Passato a miglior vita durante la notte, Paolo Rossi fu l'artefice principale della Coppa del Mondo vinta dall'Italia nel 1982. Fortemente voluto da Bearzot malgrado sino a maggio fosse rimasto fermo per una squalifica di due anni per il suo coinvolgimento nello scandalo del calcio scommesse, Rossi si presentò in Spagna in una forma imbarazzante risultando un autentico fantasma nelle prime quattro partite tutte giocate da titolare. Dalla quinta, contro un Brasile fortissimo, si scatenò. Tre gol ai verdeoro, due alla Polonia in semifinale e la rete di apertura in finale contro la Germania. Di quell'edizione dei Mondiali fu capocannoniere e alla fine della stagione arrivò anche il Pallone d'Oro. Successivamente vinse tutto con la Juventus. La forza di Rossi fu quella di rappresentare una nuova versione del centravanti, non forte fisicamente che duellava con i difensori avversari con i gomiti, ma sgusciante e imprendibile che ti sorprendeva per velocità e opportunismo. Nato come ala destra fu G.B. Fabbri a trasformarlo in attaccante puro intuendone le doti sotto porta. Nel 1977 vinse il campionato di B con il Vicenza e lui risultò capocannoniere in un anno in cui in quella serie c'erano anche Virdis e Altobelli. L'anno dopo in serie A si ripeté, 24 gol in 30 partite che permisero ai veneti di arrivare secondi sdolo dopo la Juventus. Bearzot lo convocò per i Mondiali in Argentina dove vedemmo la sua migliore versione a fianco di Bettega, la coppia di attaccanti migliore che la Nazionale ha mai avuto.