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Risultati da 1 a 15 di 49

Discussione: Beati quelli che piangono

  1. #1
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Beati quelli che piangono

    Ci stiamo avvicinando a grandi passi all'Avvento e poi al Natale. Sarebbe interessante approfondire le Beatitudini evangeliche, in questo tempo. Abbiamo già parlato in queste settimane della prima: "Beati i poveri di spirito" con spunti e riflessioni oltremodo interessanti. La seconda Beatitudine proclamata da Gesù Cristo, recita così:

    "Beati coloro che piangono, perché saranno consolati." (Mt 5, 1-2.4)

    Qui il paradosso è evidente più che mai: sono dichiarati beati, dunque felici, quelli che sono afflitti. Davvero in questo caso il messaggio delle Beatitudini urta con forza la nostra saggezza umana, la nostra razionalità....
    Va anche detto che questa Beatitudine si apre a un orizzonte universale, quello di tutta l’umanità, perché in ogni tempo e in ogni terra ci sono stati, ci sono e ci saranno uomini e donne che piangono. A me sembra importante che proprio questa parola di Gesù su quelli che piangono, possa essere indirizzata a ogni uomo, che sia discepolo di Gesù o che non lo conosca, che sia credente o non credente: ogni uomo è interpellato da questa Beatitudine perché ogni uomo conosce il pianto nella sua vita.
    Vorremmo non vedere, vorremmo non accorgerci, vorremmo far finta di nulla, eppure ci sono uomini e donne che piangono a causa della morte dei loro cari, a causa della sofferenza fisica e psichica, a causa della fame, della violenza, della guerra, dell’oppressione e anche a causa del loro peccato: qualcuno a volte ha anche il raro dono di piangere di gioia. Ma la domanda resta: da dove verrà la Beatitudine per coloro che piangono? Verrà da un capovolgimento della loro situazione: Gesù ci ha rivelato che nel giudizio quelli che non hanno conosciuto il pianto, e anzi hanno riso e mai si sono accorti delle lacrime del prossimo, questi piangeranno. Ecco perché in Luca la Beatitudine: «Beati voi, che ora piangete, perché riderete», è seguita dall’avvertimento: «Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete». D’altra parte la beatitudine riservata a coloro che piangono non ha una possibilità di realizzazione solo nel giorno del giudizio, ma già qui e ora: già nei loro giorni, sulla terra, quelli che piangono possono conoscere una consolazione che viene dallo Spirito Santo, il Paraclito, il Consolatore, che nell’angoscia è accanto a loro e dona loro forza e gioia da parte di Dio.

    Ma...a voi la parola, amici ed amiche.
    amate i vostri nemici

  2. #2
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    Non credo che la quotazione delle afflizioni sia salita con una vaga promessa nel dopo morti.

  3. #3
    L'avatar di dietrologo
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    Hai ragione , meglio essere afflitti e se non hai i motivi te li costruisci da te , le lacrime hanno sempre fatto questo effetto di impietosire qualcuno
    Se ridi non hai bisogno di Dio e l'ipocrisia alla cono è servita

  4. #4
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Comunque il cristiano punta tutto sul dopo morte, evidentemente è una consolazione per chi soffre ingiustamente allorquando il dio in cui crede è un dio di giustizia; di una giustizia tale da ripagare abbondantemente la sofferenza subita.
    In effetti il cristiano crede in un altra vita o la stessa in modo diverso, quindi si affida a Dio lasciando che tutto si compia in attesa della promessa di Gesù.
    Questo credo sia una fede cristiana che, non avendo la certezza di una morte definitiva, rimane aperta ad ogni evenienza.
    Nella mente dell'afflitto che piange lacrime amare trovare Dio nelle sue lacrime risulta alquanto difficile, è più facile maledire che benedire.
    Per essere un cristiano sofferente non basta il nome di Cristo a ridare la salute ma bisogna sapere chi si cela dietro quel nome, e spesso troverai che dietro quel nome si cela qualcuno che Cristo non è, perché quello lì è sempre un Cristo come dovrebbe essere, infatti come dovrebbe essere il Cristo è la logica di chi non vuole ammettere che Cristo è e basta.
    Quello che volevo dire in intesi è che è difficile pensare che un afflitto che rientra nelle consolazioni di cui cono ha parlato non possa imprecare Dio.

  5. #5
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    Cosi' viene afflitto pure dopo morto.....due volte fottuto

  6. #6
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    No, se la persona finisce con la morte io direi che non perde ma ci guadagna se non altro la smette di soffrire.
    Quasi tutti quelli che si suicidano lo fanno per non soffrire più, oltre alla sofferenza fisica c'è anche quella psicologica.

  7. #7
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    Si, ma la minaccia di affliggerti, pure in eterno, ottiene, sulle masse indistinte, piu' seguaci della carota e cosi' i predicatori, dai pulpiti loro, indistintamente cercano di distribuire paura in qualcosa di indefinito, che, per questo, fa ancora piu' paura.
    Il meccanismo della paura del buio, attuale, ma basata su fiere in agguato di tempi remoti.

  8. #8
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Masse indistinte con animo infantile, caro meogatto, una persona seria non crede ai mostri se non a quelli umani come la storia, specialmente degli ultimi due secoli, insegna.
    Io credo che i draghi, i cerberi od i diavoli siano solo nella nostra testa o di chi vuole convincerci ad averli.

  9. #9
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    Indistinte nel senso di pescare a strascico e, su una moltitudine di situazioni, qualcosa pigli, come vanna marchi, qualcuno comunque pagava per attenuare le sue paure, sensibile a minacce indefinite di afflizioni a da venire.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    No, se la persona finisce con la morte io direi che non perde ma ci guadagna se non altro la smette di soffrire.
    Quasi tutti quelli che si suicidano lo fanno per non soffrire più, oltre alla sofferenza fisica c'è anche quella psicologica.
    in effetti, non è così; il suicidio, di solito, è un atto dimostrativo estremo, una protesta rivolta a chi resta in vita e a cui si vuole addossare colpe, vere o pretese.
    c'� del lardo in Garfagnana

  11. #11
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    Della serie uno che vuole disfarsi di un pacchetto di afflizioni e il mercato non le richiede
    Facciamo una bad bank e seppelliamole li

  12. #12
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    No, se la persona finisce con la morte io direi che non perde ma ci guadagna se non altro la smette di soffrire.
    Quasi tutti quelli che si suicidano lo fanno per non soffrire più, oltre alla sofferenza fisica c'è anche quella psicologica.
    Nessuno sottovaluta l'effetto di un placebo se l'afflizione non e' evitabile.

  13. #13
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    - Beati coloro che piangono, perché saranno consolati.. -




    Veramente detta beatitudine, riportata da Matteo (o chi per esso), altro non è che una Ri-visitazione di passi del Tanak _ e che secondo gli "specialisti" biblici del confratello Gesu' storico (gli ebrei) sono stati copiati-incollati DA:

    - 1 ) Salmo 34.19 -

    - 2 ) Salmo 51.19 _ oppure

    - 3 ) Deutero-Isaia 61.1/6

    Quindi Non è un' esclusivita' del (successivo) cristianesimo.

    Non è una novita' che, da sempre, l' uomo "piange".......

  14. #14
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    in effetti, non è così; il suicidio, di solito, è un atto dimostrativo estremo, una protesta rivolta a chi resta in vita e a cui si vuole addossare colpe, vere o pretese.
    A che pro?
    Chi resta in vita ha analoghi problemi esistenziali anche se in tono minore.

  15. #15
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Comunque il cristiano punta tutto sul dopo morte, evidentemente è una consolazione per chi soffre ingiustamente allorquando il dio in cui crede è un dio di giustizia; di una giustizia tale da ripagare abbondantemente la sofferenza subita.
    In effetti il cristiano crede in un altra vita o la stessa in modo diverso, quindi si affida a Dio lasciando che tutto si compia in attesa della promessa di Gesù.
    Questo credo sia una fede cristiana che, non avendo la certezza di una morte definitiva, rimane aperta ad ogni evenienza.
    Nella mente dell'afflitto che piange lacrime amare trovare Dio nelle sue lacrime risulta alquanto difficile, è più facile maledire che benedire.
    Per essere un cristiano sofferente non basta il nome di Cristo a ridare la salute ma bisogna sapere chi si cela dietro quel nome, e spesso troverai che dietro quel nome si cela qualcuno che Cristo non è, perché quello lì è sempre un Cristo come dovrebbe essere, infatti come dovrebbe essere il Cristo è la logica di chi non vuole ammettere che Cristo è e basta.
    Quello che volevo dire in intesi è che è difficile pensare che un afflitto che rientra nelle consolazioni di cui cono ha parlato non possa imprecare Dio.
    Dio questo lo sa. Conosce profondamente l'Uomo. Tutti i Salmi contengono grida di dolore e implorazioni verso Lui "Perchè, Signore? Fino a quando?"
    La grande Speranza e la grande consolazione cristiana portata dalla Beatitudine che stiamo esaminando, è che Dio raccoglie una per una le nostre lacrime. Che Cristo, come splendidamente racconta un anonimo brasiliano, cammina accanto a noi. Sempre! Specialmente quando siamo nella prova e nel dolore.

    “Ho sognato che camminavo in riva al mare con il Signore

    e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata.

    E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia due orme:

    le mie e quelle del Signore.

    Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma.

    Proprio nei giorni più difficili della mia vita.

    Allora ho detto: “Signore, io ho scelto di vivere con te

    e tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me.

    Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti difficili?

    E lui mi ha risposto: “Figlio, tu lo sai che ti amo

    e non ti ho abbandonato mai:

    i giorni nei quali c’è soltanto un’orma nella sabbia

    sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”.
    amate i vostri nemici

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