuito.

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