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Discussione: Enigma, tra mito e arte

  1. #1
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    Enigma, tra mito e arte





    A volte cerco l’etimologia di una parola e rimango coinvolto nelle sue diramazioni. Mi è capitato anche ieri con il lemma "enigma". Questo sostantivo di origine greca allude ad un indovinello oppure ad un breve componimento che esprime un concetto nascosto, da trovare tramite l’interpretazione delle metafore e delle allusioni presenti nel componimento stesso.

    Etimologicamente “enigma” deriva da “ainìgma” (dal verbo “ainìssomai”), che allude al “parlare oscuro”.

    Per gli antichi Greci l’ainìgma era una delle tre forme di comunicazione; le altre due erano “semaìno” (= spiegare) ed “ekphràzo” (= mostrare).

    Le divinità comunicavano con gli individui tramite enigma. Il dio Apollo se ne serviva quando voleva rivelare la storia e il destino degli umani.

    Che l’enigma sia molto più di un semplice espediente letterario del pensiero mitico, ce lo conferma il filosofo Aristotele, quando afferma che la natura dell’enigma è di “congiungere cose impossibili nel dire cose reali” (Poetica, 1458 a 26 -30).

    Pur essendo un modo paradossale, perciò selettivo di comunicare, l’enigma non è un ostacolo alla rivelazione, ma chiede impegno per poterne capire il significato.

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    Ultima modifica di doxa; 19-10-2020 alle 02:59

  2. #2
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    Si narra che fu la Sfinge la prima a porre una domanda enigmatica.

    Nell’antica lingua greca il nome Sfinge significa “strangolatrice”, ma Eschilo afferma che la sfinge mangiava le persone.

    Nell’arte antica veniva rappresentata in forma di mostro con diverse sembianze.

    Le sculture delle sfingi erano generalmente collocate vicino a strutture architettoniche come le tombe reali o i templi religiosi.

    La più antica scultura di sfinge conosciuta è del 9.500 a. C. circa ed è stata trovata vicino a Göbekli Tepe (in lingua turca significa “collina tondeggiante”), un sito archeologico in Turchia, al confine con la Siria.

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  3. #3
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    Nella mitologia dell’antico Egitto la Sfinge, in quanto immagine del sovrano, è prevalentemente maschile, ma c’erano anche sfingi femminili, personificazioni di regine.


    La regina Hetepheres II, della quarta dinastia (Museo de Il Cairo)

    Nel simbolismo regale, la Sfinge appare la proiezione magica della duplice natura umana e divina del faraone.

    Di solito le sfingi egiziane erano di tre tipi con corpo leonino (a volte anche canino):

    androsfinge: ha il corpo di leone e la testa con sembianza umana;

    ieracosfinge: corpo di leone e la testa che raffigura quella del falco;

    criosfinge: corpo di leone e testa di capra


    Androsfinge


    Egitto: necropoli di Giza, la “Grande Sfinge, raffigurata sdraiata; ha la testa di uomo e il corpo di leone, perciò anche detta androsfinge o sfinge andricefala”. La scultura è in pietra calcarea dell’altopiano di Giza, a sud della capitale: Il Cairo.
    E’ la più grande statua monolitica tra le sfingi egizie: è lunga 73 metri (dalla coda alle zampe anteriori), alta 20 metri (dalla base alla punta della testa) e larga 19 metri; la sola testa ha un'altezza di 4 metri.

    L’androsfinge veniva raffigurata con sulla testa il nemes: copricapo di lino, con due ampi lembi ai lati che scendevano sulle spalle e sul petto. Il nemes veniva decorato con strisce alternate di colore blu e oro.


    Il nemes veniva indossato dagli antichi sovrani egizi per simboleggiare la natura divina del faraone, figlio di Ra, il dio Sole. Al centro del nemes c’è l’ureo, l’immagine del serpente cobra, aveva la funzione di amuleto per la protezione del sovrano.


    faraone egizio con nemes ed ureo

    Un esempio di androsfinge alata


    bassorilievo di androsfinge alata del 480 a.C., dal palazzo reale di Dario "il Grande" a Susa, l'odierna Shush (Iran)


    ieracosfinge



    Il nome "ieracosfinge" fu coniato dallo storico greco Erodoto (484 a. C. circa – 430 a. C. circa) per le sfingi a testa di falco che vide in Egitto.


    criosfinge


    criosfinge: raffigura un leone con la testa di capra., simbolo della forza fisica e dell'energia fecondatrice del dio Amon-Ra, in quanto in sé riuniva la forza del leone e l'ardore delle capre.

    Sono criosfingi le statue collocate in fila a Luxor, l’antica Tebe, e nei dromos dei templi dedicati ad Amon sia a karnak sia a Napata.

    Anche il nome “criosfinge” venne coniato da Erodoto.

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    Ultima modifica di doxa; 19-10-2020 alle 04:19

  4. #4
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    La sfinge nella mitologia ellenica

    Nell’antica Grecia le sculture di sfingi, maschili e femminili, sono presenti sia nel periodo miceneo sia in quello minoico.

    Solo successivamente la figura femminile fu dominante. Inizialmente la Sfinge poteva essere alata o non alata, con barba, con zampe di altri animali oltre al leone.

    In Grecia la sfinge divenne alata e femminile solo dal VI secolo a.C..

    Una coppa del 550-540 a.C. mostra sfingi femminili alate con accanto il nome.

    La Sfinge fu l'emblema della città-stato di Chio e comparve sui sigilli e sul lato rovescio delle monete della città dal VI secolo a.C. al III secolo d.C.

    Diversamente dalla Sfinge protettrice egizia, quella della mitologia greca uccideva chi non sapeva rispondere ad un suo enigma.

    Nelle culture coeve egizia e greca la postura del corpo della Sfinge è diversa: la sfinge greca non è distesa sulla pancia ma è seduta sulle zampe posteriori, col busto eretto e le mammelle sporgenti. Essa non è un simbolo protettivo dell’aldilà del faraone sepolto nella piramide, ma un terribile mostro, simbolo di forza perversa e distruttiva, descritta anche nel mito e nel dramma di Edìpo.


    Sfinge greca del VI – V sec. a. C., da Selinunte (prov. di Agrigento).

    Il mito narra che dall'Etiopia la Sfinge fu mandata a Tebe (città greca nella Beozia) dalla dea Hera per vendicare la morte di Crisippo, ucciso da Laio, re della città, e marito di Giocasta.

    L’oracolo di Delfi raccomandò a Laio di non avere figli da sua moglie o il figlio l'avrebbe ucciso e avrebbe sposato Giocasta. Ma una notte, mentre Laio era ubriaco, si unì alla donna, la quale concepì un figlio.

    Per timore dell’avverarsi della profezia dell’oracolo, il neonato fu abbandonato sul monte Citerone, ma fu trovato da un pastore che lo chiamò Edìpo, poi lo diede a Polibo e Peribea, sovrani di Corinto che lo crebbero.

    Da un ragazzo di Corinto il giovane Edipo seppe di non essere un principe ma un “trovatello”, perciò volle conoscere la verità sui suoi genitori. Andò dall'oracolo di Delfi, questo non rispose al suo interrogativo ma gli predisse che avrebbe ucciso suo padre e sposato sua madre. Edipo inorridito, e convinto che i suoi veri genitori erano Polibo e sua moglie, fuggì da Corinto per andare lontano, verso Tebe.

    Il fato gli fece incontrare Laio, che si stava recando a Delfi per interrogare l'oracolo, dopo aver avuto il presagio che il figlio stesse tornando per ucciderlo.

    La strada era stretta e re Laio chiese al giovane di farsi da parte per far passare la sua carrozza trainata da cavalli.

    L’arrogante Edìpo, ignorando che l’uomo che gli stava di fronte era suo padre, non solo non gli dette la precedenza, ma ruppe il timone di quel carro, poi sfoderò la spada e uccise sia il sovrano sia l’araldo che era con lui, anche perché uno dei cavalli gli aveva pestato un piede.

    Poi Edipo, come se nulla fosse accaduto, si diresse verso Tebe.

    Vicino ad una delle porte d’ingresso fu fermato dalla Sfinge, con volto e petto femminili, corpo leonino. Era su una vicina altura e chiedeva ai viandanti di rispondere a un enigma o indovinello per consentire il loro passaggio. Chi sbagliava lo uccideva.

    L’enigma più ricorrente era: “Qual è l’animale che di mattina cammina a quattro zampe, a mezzogiorno con due e alla sera con tre?”.

    La Sfinge disse lo stesso indovinello a Edìpo. Il ragazzo meditò per un po’, poi rispose: “L’animale è l’uomo che da bambino procede sul pavimento aiutandosi con le braccia e con le gambe; da adulto cammina sulle due gambe; da vecchio usa un bastone come sostegno durante il cammino”.

    Sconfitta, la Sfinge si gettò in un baratro e morì.

    Edìpo poi si unì a Giocasta, ma questa è un'altra storia...

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  5. #5
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    Dal mito all'arte metafisica

    “Et quid amabo nisi quod aenigma est?” (= E che cosa amerò se non l’enigma delle cose?) scrisse Friedrich Wilhelm Nietzsche, il filosofo tanto ammirato da Giorgio De Chirico, il quale trascrisse la frase sul suo "Autoritratto", realizzato nel 1911. Vedere sulla cornice in basso.



    L’enigma: questo è l'interesse di De Chirico nella sua pittura metafisica. Per lui e per Nietzsche la realtà è da interpretare per cercare il significato immanente delle cose.

    In numerosi suoi quadri questo pittore dipinse scene enigmatiche per rappresentare ciò che è oltre l’apparenza della realtà, che è al di là dell’esperienza sensoriale. Ci sono sovente piazze soleggiate e vuote o con rare presenze umane, di solito in atteggiamenti statici, inoltre, statue, manichini, busti di gesso, monumenti, portici. Le ombre diventano elementi narrativi complessi ma anche enigmatici.

    Il tema dell'enigma servì a questo artista per titolare alcuni suoi dipinti, che vi presento.


    Giorgio de Chirico, “L’enigma dell’oracolo”, 1910.

    A sinistra una figura di spalle sul bordo estremo di un terrazzo senza ringhiera di protezione; sembra avvolto come una mummia.

    Ancora a sinistra, in alto, la veduta parziale di una tenda, mossa dal vento, che permette la veduta del paesaggio sottostante. Sulla destra, più in ombra, un’altra tenda scura nasconde in parte una statua classica: se ne vede solo la testa.

    Per questo quadro forse De Chirico fu influenzato dal dipinto titolato “Ulisse e Calipso”, del pittore svizzero Arnold Bocklin (1827 – 1901).


    Arnold Bocklin, “Ulisse e Calipso”, 1883, Basilea, Kunstmuseum

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    Ultima modifica di doxa; 19-10-2020 alle 04:16

  6. #6
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    La genesi della pittura metafisica di De Chirico è individuabile in questo dipinto


    L’enigma di un pomeriggio d’autunno”, 1910.

    Lo realizzò dopo un’esperienza sensoriale avuta a Firenze in piazza Santa Croce.

    La luce del sole autunnale illuminava la statua di Dante Alighieri (che è al centro della piazza) e la facciata del duomo. De Chirico ebbe la sensazione di trovarsi in quella piazza per la prima volta. E fu motivato a dipingerla diversa, in uno spazio limitato, con la quattrocentesca cattedrale di Santa Maria del Fiore in stile gotico immaginata come un antico tempio greco e il monumento a Dante come una statua antica.

    Un altro dipinto enigmatico


    Giorgio de Chirico, “L’enigma dell’arrivo e del pomeriggio”, 1911/1912

    Lo spazio è attraversato orizzontalmente da un muro di mattoni rossi. C’è la contrapposizione tra luce e ombra. Fra il passato incarnato nelle due figure poste sul bordo della scacchiera e il futuro individuabile nella vela mossa dal vento “là oltre il muro”.

    In questo quadro De Chirico affronta il tema dell’eterno presente.

    La riflessione sul tempo è un capitolo fondamentale della filosofia.

    Cos’è il tempo ? Non è un attributo dell’universo ma è una dimensione costruita dalla nostra mente per comprenderlo.

    Il tempo considerato come dimensione induce a calcolarlo (con l’orologio), a distinguere gli eventi tra passato, presente e futuro.

    Il passato ed il futuro esistono solo in relazione al presente: dal tempo presente si diramano due vie, una verso il futuro infinito, l'altra verso il passato infinito.

    È la nostra percezione a darci l’impressione del “trascorrere del tempo”. In realtà, il tempo non scorre, il tempo “è”. Come Dio, è eterno presente.

    L’eternità non si può’ misurare, eppure, per chi ci crede, il Dio Eterno abita nell’eternità, senza inizio né fine, perché Dio trascende il tempo.

    Eternità significa sia infinita estensione del tempo sia assoluta atemporalità, senza successione temporale; in questa seconda accezione l’eternità è riferita specificamente a Dio.

    L’antico filosofo Parmenide di Elea (polis della Magna Grecia) identificava l’eternità come un continuo presente, che esclude il passato ed il futuro. L’attimo, il presente, l’hic et nunc, il “qui e ora” è la vera realtà temporale, mentre l’eternità è un’astrazione.

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  7. #7
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    Giorgio De Chirico, “L’enigma dell’ora”, 1911. Il titolo originale del dipinto è francese: ”L'enigme de l'heure”.

    Nell’immagine il portico, sovrastato da una loggia, occupa quasi l'intero spazio della tela. Nell’ombra una figura umana immobile aspetta nella seconda arcata da destra.

    I raggi del sole pomeridiano (lo si può dedurre dalla luce proveniente sulla sinistra guardando il quadro) sfiorano una vasca con uno zampillo d'acqua e illuminano la donna che è di spalle, vestita di bianco.

    In questo quadro non ci sono statue ma tre figure umane: la donna di spalle in primo piano sembra stia fotografando l'orologio; la seconda è l’uomo quasi nascosto nell'ombra della seconda arcata da destra; la terza, quasi assente nel dipinto, è poggiata sulla balaustra nella loggia superiore, sulla sinistra guardando l’orologio.

    Un altro dipinto "enigmatico"


    Giorgio de Chirico, L’enigma di una giornata, 1914; Museu de Arte Contemporânea da Universidade de São Paulo, Brazil

    Poggiati sul podio dove c’è la statua al centro del dipinto ci sono tre palle di cannone e una bombarda.

    Alla sinistra del monumento si vedono le ultime arcate di un portico.

    In lontananza si vedono due indistinte figure umane, la solita ciminiera e la torre bianca, la quale, secondo l’autore, simboleggia l’infinito.

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  8. #8
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    Giorgio De Chirico: “Enigma di un giorno”, 1914

    Le arcate del porticato si restringono nella fuga prospettica. In fondo ci sono due ciminiere.

    Anche in questo quadro si vedono in lontananza due piccole sagome umane.

    Al centro domina la statua nella postura declamante.


    Nello stesso anno De Chirico realizzò anche "Enigma della partenza"


    Giorgio De Chirico, “Enigma della partenza”, 1914, olio su tela; Fondazione Magnani-Rocca

    De Chirico considerava la partenza come momento che trasforma l’individuo in soggetto errante.

    Sulla strada la luce solare proietta due ombre, prodotte dall’interposizione della statua marmorea e da una persona non visibile.

    Sulla sinistra il portico, sovrastato da un piano superiore. in fondo a questo edificio ci sono due piccole figure umane; in lontananza la ciminiera, simbolo dionisiaco maschile.

    La casa sulla destra evidenzia il rapporto tra esterno ed interno dell’abitazione. Nell’oscuro interno si vede una finestra che si apre verso il mare dove c’è una barca a vela.

    Vela e mare sono simboli nietzschiani, metafore delle avventure della mente e di un itinerario dello spirito tra gli enigmi dell’esistenza.

    Nel piano superiore dell’edificio c’è una persiana spalancata ed una persona affacciata alla finestra.

    The end

  9. #9
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    Chi cerca la verità non ha altra scelta: uscire dalla Caverna di Platone.
    E da cosa è fatta la Caverna di Platone? Dal nostro sistema cervello-sensi che ci fa percepire la realtà come un insieme di oggetti/soggetti distinti e separati che si muovono nello spazio-tempo, che "nascono" e "muoiono".

    Gli oggetti/soggetti che noi osserviamo e percepiamo...la loro "separazione"...lo spazio ed il tempo...la "nascita" e la "morte"....sono tutte "creazioni" del nostro sistema cervello-sensi. Sono il "videogame" creato dal nostro cervello che noi pensiamo sia la "realtà oggettiva".
    Il realtà, questo "videogame", è solo una creazione del nostro cervello.
    NON E' una illusione poichè esso esiste. Ma esiste in quanto "creazione" del nostro cervello.
    Noi viviamo in un videogame creato dal nostro cervello che percepiamo come se fosse la "realtà oggettiva" nella quale esistiamo. Come se fosse la "realtà oggettiva" che c'è là fuori. Ma NON E' così.

    La questione dunque è: qual è la "realtà vera", la "realtà oggettiva" e come è fatta? E' questo l'enigma. Il vero enigma che dobbiamo risolvere.
    E per risolvere questo enigma non possiamo fare altro che USCIRE dalla Caverna di Platone nella quale siamo immersi, e cioè USCIRE dalla "realtà" così come ce la fa percepire il nostro sistema cervello-sensi.

    Ma la domanda è: come possiamo percepire o solo immaginare una "realtà vera" che si trova al di là del videogame creato dal nostro sistema cervello-sensi?
    Cioè: Come possiamo usare il nostro sistema cervello-sensi per percepre la "realtà vera" se il nostro sistema cervello-sensi è "tarato" per presentarci il videogame?
    In sostanza, come possiamo usare uno strumento (il sistema cervello-sensi) per andare OLTRE i limiti strutturali di questo strumento?
    La risposta è: è impossibile! E' impossibile usare uno strumento oltre i suoi limiti strutturali. Quindi è impossibile usare il sistema cervello-sensi per percepire la "realtà vera" che si trova OLTRE i limiti strutturali del sistema cervello-sensi.

    Non è così.
    E perchè non è così?
    Perchè ci vengono in aiuto la Scienza e la Tecnologia.
    Grazie alla Scienza e alla Tecnologia (e agli esperimenti scientifici) noi possiamo andare OLTRE i limiti strutturali del nostro sistema cervello-sensi e possiamo IMMAGINARE (solo IMMAGINARE, perchè non riusciamo a percepirla) come è fatta la "realtà vera" che si trova oltre e dietro il videogame creato dal nostro sistema cervello-sensi.

    Ad esempio, grazie alla Scienza e alla Tecnologia (che ci consente di fare esperimenti) abbiamo scoperto che NON ESISTE il Tempo come entità assoluta e univoca nell'Universo, ma ogni oggetto/soggetto ha un proprio "tempo relativo" in relazione a tutti gli altri oggetti/soggetti e che quindi il Tempo - come entità assoluta e univoca nell'Universo che si muove per tutti in una sola direzione - NON ESISTE.

    Questo è solo un esempio tra i tanti, che ci consente di IMMAGINARE come è fatta la "realtà vera" che si trova al di là e dietro il videogame costruito dal nostro sistema cervello-sensi.
    Questo esempio ci dimostra anche che filosofia e religione NON POSSONO più fare a meno della Scienza per elaborare le loro teorie. Ma ogni teoria filosofica e religiosa DEVE PARTIRE dalla "realtà vera" così come Scienza e Tecnologia ce l'hanno fatta scoprire...altrimenti sia la filosofia che la religione si perdono in concetti inutili e sbagliati come "nascita" e "morte".
    Che farcene di queste "scoperte"?
    Non c'è una risposta unica. Ognuno la risposta la trova dentro di sè.

    L’esperimento Hafele-Keating

    E’ il 1971. Due astronomi americani Richard Keating e Joseph Hafele decidono di programmare un esperimento per indagare gli strani effetti sulla dilatazione del tempo previsti circa sessanta anni prima da Albert Einstein.
    I due si procurano tre orologi atomici, che sincronizzano tra loro. Orologi cosi precisi da non sfasare più di un miliardesimo di secondo in milioni di anni.
    Quando si dice orologi molto affidabili!
    Hafele e Keating non hanno più molte risorse e quindi vanno in un aeroporto e ne lasciano uno in una sala d’attesa, poi comprano dei biglietti, due, uno per ciascuno degli orologi rimasti su voli commerciali.
    Uno dei voli commerciali vola verso est e l’altro verso ovest e dopo aver circumnavigato il globo sarebbero tornati allo scalo di partenza ricongiungendosi con l’orologio sincronizzato rimasto sulla Terra.
    Poichè la Terra ruota su se stessa in direzione est, volare verso est o verso ovest produce una lieve differenza nella velocità relativa dei diversi aerei.
    Il senso comune avrebbe voluto che al ritorno del viaggio intorno al mondo i 3 orologi fossero ancora sincronizzati, d’altra parte un secondo è sempre un secondo, o no?
    Einstein la pensava diversamente.
    Ed i due astronomi diventati famosi per questo esperimento ne hanno la conferma appena gli aerei atterrano nell’aeroporto di partenza.
    I tre orologi non sono più sincronizzati.
    L’orologio che aveva viaggiato verso est era indietro di 59 miliardesimi di secondo rispetto all’orologio rimasto a terra (su quell'aereo il tempo scorre più lentamente rispetto a chi è a terra, le persone su quell'aereo sono quindi atterrate nel FUTURO), mentre quello che aveva viaggiato verso ovest era avanti di 273 miliardesimi di secondo rispetto all’orologio rimasto a terra (su quell'aereo il tempo scorre più velocemente rispetto a chi è a terra, le persone su quell'aereo sono quindi atterrate nel PASSATO).
    Se i tre orologi fossero rimasti gli uni vicini agli altri per produrre un simile sfasamento ci sarebbero voluti più di 300 milioni di anni.
    Hafele e Keating avevano dimostrato che le ragioni di un simile scarto erano due, entrambe dovute alle predizioni di Einstein.
    La prima predizione legata alla relatività ristretta o speciale asseriva che le velocità relative dei tre orologi avrebbero dovuto produrre delle lievissime (ma misurabili) sfasature temporali.
    La seconda ragione apparteneva invece agli effetti indotti dalla gravità (teoria della relatività generale), l’effetto della Terra sullo spaziotempo sarebbe stato più pronunciato sulla superficie terrestre che alle altitudini a cui avevano volato gli aerei.

    Einstein, ancora una volta, aveva avuto ragione.
    Ultima modifica di xmanx; 19-10-2020 alle 16:34
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  10. #10
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    Grazie manx per la tua interessante collaborazione e per avermi ricordato l’allegoria del “mito della caverna platonica.

    Hai scritto
    Dal nostro sistema cervello-sensi che ci fa percepire la realtà come un insieme di oggetti/soggetti distinti e separati che si muovono nello spazio-tempo, che "nascono" e "muoiono".
    In merito ti voglio far leggere parte di un articolo scritto dal neurologo e neurochirurgo Arnaldo Benini , riguardante "I meccanismi del cervello", pubblicato su “Il Sole 24 Ore” del 29 – 4 – 2018.

    Arnaldo Benini: “I meccanismi del cervello” (Il Sole 24 Ore, 29 – 4 – 2018)
    Quando guardiamo l’orologio per sapere l’ora, a che cosa attribuiamo il valore numerico che il quadrante ci comunica? Un orologio non ha significato fin quando non diventa un dato dell’autocoscienza, cioè fin quando un cervello umano non lo guarda e non collega il suo segnale ad un processo che sente essere presente e costante, e della cui esistenza il cervello sano non dubita: il tempo. Il dato dell’orologio non coincide sempre con ciò che chi lo guarda prova dentro di sé circa il tempo, perché esso è una categoria variabile della vita. Nondimeno sentiamo che la vita scorre e che la natura cambia ciclicamente nel tempo, in modo regolare e ordinato.

    La fisica nega la realtà del tempo, che altro non sarebbe che un’illusione tenace. A che cosa si attribuisce il valore numerico dell’orologio, se il tempo non esiste? Come si può misurare l’inesistente? L’irrealtà del tempo postulata dalla fisica è un modello matematico sostenuto sulla base di sole equazioni. Il senso che non solo gli esseri umani, ma tutti gli esseri viventi con sistema nervoso, hanno del tempo è uno dei tralicci coi quali è organizzata la vita nello spazio a tre dimensioni. Lo spazio tridimensionale è prodotto da meccanismi nervosi che il genoma trasmette da una generazione all’altra.

    Il mondo tridimensionale non corrisponde alla realtà, ma è un prodotto della selezione naturale che ci fa vivere in un ambiente più gradevole, e quindi più favorevole alla conservazione della specie, di quello reale: non riusciamo nemmeno ad immaginare che cosa sarebbe la vita se percepissimo la terra su cui siamo che gira a velocità altissima su sé stessa e attorno al sole. Già Galileo, prima di Kant, aveva intuito la posizione centrale dell’essere umano nella fenomenologia della conoscenza. Kant sostiene che il senso dello spazio e del tempo sono categorie a priori rispetto all’esperienza del mondo”.

    Se ti può essere utile, ti segnalo che il professor Benini ha recentemente pubblicato la nuova edizione di un suo noto libro titolato “Neurobiologia del tempo”, nel quale dice che Il senso del tempo è reale ed è una dimensione essenziale della vita. Come il linguaggio e il senso dello spazio, è un evento biologico prodotto da meccanismi nervosi emersi per selezione naturale. L'organizzazione nervosa dei meccanismi del tempo è complessa: le neuroscienze cognitive, impegnate nello studio dei processi che danno vita ai contenuti della coscienza - come il dolore fisico, lo spazio, il senso del bene e del male, la volontà, la musica, il silenzio, il movimento - se ne occupano da almeno trent'anni, ma alcuni dilemmi fondamentali restano ancora da chiarire. Per rendere conto degli ultimi risultati della ricerca, questa nuova edizione è aggiornata con studi e pubblicazioni recenti sul senso del tempo negli uomini e negli animali e con nuove valutazioni di ricerche fondamentali.

    Cordialità

  11. #11
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    Carissimo Doxa...alcune precisazioni sull'articolo di Benini.

    L’irrealtà del tempo postulata dalla fisica è un modello matematico sostenuto sulla base di sole equazioni.

    Questo non è corretto. Esistono numerosi esperimenti che dimostrano l'irrealtà del tempo. Uno te l'ho citato nel mio post (L’esperimento Hafele-Keating). Un altro è l'esperimento grazie al quale noi usiamo i navigatori satellitari che abbiamo sulle nostre auto.
    Quindi non è corretto affermare che "l'irrealtà del tempo è SOLO un modello matematico sostenuto sulla base di SOLE equazioni"; l'irrealtà del tempo è un FATTO che abbiamo sperimentato e osservato grazie all'aiuto della tecnologia (orologi atomici). Il nostro sistema cervello-sensi NON è in grado di percepire l'irrealtà del tempo, ma la scienza e la tecnologia ce l'hanno dimostrata con evidenze sperimentali.

    A che cosa si attribuisce il valore numerico dell’orologio, se il tempo non esiste?

    Quando la Scienza afferma che "il tempo non esiste" sta dicendo che "non esiste il tempo come entità univoca e assoluta nell'Universo, una entità che scorre come un fiume in un solo verso e si muove nella stessa direzione per tutto l'Universo e che sincronizza tutto l'Universo allo stesso istante, istante-per-istante".
    Prima di tutto la Scienza ci dice che esistono "i tempi" e NON "il tempo".
    Che significa? Significa che il tempo scorre più o meno velocemente a seconda della velocità/direzione e della gravità.
    Per cui esistono "luoghi" nell'Universo dove il tempo scorre più velocemente (un osservatore posto in uno di questi luoghi che stesse osservando la Terra vedrebbe i dinosauri).
    Ed esistono "luoghi" nell'Universo dove il tempo scorre più lentamente (un osservatore posto in uno di questi luoghi che stesse osservando la Terra vedrebbe quello che saremo tra centinaia di milioni di anni).
    Che cosa si deduce da questo fatto? Si deduce che passato-presente-futuro esistono già tutti (è la famosa metafora che paragona l'Universo a una bobina che contiene già tutto il film) e che il nostro sistema cervello-sensi percepisce solo lo scorrere in avanti di un fotogramma alla volta, quello su cui ci troviamo istante-per-istante.

    Non c’è dunque differenza ontologica tra passato, presente e futuro.
    Tutti e tre sono ugualmente reali ed esistono tutti.
    Stando alle leggi della Relatività Ristretta e della Fisica in generale, c’è il medesimo grado di realtà nel futuro e nel passato di quello contenuto nel presente: il passato non è ”scomparso” e il futuro non è ”inesistente”.
    Gli eventi accaduti e quelli che devono ancora accadere esistono già tutti, sono tutti già dati.
    Questo portò Einstein a dire:
    ”Per noi che crediamo nella fisica, la differenza tra passato, presente e futuro è solo un’illusione, per quanto testarda.”

    Benini dice che Il senso del tempo è reale ed è una dimensione essenziale della vita. Kant sostiene che il senso dello spazio e del tempo sono categorie a priori rispetto all’esperienza del mondo.

    Verissimo. Il nostro cervello crea lo spazio tridimensionale e lo scorrere del tempo. Questo è il videogame creato dal nostro cervello. Lo stesso concetto di "vita" è una creazione del nostro cervello. Il cervello crea il videogame e anche tutti i meccanismi e le regole per farci vivere e sopravvivere in questo videogame. Perfetto.
    Ma io ho posto un'altra questione e cioè: qual è la verità dell'Universo?
    E' ovvio che per una formica il mondo è come lei lo percepisce. Ma la verità dell'Universo è quella che percepisce una formica?
    Allo stesso modo, per il nostro cervello il mondo è come il nostro cervello ce lo fa percepire. Ma la verità dell'Universo è quella che il nostro cervello ci fa percepire?
    La risposta è no.
    Kant non aveva le conoscenze che noi abbiamo oggi grazie alla scienza e alla tecnologia. E quindi noi oggi possiamo andare e dobbiamo andare oltre Kant che possiamo mettere tranquillamente in soffitta e andare oltre.

    In sostanza: è ovvio che per sopravvivere noi dobbiamo mangiare...e il nostro sistema cervello-sensi ci fa percepire la fame, il desiderio del cibo, il suo sapore e la sua consistenza. E va benissimo così. Il cervello crea un videogame e crea anche la sensazione di fame per farci vivere e sopravvivere in questo videogame.
    Ma una volta che abbiamo mangiato, scopato, amato, odiato, cantato, ballato, studiato, letto, scritto, suonato il discorso si esaurisce lì?
    Cioè, la verità dell'Universo e il senso dell'Universo si esauriscono nel videogame e nelle regole del videogame creato dal nostro cervello?
    Per me no.
    La risposta di Benini è una risposta scientista e positivista (e direi anche "nichilista") che possiamo riassumere così: il nostro cervello ci fa percepire una realtà (il videogame) e l'unico senso e l'unica verità è vivere seguendo le regole del videogame creato dal cervello. Non ha senso porsi altre domande.
    E cioè: non esiste altro senso e altra verità se non il videogame creato dal cervello e le regole del videogame. E non ha senso porsi altre domande.

    Per me NON E' così.
    Una volta che abbiamo compreso che il cervello crea un videogame e le sue regole, ok....seguiamo il videogame e le sue regole per vivere e sopravvivere. Non dico mica di non farlo.
    Ma questo NON ESAURISCE la questione, almeno per me.
    Perchè la questione vera è: qual è la verità dell'Universo che si trova OLTRE il videogame, con le sue regole, creato dal cervello?

    Vogliamo continaure a vivere nella Caverna di Platone e dire: non ha senso farci altre domande....o vogliamo USCIRE dalla Caverna di Platone e scoprire la verità?
    Io preferisco la seconda opzione.

    Saluti.
    Ultima modifica di xmanx; 20-10-2020 alle 15:44
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

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