Otto van Veen, “Allegoria del tempo”, 1607, musée de l’hospice Comtesse, Lille (Francia)

La frase “tempus fugit” (= "il tempo fugge") è spesso presente in cima agli orologi a pendolo, negli orologi solari con lo gnomone o nelle meridiane presenti sui muri di alcuni edifici.

Tradizionalmente il quadrante è accompagnato da un motto. Spesso è costituito da un gioco di parole, a volte è un'ammonizione che ricorda all'uomo il suo ineluttabile destino.

La locuzione latina “tempus fugit” deriva da un verso scritto nelle “Georgiche”, “Sed fugit interea fugit irreparabile tempus” (= “Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo”) (Virgilio, Georgiche, III, 284)



Il “tempus fugit” è anche una filosofia di vita paragonabile al “Carpe diem”.

L’antico poeta Orazio (65 a. C. – 8 a. C.) nell’undicesima ode del primo libro delle Odi (Carmina) dice alla ragazza: "Non cercare di sapere, o Leuconoe (saperlo non è lecito) quale fine gli dei abbiamo assegnato a me, quale a te .... sii saggia ! ... restringi in un ambito breve le lunghe speranze. Mentre noi parliamo, sarà già sparita l’ora, invidiosa del nostro godere. Cogli la giornata d’oggi e confida in meno possibile in quella di domani”.

E’ inverno e sibila forte il vento. Raccolti nel tepore di una stanza, il poeta e Leuconoe (la fanciulla "dagl’ingenui pensieri" ) si godono il loro momento di intimità. Leuconoe, per passare il tempo, si dedica a calcoli astrologici per sapere se essi vivranno a lungo. Il consiglio dato dal poeta invece è quello di bere e godersi il presente, che è un attimo che non rivivranno mai più; da qui nasce l’espressione che ha reso celebre l’ode: “carpe diem”.

L'attimo presente ? Ma cos'è il tempo ? Non è un attributo dell’universo.
Comprenderlo significa capire il prima, l’adesso e il dopo.

E' un espediente credere che esista il tempo. E' una modalità per separare gli eventi.

Noi viviamo l'eterno istante. Diciamo che il tempo scorre, ma è la nostra mente che lo immagina scorrere.

L'unico tempo che riusciamo realmente a percepire è il presente.

Il passato è affidato alla memoria ed il futuro lo affidiamo all'immaginazione. Sono rappresentazioni in connessione col presente.

C’è il tempo scandito dall’orologio e dal calendario e c’è il tempo psichico, che è soggettivo e variabile, lo crea la mente per distinguere il passato il presente e il futuro.

C’è anche il “tempo cristiano”: la rivelazione giudaico-cristiana proclama che il tempo ha un inizio ed una fine.

Alla fine dell’anno 2013 papa Francesco propose questa riflessione: “La visione biblica e cristiana del tempo e della storia non è ciclica ma lineare, è un cammino che va verso un compimento. Un anno che è passato non ci porta a una realtà che finisce ma che si compie, è un ulteriore passo verso la meta che sta davanti a noi, una meta di speranza, felicità, perché incontreremo Dio, ragione di speranza e fonte di letizia”.

Il tempo cristiano non è storico ma escatologico, è rivolto verso un fine ultimo. Il passato e il presente hanno un senso che può essere scoperto solo in relazione all’incarnazione del Figlio di Dio e al Giudizio finale.