Originariamente Scritto da
axeUgene
oddio... non credo le arti possano essere assunte a metro dello stato emotivo dell'umanità; per definizione, gli artisti hanno raccontato storie d'élite, oppure di gente comune attraverso il loro filtro elitario, di persone sottratte all'esistenza ordinaria, e la cui vita trae occasioni di espressione proprio da sofferenze, crepuscolarismo, ecc...
"felici", peraltro, sono state - o, più spesso, immaginate - le società allo stato nascente, brutali e ignare di limiti dettati dalla coscienza, tipicamente pagane, dionisiache, dominate dagli istinti; almeno questa è la tradizione ricorrente nelle descrizioni dei vati della decadenza: quelli della Roma imperiale, anche se devoti all'imperatore, coltivavano il mito dell'età repubblicana, lo stato nascente e criticavano la grecizzazione dei costumi; e così via...
l'età felice è sempre un passato ignaro di dubbi, mentre il presente sembra non essere mai felice; salvo rimpiangerlo 30 anni dopo