Originariamente Scritto da
efua
La mia storia del Carnevale affonda le radici in un vestito diventato mitico, per la versatilità con la quale e’ stato utilizzato
Degli anni dell’asilo non ho memoria, non ricordo nemmeno se quelle squilibrate delle suore ci permettessero di festeggiarlo il Carnevale
I miei ricordi partono dalla prima elementare, quando mamma mi porto’ dalla sarta affinché mi facesse un vestito da fata
Mi piaceva, era di raso azzurro con un corpetto di stoffa tipo pizzo
Per risparmiare sul cappello, la sarta mi fece pure quello, con un cartone che mi addolorava la testa tutte le volte che lo indossavo
Come nelle migliori famiglie di una volta, votate all’essenziale, il vestito di Carnevale non era certo una priorità
La pedagogia era una scienza occulta e delle prove delle ripercussioni psicologiche di un vestito di Carnevale negato, non vi era traccia
Così negli anni Efuccia ebbe i suoi Carnevali, 5 -dalla prima alla quinta elementare- con lo stesso vestito
La scusa era sempre la stessa: “Ti va ancora ma non è peccato?!!?”
Ogni anno, a ridosso del Carnevale, inevitabile arrivava il tema: Il mio vestito di Carnevale di questo anno
Io per non scrivere che al mio vestito da fatina sfigata avrei dato fuoco, ogni anno lo spacciavo per qualcosa di diverso: una volta lo feci diventare da dama, imponendo a mia madre di farmi aggiungere almeno le maniche a sbuffo
Un altro anno divenne da ballerina, facendolo alzare da lato
Insomma, dove non arrivava la mano pietosa che mi facesse avere un vestito nuovo, arrivavo io con la fantasia
Già da allora avevo capito che dovevo fare da me