Per la mitologia greca Castalia era una ninfa amadriade, come tale viveva all’interno di un albero.

Il dio Apollo si innamorò di lei, voleva concupirla, ma ella fuggì e si suicidò gettandosi in una sorgente nel canyon tra le rupi Fedriadi del massiccio montano Parnaso, sacro ad Apollo e a Dioniso.

Secondo una variante della leggenda, Apollo la tramutò poi in una fonte nel Parnaso da cui scaturiva un’acqua capace di ispirare versi poetici in chi la beveva.

In quell’area ci sono i resti di due antiche fonti alimentate dalla sorgente:

quella arcaica, d’inizio VI sec. a. C., citata da Pindaro ed Erodoto;

e quella di epoca ellenistica o romana, forse del I sec. a. C., che è circa 50 metri sopra la fonte arcaica.


resti della fonte arcaica



la fonte di epoca romana. Nella roccia si vedono delle nicchie. Venivano usate per depositare i doni votivi di chi si recava nel vicino santuario di Delfi.

La fonte di Castalia è citata come un luogo riguardante Apollo e il suo oracolo. L’acqua veniva usata per la purificazione rituale delle pizie e dei sacerdoti dell’oracolo. Inoltre, si purificavano nella fonte coloro che chiedevano un consulto all’oracolo.


Lucas Cranach il Vecchio, “Ninfa alla fonte”, 1530-1534 circa, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza.

Qui l’artista ci mostra una mitica figura distesa in un bosco vicino una sorgente.
La posa della fanciulla distesa nel paesaggio evoca le figure di Venere.

La scritta che si vede in alto sulla sinistra è un’ammonizione in lingua latina: “Fontis nympha sacri somnum / ne rumpe. Quiesco” (= “Io, ninfa della fonte sacra, dormo. Non interrompete il mio sonno”) .