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Risultati da 31 a 45 di 357

Discussione: Flashback sull'Italia

  1. #31
    Superstite L'avatar di Doppio
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    oddio... non credo le arti possano essere assunte a metro dello stato emotivo dell'umanità; per definizione, gli artisti hanno raccontato storie d'élite, oppure di gente comune attraverso il loro filtro elitario, di persone sottratte all'esistenza ordinaria, e la cui vita trae occasioni di espressione proprio da sofferenze, crepuscolarismo, ecc...

    "felici", peraltro, sono state - o, più spesso, immaginate - le società allo stato nascente, brutali e ignare di limiti dettati dalla coscienza, tipicamente pagane, dionisiache, dominate dagli istinti; almeno questa è la tradizione ricorrente nelle descrizioni dei vati della decadenza: quelli della Roma imperiale, anche se devoti all'imperatore, coltivavano il mito dell'età repubblicana, lo stato nascente e criticavano la grecizzazione dei costumi; e così via...
    l'età felice è sempre un passato ignaro di dubbi, mentre il presente sembra non essere mai felice; salvo rimpiangerlo 30 anni dopo
    Hai ragione anche te, ma non esiste l'anagrafe della felicità, però se siamo davvero più infelici da qualche parte dovrebbe pure emergere aldilà della retorica del "si stava meglio quando si stava peggio". Il mio era un esempio, l'onere della prova va a chi ha fatto l'affermazione. Potrebbe rispondermi con l'aumento delle diagnosi di depressione, alché io replicherei che c'è stata una sensibilizzazione sul problema e oggi chi è depresso ha diverse opzioni mentre in passato non gli era riconosciuto un disagio da curare. Spero di non risentire la storia del suicidio tra i giovani perché ho già risposto a quello.
    Ultima modifica di Doppio; 03-01-2021 alle 00:25
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  2. #32
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Il segreto di pulcinella

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    certo che ho il coraggio, ed è il segreto di Pulcinella
    il fisco complicato avvantaggia direttamente la corporazione/lobby dei commercialisti e addetti vari, legali inclusi; esattamente come la Giustizia lenta e farraginosa avvantaggia gli avvocati, e indirettamente - molti di più - chi può speculare sulle incongruenze del sistema:

    chi può evadere o eludere, chi opera in modalità borderline in termini di legalità contrattuale e conta sulla lentezza della Giustizia civile, ecc...

    i commercialisti gestiscono posizioni che in qualsiasi altro paese richiedono mezz'ora di compilazione on-line da parte dell'interessato; in media, una gestione annuale costa 1600 euro; gli avvocati ? solo a Roma sono 7mila, più che in tutta la Francia; l'80% di questi professionisti, in un sistema efficiente nella migliore delle ipotesi si contenderebbe un posto di insegnante precario di ragioneria o diritto all'Istituto parificato Giosuè Pascoli
    e l'80% dei clienti si vedrebbe restringere troppe opportunità di celare entrate o prassi contrattuali al limite della legalità,.............
    axeUgene...forse non ci intendiamo.
    Il tuo ragionamento è giusto...la maggiore complessità avvantaggia le lobby è vero...ma come precedentemente ho sostenuto il singolo è destinato a sparire...ed uno stato funzionante dovrebbe evitare che la ricchezza ed il potere siano appannaggio di pochi.
    Il problema si può sintetizzare nel fatto che la maggiore complessità generata da una proliferazione di leggi promulgate in maniera non coordinata e congruenti alla prosperità dei cittadini, generi un minore snellimento dei punti nodali del sistema in tutti i suoi aspetti (finanziario, tributario, economico etc.) comporti un peggioramento del benessere generale, un peggior funzionamento dell'ingranaggio burocratico aumentando l'inefficienza della gestione del bene pubblico e delle varie prestazioni degli enti pubblici e privati..... tutto ciò mi sembra pacifico ed inoppugnabile.
    Come ho già sostenuto la tecnologia se non è corroborata da una preparazione proporzionale rischia di fare più danni che benefìci.
    La tecnologia, se usata con competenza, dovrebbe portare ad una maggiore semplificazione del sistema e di conseguenza una maggiore efficienza di tutto lo stato con evidente benefici dei cittadini, ad una equa distribuzione della ricchezza ...insomma al miglioramento della vita del cittadino nel suo complesso.🤗

  3. #33
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ma scusate amici, davvero avete bisogno di prove? Di cifre? Di grafici che misurino l'infelicità delle Persone? Basta scendere per strada un quarto d'ora. Basta sfogliare un giornale. Basta accendere la tv. Basta entrare in rete. L'Altro non è più un interlocutore: Ma un nemico! L'Altro non è più qualcuno che può arricchirti: Ma che può distruggerti! Specie se è di pelle, di lingua, di Religione diversa dalla tua...
    Io credo che non possiamo più definire Fromm (o Papa Francesco, tanto per identificare una personalità che parli ancora di Nuovo Umanesimo) semplicemente come un utopista...come un sognatore....
    La crisi economica del 2008 e la successiva dolorosissima esperienza della pandemia, ci dicono che siamo oramai arrivati al collasso di un certo tipo di Società. Che magari ti garantisce ancora dal lato "Avere" ma che non ti sta dando più niente che riguardi l'"Essere". Abbiamo l'Inps, la cassa integrazione, l'assicurazione sulla Vita, l'home-banking, il 5G, lo smartphone ultima generazione, ma ci ritroviamo irosi, arrabbiati, violenti, isterici, intransigenti. Non generiamo più ideali, morali, princìpi, orizzonti, futuro. Non generiamo più Vita, non generiamo più Figli. Il flashback fatto in questi giorni, lo certifica. Ecco perchè parlavo di zombies. Chi ha la Morte dentro, non può generare altro che Morte.
    amate i vostri nemici

  4. #34
    Superstite L'avatar di Doppio
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    Beh io si che le vorrei delle prove, diamo pure per buona che la realtà è quella che hai descritto (anche se sempre nei luoghi comuni siamo, forse stai prendendo troppo poco alla lettera il concetto che non si possa uscire dal proprio comune), vorrei le prove del fatto che prima non fosse così. Quando esattamente si era più felici? Durante la prima guerra mondiale? Durante il ventennio? Durante la seconda guerra mondiale? Durante l'epidemia di spagnola? Vabbè scherzo, immagino tu stia pensando al boom economico, dovresti comunque provarmi che si stava meglio, e se si stava meglio perché a quel periodo sono seguite le contestazioni per i diritti, forse eravamo più felici con meno diritti? E se non ti riferivi al boom erano proprio le contestazioni il periodo felice? O magari gli anni di piombo? Non sarà l'esplosione dell'eroina... birbante, ho capito perché sei sempre così felice.
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  5. #35
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    La droga ti dà solo l'illusione, della Felicità. Ne è solo una parvenza....un surrogato....infatti dopo un po' ne hai di nuovo bisogno....
    No Doppio, l'unica vera "droga" della quale la nostra Società ha bisogno per andare avanti, è dare un senso al nostro vivere. Un senso alto, intendo. Che vada oltre la semplice fruizione dei diritti. Oltre la semplice fruizione dei beni di consumo. Dell'immanente, del quotidiano. E che cos'è (lo chiedo a te e lo chiedo a tutti) che dà senso e significato alla Vita? L'Amore! E l'Amore, per definizione, genera. Crea. Trasforma il nostro grigiore in luce diffusa!

    "Siamo un Paese di vecchi, ecco la madre di tutti i nostri guai:
    Alla base di buona parte dei nostri problemi c'è l'età media di un Paese che non fa figli e grava ogni giorno di più sui conti pubblici. Ecco perché, retorica a parte, questa è l'emergenza più grande da affrontare"

    Crollo delle nascite. Emergenza culle. Bomba sociale. Sono questi termini e toni con cui negli ultimi tempi viene affronta la questione demografica in Italia, spesso sovrapponendola in maniera più o meno strumentale ad altri temi, dalla famiglia e i diritti civili fino all’immigrazione. L’argomento, per definizione, è uno di quelli su cui si gioca il futuro di una nazione, a cominciare dalla possibilità di averne uno. Che le nostre statistiche in merito non siano tra le più invidiabili è fatto noto. Secondo dati Istat, rispetto ai 60,6 milioni del 2017, la popolazione residente calerà fino a 59 milioni nel 2045 e a 54,1 milioni nel 2065. Oggi abbiamo un’età media molto elevata, attorno ai 45,2 anni. Lo confermano i numeri diffusi dall’Ocse pochi giorni fa, secondo cui tra i Paesi dell’organizzazione l’Italia è quella con la più bassa quota di giovani tra i 15 e i 29 anni, il 15% contro la media del 19%, e, soprattutto, contro il 23% del 1960.


    Quanto siamo nei guai, e quanto lo saranno i nostri figli? Che conseguenza avranno questa variabile sulla società e su un’economia non proprio florida in questo momento storico? E cosa si può fare per provare a invertire una rotta? Abbiamo girato queste domande ad Alessandro Rosina, professore di Demografia alla Cattolica di Milano e autore del libro Il futuro non invecchia.



    Quanto è corretto un approccio “catastrofista” alla questione?
    L’Italia è uno dei Paesi con il più accentuato invecchiamento della popolazione al mondo. Questo perché siamo allo stesso tempo uno dei Paesi con maggior longevità e con la maggior riduzione della presenza di giovani. Il vivere a lungo e bene, chiaramente, è un processo positivo, che dovremmo incoraggiare. Ma l’obiettivo è sostenibile solo in una popolazione che ha una solida consistenza di giovani, che vanno a rafforzare l’asse portante della produzione di ricchezza e benessere nel territorio in cui vivono.

    Invece da noi si è creato un forte squilibrio tra vecchie e giovani generazioni.
    Che stiamo aggravando, come conseguenza della persistente denatalità. Il numero medio di figli per donna da noi è attorno a 1,32, molto sotto al livello di 2,1 che consente un adeguato equilibrio tra generazioni. Con una natalità così bassa, in ogni nuova generazione, i figli sono sistematicamente di meno dei genitori e ancor meno dei nonni. L’Italia ha portato lo squilibrio a livelli tali da trovarsi con un numero di nati inferiore alla popolazione di ottant’anni. Non si tratta di essere catastrofisti, ma di prendere seriamente atto delle trasformazioni demografiche in corso. E rispondere con adeguate scelte politiche, in grado di ridare vitalità e solidità ai processi di sviluppo del Paese.

    Quali sono le conseguenze di un simile invecchiamento?
    In un Paese che mantiene una fecondità non troppo inferiore ai due figli per donna, l’aumento della longevità fa conquistare gradualmente anni di vita in età avanzata senza far mancare la forza di sostegno della popolazione in età attiva. Se invece, come avviene in Italia, la fecondità rimane sensibilmente sotto tale soglia, il costo dell’aumento della longevità – in termini di spesa per pensioni e salute pubblica – diventa sempre meno sostenibile, perché la denatalità va a erodere la capacità del Paese di produrre ricchezza.

    Che benefici dà un Paese più giovane?
    Un paese più giovane tende ad essere più dinamico, innovativo e aperto al cambiamento, più interessato al proprio futuro e disposto ad investirci. Le nuove generazioni hanno meno posizioni consolidate, diritti acquisiti e interessi da difendere rispetto alla popolazione adulta e anziana, e tendono quindi a guardare la realtà da una prospettiva meno “difensivista”. Sono la risorsa principale per alimentare processi che espandono nuove opportunità e possono rendere più competitivo il Paese. Una società che disinveste sui giovani si trova fatalmente a veder ridotta la propria capacità di crescita, mentre si allargano squilibri demografici e diseguaglianze sociali. Il contributo di tutte le generazioni è importante, ma è dal basso che una società si rinnova e mette solide basi per il proprio futuro. Se non si è un Paese per giovani, si diventa un Paese che è anche sempre meno per vecchi.

    L’Italia, al di là di promesse e tanta retorica, è uno dei Paesi avanzati con minor investimento in politiche per la famiglia e natalità. I nodi principali sui quali si dovrebbe intervenire con maggior efficacia sono due. Il primo è la difficoltà dei giovani a conquistare una propria autonomia dalla famiglia di origine e a formare una famiglia. È necessario rendere più solido tutto il percorso di transizione scuola-lavoro, rafforzando le possibilità di occupazione di qualità e di valorizzazione del capitale umano, con maggior impulso anche alle politiche abitative. Siamo il Paese in Europa con il record di NEET, giovani che usciti dal percorso formativo non riescono a trovare pieno inserimento nel mondo del lavoro. Questo prolunga la loro permanenza nella condizione di figli dipendenti dai propri genitori fin oltre i 30 anni, producendo rinvii e rinunce su tutto il percorso successivo. Non a caso siamo uno dei Paesi con l’età media più alta di arrivo del primo figlio.

    E poi, spesso, non ne facciamo altri.
    Questo è il secondo nodo critico: i freni alla progressione oltre il primo figlio. Se con la nascita del primogenito ci si trova in difficoltà ad armonizzare impegno esterno lavorativo e interno alla famiglia, difficilmente si rilancia con la nascita di un secondo. I Paesi sviluppati, con una fecondità superiore alla nostra, non hanno un numero desiderato di figli più alto rispetto alle coppie italiane, ma offrono migliori strumenti e servizi per le famiglie. Anche nel confronto tra regioni italiane si osserva che dove più efficienti sono gli strumenti di conciliazione tra lavoro e famiglia, chi ha un’occupazione sceglie maggiormente di avere un figlio e chi ha un figlio maggiormente si offre nel mercato del lavoro. È necessario fare un forte investimento perché le scelte familiari e quelle lavorative siano viste come un tutt’uno, e non in collisione tra loro. Serve un cambio di paradigma, che porti a considerare le misure a favore della famiglia e delle giovani generazioni all’interno delle politiche di sviluppo del Paese.

    https://www.rollingstone.it/politica...i-guai/454604/

    Capisci l'ultimo messaggio? Aprirsi alla Vita non è solo una questione religiosa. Ha una valenza sociale! Aggiungerei io, esistenziale!!! Un Figlio ti dà la Vita. Dentro. Genera Vita in te. Ti fa rifiorire. E...si, perchè no, usiamola pure la parolina magica. Ti fa gustare e assaporare la Felicità. Il senso pieno della Vita. Avrai (forse) qualche soldo in meno in banca? E che te frega. Se hai la Vita dentro, tutto si affronta, tutto si supera.
    Ultima modifica di conogelato; 03-01-2021 alle 03:52
    amate i vostri nemici

  6. #36
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    Citazione Originariamente Scritto da Doppio Visualizza Messaggio
    Hai ragione anche te, ma non esiste l'anagrafe della felicità, però se siamo davvero più infelici da qualche parte dovrebbe pure emergere aldilà della retorica del "si stava meglio quando si stava peggio". Il mio era un esempio, l'onere della prova va a chi ha fatto l'affermazione. Potrebbe rispondermi con l'aumento delle diagnosi di depressione, alché io replicherei che c'è stata una sensibilizzazione sul problema e oggi chi è depresso ha diverse opzioni mentre in passato non gli era riconosciuto un disagio da curare. Spero di non risentire la storia del suicidio tra i giovani perché ho già risposto a quello.
    certo, ma il dato soggettivo, per definizione, non può costituire un indicatore;
    chi ha fatto il militare malediceva ogni giorno passato in caserma, salvo poi ricordare decenni dopo quello come l'ultimo periodo spensierato e felice della propria vita;

    gli unici indicatori oggettivi sono esattamente quelli materiali e quantificabili in termini di accesso ad opportunità di auto-determinazione, di servizi e benessere, come aggregati, beninteso; perché poi siamo alla statistica del pollo: chi era possidente e viveva di rendita trova "decaduta" e infelice, ingiustamente conflittuale una società che gli abbia tolto quei privilegi, e così via, passando per tutti i poteri piccoli e grandi che sono stati spodestati, per finire con quello meschino del portatore di pene in famiglia, pen-ultimo che sfoga la sua frustrazione sulle ultime, la vera ultima frontiera aperta del mondo contemporaneo, ultimo tabù della disuguaglianza per nascita;

    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Ma scusate amici, davvero avete bisogno di prove? Di cifre? Di grafici che misurino l'infelicità delle Persone? Basta scendere per strada un quarto d'ora. Basta sfogliare un giornale. Basta accendere la tv. Basta entrare in rete. L'Altro non è più un interlocutore: Ma un nemico! L'Altro non è più qualcuno che può arricchirti: Ma che può distruggerti! Specie se è di pelle, di lingua, di Religione diversa dalla tua...
    certo che abbiamo bisogno di cifre e verifiche; altrimenti siamo alla mercé delle impressioni, mie o tue non fa differenza;
    parli di "nemici" citando stampa e tv, la cronaca; ma i delitti sono in calo continuo e - significativamente - quelli violenti al 89% sono commessi in famiglia da uomini che non tollerano di essere lasciati; questo è un fatto, non una mia impressione;
    più si va indietro, più i nemici c'erano davvero; si andava in guerra e ci si massacrava a milioni; tu sei andato a Padova in vacanza, mica a farti fare a pezzi come in trincea...

    Abbiamo l'Inps, la cassa integrazione, l'assicurazione sulla Vita, l'home-banking, il 5G, lo smartphone ultima generazione, ma ci ritroviamo irosi, arrabbiati, violenti, isterici, intransigenti.
    è il prezzo della libertà; come dici sempre tu: preferiresti essere un burattino ?
    due secoli fa saresti stato più o meno uno schiavo, rassegnato a qualsiasi disgrazia e oppressione, ingiustizia come "normale", vecchio a 30 anni per la fatica; oggi tu e i tuoi figli, noi tutti, abbiamo aspettative infinitamente maggiori, perché stiamo oggettivamente meglio quanto ad opportunità diffuse; perciò misuriamo di necessità la nostra felicità sulla base di quell'asticella; i tuoi figli saranno delusi se non riusciranno a fare i medici o i funzionari sanitari, quando i loro nonni sarebbero stati felici di un posto da operai in Sammontana; funziona così;

    a me girano i coglioni ogni mattina, perché in questo periodo in cui sono tutti in casa e coi riscaldamenti accesi non ho pressione per la caldaia e mi devo lavare facendo bollire l'acqua e facendomi la doccia con una spugna, al freddo, quando lo standard è che si giri la manopola e venga giù quanta acqua si vuole alla temperatura desiderata; un secolo fa non avrei avuto troppe ragioni per lamentarmi, ma lo so e porto pazienza;

    tutti perseguono la felicità e la vita; se un certo modello di esistenza non trova adesioni, evidentemente il motivo è che chi lo potrebbe scegliere, come vorresti tu, ha constatato che quel modello è infelice.
    c'� del lardo in Garfagnana

  7. #37
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Capisci l'ultimo messaggio? Aprirsi alla Vita non è solo una questione religiosa. Ha una valenza sociale! Aggiungerei io, esistenziale!!! Un Figlio ti dà la Vita. Dentro. Genera Vita in te. Ti fa rifiorire. E...si, perchè no, usiamola pure la parolina magica. Ti fa gustare e assaporare la Felicità. Il senso pieno della Vita. Avrai (forse) qualche soldo in meno in banca? E che te frega. Se hai la Vita dentro, tutto si affronta, tutto si supera.
    scusa eh... ma qui tutti siamo nati, e abbiamo ricevuto quell'imprinting alla "vita", quei "valori";
    se le generazioni di ora fanno meno figli, o non ne fanno, quello che giudichi come un fallimento non va a carico loro, ma - eventualmente - di chi abbia mostrato quell'esempio;
    se le tue figlie decideranno di lavorare e non fare 5 figli come Cona, l'implicito forzoso è un giudizio negativo su quell'esistenza, un rifiuto di emularla;

    e io posso capire il tuo disdoro; ma mi sembra evidente che questo, più che dalla preoccupazione genuina per la felicità delle nuove generazioni - di cui sanno e sono responsabili solo loro - questo sia dovuto al fatto che quelle scelte diverse dialetticamente svalutano le tue e il tuo modello di esistenza, evidentemente sofferto e conflittuale;
    chi è felice delle proprie scelte non va a guardare e giudicare quelle altrui; se vado in una trattoria in riva al mare e vedo dei ragazzi al McDonalds di fronte mi viene da sorridere e penso che tra 10 anni organizzeranno delle belle cene di pesce in casa o in quella stessa trattoria; ma se vado a catechizzarli, vuol dire che sono poco contento della mia grigliata e in fondo invidio il loro crispy; o forse la loro giovinezza.
    Ultima modifica di axeUgene; 03-01-2021 alle 09:04
    c'� del lardo in Garfagnana

  8. #38
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da gillian Visualizza Messaggio
    axeUgene...forse non ci intendiamo.
    Il tuo ragionamento è giusto...la maggiore complessità avvantaggia le lobby è vero...ma come precedentemente ho sostenuto il singolo è destinato a sparire...
    ?
    ed uno stato funzionante dovrebbe evitare che la ricchezza ed il potere siano appannaggio di pochi.
    questo dipende all'ideologia che ispira quello stato; io sono d'accordo con te, ma non possiamo confondere il funzionamento di una macchina con la meta che chi la guida vuol raggiungere, come scontata;
    infatti, qui fraintendi:
    Il problema si può sintetizzare nel fatto che la maggiore complessità generata da una proliferazione di leggi promulgate in maniera non coordinata e congruenti alla prosperità dei cittadini, generi un minore snellimento dei punti nodali del sistema in tutti i suoi aspetti (finanziario, tributario, economico etc.) comporti un peggioramento del benessere generale, un peggior funzionamento dell'ingranaggio burocratico aumentando l'inefficienza della gestione del bene pubblico e delle varie prestazioni degli enti pubblici e privati..... tutto ciò mi sembra pacifico ed inoppugnabile.
    quella complessità non è un accidente piovuto dal cielo, ma il risultato caotico di una mancata "rivoluzione", nel senso di risoluzione di un conflitto, che in paesi comparabili è stato risolto;

    tutti questi ragionamenti sono compiuti sulla base di assunti assolutamente erronei, vecchi, obsoleti:
    si ragiona di "Italia" come di un'entità funzionale omogenea e sovrana, che poteva essere un secolo fa;

    la realtà materiale è che nell'UE di oggi i centri di potere e decisione sono diffusi, e rispecchiano realtà molto diverse, legate - flebilmente, per ora - da una parvenza di solidarietà fiscale; il fisco è l'unico potere "nazionale" residuo; hai avuto modo di vedere in questi mesi quanto le regioni siano in grado di sostituirsi allo stato nella capacità di influenzare e determinare le strategie sanitarie;
    la qualità della vita - l'ospedale, la scuola, i trasporti, le strade, l'edilizia pubblica e popolare, ecc... - di una famiglia che viva a Treviso o Foggia è determinata al 90% da quello che si decide a Bruxelles, in regione o municipio, e solo al 10% da quanto si decide a Roma;
    chi lavora a Treviso o Torino è di fatto più interessato e coinvolto in quello che succede a Monaco di Baviera o Lione e Parigi, più che a Taranto;

    tutte le incongruenze che osservi dipendono dalla deriva di interessi diversi, che puntualmente esprimono domande politiche diverse; al sud hai una domanda di stato e assistenzialismo, soldi e lavoro, tutele, ecc... che dovrebbero essere pagate coi soldi delle tasse che al nord, al contrario, i residenti vorrebbero spendere in loco;

    per decenni questo conflitto è stato tamponato coi debiti; da 30 anni - Maastricht - si è posto il problema dell'insostenibilità del modello e si è cominciato a tagliare; ma questo ha reso espliciti i rapporti di forza: il nord ricco e contribuente ha le sue linee di AV, le sue metropolitane, strade, acquedotti, fibra ottica, ecc...
    il sud ha poco o nulla, perché il modello di potere e relazioni economiche lo ha indebolito quanto a capacità contrattuale;

    ora si vede bene, nel momento in cui la crisi di un governo fragile si manifesta sulle questioni di soldi; il nodo sono i fondi UE e chi e come li dovrebbe spendere, amministrare; Conte rappresenta la tradizionale mediazione cerchiobottista democristiana, che però non basta più; fisiologicamente, le redini passano gradualmente a chi rappresenta interessi più forti e dinamici;

    la morale è che le cose cambiano e si fanno solo nel momento in cui la politica registra in modo efficace, esplicito e condiviso la realtà dei rapporti di forza sociali, tanto in UE, quanto in Italia;
    ora vengono disposti fondi finanziati dall'UE; ma se tu fossi olandese e vedessi le tue tasse spesse per finanziare l'Italia a tasso agevolato, anziché spese in Olanda, non ti quadrerebbe il dato che il patrimonio medio italiano è maggiore del tuo, ma l'evasione fiscale e il debito sono il doppio; diresti: ti metto a disposizione anche le mie risorse, ma prima fai pagare i tuoi cittadini;
    e lo stesso diranno a Treviso, dove se non pagano la TARI arriva la mora e poi l'ufficiale giudiziario, mentre in alcune aree c'è un'evasione dei tributi del 90%; poi, però, a Treviso c'è tutto, mentre in quelle aree manca l'acqua o lo scuolabus...
    c'� del lardo in Garfagnana

  9. #39
    Opinionista L'avatar di gillian
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    ?

    questo dipende all'ideologia che ispira quello stato; io sono d'accordo con te, ma non possiamo confondere il funzionamento di una macchina con la meta che chi la guida vuol raggiungere, come scontata;
    infatti, qui fraintendi:

    quella complessità non è un accidente piovuto dal cielo, ma il risultato caotico di una mancata "rivoluzione", nel senso di risoluzione di un conflitto, che in paesi comparabili è stato risolto;

    e lo stesso diranno a Treviso, dove se non pagano la TARI arriva la mora e poi l'ufficiale giudiziario, mentre in alcune aree c'è un'evasione dei tributi del 90%; poi, però, a Treviso c'è tutto, mentre in quelle aree manca l'acqua o lo scuolabus..........
    Okey! sei molto bravo, abile e più preparato di me su questo argomento di attualità geopolitica in cui si trova l'Italia.
    Hai evidenziato anche anomalie ormai storiche nel nostro sistema nel rapporto tra il nord ed il sud...ma tu sei stato abile anche nell'ampiare il contesto del discorso...che doveva essere un flash-back sull'Italia allargandolo a tutta la realtà che coinvolge l'Unione Europea... e su quanto ora sostieni non nulla da obiettare...l'UE ormai condiziona le nostre scelte in un ampio spettro decisionale...soprattutto a carattere economico...lasciando all'Italia solo un margine di manovra che riguarda la gestione di quanto richiesto dal punto di vista economico... anche a livello amministrativo.
    Comunque rimane all'Italia la propria indipendenza nazionale, l'inghilterra ha potuto rinunciare all'Ue dopo lunghissime trattative...quindi L'UE sa che se l'Italia volesse potrebbe...anche decidere la scissione...il fatto che non ci convenga non cambia la sostanza della nostra "sovranità nazionale" al proprio diritto di autodeterminazione... guarda cosa è successo quando al governo si insediò la coalizione giallo-verde..i parametri dello spread erano schizzati a valori che non vedevamo da anni...peccato che non ho comprato i BTP che costavano relativamentepoco e rendevano il 4% lordo.

    Temporaneamente vorrei sorvolare nel risponderti a questo post...dove per ora non vedo obiezioni da fare e mentre mi rileggo il tutto e ci ragiono vorrei risponderti al tuo post precedente dove si parlava di complessità, di tecnologia, di commercialisti e di lobby.

    Ultima modifica di gillian; 03-01-2021 alle 12:55
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

  10. #40
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    Okey! sei molto bravo, abile e più preparato di me su questo argomento di attualità geopolitica in cui si trova l'Italia.
    non siamo ad una gara a chi ce l'ha più lungo;

    ho solo fatto presenti determinate circostanze strutturali che possono essere utili a comprendere certe storture e dinamiche;
    ragionare di "Italia" in un contesto di poteri radicalmente cambiati può indurre in errore nel prevedere cosa può accadere;

    il Regno Unito è un termine di paragone poco appropriato, perché ha una sua moneta, e poi perché rischia a sua volta di essere poco unito, a quanto dicono scozzesi e irlandesi, che non vogliono sapere di Brexit;
    del resto, gli autonomismi e lotte per l'indipendenza sono un carattere ricorrente da decenni, vedi frantumazione degli stati ex-sovietici, ma anche Catalogna, paesi baschi, il Belgio, sempre sul punto di spaccarsi e senza governo per anni...
    c'� del lardo in Garfagnana

  11. #41
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    certo che ho il coraggio, ed è il segreto di Pulcinella
    il fisco complicato avvantaggia direttamente la corporazione/lobby dei commercialisti e addetti vari, legali inclusi; esattamente come la Giustizia lenta e farraginosa avvantaggia gli avvocati, e indirettamente - molti di più - chi può speculare sulle incongruenze del sistema:

    chi può evadere o eludere, chi opera in modalità borderline in termini di legalità contrattuale e conta sulla lentezza della Giustizia civile, ecc...

    i commercialisti gestiscono posizioni che in qualsiasi altro paese richiedono mezz'ora di compilazione on-line da parte dell'interessato; in media, una gestione annuale costa 1600 euro; gli avvocati ? solo a Roma sono 7mila, più che in tutta la Francia; l'80% di questi professionisti, in un sistema efficiente nella migliore delle ipotesi si contenderebbe un posto di insegnante precario di ragioneria o diritto all'Istituto parificato Giosuè Pascoli
    e l'80% dei clienti si vedrebbe restringere troppe opportunità di celare entrate o prassi contrattuali al limite della legalità;

    avvocati e commercialisti sono la categoria di gran lunga più rappresentata in Parlamento e, ovviamente, vista la domanda diffusa di aree grigie di una normativa che consenta trucchi e scappatoie a tutto, non ci si deve meravigliare troppo che da 30 anni si parli di riforme e non si arrivi mai a nulla;

    il nodo è sostanziale, e se si studia un po' di economia e si osservano i fondamentali, si capisce subito:

    un paese col 140% di rapporto Debito/PIL, in cui la spesa pubblica origina circa il 54% del secondo, e in cui metà dei contribuenti soggiorna nella no-tax-area, è per forza votato maggioritariamente all'opacità; soprattutto se poi, andando a comparare il patrimonio medio, si scopre che il valore pro-capite è di circa 220mila euro, contro i 210mila dei tedeschi, il cui debito pubblico è meno del 60%

    cioè, quella forbice compresa tra 140 e 60 è il frutto di evasione diffusa, esplicita o implicita, e ti dice che quella ricchezza privata si paga al prezzo della miseria pubblica, che è un conto scaricato sulle generazioni successive, in termini di minori servizi e opportunità.

    Ritornando a quel contesto, stavamo parlando , senza che tu te ne ne accorgessi, della stessa cosa ma in termini diversi.
    La differenza è tutta qui: io non evidenziavo chi ci guadagna ma solo chi ci perde…lo stato inteso come la sommatoria dei cittadini regolato dalle leggi del governo e dei tribunali attraverso il sistema legislativo(parlamento) esecutivo (governo) e giudiziario (tribunali)…..tu evidenziavi anche l’aspetto di chi ci guadagna (lobby).
    Ma l’accezione che tu dai di lobbismo, nel nostro contesto nazionale, come si evince dal tuo dire, viene “stigmatizzato” identificato ed associato in termini negativi… secondo l’assunto che dove c’è il lobbismo c’è anche la corruzione.
    La relazione tra lobbismo e corruzione è contraddetta nei fatti dalla constatazione che ci sono realtà, come negli Stati Uniti, dove il fenomeno è nato, o l’Unione Europea, dove il fenomeno è stato importato, in cui il lobbing è connaturato al funzionamento delle istituzioni, e smentita dalla Corte Costituzionale che ha riconosciuto che l’azione di influenza verso le decisioni della pubblica amministrazione non sono dirette ad espropriare dei loro poteri gli organi legislativi od a d ostacolare o ritardare l’attività della pubblica amministrazione.
    In realtà è stato riconosciuto che esse mirano a migliorare ed a rendere più trasparenti le procedure di raccordo degli organismi rappresentativi con i soggetti più interessati alle diverse politiche pubbliche.
    In realtà si tratta, come erroneamente viene interpretato il potere della lobby, che esso rappresenti, attraverso il contatto degli organi decisionali e/o regolatori , il fisiologico funzionamento della democrazia moderna.
    Esistono degli organi di controllo e di prevenzione di attività illecite o di corruzione, in America esiste l’anti Trust, per impedire che una società od una lobby acquisisca una tale preponderanza che possa precludere la libera concorrenza in quel lo specifico settore.
    In Italia infine un ruolo analogo lo svolge l’ AnAc (autorità nazionale anticorruzione) che ha ampi poteri di regolazione in un settore di particolare importanza per gli operatori economici, quale è quello dei contratti pubblici per resistere alle pressioni dei gruppi di interesse in opposizione alle decisioni legislative statali!
    Ultima modifica di gillian; 03-01-2021 alle 12:57
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

  12. #42
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Ok axeUgene ...non facciamo quella gara... anche perchè per via telematica è difficile, a meno che tu non mi mandi una foto del tuo e lo confrontiamo!
    Ma ricorda che il mio ha quasi 75 anni!
    Ultima modifica di gillian; 03-01-2021 alle 13:04
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

  13. #43
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Per ridere un po'

    Giorgio dice a Pierino:
    - io ho un hobby -
    Pierino risponde
    - io ho una lobby -
    Giorgio:
    - Oh! Ma che differenza c'è -
    Pierino:
    - con la prima per divertirti...con la seconda per arricchirti -
    Ultima modifica di gillian; 03-01-2021 alle 18:12 Motivo: mancava la rima
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

  14. #44
    Superstite L'avatar di Doppio
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    La droga ti dà solo l'illusione, della Felicità. Ne è solo una parvenza....un surrogato....infatti dopo un po' ne hai di nuovo bisogno....
    No Doppio, l'unica vera "droga" della quale la nostra Società ha bisogno per andare avanti, è dare un senso al nostro vivere. Un senso alto, intendo. Che vada oltre la semplice fruizione dei diritti. Oltre la semplice fruizione dei beni di consumo. Dell'immanente, del quotidiano. E che cos'è (lo chiedo a te e lo chiedo a tutti) che dà senso e significato alla Vita? L'Amore! E l'Amore, per definizione, genera. Crea. Trasforma il nostro grigiore in luce diffusa!

    "Siamo un Paese di vecchi, ecco la madre di tutti i nostri guai:
    Alla base di buona parte dei nostri problemi c'è l'età media di un Paese che non fa figli e grava ogni giorno di più sui conti pubblici. Ecco perché, retorica a parte, questa è l'emergenza più grande da affrontare"

    Crollo delle nascite. Emergenza culle. Bomba sociale. Sono questi termini e toni con cui negli ultimi tempi viene affronta la questione demografica in Italia, spesso sovrapponendola in maniera più o meno strumentale ad altri temi, dalla famiglia e i diritti civili fino all’immigrazione. L’argomento, per definizione, è uno di quelli su cui si gioca il futuro di una nazione, a cominciare dalla possibilità di averne uno. Che le nostre statistiche in merito non siano tra le più invidiabili è fatto noto. Secondo dati Istat, rispetto ai 60,6 milioni del 2017, la popolazione residente calerà fino a 59 milioni nel 2045 e a 54,1 milioni nel 2065. Oggi abbiamo un’età media molto elevata, attorno ai 45,2 anni. Lo confermano i numeri diffusi dall’Ocse pochi giorni fa, secondo cui tra i Paesi dell’organizzazione l’Italia è quella con la più bassa quota di giovani tra i 15 e i 29 anni, il 15% contro la media del 19%, e, soprattutto, contro il 23% del 1960.


    Quanto siamo nei guai, e quanto lo saranno i nostri figli? Che conseguenza avranno questa variabile sulla società e su un’economia non proprio florida in questo momento storico? E cosa si può fare per provare a invertire una rotta? Abbiamo girato queste domande ad Alessandro Rosina, professore di Demografia alla Cattolica di Milano e autore del libro Il futuro non invecchia.



    Quanto è corretto un approccio “catastrofista” alla questione?
    L’Italia è uno dei Paesi con il più accentuato invecchiamento della popolazione al mondo. Questo perché siamo allo stesso tempo uno dei Paesi con maggior longevità e con la maggior riduzione della presenza di giovani. Il vivere a lungo e bene, chiaramente, è un processo positivo, che dovremmo incoraggiare. Ma l’obiettivo è sostenibile solo in una popolazione che ha una solida consistenza di giovani, che vanno a rafforzare l’asse portante della produzione di ricchezza e benessere nel territorio in cui vivono.

    Invece da noi si è creato un forte squilibrio tra vecchie e giovani generazioni.
    Che stiamo aggravando, come conseguenza della persistente denatalità. Il numero medio di figli per donna da noi è attorno a 1,32, molto sotto al livello di 2,1 che consente un adeguato equilibrio tra generazioni. Con una natalità così bassa, in ogni nuova generazione, i figli sono sistematicamente di meno dei genitori e ancor meno dei nonni. L’Italia ha portato lo squilibrio a livelli tali da trovarsi con un numero di nati inferiore alla popolazione di ottant’anni. Non si tratta di essere catastrofisti, ma di prendere seriamente atto delle trasformazioni demografiche in corso. E rispondere con adeguate scelte politiche, in grado di ridare vitalità e solidità ai processi di sviluppo del Paese.

    Quali sono le conseguenze di un simile invecchiamento?
    In un Paese che mantiene una fecondità non troppo inferiore ai due figli per donna, l’aumento della longevità fa conquistare gradualmente anni di vita in età avanzata senza far mancare la forza di sostegno della popolazione in età attiva. Se invece, come avviene in Italia, la fecondità rimane sensibilmente sotto tale soglia, il costo dell’aumento della longevità – in termini di spesa per pensioni e salute pubblica – diventa sempre meno sostenibile, perché la denatalità va a erodere la capacità del Paese di produrre ricchezza.

    Che benefici dà un Paese più giovane?
    Un paese più giovane tende ad essere più dinamico, innovativo e aperto al cambiamento, più interessato al proprio futuro e disposto ad investirci. Le nuove generazioni hanno meno posizioni consolidate, diritti acquisiti e interessi da difendere rispetto alla popolazione adulta e anziana, e tendono quindi a guardare la realtà da una prospettiva meno “difensivista”. Sono la risorsa principale per alimentare processi che espandono nuove opportunità e possono rendere più competitivo il Paese. Una società che disinveste sui giovani si trova fatalmente a veder ridotta la propria capacità di crescita, mentre si allargano squilibri demografici e diseguaglianze sociali. Il contributo di tutte le generazioni è importante, ma è dal basso che una società si rinnova e mette solide basi per il proprio futuro. Se non si è un Paese per giovani, si diventa un Paese che è anche sempre meno per vecchi.

    L’Italia, al di là di promesse e tanta retorica, è uno dei Paesi avanzati con minor investimento in politiche per la famiglia e natalità. I nodi principali sui quali si dovrebbe intervenire con maggior efficacia sono due. Il primo è la difficoltà dei giovani a conquistare una propria autonomia dalla famiglia di origine e a formare una famiglia. È necessario rendere più solido tutto il percorso di transizione scuola-lavoro, rafforzando le possibilità di occupazione di qualità e di valorizzazione del capitale umano, con maggior impulso anche alle politiche abitative. Siamo il Paese in Europa con il record di NEET, giovani che usciti dal percorso formativo non riescono a trovare pieno inserimento nel mondo del lavoro. Questo prolunga la loro permanenza nella condizione di figli dipendenti dai propri genitori fin oltre i 30 anni, producendo rinvii e rinunce su tutto il percorso successivo. Non a caso siamo uno dei Paesi con l’età media più alta di arrivo del primo figlio.

    E poi, spesso, non ne facciamo altri.
    Questo è il secondo nodo critico: i freni alla progressione oltre il primo figlio. Se con la nascita del primogenito ci si trova in difficoltà ad armonizzare impegno esterno lavorativo e interno alla famiglia, difficilmente si rilancia con la nascita di un secondo. I Paesi sviluppati, con una fecondità superiore alla nostra, non hanno un numero desiderato di figli più alto rispetto alle coppie italiane, ma offrono migliori strumenti e servizi per le famiglie. Anche nel confronto tra regioni italiane si osserva che dove più efficienti sono gli strumenti di conciliazione tra lavoro e famiglia, chi ha un’occupazione sceglie maggiormente di avere un figlio e chi ha un figlio maggiormente si offre nel mercato del lavoro. È necessario fare un forte investimento perché le scelte familiari e quelle lavorative siano viste come un tutt’uno, e non in collisione tra loro. Serve un cambio di paradigma, che porti a considerare le misure a favore della famiglia e delle giovani generazioni all’interno delle politiche di sviluppo del Paese.

    https://www.rollingstone.it/politica...i-guai/454604/

    Capisci l'ultimo messaggio? Aprirsi alla Vita non è solo una questione religiosa. Ha una valenza sociale! Aggiungerei io, esistenziale!!! Un Figlio ti dà la Vita. Dentro. Genera Vita in te. Ti fa rifiorire. E...si, perchè no, usiamola pure la parolina magica. Ti fa gustare e assaporare la Felicità. Il senso pieno della Vita. Avrai (forse) qualche soldo in meno in banca? E che te frega. Se hai la Vita dentro, tutto si affronta, tutto si supera.
    Maledizione Cono, stai sul pezzo, prima rispondi seriamente alla parte ironica del post (colpa mia, che mi dimentico che ogni volta che la inserisco tu rispondi a quello) e è poi mi ripeti che siamo in tempi brutti... quali erano quelli felici? quelli in cui si figliava come conigli, ok esattamente nel medioevo, quando la faida era legale e i diritti umani non esistevano, grazie, ma no grazie.
    Non avete ancora visto niente

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  15. #45
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    ?

    questo dipende all'ideologia che ispira quello stato; io sono d'accordo con te, ma non possiamo confondere il funzionamento di una macchina con la meta che chi la guida vuol raggiungere, come scontata;
    infatti, qui fraintendi:

    quella complessità non è un accidente piovuto dal cielo, ma il risultato caotico di una mancata "rivoluzione", nel senso di risoluzione di un conflitto, che in paesi comparabili è stato risolto;

    tutti questi ragionamenti sono compiuti sulla base di assunti assolutamente erronei, vecchi, obsoleti:
    si ragiona di "Italia" come di un'entità funzionale omogenea e sovrana, che poteva essere un secolo fa;

    la realtà materiale è che nell'UE di oggi i centri di potere e decisione sono diffusi, e rispecchiano realtà molto diverse, legate - flebilmente, per ora - da una parvenza di solidarietà fiscale; il fisco è l'unico potere "nazionale" residuo; hai avuto modo di vedere in questi mesi quanto le regioni siano in grado di sostituirsi allo stato nella capacità di influenzare e determinare le strategie sanitarie;
    la qualità della vita - l'ospedale, la scuola, i trasporti, le strade, l'edilizia pubblica e popolare, ecc... - di una famiglia che viva a Treviso o Foggia è determinata al 90% da quello che si decide a Bruxelles, in regione o municipio, e solo al 10% da quanto si decide a Roma;
    chi lavora a Treviso o Torino è di fatto più interessato e coinvolto in quello che succede a Monaco di Baviera o Lione e Parigi, più che a Taranto;

    tutte le incongruenze che osservi dipendono dalla deriva di interessi diversi, che puntualmente esprimono domande politiche diverse; al sud hai una domanda di stato e assistenzialismo, soldi e lavoro, tutele, ecc... che dovrebbero essere pagate coi soldi delle tasse che al nord, al contrario, i residenti vorrebbero spendere in loco;

    per decenni questo conflitto è stato tamponato coi debiti; da 30 anni - Maastricht - si è posto il problema dell'insostenibilità del modello e si è cominciato a tagliare; ma questo ha reso espliciti i rapporti di forza: il nord ricco e contribuente ha le sue linee di AV, le sue metropolitane, strade, acquedotti, fibra ottica, ecc...
    il sud ha poco o nulla, perché il modello di potere e relazioni economiche lo ha indebolito quanto a capacità contrattuale;

    ora si vede bene, nel momento in cui la crisi di un governo fragile si manifesta sulle questioni di soldi; il nodo sono i fondi UE e chi e come li dovrebbe spendere, amministrare; Conte rappresenta la tradizionale mediazione cerchiobottista democristiana, che però non basta più; fisiologicamente, le redini passano gradualmente a chi rappresenta interessi più forti e dinamici;

    la morale è che le cose cambiano e si fanno solo nel momento in cui la politica registra in modo efficace, esplicito e condiviso la realtà dei rapporti di forza sociali, tanto in UE, quanto in Italia;
    ora vengono disposti fondi finanziati dall'UE; ma se tu fossi olandese e vedessi le tue tasse spesse per finanziare l'Italia a tasso agevolato, anziché spese in Olanda, non ti quadrerebbe il dato che il patrimonio medio italiano è maggiore del tuo, ma l'evasione fiscale e il debito sono il doppio; diresti: ti metto a disposizione anche le mie risorse, ma prima fai pagare i tuoi cittadini;
    e lo stesso diranno a Treviso, dove se non pagano la TARI arriva la mora e poi l'ufficiale giudiziario, mentre in alcune aree c'è un'evasione dei tributi del 90%; poi, però, a Treviso c'è tutto, mentre in quelle aree manca l'acqua o lo scuolabus...
    La tua tesi è quella che tutti gli altri paesi dell'Ue o ex-UE (Inghilterra) sono migliori di noi, la Germania, l’Olanda anche la Spagna per non parlare della Francia....sì la Francia di Macron, il quale proprio ieri si era lamentato che in Francia si erano fatti 430 vaccini...noi in Italia ne abbiamo fatti più di 50.000...ed allora?....se fosse successo da noi invece interrogazioni parlamentari, la richiesta delle dimissioni di Arcuri, crisi di governo, in Francia Macron ha denunciato questa loro incapacità ed ha stilato col governo un piano per rimediare ….e la cosa è finita lì per ora... dobbiamo smetterla di denigrarci...non dico di incensarsi, ma essere più realistici ..... ma l'essere esterofili è un po’ un nostro lobby....pardon volevo dire hobby, solo gli altri sono bravi e organizzati...ma poi scopriamo che la Spagna è tormentata dai movimenti catalani e baschi, l'Irlanda che è in continuo conflitto dopo la lotta di indipendenza dell'ETA che ha portato alla spaccatura anomala dell'isola ex-britannica, la Scozia dopo la Brexit farà un referendum per staccarsi dall'Inghilterra e rientrare nell'UE, i Francesi hanno il muovimento occitano ed... i gilè gialli, in Italia solo richieste di maggior autonomia a carattere tributario in Veneto ed in Trentino Alto Adige dove già parecchie autonomie sono già state concesse...se in UE tutti i movimenti indipendentisti nazionalisti andassero a buon fine l'UE geograficamente diventerebbe un puzzle.
    E allora...l'Italia, da questo punto di vista non è certo peggiore dagli altri paesi… senza contare che alcuni di essi come Polonia ed Ungheria non volevano accettare il piano di Recovery Found rifiutando la clausola che indicava come condizione che l’indipendenza e l’imparzialità della giustizia non fossero gravemente lese... l’Ue deve garantire mercato, frontiere aperte e sviluppo, senza sognarsi di dare lezioni di democrazia: questa la visione dell’Ue, minimalista, che hanno i governi ribelli…non so come l’Unione Europea abbia deciso di incorporare tali paesi.
    Da quando è tornato al potere, nel 2010, Viktor Orbán ha costruito un progetto autoritario svuotando, con un’inesorabile tattica , tutti i contropoteri. Prima la giustizia, poi la stampa, a seguire le università. Durante la pandemia, avocando a sé i pieni poteri, il primo ministro ungherese ha inoltre assestato duri colpi a quel poco di opposizione democratica presente sul territorio. Il primo ministro ha però lasciato le porte del Paese aperte per i grandi investitori dell’Europa occidentale, soprattutto quelli tedeschi, ben contenti di fare affari in Ungheria.
    Ce la prendiamo con Bruxelles, ma i nostri problemi hanno la forma di uno stivale. E nemmeno il governo del cambiamento è riuscito a cambiare le cose.
    I problemi sono tutti interni: siamo ultimi per natalità, ultimi per crescita del PIL, ultimi per investimenti in cultura, secondi per tasso di disoccupazione giovanile, primi per il numero di neo mamme più anziane, penultimi per numero di laureati e ultimi per vita lavorativa. Tradotto: gli italiani sono quelli che in Europa lavorano di meno. Non per pigrizia ma per opportunità, perché entrano molto tardi nel mercato del lavoro.
    Siamo tuttavia la terza nazione manifatturiera in Europa, superati di poco ultimamente dalla Francia…ma loro hanno il vantaggio di avere il Franco CFA.
    Il paradosso dell’Italia è che è la terza maggior economia dell’Unione europea. È la seconda manifattura del Continente. È un grande Paese esportatore, con un avanzo commerciale cresciuto da 31 miliardi del 2010 a 89 miliardi del 2018 al netto delle risorse energetiche. Ha una enorme ricchezza privata. Eppure sui mercati finanziari, dove viene misurato il rischio-Paese, l’Italia è penultima nell’area euro. Peggio di noi c’è solo la Grecia. E la distanza che ci separa dagli altri Stati è diventata abissale: i rendimenti dei nostri titoli di Stato decennali sono ormai ben più vicini a quelli della Grecia fanalino di coda che a quelli del Portogallo o della Spagna.
    Questo è un problema enorme: alti tassi assorbono infatti grandi quantità di denaro pubblico che si potrebbero spendere in maniera utile per famiglie e imprese. Se solo l’Italia riuscisse a portare gli interessi dei propri titoli di Stato al livello di quelli portoghesi risparmierebbe 6,4 miliardi il primo anno, 11,9 il secondo e via via fino a 31,8 miliardi l’anno dal settimo in poi. E se li portasse al livello spagnolo, il risparmio per le casse pubbliche salirebbe (a regime dopo il settimo anno) a 34 miliardi annui. Purtroppo però i mercati non riflettono la forza dell’economia italiana: così la terza economia europea è penultima sui mercati dei titoli di Stato.
    Tassi elevati per lo Stato diventano - tramite il canale bancario - tassi elevati per le imprese. Questo - insieme all’incertezza generale - rappresenta un freno per gli investimenti e i consumi. Detto questo, l’Italia non è né la Spagna né il Portogallo: il tessuto economico del Paese è ben più solido e diversificato. Non è un caso che il made in Italy vada così forte all’estero: lo dimostra la bilancia commerciale che ha triplicato l’avanzo dal 2010 al 2018. Perché la qualità dei prodotti italiani è forte: uno studio di qualche anno fa della Fondazione Edison, su oltre 5mila tipologie di prodotti globali, dimostra che ben 844 sul podio della qualità sono italiani. Questo significa che quasi un prodotto su cinque di eccellenza nel mondo è made in Italy.
    Tutto ciò nonostante i gravi problemi che affliggono l’Italia …. come ben evidenziato da axeUgene, un problema conflittuale fra nord e sud che ha origini antiche anzi ancestrali ...fin dal medioevo dopo la caduta dell'impero romano l'italia diventò terra di conquista e subì l'influenza di varie culture, bizantino, arabo-saraceno, germanico, normanno etc…dove oggi le infiltrazioni di poteri di malaffare come mafia, la camorra e ndrangheta … ormai infiltrata in tutti i punti nodali del potere giocano un ruolo importante nell’indebolire il buon funzionamento dell’apparato statale provocando un danno incalcolabile alla nostra economia.
    Ultima modifica di gillian; 04-01-2021 alle 11:46
    sono modesto e me ne vanto!
    Gil

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