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Discussione: Presepio nella storia e nell'arte

  1. #16
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    Grazie a te mia gentile regina.

    Di cose da raccontare ce ne sono altre. Ma per evitare di annoiarvi e di annoiarmi ho preferito concludere il topic con la poesia del Pascoli

  2. #17
    Opinionista L'avatar di Escolzia
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    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Li chiamiamo “zampognari” perché di solito vanno in due per le strade della città nel periodo natalizio, ma soltanto uno dei due suona la zampogna, l’altro suona la “ciaramella”, strumento musicale della famiglia degli oboi, popolarmente denominato “piffero”.



    Il nome “ciaramella” deriva dalla parola tardo latina “calamĕllus”, che è il diminutivo di “calămus” (= canna).
    Giovanni Pascoli dedicò a questo strumento musicale la bella poesia titolata


    “Le ciaramelle”

    “Udii tra il sonno le ciaramelle,
    ho udito un suono di ninne nanne.
    Ci sono in cielo tutte le stelle,
    ci sono i lumi nelle capanne.

    Sono venute dai monti oscuri
    le ciaramelle senza dir niente;
    hanno destata ne' suoi tuguri
    tutta la buona povera gente.

    Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
    accende il lume sotto la trave;
    sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
    di cauti passi, di voce grave.

    Le pie lucerne brillano intorno,
    là nella casa, qua su la siepe:
    sembra la terra, prima di giorno,
    un piccoletto grande presepe.

    Nel cielo azzurro tutte le stelle
    paion restare come in attesa;
    ed ecco alzare le ciaramelle
    il loro dolce suono di chiesa;

    suono di chiesa, suono di chiostro,
    suono di casa, suono di culla,
    suono di mamma, suono del nostro
    dolce e passato pianger di nulla.

    O ciaramelle degli anni primi,
    d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
    or che le stelle son là sublimi,
    conscie del nostro breve mistero;

    che non ancora si pensa al pane,
    che non ancora s'accende il fuoco;
    prima del grido delle campane
    fateci dunque piangere un poco.

    Non più di nulla, sì di qualcosa,
    di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
    quel pianto grande che poi riposa,
    quel gran dolore che poi non duole;

    sopra le nuove pene sue vere
    vuol quei singulti senza ragione:
    sul suo martòro, sul suo piacere,
    vuol quelle antiche lagrime buone!”


    In questa poesia Pascoli ricorda la sua infanzia, quegli "anni primi" e il suono delle ciaramelle che evocavano l’imminente festività natalizia, il presepe.
    Nemmeno io conoscevo questa poesia di Pascoli, grazie per averla postata mi fa tornare alla mente molti ricordi che credevo dimenticati.
    Comunque gli zampognari, anche in città nel periodo natalizio giravano per le strade, vestiti con gli abiti tradizionali e suonando in cambio di un'offerta in denaro; sono anni che non si vedono più, ed è un peccato che alcune tradizioni così belle siano abbandonate.

  3. #18
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    ER PRESEPIO

    Ve ringrazio de core, brava gente,
    pé ‘sti presepi che me preparate,
    ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
    si de st’amore non capite gnente…

    Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
    da secoli lo spargo dalla croce,
    ma la parola mia pare ‘na voce
    sperduta ner deserto, senza ascolto.

    La gente fa er presepe e nun me sente;
    cerca sempre de fallo più sfarzoso,
    però cià er core freddo e indifferente
    e nun capisce che senza l’amore
    è cianfrusaja che nun cià valore.

    Trilussa
    amate i vostri nemici

  4. #19
    Opinionista
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    Grazie a te Cono per la pazienza che hai avuto nel leggere i miei post di questo topic.

    Grazie anche per aver postato la poesia “ Er presepio, a me sconosciuta, scritta dal mio concittadino Carlo Alberto Salustri, che anagrammò il suo cognome in “Trilussa” (1871 – 1950). In questo sonetto l'autore immagina Gesù che parla e rimprovera la gente che prepara il presepio senza capirne il vero significato simbolico: l’amore altruistico anziché l’odio.

    Il Presidente della Repubblica dell’epoca, Luigi Einaudi, l’1 dicembre 1950 nominò Salustri senatore a vita, ma il poeta, malato, morì 20 giorni dopo, il 21 dicembre, lo stesso giorno in cui morì Giuseppe Gioacchino Belli (1791 – 1863), altro grande poeta che scrisse oltre duemila sonetti in dialetto romanesco o romano, dando voce alla plebe di Roma del XIX secolo. Quel dialetto del volgo semi analfabeta è ormai quasi incomprensibile anche a noi romani che viviamo nel XXI secolo.

    Del Belli ti posto il sonetto titolato come quello di Trilussa:

    “Er presepio”

    Sta notte a mmezza notte, sorcia bbella,
    tra un bove e un asinello, s’un tantino
    de fieno, Cristo in d’una capannella
    è nnato bbianco rosso e rriccettino.

    Via, dàmo un’attizzata a lo stuppino,
    cominciamo a ssonà la ciaramella.
    È ora d’arimettelo er bambino,
    ché ggià cquí avanti a mmé ss’arza la stella.

    Guarda che ccoda se strascina, oh Teta!,
    longa magaraddio ’na mezzacanna,
    e nun è usscita tutta da segreta!

    Scropi dunque er presepio e la capanna;
    e fàmo a lo spuntà dde la cometa
    nassce er bambino e ddiluvià la manna.

    (29 novembre 1831)

    Un altro sonetto del Belli dedicato al presepio:

    “Er presepio de li frati”

    Semo stati a vvedé ssu a la Rescèli (1)
    er presepio, ch’è ccosa accusí rrara,
    che ppe ttiené la ggente che ffa a ggara
    ce sò ssei capotori (2) e ddu’ fedeli.

    L’angeli, li somari, li cammeli,
    si li vedete, llí stanno a mmijjara:
    c’è una Grolia (3) che ppare la Longara;(4)
    e cce se pò ccontà lli sette sceli. (5)

    Indietro sc’è un paese inarberato (6)
    dove sarta sull’occhi un palazzino,
    che ddev’èsse la casa der curato;

    e avanti, in zu la pajja, sc’è un bambino,
    che mmanco era accusí bbene infassciato
    er fío de Napujjone (7) piccinino.


    (Roma, 27 dicembre 1832)

    Note

    1. La chiesa di S. Maria in Aracoeli sul Campidoglio;
    2. milizia capitolina;
    3. gloria;
    4. Via della Lungara: lunga strada tra il Tevere e il colle del Gianicolo , dalla Porta Settimiana a Porta di Santo Spirito;
    5. sette cieli;
    6. inalberato: posto in alto.
    7. Napoleone.
    Ultima modifica di doxa; 10-12-2020 alle 16:34

  5. #20
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    Fantastico!
    Grazie davvero. Hai avuto una magnifica idea con questo topic.
    amate i vostri nemici

  6. #21
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    ....e chi fa l'albero?

  7. #22
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    Malizioso Crep, perché m’induci in tentazione ?

    Hai l’inquietudine della curiosità, dell’interrogazione, ed io cercherò di rispondere alla tua domanda. Apri un topic sull’albero di Natale, scrivi nel primo post quel che sai ed io aggiungerò quel che so.

    Anche se sono ateo, un “ateo devoto”, da ragazzo ho frequentato le biblioteche di alcuni conventi, di monasteri, e la biblioteca nazionale di Roma per cercare i libri dove trovare le risposte sull'origine delle "dicerie dell'untore"

  8. #23
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Ehi doxa, l'ho detto scherzando; comunque nonostante l'albero sia mangereccio preferisco il presepe.
    L'hai trovata la risposta?

  9. #24
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    Ciao Crep, purtroppo nelle emoticon non ci sono le faccine necessarie per farti comprendere che non mi sono affatto alterato.

    Adesso ti racconto quel che so dell'albero di Natale...: l'abete, conifera dal portamento maestoso, ha le "foglie" chiamate aghi che sono persistenti nel tempo, perciò quest'albero fu collegato nell'antichità al ciclo annuale della Natura e al solstizio d'inverno, festeggiato come giorno della rinascita del Sole.

    L'uso dell'albero natalizio ebbe inizio nel nord Europa.

    La primogenitura dell’albero di Natale la pretende la città di Riga, capitale della Lettonia.

    Nel centro storico c’è la piazza “Ratslaukums”, sulla quale si affaccia anche il municipio. Nel selciato è stata affissa una lastra disegnata che simboleggia i rami d’abete e nel contempo indica in 8 lingue diverse il punto dove nel 1510, nel periodo natalizio, fu collocato il primo “albero di Natale”: un abete addobbato, si dice, con carta colorata e mele, poi bruciato come auspicio di prosperità per l’anno successivo.





    (sui bordi della petrosa lastra ottagonale c’è incisa in otto lingue la scritta: "Il primo albero di Natale, a Riga nel 1510".)

    Ma il preteso primato della capitale lettone è contestato dagli estoni, che credono di essere stati loro nel 1441 ad allestire e addobbare il primo abete a Tallinn, capitale dell’Estonia, in occasione del mercatino dell’Avvento nella loro città, nella piazza del municipio. Lo sostiene lo storico estone Jiri Kūskemā.

    Per molto tempo, la tradizione dell'albero di Natale rimase nel nord e centro Europa. I cattolici la consideravano un uso protestante e solo nello scorso secolo questa tradizione si diffuse anche nel mondo cattolico. Da alcuni anni viene allestito pure in Vaticano, in piazza San Pietro, insieme al presepe.

    Nel 19/esimo secolo la tradizione dell’albero di Natale fu introdotto negli Stati Uniti d’America da immigrati tedeschi.

    E dagli Stati Uniti la moda dell’albero di Natale giunse in Italia dopo la seconda guerra mondiale, anche attraverso il cinema, con commoventi film. Questa usanza cominciò a diventare fenomeno di massa verso la fine degli anni ’50 dello scorso secolo, in coincidenza con l’inizio in Italia delle trasmissioni televisive, nel 1954.

    L’abete e non il pino è il vero albero di Natale. Nell’abete gli aghi sono attaccati a mazzetti, invece nel pino gli aghi sono singoli.
    L’abete (vero o di plastica) viene addobbato con sfere colorate, luci, festoni, filamenti color oro e argento che simboleggiano i capelli delle fate secondo leggende nordiche.

    Spesso vicino l’albero vengono posate sul pavimento le confezioni natalizie con i regali da offrire ai familiari nel giorno di Natale.

    Fra i numerosi canti natalizi alcuni sono diventati famosi, come l’italiano “Tu scendi dalle stelle”, , il tedesco “O tannenbaum”, l’austriaco “Stille nacht” (in italiano “Astro del ciel”) gli americani “Jingle bells” e “White Christmas”. E’ invece di origine irlandese il testo e la melodia del canto“Adeste fideles”.

  10. #25
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    Non ho parole.
    Quello che hai scritto non lo sapevo proprio; che fosse un'usanza nordica lo avevo capito.

  11. #26
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    l'albero di Natale davanti la Basilica di San Pietro

    L’albero di Natale evoca l’albero cosmico, concepito dalla cosmogonia mitologico-religiosa di numerose antiche popolazioni come asse del mondo che unisce l’Ade, la Terra e il cielo, sede degli dei.

    Nella mitologia norrena l’albero cosmico è denominato Yggdrasill; in area celtica era simboleggiato dal frassino o dalla quercia; nel Medioevo i cristiani di quell’area geografica scelsero invece l’abete, per la sua forma arborea, come simbolo dell’axis mundi, successivamente usato per il cosiddetto “albero di Natale”.

    L'uso dell'albero natalizio ebbe inizio nel nord Europa. Come detto nel precedente post, la primogenitura la pretende la città di Riga, capitale della Lettonia.



    Il pittore danese Viggo Johansen (1851 – 1935) nel 1891 dipinse “Silent Night”.

    È Natale a casa della famiglia Johansen, che balla e canta intorno all'albero di Natale nel soggiorno. La moglie dell'artista Martha è in primo piano tra le sue figlie Ellen e la piccola Nanna. Si vede anche il figlio maggiore, Fritz. Nell'angolo c'è la zia Martha che osserva.
    Ultima modifica di doxa; 12-12-2020 alle 12:39

  12. #27
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    l'albero di Natale davanti la Basilica di San Pietro

    L’albero di Natale evoca l’albero cosmico, concepito dalla cosmogonia mitologico-religiosa di numerose antiche popolazioni come asse del mondo che unisce l’Ade, la Terra e il cielo, sede degli dei.

    Nella mitologia norrena l’albero cosmico è denominato Yggdrasill; in area celtica era simboleggiato dal frassino o dalla quercia; nel Medioevo i cristiani di quell’area geografica scelsero invece l’abete, per la sua forma arborea, come simbolo dell’axis mundi, successivamente usato per il cosiddetto “albero di Natale”.

    L'uso dell'albero natalizio ebbe inizio nel nord Europa. Come detto nel precedente post, la primogenitura la pretende la città di Riga, capitale della Lettonia.



    Il pittore danese Viggo Johansen (1851 – 1935) nel 1891 dipinse “Silent Night”.

    È Natale a casa della famiglia Johansen, che balla e canta intorno all'albero di Natale nel soggiorno. La moglie dell'artista Martha è in primo piano tra le sue figlie Ellen e la piccola Nanna. Si vede anche il figlio maggiore, Fritz. Nell'angolo c'è la zia Martha che osserva.
    Un quadro fantastico per dire stupendo, sembra che tutta la luce provenga dall'interno dell'albero ed illumini di stupore e gioia i presenti.

  13. #28
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Eleggo Doxa a mio beniamino!
    Grazie, caro amico.
    amate i vostri nemici

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