Citazione Originariamente Scritto da sandor Visualizza Messaggio
si. ti sto solo dicendo che della redistribuzione delle imposte in via di principio beneficiano tutti i contribuenti, chi in un modo chi nell'altro.
non è affatto detto; questa è un'opinione politica, un'allocazione di valore, non un "fatto"; io potrei essere abbiente e favorevole alla privatizzazione completa della sanità, e non ritenere un mio interesse che un povero sia curato pubblicamente con le mie tasse, visto che ricorro comunque alla sanità privata;

se c'è un monopolio di stato, anche per quanto riguarda le brioche e le auto, allora è la stessa cosa. il monopolio consente di ridurre i costi d'acquisto sulla base del livellamento della base di reddito individuale.
posto che non si stava parlando di monopoli, visto che non era questo il caso della Fiat o delle merendine, il monopolio è una forma inefficiente per definizione, il cui costo del prodotto è per questo maggiore; così, ti confondi il prezzo praticato al pubblico col costo per la collettività di produrre quel bene o fornire quel servizio, in cui c'è una quota occulta di costo spalmata sulla collettività per favorire i fruitori di quel bene o servizio; in economia, non avere chiari questi concetti ti crea una confusione essenziale;
se poi ragioni in termini di singole nazioni ti assicuro che in germania esiste una politica industriale nazionale per cui in germania hai aziende "tedesche". non c'è da scappare.
beh, assicuri male; la normativa UE sulla concorrenza e l'apertura dei mercati è molto chiara in materia; quello che resta di "nazionale" - in via generale dappertutto - è l'operato delle banche di credito cooperativo, popolari, locali, e - soprattutto - il fisco e la spesa pubblica;

la sola vera e rilevante prerogativa di esercizio sovrano del potere statale rimasta in UE è il fisco, e la conseguente disponibilità di risorse da spendere; questo è nella sostanza l'unica circostanza in cui "i tedeschi" e "gli italiani" sono due gruppi inclusivi ed esclusivi distinti; posto che il meccanismo però si integra col fisco locale, per cui in una regione o municipio puoi avere addizionali diverse e servizi diversi;

guarda che uno studioso di materie giuridiche come te deve aver ben presenti le linee di discrimine che si creano con la legge:

quando insisti a definire "tedesche" o "italiane" determinate imprese, o l'economia nel suo complesso, non puoi rimuovere la circostanza per cui la "tedeschità" o l'"italianità" è residualmente confinata al territorio in cui si pagano le tasse, un ambito molto limitato;

se tu fossi fossi proprietario di una catena di pizzerie in Germania, nulla ti vieterebbe di essere personalmente residente a Napoli e pagare l'Irpef in Italia, né di occupare personale che resta residente in Campania, esattamente come tra regioni italiane, anche se la società che opera le pizzerie deve essere registrata in Germania; che senso ha dire che quella è un'impresa "tedesca" ? nessuno, perché - poniamo - che il governo federale o il Land in cui opera la pizzeria, adottino politiche di spesa favorevoli all'economia locale, come i rimborsi covid, queste politiche sono sì a sostegno di quelle imprese che operano localmente, ma il beneficio lo intaschi anche tu e le tue maestranze, residenti a Napoli e che pagano le tasse in Italia;

idem se si tratta della BMW, dei loro azionisti e e dei partner industriali italiani che in Veneto costruiscono un terzo di quelle vetture; parlare di "industria tedesca", o italiana, francese, ecc... nel nostro attuale contesto giuridico-istituzionale è un fraintendimento della realtà;

il ricorso a categorie nazionali come le intendi tu, ha un senso solo nel mondo di un secolo fa, nel quale alla cittadinanza corrispondevano categorie di persone dotate di un complesso di diritti ed oneri inclusivi ed esclusivi che vigevano in quell'epoca; oggi, il senso della quasi totalità delle politiche statali è assimilabile a quello delle regioni: se a Milano o in Lombardia tassano e spendono per fare una bretella autostradale, puoi - in una certa misura - obiettare sulla ripartizione nazionale del fisco, come avviene nel dibattito sulle autonomie;
ma non ragionare in termini di esclusività, visto che di quelle opere beneficiano 5 milioni di "meridionali" residenti in Lombardia e e le loro imprese, nonché tutti gli operatori del trasporto o indirettamente interessati, dall'esportatore di salumi ungheresi al produttore di fragole di Policoro, o il pescatore di tonno siciliano, che risparmia ogni mattina un'ora di tempo per far arrivare i suoi tonni al mercato del pesce che fornisce tutta Italia;

si, certo. hai gli stessi diritti "formali". non però a livello sostanziale.
nella legge, forma e sostanza coincidono; niente ti impedirebbe di fare l'avvocato in Germania; prendi l'abilitazione qui, studi il tedesco e vai; nessuno ti può dire nulla; se non lo fai, al più puoi incolpare i poteri nazionali italiani, nella misura in cui non ti garantiscono il diritto allo studio, ecc...
ma gli italiani potenti - anche lo stato stesso, con Fincantieri, per esempio - che comprano imprese all'estero ci sono; e persino il pensionato che affida i propri risparmi ad un fondo prudenziale - la regola - ha in tasca certamente una quota di debito pubblico "tedesco", anche se non lo sa;

si. credo di aver compreso che il tuo ragionamento non sta in piedi. le industrie nazionali che operano su mercati esteri esistono, ma il fatto che operino su quei mercati dipende dalla loro storia "imprenditoriale", dalle loro conoscenze, dalle loro capacità di operatori economici. non puoi "partire" da zero e fondare un marchio simile a bmw, perché non potresti andare ad occupare la stessa fetta di mercato a livello internazionale e questo perché non te lo permetterebbero.
questa è una cosa che dovresti dimostrare; al contrario, ci sono imprenditori italiani, grandi gruppi, che lo fanno; il punto è che i nostri sovranisti e nazionalisti sono talmente idioti da difendere e idolatrare proprio quel "modello italiano" di piccola impresa, sottocapitalizza e fragile, sussidiata e drogata, che poi si dimostra inetta a competere e contendere mercati, comprare imprese all'estero;

il bancomat ci posso credere. ma le carte di credito delle multinazionali...
carte di credito delle multinazionali ?
la carta di credito la emette la banca; è solo un anticipo di contante, parametrato al flusso registrato nel conto; ovviamente, all'impiegato medio si consentiva uno scoperto di 2 milioni, mentre il professionista o l'imprenditore con grandi flussi avevano limiti molto più alti; peraltro, lo scoperto è una cosa a parte, perché se non è negoziato comunque la spesa con carta è subordinata alla copertura; rispetto al bancomat cambia la contabilizzazione, posticipata di un mese e mezzo, mediamente.