Gesù è entrato nella sua missione ricevendo il battesimo di Giovanni. E’ un dato di primaria importanza (Atti 1,22; 10,37; 13,24) che è stato sempre inseparabile dall’annuncio di Gesù e che costituisce, per tutti i vangeli, il punto di partenza dell’azione di Gesù.
E’ anche, per gli storici ed i critici di ogni tendenza, un fatto incontestabile, uno dei punti dell’esistenza di Gesù sul quale il dubbio è impossibile.

I discepoli di Gesù erano troppo convinti della superiorità del loro Maestro per osare anche di immaginare che lui si inchinasse davanti a Giovanni per ricevere il suo battesimo. Bisognava che il fatto fosse pubblico ed al di sopra di ogni discussione perché ne parlassero con questa libertà, perché la loro reazione naturale era evidentemente quella che Matteo 3,14 mette sulla bocca di Giovanni: “ Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me? ”.
Si percepisce, del resto, attraverso i vangeli e gli Atti degli Apostoli, che una certa rivalità tra i due gruppi di discepoli, sensibile quando Gesù e Giovanni erano ancora in vita (Giov. 3,22-30; 4,1-3), si è prolungata talvolta per anni dopo la resurrezione di Gesù e l’espansione della fede cristiana (Atti 18,25; 19,3-5).
E’ abbastanza strano constatare che al momento in cui fonda la chiesa di Efeso, Paolo trova sul posto i discepoli di Giovanni.
Il messaggio del Battista era capace di arrivare ai cuori anche in terra pagana.

Se il fatto stesso del battesimo è certo, è molto più difficile sapere che cosa fu questo avvenimento per Gesù e per coloro che erano presenti.
I quattro vangeli concepiscono l’episodio come l’ingresso solenne di Gesù che inaugura la sua attività, la presentazione da parte di Dio del personaggio della storia che ha inizio, una specie di ritratto che serve da frontespizio alla loro opera. Ora questo ritratto è quello del Cristo a cui aderisce la fede dei credenti, quello del Figlio battezzato, primogenito di tutti i figli di Dio che ricevono attraverso il battesimo l’adozione del Padre ed il dono dello Spirito.

Tutta l’esperienza cristiana ha delineato questo quadro e l’ha riempito della sua ricchezza e non è pura finzione, perché Gesù era veramente fin da quel momento quel che la fede ha scoperto più tardi.

Ma che cosa può insegnarci a proposito di quella che fu allora l’esperienza di Gesù, della portata che ebbe l’avvenimento sulla fede dei suoi discepoli?

Il solo testimone che si presenti per testimoniare quello che ha visto e sentito è, nel quarto vangelo, Giovanni Battista: “Io non lo conoscevo, ma colui che mi ha inviato a battezzare con l’acqua, mi disse: Colui sul quale vedrai discendere lo Spirito, è lui che battezza con lo Spirito Santo. Ed io ho veduto ed ho dato testimonianza che questi è l’eletto di Dio” (Giov. 1,33-34).

Ma se questa dichiarazione solenne merita certamente fede, è talmente stilizzata, ridotta a formula lapidaria che non bisogna cercarvi prima di tutto l’impressione del momento, ma il significato di questa testimonianza.

E’ il Battista col dito teso dell’arte cristiana, il vero Giovanni senza dubbio, immobilizzato in questa parola ed in questo gesto che indica il suo cuore e la sua vocazione.