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Discussione: Doppio legame e psicanalisi del comportamento umano

  1. #1
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Doppio legame e psicanalisi del comportamento umano

    La discussione aperta da Doxa sull'imitazione mi ha suggerito in base ai miei molti interessi, l'apertura di un nuovo thread, di carattere psicologico oltre che antropologico sul doppio legame... Una situazione in cui raramente ci troviamo invischiati .. anche in situazioni semplici della vita ... anche se non ce ne rendiamo conto ...ma possono soprattutto in età infantile e perseguìta in età adolescenziale portare a situazioni disastrose per la nostra salute intellettuale con conseguenze spesso drammatiche nell'ambito famigliare.

    I presupposti del comportamento umano nella comunicazione trovano nello studio della comunicazione umana, possono essere suddividere in tre settori: quello della
    sintassi, quello della semantica e quello della pragmatica.

    Il primo gruppo si interessa della codificazione, della capacità, del rumore e di altri
    problemi sintattici del linguaggio, mentre l'interesse fondamentale della semantica è il
    significato. Nessuna trasmissione di simboli avrebbe un senso se trasmettitore e ricevente
    non si fossero precedentemente accordati sul loro significato. La sintassi in fondo
    corrisponde alla logica matematica, la semantica alla filosofia, la pragmatica alla
    psicologia, ma i tre campi restano uniti.
    La pragmatica é lo studio degli effetti della comunicazione sul
    comportamento legati non solo alle parole, ma anche al linguaggio del corpo. La reazione del ricevente ha nel trasmettitore il corrispettivo e
    queste ipotesi hanno grandi affinità con la matematica.

    I greci pensavano che i numeri fossero grandezze reali. Poi in occidente cambiò il concetto,
    ma soprattutto fu importante l'introduzione nel XVI sec. da parte del matematico francese
    Francois Viète della numerazione mediante le lettere dell'alfabeto. Quindi si diede vita al
    concetto di variabile, nonché a quello di funzione come rapporto tra le variabili.

    È stimolante il parallelismo tra il concetto di funzione matematica e il riconoscimento di
    quello di relazione in psicologia. In realtà il sociologo britannico pioniere della cibernetica
    William Ross Ashby
    ha dimostrato, nella prima metà del XX sec., chela memoria non è
    qualcosa di obiettivo che si ha o non si ha: è un concetto a cui l'osservatore ricorre per
    colmare una lacuna, entrando a considerare gli effetti passati per riuscire a comprendere il
    presente.


    Se ad esempio un cane dentro casa corre a nascondersi in un angolo sentendo un
    rumore d'auto che passa in strada, per capire questo suo comportamento ci sarà utile sapere
    che recentemente aveva rischiato d'essere investito da un'auto. Sulla base di numerose
    prove ha dunque stabilito che una relazione è identica al concetto matematico di funzione,
    dove le prove rappresentano i segni per la comprensione di un nesso. Il neurologo e
    psicoanalista austriaco Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi, ed i suoi seguaci
    segnarono una grande traccia introducendo la teoria psicodinamica del comportamento
    umano: rendersi conto che un'informazione trasmessa indietro (il classico feedback) può
    garantire la stabilità e l'adattamento al cambiamento dell'ambiente, dà cui i successivi studi.

    Questa può essere considerata una premessa per comprendere il significato del fenomeno paradossale della comunicazione a doppio legame... nonché al doppio legame terapeutico


    Gil
    Ultima modifica di gillian; 15-02-2021 alle 11:19

  2. #2
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    Buon pomeriggio Gillian,

    il doppio legame mi evoca l'infedeltà coniugale i "pendolari" dell’amore.

    Avere due relazioni di coppia contemporaneamente corrisponde alla situazione del “doppio legame”: non si riesce a rinunciare alla prima relazione e non si riesce a fare a meno della seconda.

    Una mia amica virtuale da alcuni mesi ha la relazione “passionale” con un suo collega di lavoro ma rimane affettivamente legata al marito. L’amante è creativo, effervescente, divertente, mentre il marito è metodico, equilibrato, rassicurante, noioso, anche negli amplessi, che lei considera monotoni, ripetitivi, insoddisfacenti.

    Lei ha voglia di amare ed essere amata, di comunicare, di raccontare, di essere ascoltata. Si sente in credito verso la vita, perciò ha scelto un altro partner simpatico, accogliente, disponibile ad un rapporto di coppia rasserenante, gratificante. Ovviamente c'è stato il corteggiamento, l'intesa, la reciproca attrazione fisica. Per un po’ di tempo lei desiderò che lui l’abbracciasse e la baciasse, ma psicologicamente non riusciva a mettere insieme il desiderio e la persona. Poi ebbe la forza di “abbassare le difese”, iniziò la relazione clandestina ed il “doppio legame”, o legame parallelo: il marito come complemento, l’amante come simbolo soddisfacente del desiderio sessuale e reciproco amore.

    Per lei scegliere uno dei due è impossibile, ha bisogno di due partner per soddisfare più parti di sé e si divide tra amante e marito.

    Nelle relazioni simultanee il/la protagonista ha una dose di opportunismo: prende quanto di meglio i due partner possono dare.

    Amare, o credere di amare due persone contemporaneamente: una soddisfa il bisogno erotico-passionale, l’altra il bisogno di sicurezza. L’amore e la sessualità da una parte, l'affetto, la sicurezza, la solidarietà dall’altra.

    Ci sono persone che tradiscono usando la terza persona come “turbo” per risvegliare l’addormentata passione con il/la partner abituale.

    Anche se il coinvolgimento nel doppio legame dà ansia, stress, ricorso a continue bugie, non è facile uscire da tale situazione, perché l’interruzione di una delle due relazioni provoca sofferenza.

    Il cosiddetto “triangolo” gratifica, fa constatare il proprio potere seduttivo, ma è anche lacerante la divisione tra due partner che sono complementari ai propri bisogni erotico-affettivi.

    Comunque, di solito, la libido è più forte dei rimorsi. E “La felicità non ha volto ma spalle: per questo noi la vediamo solo quando se n’è andata” scrisse il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche.

    Quando svanisce la felicità derivante dal desiderio e dal piacere sessuale, la si contempla come un’ombra senza volto e la si rimpiange. Rimane la nostalgia.
    Ultima modifica di doxa; 15-02-2021 alle 14:36

  3. #3
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Lei aveva voglia di amare ed essere amata, di comunicare, di raccontare, di essere ascoltata.
    Ciao doxa, scusa se indago, ma questa tua amica virtuale non lo sapeva come fosse il marito? Infatti è buona prassi conoscersi per un po' prima di legarsi ad un uomo.
    A meno che anche il marito faccia il furbo ed approfitti quando la moglie va al lavoro.
    C'è un proverbio che dice: non è detto che la disavventura non porti un po' di gaudio.
    Oppure come si dice da me: il marito è un coglione....possibile non si accorga del comportamento della moglie?

  4. #4
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    Ciao Crep,

    dopo alcuni anni di matrimonio nella coppia manca la novità, c'è il déjà-vu, può subentrare la noia anziché il desiderio sessuale.

    Non basta "l'amore", anche questo col tempo si affievolisce.

    Nel passato la Chiesa lanciava anatemi contro i coniugi infedeli. Intimoriva col peccato mortale a restare insieme, anche contro voglia.

    Con la cosiddetta "rivoluzione sessuale" e la scoperta delle pillole antifecondative, per le donne tutto è più facile per una laison clandestina.

    Ci sono i telefoni cellulari come complici.
    Ultima modifica di doxa; 15-02-2021 alle 14:39

  5. #5
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Buon pomeriggio Gillian,

    il doppio legame mi evoca l'infedeltà coniugale i "pendolari" dell’amore.

    Avere due relazioni di coppia contemporaneamente corrisponde alla situazione del “doppio legame”: non si riesce a rinunciare alla prima relazione e non si riesce a fare a meno della seconda.

    Una mia amica virtuale da alcuni mesi ha la relazione “passionale” con un suo collega di lavoro ma rimane affettivamente legata al marito. L’amante è creativo, effervescente, divertente, mentre il marito è metodico, equilibrato, rassicurante, noioso, anche negli amplessi, che lei considera monotoni, ripetitivi, insoddisfacenti.

    Lei ha voglia di amare ed essere amata, di comunicare, di raccontare, di essere ascoltata. Si sente in credito verso la vita, perciò ha scelto un altro partner simpatico, accogliente, disponibile ad un rapporto di coppia rasserenante, gratificante. Ovviamente c'è stato il corteggiamento, l'intesa, la reciproca attrazione fisica. Per un po’ di tempo lei desiderò che lui l’abbracciasse e la baciasse, ma psicologicamente non riusciva a mettere insieme il desiderio e la persona. Poi ebbe la forza di “abbassare le difese”, iniziò la relazione clandestina ed il “doppio legame”, o legame parallelo: il marito come complemento, l’amante come simbolo soddisfacente del desiderio sessuale e reciproco amore.

    Per lei scegliere uno dei due è impossibile, ha bisogno di due partner per soddisfare più parti di sé e si divide tra amante e marito.

    Nelle relazioni simultanee il/la protagonista ha una dose di opportunismo: prende quanto di meglio i due partner possono dare.

    Amare, o credere di amare due persone contemporaneamente: una soddisfa il bisogno erotico-passionale, l’altra il bisogno di sicurezza. L’amore e la sessualità da una parte, l'affetto, la sicurezza, la solidarietà dall’altra.

    Ci sono persone che tradiscono usando la terza persona come “turbo” per risvegliare l’addormentata passione con il/la partner abituale.

    Anche se il coinvolgimento nel doppio legame dà ansia, stress, ricorso a continue bugie, non è facile uscire da tale situazione, perché l’interruzione di una delle due relazioni provoca sofferenza.

    Il cosiddetto “triangolo” gratifica, fa constatare il proprio potere seduttivo, ma è anche lacerante la divisione tra due partner che sono complementari ai propri bisogni erotico-affettivi.

    Comunque, di solito, la libido è più forte dei rimorsi. E “La felicità non ha volto ma spalle: per questo noi la vediamo solo quando se n’è andata” scrisse il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche.

    Quando svanisce la felicità derivante dal desiderio e dal piacere sessuale, la si contempla come un’ombra senza volto e la si rimpiange. Rimane la nostalgia.
    Doppio legame di coppia.

    Doxa! Ti ringrazio di questo tuo intervento che mi permette di rispolverare vecchi concetti!

    Il primo aspetto di una relazione di copia di cui tenere conto è certamente ciò che in etologia si definisce imprinting, ossia questa sorta di prima impressione che genera una forma di attaccamento a colui o colei che scegliamo come partner. Questo fenomeno, studiato da Lorenz e portato alla psicologia dello sviluppo per spiegare il legame madre-bambino, ci dice molto sulle fondamenta del rapporto fra innamorati.

    Spesso sentiamo dire "il mio fidanzato è simile a mio padre” oppure “la mia ragazza è completamente diversa da mia madre” e così via in situazioni varie e diverse. Questo ci fa comprendere come interagisce in noi una scelta. Questa scelta è filtrata dalle nostre esperienze con altri significati, dalle aspettative che nutriamo nei confronti dell’amore e del rapporto affettivo, dalle pregresse relazioni.

    Sicuramente un ruolo molto importante ma non per questo determinante, giocano i genitori e l’educazione sessuale e affettiva ricevuta.
    Molti di noi nell’avvicinarsi a qualcuno tendono ad escludere tutto ciò che ricorda uno dei genitori o magari la relazione di coppia vissuta attraverso i genitori in famiglia; altri invece per somiglianza e familiarità, sono attratti proprio dalle caratteristiche simili a quelle vissute in famiglia.

    Per cui l’imprinting è importante e può influenzare la nostra scelta futura del partner, tuttavia ci sono molti altri fattori in grado di modificare questa scelta, ad esempio le caratteristiche individuali e contestuali.

    Si evince dalla prima foto, come il piccolo protagonista viene portato a sé da una mano maschile che sta nell’ombra e rassicurato da una mano femminile posata sulla sua spalla. Mentre la seconda foto rappresenta l’attesa, la riflessione e l’indugio di due persone che si stanno scegliendo o forse che si sono già scelte e non sanno come relazionarsi l’una con l’altra.

    Il-padre-1[1] - Copia.jpg


    Identità-soffuse[1].jpg


    Il sé in relazione alla scelta.

    L’amore e la scelta derivano anche dai vissuti e da ciò che è stato interiorizzato. Non dobbiamo dimenticarci che siamo prima di tutto individui e che abbiamo prima la necessità di esplorare e comprendere ciò che abbiamo dentro per poi relazionarci al meglio con gli altri. Il rapporto con noi stessi è ciò che contraddistinguerà tutte le altre relazioni, da quelle amicali a quelle affettive.
    A volte non piacersi può costituire un blocco o una problematica a livello personale e interpersonale. Molte coppie nello stare insieme si rendono conto di non conoscersi nell’interazione poiché non conoscono se stessi. Inoltre una coppia definita “sana” non può crescere in tal senso se i singoli attori della relazione non riescono a comprendere ciò che vogliono e ciò che gli piace.

    Il rischio delle interazioni che nascono da un bisogno personale irrisolto è che la coppia possa diventare disfunzionale, ossia che possa compromettere il benessere dei singoli in funzione di obiettivi non condivisi e che miri a cambiare l’altro non a comprenderlo.

    Elemento centrale di questa foto è l’ambiguità del corpo rappresentato, ossia una donna dalle caratteristiche androgine, che meglio rappresenta l’universalità della condizione di consapevolezza e conoscenza del sé. Inoltre questa figura si abbraccia nella sua nudità, come a rappresentare il rapporto con se stessi e l’amore imprescindibile da ogni tipologia di relazione.

    Doppio legame, vampirismo affettivo e qualche strategia

    Il concetto di doppio legame nasce dallo psicologo Bateson, il quale studiando le relazioni familiari schizofreniche si rese conto che ciò che costituiva il rapporto tra genitore e figlio era un difetto di comunicazione derivante appunto da una discordanza fra contenuto della comunicazione e atteggiamento non verbale. Un esempio è quello della madre che chiede al figlio di abbracciarla con tono arrabbiato, inviando un duplice messaggio comunicativo e dunque creando un doppio legame. Allo stesso modo in una coppia disfunzionale esistono vari doppi legami che descrivono la quotidianità della coppia.
    La coppia disfunzionale è descrivibile tramite le seguenti caratteristiche:

    Auto sabotaggio, Bugie, Assenza di compromesso, Tendenza alla drammatizzazione dei problemi, Mantenimento dei problemi irrisolti, Dipendenza affettiva e vampirismo affettivo.

    Per comprendere se stiamo vivendo una relazione disfunzionale può essere utile porsi alcune domande e cercare di focalizzarle nella relazione. Ad esempio se stare con il partner provoca esaurimento emotivo oppure se ci ricarica; se stare con l’altro ci fa sentire capaci e colmi di autostima o al contrario svalutati e incapaci; valutare quanto ci si sente sicuri e apprezzati nella relazione e se l’altro ci accetta cosi come siamo oppure se chiede un nostro cambiamento necessario per stare insieme.

    La disfunzionalità può evolvere in vari modi, dai litigi continui alle percosse, alle violenze.

    Per questo è importante monitorare la propria relazione ed essere concentrati sul proprio stato di benessere personale, che resta il metro più affidabile per comprendere quando una situazione è giusta o meno per noi. Le ultime foto rappresentano la coppia disfunzionale e la dipendenza affettiva in due sfaccettature; nella prima i due amanti solo esplicitamente legati l’uno all’altra da catene spesse e l’uomo tira a sé la donna che rigidamente tenta di arretrare ma lascia comunque che il partner la abbracci.

    Nella foto successiva invece le due amanti rappresentate raccontano l’ambiguità e il non detto tipico delle relazioni disfunzionali, l’ombra dei loro volti è di due colori diversi e comunica due sensazioni di presenza e assenza nella coppia.

    Distanze-1[1] - Copia.jpg


    Doppio-legame-1[1].jpg

    La felicità non ha volto ma spalle: per questo noi la vediamo quando se n'è andata.
    Umano troppo umano
    Friedrich Nietzsche - Il maestro del sospetto....
    Ultima modifica di gillian; 15-02-2021 alle 15:53
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

  6. #6
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Cool Gil, Gio e il doppio legame terapeutico

    Una ragione per cui io e Gio siamo così legati (ma non a doppio legame!) è perché ci siamo aiutati l’un con l’altro a tutti i livelli, soprattutto a livello emozionale.

    Mi ricordo che eravamo ancora adolescenti, e Gio aveva una paura terribile … del mare, non ho mai capito come potesse essere nata in lui questa fobia … eppure era di Genova come me, ma d’estate non potevamo andare neanche a fare ai bagni insieme!

    E a me dispiaceva tanto, perché stare con lui era molto piacevole e mi aveva insegnato e spiegato tanto cose, anche strettamente personali … sapete tutte quei piccoli e grandi problemi in cui ci imbattiamo durante l’adolescenza…
    Decisi che dovevo fare qualcosa per aiutarlo:

    - Gio! …senti prova a fare una cosa, per te e un po’ anche per me…, prova a scendere la scalinata che ci porta allo stabilimento! conta i scalini che riesci a fare … appena ti accorgi che l’ansia incomincia ad attanagliarti, quando proprio senti che oltre non puoi andare … torniamo in dietro insieme ed andiamo a giocare a palla in giardino –
    - Gil! …non me la sento … non possiamo lasciar perdere … e provare un altro giorno? –
    - Ma perche?! … un giorno vale l’altro, e poi cosa ci rimetti … appena senti che ti sale l’angoscia e non puoi andare avanti … sospendiamo subito! Dai Gio proviamoci! -

    Gio fu all’inizio un po’ riluttante …poi decise di provare!

    Il primo giorno si bloccò proprio all’ingresso, il secondo incomincio a fare due scalini, il terzo 5 scalini…finché non riuscì a fare tutta la scalinata!

    Fu un gran giorno per lui aveva capito che gradualmente, come gli avevo prescritto, poteva piano piano vincere la paura … non vi dico quanto pazienza dovetti metterci per farlo arrivare alla spiaggia … e toccare l’acqua di mare, le piccole onde gli sembravano dei cavalloni giganti!

    Quell’anno Gio vinse la paura del mare ... andavano a giocare col canotto ed il materassino a prendere le onde … portandoci sempre più al largo e passammo una magnifica estate … al mare, conoscendo altri amici … ed amiche!

    Gio me ne fu riconoscente per tutta la vita! Questa prova aumentò la fiducia in sé stesso e nei sui mezzi e li sarebbe tornata utile per il resto della vita.
    Imparò che quando si ha paura di qualcosa … bastava affrontarla con piccoli step … senza dover per forza dover forzare tempi ed energia, ma avvicinarsi ai propri timori ed ai propri problemi con pazienza e gradualmente.

    Io più molto tardi, leggendo della pragmatica della comunicazione umana, compresi che avevo applicato involontaria mente quello che oggi viene chiamato doppio legame terapeutico.

    Io ero un po’ come il dottore che prescrive il sintomo al paziente…

    Ma perché doppio legame … perche sia io che Gio avevamo configurato una situazione senza via d’uscita, infatti Gio era ad un bivio … o affrontava le mie prescrizioni ed avrebbe avuto tutta la mia stima … solo per averci provato … se avesse rinunciato avrebbe perso la stima di se stesso … e forse anche la mia, temendo in più che io lo avrei potuto lasciarlo perdere … che sarei andato al mare senza di lui e che ben presto avrebbe potuto perdere un amico d’infanzia!


    photo_119395620_stormy-sea-view-near-coastline-at-evening-time-waves-splashed-drops-under-dark-d.jpg

    "La prescrizione del sintomo è un intervento paradossale utilizzato nell’ambito della psicoterapia strategica ed in generale delle terapie brevi.
    Contrariamente ai metodi utilizzati dalle terapie di stampo psicoanalitico o cognitivo, la terapia strategica è un tipo di psicoterapia in cui viene dato ampio spazio alla prescrizione di esperienze concrete che il paziente deve compiere al di fuori dello spazio terapeutico, tra una seduta e l’altra nel suo contesto di vita quotidiano.
    La prescrizione paradossale o, in termini clinici la prescrizione del sintomo, è una tecnica che consiste nella richiesta fatta dal terapeuta al paziente di mettere in atto il comportamento sintomatico di cui questi si vuole liberare, in altre parole gli viene richiesto di "mettere in pratica il sintomo".
    Le prescrizioni comportamentali, dirette, indirette o paradossali sono utilizzate in terapia allo scopo di produrre esperienze emozionali correttive, che vanno a sostituire o ad annullare i sintomi.
    Quando un terapeuta prescrive al paziente di "agire sul sintomo", questi ha due possibilità: o abbandona il comportamento sintomatico (e in questo modo contravviene alla prescrizione) oppure mette in atto volontariamente il sintomo, seguendo quanto indicato dallo psicoterapeuta.
    Nell’eventualità che il paziente segua la prescrizione priverà il sintomo dell’aspetto essenziale di spontaneità, mettendolo sotto il controllo cosciente, in grado di annullarne il valore sintomatico e tale da portare all’estinzione del sintomo.
    Se al contrario il paziente decide di non seguire la prescrizione (e quindi abbandona il sintomo), viene comunque raggiunto lo scopo della terapia ovvero quello di impedire che il sintomo continui a manifestarsi.
    Il paziente, attraverso la prescrizione del sintomo, si trova intrappolato in quello che viene definito doppio legame terapeutico che costringe il paziente, qualunque sia la sua scelta, al cambiamento.

    Nell’ambito di una psicoterapia la prescrizione del sintomo viene utilizzata per aggirare la cosiddetta “resistenza al cambiamento”, ovvero quel fattore che impedisce al paziente di abbandonare il sintomo e dare avvio al cambiamento.

    Attraverso le prescrizioni comportamentali, paradossali, dirette o indirette e altre tecniche derivanti dall’ipnosi ericksoniana, il terapeuta guida il paziente verso il superamento dei propri limiti e verso la ristrutturazione del suo sistema di credenze disfunzionali che hanno portato all’instaurarsi del sintomo.
    La psicoterapia breve strategica è una terapia improntata sul “far fare”, quindi all’azione. Nella pratica clinica insieme alle prescrizioni paradossali, sono molto utilizzate le prescrizioni dirette e le prescrizioni indirette, allo scopo di aggirare la resistenza al cambiamento del paziente e del suo sistema familiare.
    Prescrizioni dirette: questa tecnica prevede che il terapeuta dia indicazioni chiare al paziente riguardo a determinate azioni da compiere. Questo tipo di ingiunzioni comportamentali sono molto efficaci anche in una fase più avanzata della terapia, quando ad esempio il paziente deve consolidare e mantenere il cambiamento ottenuto.
    Prescrizioni indirette: si tratta di tutte quelle richieste comportamentali che mascherano il loro vero obiettivo. In questo tipo di prescrizioni il terapeuta prescrive al paziente di fare qualcosa che produrrà (anche) un effetto diverso da ciò che esplicitamente si attendeva.
    La prescrizione del sintomo è una tecnica psicologica molto complessa e variegata per questo, per comprenderne meglio il funzionamento, ne daremo di seguito alcuni esempi.

    Nell’ambito di un percorso di psicoterapia ad indirizzo strategico per il trattamento del disturbo ossessivo compulsivo, il terapeuta può predisporre un ingiunzione paradossale, prescrivendo al paziente il sintomo da lui lamentato e invitarlo a ripetere la stessa compulsione (per esempio lavarsi le mani) per un determinato numero di volte e in determinate circostanze preordinate e scandite dalle tempistiche indicate dal terapeuta.O ancora, nel caso di un paziente con insonnia cronica, il terapeuta potrebbe prescrivere al paziente di restare sveglio almeno 5 notti a settimana.
    La prescrizione di questi comportamenti apparentemente illogici e controproducenti per il senso comune, hanno invece l'effetto di dare all'individuo la possibilità di affrontare la situazione problematica da un punto di vista differente e portare così alla ristrutturazione della realtà.

    Va sottolineato che, malgrado alcune prescrizioni paradossali siano ad oggi degli interventi consolidati e molto utilizzati nella pratica clinica, la stragrande maggioranza delle intenzioni paradossali, pur seguendo un preciso impianto metodologico, sono frutto della creatività personale del terapeuta, capace di creare paradossi tagliati su misura per la situazione e per il paziente, tenendo conto dei suoi canali comunicativi e del suo linguaggio specifico."




    https://www.xing.com/communities/pos...ame-1004896412


    Gil
    Ultima modifica di gillian; 17-02-2021 alle 09:39
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

  7. #7
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Pragmatica della comunicazione umana. Utilità di questa prospettiva nel counseling e nella crescita personale.



    La pragmatica della comunicazione umana si occupa degli effetti della comunicazione sui parlanti, ovvero dell’influenza che questa esercita sul loro comportamento.

    Watzlawick utilizzando il concetto di relazione in senso matematico inteso come funzione di… postula che la consapevolezza che l’uomo ha di se stesso è sostanzialmente una consapevolezza delle relazioni in cui si trova implicato. Il centro della pragmatica diventa dunque lo scambio di informazione, che avviene durante queste relazioni e così entra in gioco anche il concetto di feedback verso l’emittente di un pacchetto di informazione relativo allo stato del ricevente dopo che ha ascoltato il messaggio dell’emittente, in questo modo possiamo costruire un sistema interattivo in grado di regolarsi da solo e di adattarsi al cambiamento, come la teoria cibernetica ha dimostrato.

    Un sistema interattivo è quindi costituito da due o più comunicanti impegnati nel processo di definire la natura della loro relazione. Ma quando definiamo un sistema, dobbiamo anche definire il suo ambiente, ovvero il contesto nel quale il sistema si forma. Ovviamente non risulta possibile delineare un confine netto tra sistema ed ambiente, dato che esso è parte integrante del sistema diventandone un’altra variabile.

    (Le sedute di terapia non coinvolgono mai solo il “paziente”, ma tutta la famiglia, poiché il problema è a livello sistemico, mentre il comportamento deviante di un membro della famiglia non è altro che l’unico esisto possibile di un contesto comunicativo non sano).
    Non è dunque possibile isolare una variabile e studiarla isolatamente, poiché il sistema risulterebbe deformato in modo tale da non essere più lo stesso sistema.

    In altre parole la comunicazione, in quanto sistema, va considerata a livello transazionale, un individuo non produce comunicazione ma vi partecipa e diventa parte di essa in quel determinato contesto.

    La retroazione può essere sia positiva che negativa: nel primo caso, essa causerà cambiamento, nel secondo caso, essa aiuterà il mantenimento dello status quo.

    La ridondanza , ripetizione negli schemi comportamentali che osserviamo durante l’interazione, contribuisce a mantenere l’equilibrio del sistema, una volta raggiunto, ovvero quando i parlanti si sono in qualche modo accordati nel tempo sulla natura della loro relazione, emerge la regola.
    La comparazione proposta da Watzlawick tra interazione umana ed omeostato è esemplare. Il meccanismo di ricalibrazione permette invece di affrontare il cambiamento attraverso, appunto, una ricalibrazione dei parametri del sistema (da ricordare l’esempio del termostato).

    Ricalibrare il sistema significa ridefinire le regole della relazione, accordandosi su una nuova definizione della natura della relazione stessa, ma per far questo il sistema deve essere disposto (a cambiare la temperatura del termostato ) e per farlo bisogna essere disposti a fare un salto di livello che per anologia con la teoria dei tipi logici, vuol dire salire di livello nella scala del linguaggio e metacomunicare su quello di inferiore (linguaggio oggetto).

    Quando parliamo sulla comunicazione, quando usiamo un linguaggio che ha come oggetto le ridondanze pragmatiche della interazione comunicativa, al fine di ridefinirle, stiamo metacomunicando: comunichiamo sulla comunicazione. Metacomunicare per ridefinire le regole dall’interno del sistema, è, avverte Watzlawick, nelle situazioni reali, molto difficile perché mancano consapevolezza e intenzione, nonché è con lo stesso linguaggio che si dovrebbe metacomunicare e questo lo rende, già di per sé, passibile di interpretazioni soggettive nel sistema dei soggetti implicati nella transazione.

    Dall’analisi dei suoi modelli Watzlawick arriva alla conclusione che un cambiamento può verificarsi soltanto uscendo fuori dal modello. Questo è, per la scuola di Paolo Alto, il paradigma dell’intervento terapeutico, il quale non può prescindere dagli assiomi della comunicazione che sono stati osservati e desunti pragmaticamente dai casi analizzati, facenti parte di sistemi interattivi e aperti dalle proprietà definite.

    Gli assiomi della comunicazione

    Primo assioma: è impossibile non comunicare.

    Non possiamo non comportarci. In ogni caso, abbiamo sempre un comportamento. Seppur comunichiamo di non voler comunicare, anche solo col comportamento stiamo trasmettendo un messaggio, una serie di messaggi scambiati fra persone è una interazione che genera comunque conseguenze pragmatiche.

    Secondo assioma: livello di contenuto e livello di relazione.

    Dato il primo assioma, dentro un messaggio esiste quindi sia una componente di informazione (l’aspetto di notizia), sia una componente di comando “ecco come mi vedo… ecco come ti vedo… ecco come ti vedo che mi vedi” che può essere.

    Confermato: il rispondente conferma all’emittente la versione che questo ha dato di sé, ne conferma la realtà.
    Rifiutato: il rispondente rifiuta l’immagine proposta dall’emittente. Questo rifiuto presuppone riconoscimento, e quindi, sebbene sia in disaccordo con l’emittente, ne conferma la realtà.
    Disconfermato: in questo caso l’emittente non viene preso in considerazione dal ricevente, negandone la realtà. Questa ultima possibilità comporta per l’emittente il fenomeno della “perdita del Sé”, ovvero l’alienazione.

    Per la pragmatica della comunicazione, il disaccordo a livello di relazione è più importante, per le sue implicazioni, di quello a livello di contenuto.
    Il problema consiste allora nel definire la relazione che intercorre tra l’aspetto di comando e quello di notizia del messaggio. Quindi, ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione.

    Terzo assioma: la punteggiatura della sequenza di eventi.

    L’osservatore esterno considera una serie di comunicazioni come una sequenza ininterrotta di scambi. Tuttavia chi partecipa all’interazione, ed è quindi calato nella comunicazione, legge lo scambio e reagisce ad esso secondo quella che Bateson chiama la propria “mappa del mondo” ogni parlante vede il proprio comportamento come causato dal comportamento dell’altro, e mai come causa della reazione dell’altro, e viceversa. E’ evidente che il problema della punteggiatura è risolvibile solo a livello di metacomunicazione, cioè ad un livello in cui si parla della relazione, e non dei contenuti degli scambi comunicativi.

    Quarto assioma: comunicazione numerica ed analogica.

    Nella comunicazione umana si hanno due possibilità di far riferimento agli oggetti:
    in modo numerico, attraverso un’assegnazione simbolica, significante (codificato diversamente per convenzione nelle varie lingue) con una sintassi logica assai complessa e di estrema efficacia (tavolo);
    in modo analogico, attraverso una rappresentazione, dove c’è qualcosa di specificamente “simile alla cosa” (tavolo), significato, che ha una valenza semantica ma non ha nessuna sintassi adeguata. Possiamo infatti capire il significato delle parole attraverso l’uso sia del linguaggio dei segni che dei “movimenti di intenzione” che il parlante usa includendo: posizioni del corpo, gesti, espressioni del viso, inflessioni della voce, sequenza e ritmo delle parole e il contesto in cui avviene la comunicazione.

    L’uomo è l’unico essere vivente ad usare sia il modulo analogico che quello numerico per comunicare con i suoi simili.

    Il modulo numerico è dunque quello più adatto a veicolare il contenuto, l’aspetto di notizia, mentre il modulo analogico è quello più idoneo a veicolare la definizione della relazione.
    L’uomo ha quindi la necessità di combinare i due moduli, compiendo continue traduzioni dall’uno all’altro, ecco allora che parlare sulla relazione è difficile, a causa dello sforzo di traduzione dal modulo analogico a quello numerico necessario a negoziare la relazione stessa (in sostanza, metacomunicare)

    Quinto assioma: interazione simmetrica e complementare.

    Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza. Nel primo caso, un parlante tende a rispecchiare il comportamento dell’altro, creando un’interazione simmetrica, dove è sempre presente il rischio della competitività (escalation) ma anche la sana possibilità di accettarsi a vicenda in una conferma reciproca dei rispettivi sé. Nel secondo caso, il comportamento di un parlante completa quello dell’altro.
    In quest’ultimo caso, un partner assume una posizione primaria, detta one-up, superiore; mentre l’altro partner completa per così dire la configurazione assumendo una posizione one-down, ovvero inferiore, anche in questo caso ci può essere una sana conferma positiva dell’altro, nella patologia questa transazione tende spesso a disconfermare l’altro piuttosto che a rifiutarlo come nel caso della “folie a deux” che ricorda il contratto tacito che più in là l’analisi transazionale definirà, nel triangolo drammatico, come il rapporto tra la vittima e il suo carnefice: chi è il folle? A entrambe le categorie non vanno dunque attribuiti giudizi di valore dato che in una comunicazione “sana” è necessario mettersi in relazione in certe situazioni in modo simmetrico e in altre in modo complementare.

    Proprietà dei sistemi aperti: interattivi.


    Le proprietà di un sistema aperto sono tre:

    Totalità

    Questa proprietà implica che ogni parte del sistema sia in rapporto con il tutto: una modificazione del sistema influisce sulla parte, così come una modificazione della parte influisce sul tutto. Il sistema è un tutto inscindibile, non la semplice somma del contributo parziale di ogni parte. Le sequenze di comunicazione sono dunque reciprocamente inscindibili, e l’interazione è non-sommativa.

    Retroazione

    E’ il fenomeno che lega insieme le parti e permette l’emergenza del sistema. L’avvento della teoria della comunicazione ha concentrato l’attenzione sullo scambio di informazioni, e quello della cibernetica sul meccanismo di retroazione. Abbiamo dunque la possibilità di adottare uno schema causale circolare, adatto a rappresentare le interazioni in un sistema aperto.

    Equifinalità

    I risultati a livello di sistema non sono predicibili conoscendo semplicemente le condizioni iniziali del sistema.
    Watzlawick suggerisce che siano i parametri del sistema a giocare un ruolo fondamentale nel definire lo stato di equilibrio del sistema, e non tanto le sue condizioni iniziali. Il sistema è allora la migliore spiegazione di se stesso, e lo studio della sua organizzazione attuale è la metodologia più appropriata.

    I sistemi aperti diventano Interattivi quando sono importanti per entrambe le parti e dilunga durata. Queste condizioni stabilizzano il sistema in sequenze di comunicazione stabili (famiglia, gruppo di pari, ecc…) dove le ridondanze (regole di relazione) sono molto più significative di quelle che potremmo trovare analizzando incontri casuali tra estranei.

    La pragmatica nel counseling


    A mio avviso, considerare il modello pragmatico nel counseling ci permette di autorizzarlo ad essere, poiché spostando l’attenzione sulla comunicazione, traccia la linea di confine tra questo e il modello psicanalitico.

    Nel counseling, infatti, come per la scuola di Palo Alto, non si ricercano significati simbolici, né cause nel passato o motivazioni, ma modelli per capire qui-ed-ora quello che sta succedendo nell’interazione. Il metodo pragmatico ha l’obiettivo di determinare, rilevare e possibilmente risolvere problemi comunicativi, che non sono solo appannaggio si psicologi e psichiatri ma di tutti coloro che svolgono delle professioni d’aiuto.

    Ecco che allora diventa essenziale analizzare gli effetti, piuttosto che ricercare le cause di un comportamento. Diventa centrale capire a quale scopo viene adottato un comportamento, piuttosto che chiederci il perché dello stesso comportamento. Determinati comportamenti possono infatti essere inspiegabili se analizziamo il soggetto come singolo, ma acquistano immediatamente senso se collocati all’interno di un contesto più ampio in cui il soggetto normalmente vive (per esempio quello scolastico).

    Il concetto di causalità che coinvolge i comunicanti essendo, come già detto, circolare, pone il counselor all’interno del processo stesso, non gli è quindi possibile, per definizione, esimersi dal transfert e controtransfert. Nella relazione si mette in gioco, con vigile consapevolezza della reciproca influenza (Empatia Matura), un rapporto “umano”, caratterizzato dall’incontro di persone reali nel ‘qui e ora’, che sperimentano, tanto più nel modello olistico COREM (COmunicazione, Relazione, EMozione), i livelli possibili dell’esperienza: cognitivo-verbale, sensi, emozioni, sensazioni corporee, immagini. Il controtransfert non è più unicamente una risposta all’investimento affettivo del paziente ma parte integrante delle dinamiche relazionali che si attivano e le transazioni tra counselor e cliente diventano un percorso comune dove condividere e costruire la storia della loro relazione in un viaggio verso il cambiamento che li coinvolge entrambe.

    La pragmatica nella crescita personale


    Il modello pragmatico è ovviamente utile per comprendere gli “errori” di comunicazione che si commettono nelle relazioni anche se poi dall’interno del sistema, come si è già ampiamente sostenuto, parlare sulla relazione è difficile, a causa dello sforzo di traduzione necessario a negoziare la relazione stessa, per cui per risolvere il problema servirebbe, appunto, un facilitatore o traduttore. La prospettiva cambia se si considera la persona, come a mio avviso suggerisce il modello COREM, come un sistema interattivo aperto ( il più a lunga durata che esista per ogni singolo individuo) dove coesistono vari sé con diversi bisogni che in diversi contesti, facenti parte di più ampi sistemi, si esprimo in relazioni con altri sistemi persona cercando di soddisfare i propri bisogni.

    Questi sé hanno bisogno di comunicare nel qui e ora per decidere il comportamento più consono da utilizzare nel rispetto di tutti i vari componenti del sistema persona di cui sono le variabili e per far questo, come già suggeriva Vygotskij, essi usano il linguaggio. L’unità di analisi della transazione pragmatica, diventa dunque intrapersonale e la crescita personale consiste nell’apertura ad un “pluralismo metodologico” (Voice Dialogue, Analisi Transazionale, Ellis con le sue credenze, Eneagramma e gli strumenti stessi che offre il modello pragmatico) che faciliti questo dialogo.


    Permane sempre il problema della traduzione necessaria per la negoziazione.
    Il modello COREM presuppone lo sviluppo di un centro di coscienza, il risveglio del maestro nella metafora della carrozza di Gurdjeff, supportato da una “visione lucida”, che sia capace, superando la difficoltà di essere esso stesso parte del tutto, di diventare counselor di se stesso. E che, ancora pluralisticamente, sappia utilizzare tutte quelle tecniche di meditazione olistiche, appropriate ed efficaci per lo specifico, unico e meraviglioso sistema che ognuno di noi è, rendendoci capaci di scegliere e ancor più di essere.

    N.B. vedi anche Change: http://www.corem.unisi.it/bibliograf...oni/change.pdf


    https://www.simonadalloca.it/pragmat...modello-corem/
    Ultima modifica di gillian; 20-02-2021 alle 06:57
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

  8. #8
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Cool Ridefinizione della realtà

    Quel giorno Gil aveva un appuntamento da Gio, davanti a casa sua.

    Lo trovai afflitto e stanco!

    - Che cosa è successo!...." esclamò Gil
    - Ieri ... mio padre mi ha ordinato di verniciare la palizzata davanti a casa nostra, ormai un po' malandata, di colore verde! - replicò Gio distrutto dalla fatica.
    - Beh! Un po' di lavoro fisico ... non fa mica male! ... anch'io dovrei verniciare la mia palizzata e pensavo di farla verde come la tua... anzi ti è avanzato un po' di vernice?...così la faccio uguale alla tua!... Però ti vedo molto afflitto ... non penso che sia solo per la stanchezza! -
    - infatti non è solo per questo! ...non ne avevo tanta voglia ... e quando ho incominciato si sono avvicinati i ragazzi del vicinato che stavano andando a giocare a palla ... -
    - Che fai Gio! Ti sei messo a lavorare finalmente! - ridacchiarono gli amici....



    Io speravo che mi dessero una mano, così sarei andato a giocare a palla con loro!...
    Gio scrollando le spalle e sbuffando rispose che quel giorno non avrebbe potuto andare con loro....
    Gli amici lo accomiatarono deridendolo:

    -Buon divertimento Gio!.. se la fai bene potresti colorare anche le nostre! -

    Gil stette un attimo pensieroso e poi, gli poggiò una mano sulla spalla e disse:

    - domani pomeriggio alle 3 , quando i nostri amici si danno l'appuntamento e vanno a giocare a palla ... vernicerò la mia palizzata ....dammi la vernice verde che ti è rimasta, mi sembra sufficiente... e poi vieni a trovarmi ... tu non devi fare niente! anzi mettititi un po' distante da me e stai a vedere come si fa! -

    Il giorno dopo alle 15 puntualmente Gio ... fece come gli aveva detto il vecchio amico Gil ... curioso di saprere che cosa aveva in mente di fare!....

    Gil stava incominciando a verniciare la sua palizzata ... e fischiettava gioioso!
    Immancabilmente arrivarono gli amici che andavano a giocare a palla.


    - Gil! anche tu a lavorare! ieri abbiamo visto Gio! ed era verde come la palizzata! - risero in coro!.
    - Lavorare! - replicò Gil stupito....
    - ma questo non è lavoro! è divertimento puro! Io mi diverto un sacco a verniciare e non cederei questo lavoro a nessuno! ...è troppo divertente!
    Gli amici si guardarono tra di loro...stupiti!
    - mi fai provare un attimo! - disse uno di loro!
    - si! ma poi restituiscimi il pennello ... mi togli tutto il divertimento! -


    Successe una cosa incredibile ... ma non per Gil ... tutti volevano provare!!! ... ed anzi mi chiesero se potevano darmi una mano ...qualcuno, mancando i pennelli, corse a casa a prendere il suo! ... ed in men che non si dica la palizzata era tutta verniciata di verde!

    - Bene ! - disse Gil - mi avete tolto un po' di divertimento ... ma ora ci laviamo le mani ed andiamo tutti a giocare a palla! -

    Gil, che era un po' psicologo di natura ... aveva applicato quello che in pragmatica delle cominicazione umana , viene postulato come "redifinizione della reltà" o ridimensionamento della stessa ... Gil aveva ridefinito la situazione, metacomunicando agli amici una situazione diversa ... e ribaltando la stessa a suo favore!:

    palizzata.jpg
    Ultima modifica di gillian; 20-02-2021 alle 08:45
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

  9. #9
    Opinionista L'avatar di gillian
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    .................................................. .......ATTENTION!.................................................. .


    Mi permetto di farvi notare di aver creato un nuovo gioco........."L'angolo dei giochi on-line"............ e messo nella sezione GIOCHI ... lo vedete come spostato: ma basta cliccare su di esso e vi ci porta: come primo gioco è il riconoscimento di un particolare oggetto che ho scattato in casa mia .. immagine presa volutamente in manierea poco chiara ed a volte anche distorta, confusa o sfuocata ... per rendere il riconoscimento più difficile ... mi piacerebbe sapere se vi piace ... o se devo lasciare perdere!

    Grazie!


    Gil
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

  10. #10
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Cool Change - Cambiamento

    Spesso utilizziamo il cambiamento (change) anche quando meno ce ne accorgiamo ... quella capacità di rimodellare la realtà a nostra convenieneza ...si chiama in termini tecnici metacomunicare sul problema, passando ad un livello più alto di comunicazione, ridefinendo la situazione in modo diverso!

    Ero da poco uscito dall'ospedale ... e mi ero accorto che pur avendo un'assicurazione sulle malattie ed i ricoveri, mi ero dimenticato di mandare una raccomandata all'assicurazione.

    Decisi perciò di rescindere il contratto...sapendo che in futuro poteva succedere la stessa cosa.

    Telefonai all'assicurazione per comunicare la mia disdetta prima di inviare la raccomandata ufficiale!

    Quando si sta male... pensi a dell'altro ed in quel particolare momento ...mi era proprio sfuggito.


    - Pronto! ...assicurazione Quisisana? -
    - Sì - rispose l'addetto.
    - Mi scusi! Ma mi è successa questa cosa (spiegando la situazione) ... e avrei quindi deciso di rescindere il contratto -


    l'nterlocutere disse di aspettare un attimo per cercare la mia pratica ....

    - No! non è possible lei è assicurato fino a Febbraio dell'anno prossimo ... non le rimane che aspettare Gennaio dell'anno prossimo per mandare la comunicazione di disdetta! - rispose asciutto l'impiegato
    - ma siamo a Marzo ... e nel frattempo devo pagare tutto l'anno! - chiesi un po' alterato.
    - naturalmente! - esclamò seccamente l'assicuratore....
    - ah! va beh! pazienza ... apetterò ...sa, sono sono stato ricoverato per calcoli renali ...ma questi maledetti non se ne sono ancora andati nonostante tutte le cure ... ma quando mi viene una colica non capisco più niente ed allora ... come è successo questa volta , mi dimentico ..e poi le coliche sono immediate ... dolorosissime ... ora stanno pensando o di bombardarmelo con gli ultrasuoni o di venirmelo a prendere con una pinza speciale ... se dovesse darmi ancora fastidio!. Di queste coliche ne ho sempre sofferto ... me ne viene un anno sì e l'altro pure... -
    - attenda un attimo! che parlo col mio capo! ... - mi interruppe....

    Dopo alcuni secondi di attesa...mi risponde al telefono la stessa persona con cui avevo parlato.

    - Guardi! il dirigente mi ha detto che si poteva fare ... ero mal informato ..può considerare il suo contratto rescisso! ... a giorni le verrà recapitato l'atto di rescissione...scusi per l'errore! -
    - Ma si figuri!... mi ha tolto da un bell'impiccio! - commentai con una punta di velato sarcasmo!


    Seguirono poi i soliti convenevoli di commiato.

    Naturalmente era tutto falso! ...il ricovero c'era stato per un Hospital day di controllo! ... ma il resto era tutto inventato!

    Ecco un'esempio di riconfigurazione della situazione ... il cambiamento era avvenuto con poche parole ben dette!





    Gil
    Ultima modifica di gillian; 25-02-2021 alle 15:38
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

  11. #11
    Opinionista L'avatar di gillian
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    E' successo proprio ieri.

    Ero andato a giocare a tennis ... ma poco dopo, con uno scatto troppo brusco, il polpaccio destro si è stirato ... almeno credo ...devo fare l'ecografia per eventuali trattamenti mirati al problema.

    Avendo già prenotato l'ora per il martedì ho chiesto al mio compagno se voleva annullare l'ora .... o trovare un compagno per sostituirmi ... in attesa della mia guarigione.

    In quel mentre un altro mio ex compagno di tennis, Andrea, si stava cambiando dopo aver finito la sua ora.

    - andiamo Roberto ... ti faccio conoscere Andrea con cui ho già giocato ...chissà se è libero per giocare con te martedì! -

    finite le presentazioni ognuno si è preso il numero di cellulare dell'altro ... è sempre bene in caso di defaillance di uno dei due.

    - Adrea! insegna un po' al mio amico Roberto come si gioca a tennis! -

    questi con mia sorpresa replicò

    - io non insegno niente a nessuno ... io sono modesto! -

    e continuava a replicare nel discorso questo concetto -ah! io sono modesto -

    Mi sono improvvisamente ricordato della firma che io metto sempre nel forum ... che ho appreso dalla pragmatica come esempio di comunicazione contradditoria ... anzi
    che ho preso dalla pragmatica come esempio di comunicazione paradossale ... perchè anche se il commento era giocoso, Andrea è una tipo scanzonato ... a cui piace scherzare, consciamente od incosciamente aveva mandato il messaggio: "sono modesto e me ne vanto!".

    Nel caso di Andrea, conoscendolo , posso dire che lui era conscio del messaggio che inviava e stava metacomunicando che pur sapendo che stava sentenziando in maniera paradossale era come se dicesse "so che che quello che sto comunicando è una antinomia ... pur tuttavia consciamente lo uso per divertimento ... e non per falsa modestia!

    Morale di tutto questo discorso:

    qualche volta, nella nostra comunicazione quotidiana, usiamo queste antinomie o comunicazioni paradossali ... dove magari anche l'espressione del volto è in contraddizione con quello che dico ...

    Ebbene! L'uomo non solo ha la capacità di pensare e di conseguenza di comunicare il suo pensiero ... ma anche di essere in contraddizione con se stesso, nella stessa frase od espressione verbale ... quelli che sono bravi nel comprendere tale discrepanza, sono in grado di commentarla e farla presente all'interlocutore ... e fin qui tutto bene ... i problemi nascono quando chi si esprime, in cotal guisa, è un parente stretto ... che ha il vantaggio di essere più anziano ed aver maggiore influenza ... come un padre/madre con figlio/figlia ... e la persona che riceve un comando imperativo non ha la possibilità di metacomunicare ... allora possono nascere gravi incomprensioni ... e portare anche a forme patologiche ... un figlio per esempio che si trova ripetutamente in questa posizione potrebbe avere dei gravi problemi psicologici ... i libri di psichiatria ne sono pieni!

    Mi viene in mente anche il forum quando si scrive una cosa e si mette una emojii che è in contraddizione con quello che si è scritto ... ma in questo ambito non possono nascere patologie .... infatti siamo già tutti un po' patologici ... parlo sopratutto di me che mi parlo e mi rispondo!

    Ma gli amministratori non lo vogliono ... e chiamano fake il mio amico immaginario con cui avevo molti interessi in comune e facevo finta di non andare daccordo .... ma poi mi perdonava sempre!
    Ultima modifica di gillian; 20-03-2021 alle 12:26

  12. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da gillian Visualizza Messaggio
    E' successo proprio ieri.

    Ero andato a giocare a tennis ... ma poco dopo, con uno scatto troppo brusco, il polpaccio destro si è stirato ... almeno credo ...devo fare l'ecografia per eventuali trattamenti mirati al problema.

    Avendo già prenotato l'ora per il martedì ho chiesto al mio compagno se voleva annullare l'ora .... o trovare un compagno per sostituirmi ... in attesa della mia guarigione.

    In quel mentre un altro mio ex compagno di tennis, Andrea, si stava cambiando dopo aver finito la sua ora.

    - andiamo Roberto ... ti faccio conoscere Andrea con cui ho già giocato ...chissà se è libero per giocare con te martedì! -

    finite le presentazioni ognuno si è preso il numero di cellulare dell'altro ... è sempre bene in caso di defaillance di uno dei due.

    - Adrea! insegna un po' al mio amico Roberto come si gioca a tennis! -

    questi con mia sorpresa replicò

    - io non insegno niente a nessuno ... io sono modesto! -

    e continuava a replicare nel discorso questo concetto -ah! io sono modesto -

    Mi sono improvvisamente ricordato della firma che io metto sempre nel forum ... che ho appreso dalla pragmatica come esempio di comunicazione contradditoria ... anzi
    che ho preso dalla pragmatica come esempio di comunicazione paradossale ... perchè anche se il commento era giocoso, Andrea è una tipo scanzonato ... a cui piace scherzare, consciamente od incosciamente aveva mandato il messaggio: "sono modesto e me ne vanto!".

    Nel caso di Andrea, conoscendolo , posso dire che lui era conscio del messaggio che inviava e stava metacomunicando che pur sapendo che stava sentenziando in maniera paradossale era come se dicesse "so che che quello che sto comunicando è una antinomia ... pur tuttavia consciamente lo uso per divertimento ... e non per falsa modestia!

    Morale di tutto questo discorso:

    qualche volta, nella nostra comunicazione quotidiana, usiamo queste antinomie o comunicazioni paradossali ... dove magari anche l'espressione del volto è in contraddizione con quello che dico ...

    Ebbene! L'uomo non solo ha la capacità di pensare e di conseguenza di comunicare il suo pensiero ... ma anche di essere in contraddizione con se stesso, nella stessa frase od espressione verbale ... quelli che sono bravi nel comprendere tale discrepanza, sono in grado di commentarla e farla presente all'interlocutore ... e fin qui tutto bene ... i problemi nascono quando chi si esprime, in cotal guisa, è un parente stretto ... che ha il vantaggio di essere più anziano ed aver maggiore influenza ... come un padre/madre con figlio/figlia ... e la persona che riceve un comando imperativo non ha la possibilità di metacomunicare ... allora possono nascere gravi incomprensioni ... e portare anche a forme patologiche ... un figlio per esempio che si trova ripetutamente in questa posizione potrebbe avere dei gravi problemi psicologici ... i libri di psichiatria ne sono pieni!

    Mi viene in mente anche il forum quando si scrive una cosa e si mette una emojii che è in contraddizione con quello che si è scritto ... ma in questo ambito non possono nascere patologie .... infatti siamo già tutti un po' patologici ... parlo sopratutto di me che mi parlo e mi rispondo!

    Ma gli amministratori non lo vogliono ... e chiamano fake il mio amico immaginario con cui avevo molti interessi in comune e facevo finta di non andare daccordo .... ma poi mi perdonava sempre!
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    Gil

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