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Discussione: Autobiografia

  1. #1
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    Autobiografia

    L'autobiografia è un genere letterario.

    Sembra facile narrare parte della propria esistenza in modo retrospettivo, ma non lo è.

    L'autobiografia la scrive chi decide di rievocare avvenimenti che considera importanti. L’autore parla di sé, è il protagonista delle vicende raccontate.

    L'autobiografia consente di “osservarsi da lontano”, di attraversare e sostare nei luoghi più importanti della propria vita, costringe a sequenziare gli eventi, a ricomporre gli episodi, a non trasfigurare le esperienze, le affettività, le emozioni, i sentimenti, gli stati d’animo.

    Ma come iniziarla ? Come strutturarla ? Qual è la motivazione che sprona ?

    Dopo aver individuato gli episodi più significativi è importante rispettare la cronologia degli avvenimenti.

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  2. #2
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    Autodefinirsi è difficile.

    Per esempio, la mia tendenza fondamentale è quella della ricerca, della domanda, dell’interrogazione, della curiosità, perciò non sono una persona particolarmente competente di un tema, sono un eclettico.

    Io lodo coloro che hanno un arcobaleno molteplice di interessi, di “colori”, nell’interno del loro orizzonte intellettuale ed anche umano.

    La fragilità dell’essere e dell’esistere induce alla ricerca dell’essere permanente, alla domanda del divino in chi crede nella divinità.

    Dall’autobiografia scaturisce l’inquietudine della domanda, dell’interrogazione, il percorso da cercare, la dimensione epica e la visione corale degli avvenimenti, le fulminee epifanie e le istantanee della vita.

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    Ultima modifica di doxa; 26-10-2020 alle 07:33

  3. #3
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    “Autobiografia” è una parola composta di origine greca. Scomponendola nei suoi elementi costitutivi si ha: “autos” (= stesso, di sé stesso) + “bios” (=vita) + “graphé” (= descrizione…, tramite la scrittura): = “vita di un individuo descritta da sé stesso.

    Scrivere l’autobiografia significa mettere ordine ai propri ricordi, schematizzare gli argomenti e scriverli. E' anche un procedimento di autoanalisi, coinvolge l’Io, la tecnica narrativa, la creatività. Permette di catalogare gli eventi più significativi della propria vita, diventa lo “strumento” che ci aiuta a capire quali sono i passaggi fondamentali del nostro processo di crescita personale, quale significato hanno avuto gli eventi passati.

    Inquadrare eventi, cose e persone: sono gli elementi base dello storytelling, dell’arte di raccontare, di strategia di comunicazione persuasiva. Elementi validi anche per descrivere eventi della propria vita, per trasformarla in oggetto narrativo, pensando al passato, alle esperienze positive e negative, alle situazioni e alle persone che ne hanno fatto parte.

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    Ultima modifica di doxa; 26-10-2020 alle 07:05

  4. #4
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    Siamo chi siamo, ma anche chi raccontiamo di essere.

    La trama dell’autobiografia include i protagonisti principali e i comprimari, gli antefatti, le svolte, i colpi di scena, la tensione psicologica per raggiungere l’obiettivo prefissato.

    Il racconto deve integrare nella sua struttura ciò che penso, ciò che mi definisce in maniera univoca: i miei valori, le mie capacità, la mia storia passata, i miei successi, gli sbagli, le giustificazioni.

    Lo psicologo sociale statunitense Roy F. Baumeister ha teorizzato quattro bisogni fondamentali per produrre la visione significativa della propria esistenza.

    1. La“finalità”. Gli eventi che viviamo e le azioni che mettiamo in atto acquistano significato nel tempo e nello spazio solo nel momento in cui riusciamo ad attribuirgli una finalità capace di unire ciò che abbiamo fatto, ciò che siamo stati e ciò che oggi viviamo. Gli ideali della vita, i sogni della giovinezza, i progetti e le passioni, ma anche le svolte dolorose che ci aprono nuove strade o che ci bloccano il cammino. La finalità genera senso in quanto inserisce gli eventi e le nostre scelte in una catena intellegibile di causalità, in una sequenza di cause ed effetti attraverso la quale possiamo provare a dar conto del nostro vissuto.

    2. La giustificazione.
    Il racconto deve “giustificare” ciò che descrive: giustificare ciò che ci capita e ciò che facciamo. Deve consentire la valenza di “giusto” o “sbagliato” a eventi e azioni. Mentre la finalità genera senso inserendo gli eventi in una catena di cause ed effetti, la giustificazione situa i fatti dell’esistenza all’interno di un codice morale personale.

    3. L’efficacia. La possibilità di leggere le nostre azioni come capaci di “fare la differenza”, di avere un impatto su ciò che consideriamo meritevole e di modificare la probabilità che ciò che desideriamo si avveri.

    4. Le motivazioni. Nella storia della propria esistenza sono necessarie le ragioni per descriversi come degno di valore e apprezzamento. Non si desidera solo la lode, ma si desidera esserne degno, anche se non lodato da nessuno”.

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    Ultima modifica di doxa; 26-10-2020 alle 07:22

  5. #5
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    Il prof. Vittorio Pelligra, docente di politica economica e studioso dei comportamenti economici in dialogo con la psicologia cognitiva e le neuroscienze, afferma che il valore di sé è valore nei confronti della propria coscienza.

    Il processo di costruzione di senso attraverso la narrazione appare particolarmente importante per il modo in cui ciascuno di noi vive e affronta gli eventi negativi e le oggettive difficoltà che la vita spesso ci presenta.

    Essere capaci di dare un senso alle cose, anche agli eventi più traumatici e difficili, ha come conseguenza non solo una migliore salute psicologica, ma anche, e questo può apparire per nulla scontato, una migliore salute fisica.

    L’autobiografia, la capacità di raccontarsi, rispetto alle avversità della vita, rappresenta un processo efficace attraverso il quale impariamo a gestire delusioni, conflitti e sofferenze. Questo processo narrativo non è esente da rischi, per esempio l’autoinganno, sempre in agguato, l’eccesso di fiducia e di ottimismo, così come l’opposto senso di persistente e invincibile insoddisfazione.

    Un altro aspetto da considerare è la “riflessività”. Una caratteristica determinante nella costruzione narrativa è l’interazione tra le nostre storie personali e la “grande storia” del nostro tempo.

    L’auto-narrazione della propria vita struttura la percezione, organizza la memoria, segmenta e attribuisce finalità agli eventi della vita.

    Il filosofo ed economista britannico John Stuart Mill (1806 – 1873) propone in questo brano una variazione del calcolo morale dei piaceri.

    "Quando si tratta di valutare i piaceri, è assurdo considerare in essi soltanto la quantità e non la qualità. È un fatto indiscutibile che coloro i quali conoscono e apprezzano due specie di maniere di vita danno la preferenza a quella tra esse che impegna le loro facoltà più elevate. Sono poche le creature umane che accetterebbero d'esser mutate in animali inferiori se si promettesse loro il godimento più pieno dei piaceri delle bestie; nessun uomo intelligente consentirebbe a diventare imbecille, nessuna persona istruita a diventare ignorante, nessuna persona di cuore e di coscienza a diventare egoista, anche se loro si dimostra che un'imbecille, un'ignorante, l'egoista sono più soddisfatti della loro sorte. Un essere dotato di facoltà elevate esige di più per essere felice, soffre più intensamente, e in certi punti è stato più accessibile alla sofferenza che non un essere di tipo inferiore. E tuttavia un tale essere non potrà mai realmente desiderare di cadere in un tipo d'esistenza inferiore.

    Vale meglio essere un uomo infelice che un maiale soddisfatto: vale meglio essere Socrate infelice che uno stupido soddisfatto. E se lo stupido, o il maiale, sono di diversa opinione, ciò si deve al fatto che essi conoscono soltanto un lato della questione.

    La morale utilitaristica riconosce negli esseri umani il potere di sacrificare il loro più grande bene per il bene degli altri. Essa rifiuta soltanto di ammettere che il sacrificio sia un bene per se stesso. Un sacrificio che non aumenti, o non tenda ad aumentare, la somma totale della felicità, lo considera come inutile. La sola rinuncia che essa approva è la devozione alla felicità, o ad alcunché che serva alla felicità, degli altri: sia dell'umanità collettiva mente, sia degli individui, nei limiti imposti dagli interessi collettivi dell'umanità".


    [John Stuart Mill, "Utilitarismo"]
    Ultima modifica di doxa; 26-10-2020 alle 07:25

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