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Discussione: Che palleee !

  1. #1
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    Che palleee !



    dark lady, amabile signora in elegante abito nero, in questo forum è permessa la frase che titola questo topic o è passibile di censura sacerdotale perché considerata peccato veniale ?

    Anziché dire “ma che noia” ormai si usa dire: “che palle !



    Non lo dico a te lady, ma agli altri amici del forum debbo ricordare che nell’ambiente giornalistico il titolo di un articolo ha l’importante funzione di presentare al lettore il contenuto di una notizia, deve attirare la sua attenzione, lo invita o meno a leggere il testo, a seconda dei suoi interessi.

    Il titolo “Che palleeee” v'incuriosisce? Penso di si. Ma cosa si nasconde dietro questo titolo ? La noia !

    Voglio scrivere alcuni post argomentando sulla noia, causa “zona rossa Covid.

    Comincio con quel che scrissero in merito in altro sito i nick Kanyu e Lady Hawke.

    Kanyu: “Taedium vitae" è noia della vita, è la fuga da sé stessi e spesso questo disgusto dell’esistenza, questa fuga, è l’unico modo per sfuggire all’angoscia di vivere.

    A volte la fuga è solo ideale, altre volte si tratta di veri e propri viaggi. La fuga è un mezzo di evasione, una speranza di salvezza. Dal viaggio disperato nei vari paesi del mondo al rifugio nei paradisi artificiali. Dalla fuga vera e propria a quella ideale, il viaggio di fantasia. Il tema della fuga come via di scampo alla noia è molto caro agli artisti di tutti i tempi.

    Se poniamo a confronto tre latini vediamo che ciò che li accomuna è proprio il modo di pensare circa la fuga (dalla noia). I tre latini in questione sono Orazio, Seneca e Lucrezio, che hanno trattato questo argomento, utilizzando a volte dei topoi letterari come l’idea del viaggio.

    Osservando i passi dei tre grandi pensatori notiamo che li accomuna la visione della vita. La vita è un continuo affanno, una continua ricerca. Lucrezio lo chiama Taedium vitae, anche Seneca usa termini simili, Orazio parla di una "strenua inertia". Tutti e tre si rivolgono ad un interlocutore più o meno fittizio cui spiegano, tramite esempi e citazioni, che il viaggio non può giovare al "malato" (chi ha in noia la vita è considerato tale); la visione di paesaggi esotici e la conoscenza di nuovi paesi non può sollevarlo dal suo male, poiché si tratta di un male interiore, che non dipende dal luogo in cui si trova, ma dal rapporto che ha con sé stesso.

    La noia di vivere è conosciuta da sempre, perché fa parte dell’indole umana, cambia il nome, ma il senso è sempre lo stesso.

    Infine...Charles Pierre Baudelaire che è stato poeta, scrittore, critico letterario, critico d'arte, giornalista, filosofo, aforista, saggista e traduttore; nonostante tutto questo, anche lui ha la noia di vivere... questa sensazione di angoscia e insoddisfazione non lo abbandonerà mai, fino alla morte.

    Tuttavia, a differenza dei tre latini, egli cerca una via di scampo attraverso i "paradisi artificiali ". I paradisi in questione sono l’alcol, la droga, ma anche l’amore, visto nella sua duplice forma: sesso e amore spirituale.

    Sperimentando ognuno di questi espedienti il poeta francese si rende pian piano conto che non ci sarà (comunque) via di fuga dalla noia di vivere, dal taedium, se non con la morte, che egli arriva ad invocare come unica salvezza”.

    LadyHawke: "la noia subentra quando si svolge ripetutamente qualcosa che a lungo andare diventa monotono e quindi noioso, oppure quando si svolge qualcosa d'insoddisfacente. Credo capiti a chiunque momenti in cui ci si può annoiare per mancanza di stimoli o momenti di stanchezza, come rimediare? Fare qualcosa di diverso, uscire dalla routine, occorre non adagiarsi nella propria noia, insomma agire che non significa buttarsi e diventare iper-impegnati, accettare anche i momenti in cui c'è bisogno di riposo.

    Entro certi limiti la noia è un sentimento normale, se dovuta a cause esterne, diverso se diventa uno stato umorale di noia depressiva allora credo sia necessario ricorrere ad un aiuto medico per curare il disturbo”.
    Ultima modifica di doxa; 19-03-2021 alle 08:05

  2. #2
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    Che giorno è oggi ? La pandemia causata dal Covid 19 rattrappisce il tempo sul presente e diventa un esercizio di immaginazione tentare di guardare oltre l’orizzonte.

    Secondo lo storico Georges Duby, un contadino francese del Medioevo forse ignorava in che anno vivesse e a stento era a conoscenza del re che regnava in quel periodo. Del resto a che cosa gli serviva saperlo? La sua vita era identica a quella dei suoi genitori e dei suoi avi.

    Il mondo in cui viviamo, invece, è quello dei cambiamenti “intragenerazionali”: tante cose cambiano durante la vita di una stessa generazione. Le scoperte scientifiche e la tecnologia hanno un ruolo fondamentale, ci permettono più tempo libero da dedicare a cose che ci interessano. Ma in questo tempo di pandemia che significato ha parlare della qualità della vita ?

    La parola d’ordine è “mindfulness: è una forma di meditazione che focalizza l’attenzione sul momento presente, senza giudicare. Permette di passare da uno stato di sofferenza ad una percezione soggettiva di benessere. L’obiettivo è quello di eliminare l’ afflizione tramite la conoscenza degli stati e dei processi mentali.
    Divenendo consapevoli e non critici nei confronti di sé stessi e della realtà, gli individui dovrebbero riuscire a controllare e contenere emozioni e pensieri negativi che possono indurre il patimento. sofferenza.

    Il lockdown ci blocca a lungo in uno stesso ambiente e ci costringe a domandarci: voglio davvero che la mia vita sia soltanto un costante desiderio di essere altrove?

    La quarantena è un tempo sospeso, dolente. Ci costringe a riflettere sul nostro rapporto con l'attesa, la noia. Questa si presenta quando non siamo capaci di impegnare in modo efficace la nostra attenzione verso cose di gradimento e attribuiamo a fattori esterni il nostro stato aversivo: “quanto è percepito dal soggetto come avverso, ostile”.


  3. #3
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    Mio zio prete, vecchio curato di campagna, la noia la chiama “acedia”, termine latino medievale per indicare l’inazione, la nostra accidia.

    Ho cercato di spiegargli che è uno stato d’animo, ma non ci sono riuscito. E’ ostinato ! Per lui l’acedia è un peccato mortale e nulla più. E’ uno dei sette vizi capitali. Induce a non perseguire i beni spirituali ma neanche materiali.

    L’acedia di solito colpiva come un virus chi si dedicava alla vita contemplativa, nel nostro tempo chi si dedica alla meditazione…, e al confinamento nell'ambito comunale.

    L’accidia ha implicazioni moralistiche ed ha tratti condivisibili con la noia, ma questa è studiata dalla psicologia. Per questa disciplina la noia è uno stato di apatia, irrequietezza, riduzione della percezione e delle risposte agli stimoli interni ed esterni.

    La noia è una condizione psicologica che può essere transitoria o permanente.

    La noia transitoria è reattiva, causata da peculiari contesti o situazioni sociali. Può motivare alla reazione per tentare di raggiungere la soddisfazione.

    La noia permanente è endogena, non dipende dall’ambiente esterno ma dall’insoddisfazione per varie cause, per esempio frustrante vita soggettiva, progetti o desideri irrealizzati, non sentirsi amati, ecc..

    La noia è proteiforme e può manifestarsi in diversi modi. Può declinare verso la rassegnazione, la “noia apatica”, o verso la “noia agitata, anche detta irrequieta”.

    La “noia apatica” è connessa alla mancanza di gratificazioni, con conseguente frustrazioni, sentimenti di inadeguatezza, di colpa, di sconfitta, si ha anche voglia di morire.
    Induce alla rassegnazione, all’indifferenza, allontana i desideri, l’interazione con gli altri, ha contiguità con la depressione, ma si distingue da questa per la conservazione dell'autostima.

    Nel romanzo “Oblòmov” dello scrittore russo Ivan Aleksandrovič Gončarov (1812 – 1891), l'autore descrive Oblomov: “un proprietario terriero russo, fatalista, che vive a san Pietroburgo senza compiere alcuna attività particolare, trascorre molte ore sul divano o sul letto, circondato dal disordine”.

    Invece la noia agitata o irrequieta deriva da uno stato ansioso, che motiva l’individuo ad agire, a cercare situazioni stimolanti che possano placare l’insoddisfazione, poiché per lui ogni cosa raggiunta diventa insignificante, in tal caso apre la strada alla bulimia, all’abuso di alcol o la dipendenza da droghe. Può tentare la “fuga dalla noia” anche con azioni violente verso gli altri o autodistruttive.

    Per evitare la noia molte persone si creano motivazioni per viaggi, acquisti compulsivi, gioco d’azzardo.
    Ultima modifica di doxa; 19-03-2021 alle 08:22

  4. #4
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    Causa Covid e le restrizioni indirettamente introdotte dalla pandemia, sperimentiamo come effetti collaterali negativi la noia, la mancanza di libertà, cerchiamo dei modi per tenerci occupati fino a che la pandemia finirà.

    La noia si può vincere resistendole, dedicando il tempo del confinamento forzoso alla lettura, alla scrittura, al dialogo, virtuale tramite questo forum.

    Uno degli psicologi sperimentali neurocognitivi che ha fatto delle ricerche sulla noia è John Eastwood, della York University di Toronto, in Canada. I suoi studi evidenziamo che la maggior parte delle persone che soffrono di depressione lamentano anche problemi con la noia, che emerge quando non riusciamo a tenere impegnata l’attenzione e nel contempo non siamo capaci di individuare la causa della mancanza di concentrazione.

    La noia è uno stato d’animo che si caratterizza per un senso di vuoto e di inutilità, costringe ad un vissuto crepuscolare di insoddisfazione permanente.

    Sarebbero predisposti alla noia gli alessitimici: l'alessitimia è l’incapacità di esperire e verbalizzare le proprie emozioni.

    Passaggio dalla noia alla paranoia.

    La paranoia è una psicosi, caratterizzata nel soggetto da giudizi sbagliati, deliri basati su irreali convinzioni di tipo persecutorio. L’individuo si convince che le sue sofferenze e i suoi fallimenti dipendono da un nemico che si cela nelle persone che incontra. Un esempio, il timore di essere "colpito" dal Covid per colpa di estranei.

    La mente paranoica " perde il mondo per salvarsi dal mondo", trova la sua unica salvezza isolandosi in un suo mondo allucinatorio, dove niente lo può minacciare perché il mondo reale è stato completamente trasformato in uno immaginario di cui possiede il controllo totale.

    due "aforismi"...

    La tua mente lavora meglio quando sei in uno stato paranoide. La paranoia esplora ogni via e ogni possibilità della tua situazione e lo fa ad alta velocità e con totale chiarezza. (Banksy)

    Woody Allen dalla psicanalista: “Direi che la mia paranoia è in fase calante. Continuo a credere che la gente mi segua… ma adesso ho l’impressione che lo faccia senza un vero interesse”
    Ultima modifica di doxa; 19-03-2021 alle 08:23

  5. #5
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    La “noia endogena” può essere causata anche dall’insoddisfazione. Questo sostantivo allude alle frustrazioni derivanti dai progetti o desideri irrealizzati, dalla spiacevole vita soggettiva, dal non sentirsi amati, dal non sentirsi realizzati professionalmente, ecc..

    L’insoddisfazione temporanea colpisce tutti, è “normale”. Può motivare alla reazione per tentare di raggiungere la soddisfazione.

    Gli errori commessi servono anche per imparare ad elaborare azioni o scelte più efficaci. Se l’insoddisfazione persiste può indurre la depressione oppure all’abuso di alcol o sostanze stupefacenti.

    Ci sono persone che non riescono ad essere contente, anche se hanno la vita ricca di avvenimenti e risultati. Può dipendere dal contrasto tra l’io ideale e la persona reale, che induce a “non accettarsi” per quel che si è.

    Dietro l’insoddisfazione ci potrebbe essere pure la cosiddetta “ferita dei non amati”, che incide durante l’infanzia o l’adolescenza, periodi cruciali dal punto di vista psicologico, perché determinano una parte importante del destino del soggetto.

    A volte per vincere l'insoddisfazione è utile pensare al proprio passato per ricordare la strada percorsa per giungere dove si è nella vita, senza dimenticare le cose realizzate, senza paragonarsi agli altri, senza invidiare chi ha successo, anche se l’invidia, nella giusta misura, spinge all’emulazione, serve per avere ambizione.

    Segue (quando avrò tempo… )

  6. #6
    رباني L'avatar di King Kong
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    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio

    dark lady, dolce signora in nero, in questo forum è permessa la frase che titola questo topic o è passibile di censura sacerdotale perché considerata peccato veniale ?

    Anziché dire “ma che noia” ormai si usa dire: “che palle !”
    Non credo che sia passibile di censura e nemmeno che sia peccato.
    Contraddice però lo spirito dei tuoi post, sempre attenti a definizioni calzanti e analisi attente.
    Non avendo nessuna competenza, non ho la pretesa di fare lezione a te che non ne hai assolutamente bisogno, ma negli ultimi anni assisto a come il linguaggio, anche nei media "seri" si riduca sempre piú a scorciatoie e semplificazioni che alla fine non sono più in grado di esprimere concetti che invece richiedono una descrizione minuziosa.
    Ti immagini Socrate che nella sua apologia dice" I giudici sono teste di caxxo, vendute ai poteri forti"?
    Quindi, capisco l'uso del termine nel titolo del tuo 3d come provocazione, ma più in generale, direi che la scelta delle parole è importante.
    Aut hic aut nullubi

  7. #7
    Bellissimo 3d Doxa, complimenti

  8. #8
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Interessante 3d, Doxa, non mi ricordavo di aver scritto quel commento.

    Per quanto mi riguarda non posso dire che in questi giorni mi stia annoiando. Dopo una prima incazzatura per essere di nuovo in lockdown e non poter andare dove voglio," che palle" , mi sono concentrata su quello che posso fare in casa per tenermi impegnata e pensare ad altro, così ho rimesso mano nelle pulizie di primavera, riordinando armadi ecc...e così siamo già a giovedì e quasi trascorsa una settimana.
    Addirittura ieri ho riesumato un vecchio portatile con xp, una visita ai forum e social per un momento di evasione, una chiacchierata in video whatsapp con un'amica, insomma tenendosi impegnati il tempo...vola!
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  9. #9
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    King hai ragione ! Ho avuto le dolenze d’animo prima di scrivere il diffuso "volgar" titolo di questo topic. Che fare ? Sostituirlo con un altro aderente al “bon ton” ?
    Ma avrebbe meno effetto. Come atto di contrizione ti porgo il palmo della mano, puoi colpirlo con la bacchetta. Nel contempo “elargisco” alla tua lettura un altro post sulla noia, ma di tipo letterario.

    Lo scrittore e poeta Cesare Pavese fu accusato di attività antifascista ed arrestato. Fu imprigionato nelle “carceri nuove” di Torino, poi trasferito a Roma nel penitenziario di Regina Coeli. Dopo il processo venne condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro, ma in quel paese rimase per circa 8 mesi: dal 4 agosto 1935 al 15 marzo 1936.

    Descrisse l’esperienza di confinato nella sua lettera al suo professore Augusto Monti:

    “Qui i paesani mi hanno accolto umanamente, spiegandomi che, del resto, si tratta di una loro tradizione e che fanno così con tutti. Il giorno lo passo “dando volta”, leggicchio, ristudio per la terza volta il greco, fumo la pipa, faccio venir notte; ogni volta indignandomi che, con tante invenzioni solenni, il genio italico non abbia ancora escogitato una droga che propini il letargo a volontà, nel mio caso per tre anni. Per tre anni! Studiare è una parola; non si può niente che valga in questa incertezza di vita, se non assaporare in tutte le sue qualità e quantità più luride la noia, il tedio, la seccaggine, la sgonfia, lo spleen e il mal di pancia. Esercito il più squallido dei passatempi. Acchiappo le mosche, traduco dal greco, mi astengo dal guardare il mare, giro i campi, fumo, tengo lo zibaldone, rileggo la corrispondenza dalla patria, serbo un’inutile castità”
    .

    Nel 1936 mentre era a Brancaleone scrisse anche la poesia titolata “Lo steddazzu”, parola dialettale che indica la cosiddetta “stella di Venere”, dea dell’amore e della bellezza.

    Il pianeta Venere è visibile soltanto poco dopo il tramonto e poco prima dell’alba, perciò fu anche detto dagli antichi Greci (e poi dai Romani) stella della sera o stella del mattino.



    In questa poesia Pavese descrive la sua noia di vivere e la sua solitudine. Trasferisce sul pescatore la sua angoscia, per dire che la noia esistenziale non abbandona mai l’individuo.

    “Lo steddazzu”

    L'uomo solo si leva che il mare e ancor buio
    e le stelle vacillano. Un tepore di fiato
    sale su dalla riva, dov'è il letto del mare,
    e addolcisce il respiro. Quest'è l'ora in cui nulla
    può accadere. Perfino la pipa tra i denti
    pende spenta. Notturno è il sommesso sciacquio.

    L'uomo solo ha già acceso un gran fuoco di rami
    e lo guarda arrossare il terreno. Anche il mare
    tra non molto sarà come il fuoco, avvampante.

    Non c'è cosa più amara che l'alba di un giorno
    in cui nulla accadrà. Non c'è cosa più amara
    che l'inutilità.


    Pende stanca nel cielo
    una stella verdognola, sorpresa dall'alba.

    Vede il mare ancor buio e la macchia di fuoco
    a cui l'uomo, per fare qualcosa, si scalda;
    vede, e cade dal sonno tra le fosche montagne
    dov'è un letto di neve.

    La lentezza dell'ora
    è spietata, per chi non aspetta più nulla.
    Val la pena che il sole si levi dal mare
    e la lunga giornata cominci? Domani
    tornerà l'alba tiepida con la diafana luce
    e sarà come ieri e mai nulla accadrà.
    L'uomo solo vorrebbe soltanto dormire.


    Quando l'ultima stella si spegne nel cielo,
    l'uomo adagio prepara la pipa e l'accende.
    Ultima modifica di doxa; 19-03-2021 alle 08:09

  10. #10
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    Noia: scarsa volontà di fare, ma a non fare nulla ci si annoia. E la noia è un'esperienza spiacevole, connotata da tensione emotiva, frustrazione, che si determina quando gli stimoli sono percepiti soggettivamente come monotoni. Allora si cercano motivazioni addizionali o alternative.

    Di solito la noia è temporanea, può servire all’evoluzione psicologica, in tal caso è detta “noia reattiva”, può capitare in alcune fasi della vita, come l’adolescenza e la pre-senilità, ma è considerata “normale”.

    La noia dà una sensazione di malessere interiore connesso a una prolungata condizione di monotonia o di uniformità.

    Numerosi adolescenti che compiono atti di vandalismo o di violenza, quando vengono arrestati e interrogati sulle motivazioni del loro agire rispondono che l’hanno fatto per gioco, non sapendo cosa altro fare. Nella loro noia c’è il “vuoto” interiore che pretende di essere riempito. Ma la noia non si riempie dall’esterno, la sofferenza è endogena.

    Il timore per il vuoto esistenziale (horror vacui, in latino) è denominato “cenofobia”.

    Quel “vuoto” può essere deleterio ma anche benefico, per esempio per gli artisti, è spazio per la loro creatività.

    Il filosofo tedesco Martin Heidegger (1889 – 1976) definì la noia come un “vagare qua e là nell’abisso dell’esistenza come una nebbia muta”, che rende difficile orientarsi, capire dove si sta andando.

    La noia sembra essere il filo conduttore che unisce apatia, depressione, incapacità a provare piacere per la vita, con le situazioni caratterizzate da dipendenza da sostanze stupefacenti o da comportamenti in grado di permettere una scarica adrenalinica come l’andar forte in macchina, mettere in atto condotte sessuali a rischio o la violenza verso se stessi o gli altri.

    La realtà dipende da come noi la elaboriamo nella mente e dal valore che decidiamo di attribuirle.

    Spesso la noia segnala anche una difficoltà ad adattarsi ad una realtà percepita come inadeguata alle nostre aspettative; affrontare la noia significa fare i conti con la nostra realtà e provare ad accettarla per iniziare a cambiarla.

    Ora debbo andare. La “cetra” mi aspetta per suonare l’inno alla noia. L’ispiratrice del brano musicale è la musa Erato, cara ad Apollo, con la quale ho creato un sodalizio artistico.
    Lei dopo il bagno purificatore nella fonte Eliconia, si cinge il capo con una corona di mirti e di rose, poi siede vicino a me e suona la lyra per accompagnare il mio canto. Pizzica le corde dello strumento in modo leggiadro.
    Ultima modifica di doxa; 18-03-2021 alle 16:33

  11. #11
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Un mio amico durante il lock-down ha ripreso gli studi e si è laureato in ingegneria, non oso dire a che età.

    Voglio dire ciò che anche LadyH ha messo in luce: ci si occupa, ci si impegna, si può anche trascorrere il tempo sfruttandolo, in mancanza di stimoli esterni continui.


    In un altro thread magari dirò cosa mi manca davvero.

  12. #12
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Se uno ha la Vita dentro, non la cerca fuori. Il Tempo non va ammazzato, ma valorizzato. In questo senso apprezzo molto la riflessione di LadyHawke.
    amate i vostri nemici

  13. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Se uno ha la Vita dentro, non la cerca fuori. Il Tempo non va ammazzato, ma valorizzato. In questo senso apprezzo molto la riflessione di LadyHawke.
    permetti un motteggio, cono. per scansare la noia c'è Federica, la Fede Amica.

  14. #14
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    Oh, c’è un equivoco ! Io ho molte cose da fare. Non mi annoio. L’unico problema è il non poter andare ovunque.

    Con questo topic ho soltanto voluto amplificare il “grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di Noi”, disse il re Vittorio Emanuele II il 10 gennaio 1859 a Torino nel discorso di apertura del parlamento piemontese.

    Per consolarvi dalla delusione vi offro in lettura le riflessioni di alcuni filosofi riguardo la noia.

    Il filosofo e teologo francese Blaise Pascal (1623 – 1662), nei “Pensieri” scrisse: "Niente per l'uomo è insopportabile come l’essere in pieno riposo, senza passioni, senza affari da sbrigare, senza svaghi, senza un'occupazione. Egli avverte allora la sua nullità, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto. Subito si leveranno dal fondo della sua anima la noia, la malinconia, la tristezza, l'afflizione, il dispetto, la disperazione”.

    Ma spesso l'infelicità dell'uomo è semplicemente "quella di non riuscire a starsene tranquilli in una stanza".

    I molti impegni che l'uomo assume non servono a fargli superare l'essenziale infelicità della condizione umana, ma solo a stordirlo e distrarlo mentre cerca di sfuggire da sé stesso.

    "E quelli che sull'argomento fanno della filosofia e che giudicano assai poco ragionevole che la gente passi l'intera giornata a correr dietro a una lepre che non si vorrebbe aver comprato, non capiscono nulla della nostra natura. Quella lepre non ci impedirebbe la vista della morte e delle altre miserie, ma la caccia, che ce ne distrae, può farlo...e quand'anche ci si vedesse abbastanza al riparo da tutte le parti, la noia, di sua privata autorità, non farebbe a meno di venire a galla dal fondo del cuore, dov'è naturalmente radicata, e di riempire lo spirito con il suo veleno” (B. Pascal, “Pensieri”).

    Per il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788 – 1860) “La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia” (dal libro IV de “Il mondo come volontà e rappresentazione”). Questa proposizione rappresenta una sintesi del pensiero di Schopenhauer sulla vita umana, nella quale prevalgono dolore e noia, poco piacere e rara gioia.

    E quando pure l'uomo non viva nel bisogno fisico e nella miseria, quando nessun effimero desiderio (invidia, vanità, onore, vendetta) gli riempia i giorni e le ore, subito la noia, la più angosciosa di tutte le sofferenze, si abbatte su di lui: «Col possesso, svanisce ogni attrattiva; il desiderio rinasce in forma nuova e, con esso, il bisogno; altrimenti, ecco la tristezza, il vuoto, la noia, nemici ancor più terribili del bisogno".

    La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia... Il godimento è solo un punto di trapasso impercettibile nel lento oscillare del pendolo. La vita è quindi un alternarsi di dolore e di noia, passando per la momentanea sensazione, meramente negativa, del piacere, del non dolore.

    Nel suo libro “L’arte di sconfiggere la noia” il filosofo e teologo danese Søren Kierkegaard (1813 – 1855) afferma che tutti gli individui sono noiosi e che l’umanità è coinvolta dalla noia. Per evitare di annoiarsi suggerisce di applicare nella vita quotidiana delle regole de seguire per trasformare questo sentimento in ozio creativo e sviluppo dell’immaginazione.

    Kierkegaard dice che chi non sceglie e si dedica solo al piacere viene coinvolto dalla noia, dall’indifferenza verso ogni cosa, diventa demotivato.

    Nel libro “Diario del seduttore” questo filosofo dice che l’esteta vive “l’attimo fuggente”, quando viene coinvolto dalla noia smette di cercare il piacere. La sosta lo fa riflettere sulla sua condizione esistenziale e viene assalito dalla disperazione, che lo mette di fronte al vuoto della propria vita.

    L'esteta tipico è per Kierkegaard il seduttore, rappresentato dal personaggio letterario “Don Giovanni”, il cavaliere spagnolo prototipo del libertino che non si lega a nessuna donna perché non vuole scegliere, vive cercando unicamente la novità del piacere, l’emozione del nuovo incontro. Questa “etichetta” mi sembra che si addiceva a Franco Califano, che ho citato nel precedente post.

    Un altro filosofo francese Henri-Louis Bergson (1859 – 1941) scrisse che quando non si riesce a dare significato ed importanza al tempo nasce la noia ed il tempo sembra immobile.
    Ultima modifica di doxa; 19-03-2021 alle 08:10

  15. #15
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    “Tutto il resto è noia” è il titolo del testo della nota canzone cantata da Franco Califano, con la quale esprimeva la propria filosofia di vita, il suo modo di vivere le relazioni “amorose”. Evitava il legame stabile per avere l'emozione di una nuova avventura. Si fece tatuare la celebre frase sull’avanbraccio destro.

    Questa canzone mi fa pensare al romanzo di Alberto Moravia titolato "La noia", nel quale rappresenta la borghesia che tenta di superare la noia con viaggi, sesso e denaro. Il protagonista si chiama Dino, assalito dalla noia verso tutto ciò che lo circonda: “La mia noia potrebbe essere definita una malattia degli oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita di vitalità quasi repentina; come a vedere in pochi secondi, per trasformazioni successive e rapidissime, un fiore passare dal boccio all'appassimento e alla polvere”.

    Lo scrittore Georges Bernanos (1888 – 1948) nel romanzo “Diario di un curato di campagna” descrisse la quotidianità del giovane e laborioso presbitero Jean-Marie Baptiste Vianney, curato di Ars, piccolo villaggio distante 35 km da Lione, nel dipartimento francese dell’Ain, dal nome del fiume omonimo che scorre nel suo territorio.
    Nei 40 anni di servizio in quella parrocchia quel prete fu attivo nell’insegnamento del catechismo e divenne uno stimato confessore. Il sacerdote intuì che la “malattia dell’anima” più micidiale è la noia: “La mia parrocchia è divorata dalla noia. Come tante altre parrocchie ! La noia le divora sotto i nostri occhi e noi non possiamo farci niente. Qualche giorno forse saremo vinti dal contagio”.

    Ancora un altro francese, Charles Baudelaire (1821 – 1867), nel suo capolavoro "Fiori del male", afferma: "La noia è un mostro delicato che, senza strepito, con uno sbadiglio, inghiotte il mondo." L’autore vuol evidenziare che la noia elimina l'interesse verso gli altri, la speranza, le attese, e si comincia a vivere come le famose "ombre che camminano" descritte nel Macbeth di Shakespeare.

    Per Giacomo Leopardi (1798 – 1837) la noia "è figlia del nulla e madre del nulla". Era consapevole di quanto essa sia in sé sterile. “Anche il dolore che nasce dalla noia e dal sentimento della vanità delle cose è più tollerabile assai che la stessa noia”.

    Ed ancora: “La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani. Non che io creda che dall'esame di tale sentimento nascano quelle conseguenze che molti filosofi hanno stimato di raccontarne, ma nondimeno il non potere essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga della natura umana. Perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri animali” (Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, 1817-1819).

    In una lettera del 1817 indirizzata al letterato Pietro Giordani, Leopardi conferma questo suo sentimento che chiama il "vizio dell'absence" considerandolo un suo difetto, una sua malattia spirituale che lo porta a non saper accettare il mondo così com'è nella sua mediocrità ma a lamentare invece l'assenza, la mancanza di qualcosa per cui valga la pena vivere.

    La noia è presente in numerose pagine della letteratura romantica europea, per esempio nell’ insoddisfatta “Madame Bovary” e nella “vaga noia diffusa” di Frédéric ne “L’educazione sentimentale”, due testi dello scrittore francese Gustave Flaubert (1821 – 1880).

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