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Discussione: Ninfa Castalia

  1. #1
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    Ninfa Castalia

    Per la mitologia greca Castalia era una ninfa amadriade, come tale viveva all’interno di un albero.

    Il dio Apollo si innamorò di lei, voleva concupirla, ma ella fuggì e si suicidò gettandosi in una sorgente nel canyon tra le rupi Fedriadi del massiccio montano Parnaso, sacro ad Apollo e a Dioniso.

    Secondo una variante della leggenda, Apollo la tramutò poi in una fonte nel Parnaso da cui scaturiva un’acqua capace di ispirare versi poetici in chi la beveva.

    In quell’area ci sono i resti di due antiche fonti alimentate dalla sorgente:

    quella arcaica, d’inizio VI sec. a. C., citata da Pindaro ed Erodoto;

    e quella di epoca ellenistica o romana, forse del I sec. a. C., che è circa 50 metri sopra la fonte arcaica.


    resti della fonte arcaica



    la fonte di epoca romana. Nella roccia si vedono delle nicchie. Venivano usate per depositare i doni votivi di chi si recava nel vicino santuario di Delfi.

    La fonte di Castalia è citata come un luogo riguardante Apollo e il suo oracolo. L’acqua veniva usata per la purificazione rituale delle pizie e dei sacerdoti dell’oracolo. Inoltre, si purificavano nella fonte coloro che chiedevano un consulto all’oracolo.


    Lucas Cranach il Vecchio, “Ninfa alla fonte”, 1530-1534 circa, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza.

    Qui l’artista ci mostra una mitica figura distesa in un bosco vicino una sorgente.
    La posa della fanciulla distesa nel paesaggio evoca le figure di Venere.

    La scritta che si vede in alto sulla sinistra è un’ammonizione in lingua latina: “Fontis nympha sacri somnum / ne rumpe. Quiesco” (= “Io, ninfa della fonte sacra, dormo. Non interrompete il mio sonno”) .

  2. #2
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    Molto interessante quello che didi Doxa! e chissà forse Cranach il Vecchio ha volto idealizzare con questa sua opera la ninfa Castalia.
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

  3. #3
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    Grazie per la tua attenzione al mio post, mia regina di questa stagione.

    Castalia è anche il nome di un’immaginaria regione nella quale è ambientato il romanzo dello scrittore e poeta di origine tedesca naturalizzato svizzero Hermann Hesse (1877 – 1962), Nobel per la letteratura nel 1946.

    Il romanzo filosofico fantastico di Hesse cui mi riferisco è titolato “Il gioco delle perle di vetro”, pubblicato nel 1943.



    Nella trama ha un ruolo importante l’immaginario gioco con perle (palline) di vetro, per rappresentare combinazioni astratte, ma non vengono spiegate le regole del complicato ludus, basato su una sintesi dello scibile umano. I giocatori devono stabilire relazioni fra soggetti apparentemente lontani fra loro, per esempio, un concerto di Bach e una formula matematica.

    In questo romanzo il fantastico fa da sfondo alla visione utopistica di una comunità spirituale, che unisce ascetismo e attività quotidiana nella immaginaria regione di Castalia, protetta da mura che la isolano dal mondo esterno.

    Personaggio principale del romanzo è Josef Knecht. Da bambino per le sue doti intellettuali viene notato dal maestro di musica, che lo aiuterà e gli consentirà di venire ammesso in Castalia oltre ad avere accesso fin da giovane alle scuole che formano "l'élite" dei giocatori di perle.

    La natura dell'animo di Knecht colpisce i suoi insegnanti e i suoi amici, generando fiducia. In pochi anni al giovane studente gli vengono riconosciuti dei meriti e affidati incarichi diplomatici importanti per la piccola comunità. Inoltre, viene nominato “Magister Ludi”, la più importante onorificenza raggiungibile a Castalia, e con essa si accompagnano notevoli impegni e doveri che vengono svolti da Josef in maniera esemplare.

    Con il trascorrere del tempo Josef si convince che l’isolamento sociale non va bene, desidera tornare a vivere fuori da Castalia, desidera la libertà dopo i tanti anni dedicati a svolgere il ruolo di Magister. Vuole insegnare la musica a giovani studenti. Rinuncia alla prestigiosa carica, rompendo una tradizione secolare e creando non poco scompiglio nella comunità, dove proprio grazie alle premonizioni di Knecht si inizia a intravedere un periodo di decadenza, che porterà all'inevitabile fine di questo pezzetto di mondo, che troppo si era astratto e arroccato su posizioni che nulla potevano contro i cambiamenti epocali.

    Josef abbandona la comunità e si dedica all'insegnamento come precettore dell’adolescente di nome Tito, figlio problematico di un suo vecchio amico.

    Ma la vita quotidiana fuori dalla protettiva regione di Castalia lo coglie impreparato. Dopo aver assaporato la bellezza e l'euforia della ritrovata libertà, Knecht perde la vita inseguendo il ragazzo in una sfida di nuoto nel freddo lago di Belpunt.

  4. #4
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    Tutto quello che dici è molto accattivante oltre che istruttivo, io la mitologia greca la conosco benissimo per questo ho trovato subito interessante quello che avevi da dire. Ciao!
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  5. #5
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    E' curiosa l'immagine di Venere dove viene evidenziato la selvaggina e attaccato all'albero la faretra con le frecce inserite e l'arco,, caratteristiche che fanno pensare pure a Diana, salvo che nella mitologia greca Venere fosse pure una cacciatrice, oppure che ci sia un'altra spiegazione.

  6. #6
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    Il titolo dell'opera è: "Ninfa alla fonte", quindi può darsi che sia una ninfa dell'Artemide greca o della latina Diana.
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  7. #7
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    Devoti omaggi o mia regina; un bel saluto anche a te, Durante.

    Ho scritto che la posa dormiente di Castalia evoca numerose raffigurazioni di Venere, le evoca, ma non è la dea greca Afrodite. E’ soltanto una ninfa amadriade, cioè abita all’interno di un albero.

    Nella mitologia greca le ninfe erano divinità “specializzate”, potenze divine dei boschi, dei monti, delle acque, delle sorgenti, degli alberi, ecc..

    La ninfa Castalia frequentava i boschi del massiccio montano del Parnaso. Si presume che per difendersi dagli animali aggressivi usava mitologiche frecce, perciò l’artista l’ha dipinta insieme alla faretra con frecce poggiata all’albero.

    Sono curioso di identificare quei due “gallinacei” che razzolano nello spazio tra le gambe di Castalia e l’albero. A che specie appartengono ?

    Vi posto un’altra immagine di ninfa amadriade


    Emile Bin, “Il boscaiolo e l'amadriade Aigeirus” , 1870.

  8. #8
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    Quei due gallinacei secondo me sono due quaglie, in quanto alla seconda immagine che hai postato posso dirti che la trovo molto sensuale con una vena di romanticismo, e secondo me rappresenta un boscaiolo che vuole abbattere la "casa" della ninfa Aigeirus che altro non è che un pioppo nero, e lei glielo vuole impedire perchè è appunto la sua dimora.
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  9. #9
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    Regina e Durante vi ringrazio per le vostre osservazioni sul dipinto che Lucas Cranach il Vecchio titolò “Ninfa alla fonte”.

    Brava la mia divina regina nel riconoscere i due volatili: due quaglie. Ma perché furono raffigurate insieme alla ninfa (= fanciulla) ? C’è un simbolo occulto che nasconde la motivazione ?

    Il nick Durante ha scritto
    viene evidenziato la selvaggina e attaccato all'albero la faretra con le frecce inserite e l'arco,, caratteristiche che fanno pensare pure a Diana
    Bravo anche Durante per la giusta osservazione mitologica riferita a Diana, dea protettrice della caccia. Infatti la quaglia era animale sacro all’ellenica Artemide (= Diana per gli antichi Romani), dea della Luna e sorella di Apollo, dio solare. A queste due divinità gli antichi Greci attribuirono diversi simboli, tra questi, i due avevano in comune l’arco e le frecce.

    Artemide, la vergine dea, dimorava nei boschi con i suoi cani da caccia e uno stuolo di ninfe.

    Si può presumere che la faretra con le frecce poggiata sull’albero sia della ninfa dormiente ?

    La quaglia mi dà il pretesto per passare dalla simbologia pagana all’arte sacra cristiana.

    Nel 1420 circa l’architetto e pittore Antonio Pisano, detto “Pisanello”, dipinse la tavola titolata “Madonna della quaglia”: rappresenta la Madonna col Bambino mentre viene incoronata da due angeli in volo. Sorregge il piccolo Gesù, che ha sul capo l'aureola e guarda la quaglia, che dà il titolo all'opera pittorica.
    Maria è seduta in un giardino fiorito e ci sono dei volatili.


    Pisanello, “Madonna della quaglia”, 1420 circa, tempera ed oro su tavola (50x33 cm), Verona, Museo di Castelvecchio

    Dal punto di vista simbolico il giardino fiorito è considerato hortus conclusus che racchiude le virtù di Maria, evoca il Paradiso e la concezione verginale della madre di Gesù. Nei quadri del tardo gotico e del primo Rinascimento la Madonna è spesso rappresentata in un giardino fiorito.

    La quaglia potrebbe essere considerata simbolo di umiltà, virtù con la quale Maria riceve dagli angeli l’incoronazione.

    La Vergine ha i capelli lunghi e biondi; indossa la tunica e il mantello di colore blu, che simboleggia la sua trascendenza, evoca il cielo.
    Ultima modifica di doxa; 21-11-2020 alle 08:02

  10. #10
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    Mi sovviene una curiosità, considerando che è stata citata Artemide dea della caccia, mi sono ricordato di Atalanta la vergine cacciatrice, benché non appartenesse alla schiera degli dei, però ha una notevole similitudine venatoria e non solo, dimostrandolo con l'uccisione del temibile cinghiale di Calidone, sussiste una correlazione con la dea prima menzionata? Oppure è una variante mitologica?

  11. #11
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    Atalanta nel mito venne istruita dalla stessa Artemide nell'arte della caccia, ed è per questo motivo che partecipò all'uccisione del cinghiale di Calidone, ma essendo una donna veniva snobbata da tutti gli uomini che vi parteciparono tranne Meleagro che si innamorò di lei volendo addirittura darle la testa del cinghiale ucciso da lei, ma Atalanta rifiutò il dono e se ne andò per la sua strada. Poi c'è la famosa corsa di Atalanta, ma questa è un'altra storia...
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