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Discussione: Peccato e peccatori

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  1. #1
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    Peccato e peccatori

    Cono, Crep, cos’è il peccato ? Chi sono i peccatori ?

    Il peccato ? Questo sostantivo è connesso con la religione. Il suo etimo dice che proviene dal latino “peccatum”, parola che indica la trasgressione di un precetto, di una norma alla quale si attribuisce un’origine divina.

    Nella Genesi c’è il “peccato”, quello “originario”, compiuto da Adamo ed Eva e sanzionato dall’interdizione divina. Dio creò questa coppia e la fece vivere nel giardino dell’Eden, ma proibì loro di non cogliere i frutti dall’albero della conoscenza del bene e del male. Perché tale proibizione ? Per timore di essere deposto dall’immaginario “trono”, come in effetti sta avvenendo con il progresso tecnico-scientifico ?.

    L’ebraismo considera peccato la violazione di uno qualsiasi dei comandamenti divini e insegna che il peccato è un atto sacrilego.

    La legge (nómos) è da osservare in quanto dono di Dio; essa segnala il peccato alla coscienza dell’uomo, quando ne fa un uso perverso.

    Per la religione ebraica ci sono due tipi di peccato: le offese contro Dio e le offese contro altre persone.

    Nell’ambito della religione cristiana il peccato è un’offesa a Dio, disobbedienza alla sua legge.

    La Chiesa Cattolica elenca due specie di peccati: il peccato originale e il peccato attuale.

    Il peccato originale si cancella col battesimo.

    Il peccato attuale è quello compiuto volontariamente da chi ha l'uso della ragione.

    Il peccato attuale si commette in quattro modi: con pensieri, parole, opere ed omissioni.

    Il peccato attuale è di due specie: mortale e veniale.

    Il peccato mortale è una disobbedienza grave alla legge di Dio, eseguita con consapevolezza e deliberato consenso.

    Il peccato veniale, invece, è disobbedienza alla legge di Dio in cose gravi e meno gravi ma compiuta senza la consapevolezza e il consenso.

    La dottrina cristiana osserva tre leggi: legge naturale, legge antica (Antico Testamento) e legge nuova o evangelica (Nuovo Testamento).

    La legge naturale permette di distinguere le azioni buone da quelle malvagie.

    La legge antica è la legge mosaica con tutti i suoi articoli e i commenti della torah, è la legge ebraica.

    Infine la legge nuova o evangelica è quella insegnata da Jesus.

    Con la fede l’uomo si sottomette completamente al Dio in cui crede la propria intelligenza e la propria volontà. La “Sacra Scrittura” la definisce “obbedienza della fede”.

    L’etica divina si fonda su una minaccia e un ordine autoritari.

    Il peccatore tramite la confessione dei propri peccati al presbitero ottiene la “remissio peccatorum”, il sacerdote gli commina la penitenza, alla quale segue il perdono di Dio. La remissione dei peccati è un articolo di fede, che i credenti recitano nel Credo. Fa seguito la “riconciliazione” con la divinità.

    Dal punto di vista laico, invece, il peccato e i peccatori non esistono. Il “peccato” è denominato “crimen”, che viene represso con “poenae humanae” come supporto al carattere espiatorio-retributivo del peccato-reato, per l’emendatio del reo.

    Ho letto che l’impianto “teologico” del diritto penale pre-moderno deriva dallo “ius puniendi” d’estrazione religiosa, sviluppato dall’XI secolo. Ma su questo tema ho bisogno del vostro aiuto sapienziale.
    Ultima modifica di doxa; 29-01-2021 alle 16:41

  2. #2
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Ciao doxa, per me il peccato non è tanto una trasgressione ad una proibizione da parte di Dio, ma è un disarmonizzarsi da ciò che è fuori di me e che prima era armonico, come il rapporto con il mio prossimo, con gli animali, con le piante, insomma mi trovo fuori e solo nel mondo da come era il mondo prima che peccassi; è a questo punto che devo fare i conti con me stesso perché questa nuova situazione non mi piace più e mi fa soffrire.
    In fondo anche Adamo prima era in perfetta amicizia con Dio, intendendo con Dio tutto ciò che fuori e dentro di noi, poi però peccando si sente in lotta con se stesso e solo, cioè nudo; per fortuna Dio gli da la possibilità di coprirsi.
    Quando pecco, e ci sono tanto modi di peccare, mi trovo fuori da un'armonia che precedentemente avevo.
    Questa mia è una pura sensazione che trascende ciò che penso di Dio, delle sue leggi o delle leggi dell'uomo.
    Noi colloquiamo continuamente con la nostra intimità e questo colloquio possiamo definirlo la voce della coscienza.
    Con il peccato è noi stessi che puniamo ed a meno che non ci facciamo il callo come Pinocchio con il grillo, non possiamo non sentirlo.
    Cercare di conoscere da soli quale sia il bene e quale il male però è un pericolo costante e se non si ha una certa esperienza della vita spesso ci troviamo in rovina perché ci si ritrova a non poter più tornare indietro, specialmente quando questo peccato ci porta all'illusione di considerarci come dei.
    Per quanto riguarda la scienza che, come hai accennato, può ridurre all'angolo Dio, vedendo dove la scienza può portare, ho i miei dubbi.
    Ultima modifica di crepuscolo; 29-01-2021 alle 17:37

  3. #3
    whatever.. L'avatar di Misterikx
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    prima della croce di Cristo morte e sofferenza erano i segni del peccato (cf. libro di Giobbe), DOPO la morte di Cristo sono rivelazione dell'amore di Dio e strumenti di salvezza (si pensi al desiderio di sofferenza dei santi cristiani)
    sveglia!
    " Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Misterikx Visualizza Messaggio
    prima della croce di Cristo morte e sofferenza erano i segni del peccato (cf. libro di Giobbe).... --



    Infatti l' autore di questo Libro (e in particolare quello di Qoelet)aveva messo in crisi la dottrina delle 2 vie (o tradizionale) imputata al legislatore Mosè.

    La malattia, la poverta', la sterilita', la nascita con devastanti patologie, la morte precoce.. erano tutte nefaste conseguenze che l' iddioAbramitico inviava ai suoi devoti, quelli che Non ottemperavano la sua volonta' (tradotto: infrazione alle regole e prescrizioni contemplate nella Torah).

    Malgrado detti 2 autori avessero sbugiardato quella dottrina mosaica (per es. Deuteronomio capitolo 30) e fossero passati secoli.. "ancora" persisteva quella falsa dottrina _ ovvero le disgrazie, malattie..ecc..ecc.. erano dovute alle punizioni divine per i peccati commessi !
    Vedere la storiella del nato-cieco (Gv. capitolo 9).

    Ma la Conoscenza/scienza (ostacolata per secoli dalla santa ekklesia) ha "S-piegato" quanto molto di quel tempo si ignorava..

    S-piegare vuol proprio significare:
    - portare in superficie, togliere dalle "pieghe" quanto occultato, tirar Fuori quanto chiuso in se' stesso, dis-piegare..eccc..eccc...

    Altro che sveglia _ ci vorrebbe un Trombone !!

    -

  5. #5
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    Personalmente non credo che Cristo amasse molto la sofferenza e la morte.
    Posso capire che con Cristo la morte e la sofferenza abbiano avuto un senso, questo si, ma dire che li amasse non credo proprio.
    Nel cupo quadretto del Getsemani non è la volontà di Gesù che primeggia, anzi, ma quella di voler fare la volontà del padre, non certo la sua.
    Quello che voglio dire è che nessuno desidera soffrire; per me la morte e la sofferenza sono un mero discorso di accettazione del proprio destino, visto che non posso farne a meno per come sono fatto li accetto dandogli un senso.
    Ultima modifica di crepuscolo; 29-01-2021 alle 20:18

  6. #6
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  7. #7
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    "Figlio ho peccato" dice il padre;
    "Beh, ormai son cresciuto storto" dice il figlio.



    Ps. Peccato che non so come trasmettere un disegno, non mi dite per favore dal cellulare al Pc perché non sono capace neanche di far questo.

  8. #8
    P�nta rh�i h?s potam�s

    arecata � il 2� nick-name di Blasel

  9. #9
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    Poiché son tifoso del Toro , meglio alla Juve che a noi


    Letterina al presidente.
    Caro Cairo se non tiri fuori un po' di soldi andiamo in B
    Non c'è più religione.

  10. #10
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    Nel “corpo mistico della Chiesa” (?) il precedente pontefice, Benedetto XVI, esasperò il concetto di “peccato” e quello di “reato” invertendone gli effetti.

    Il peccato è di pertinenza della Chiesa, che assolve o condanna, alla luce del “perdono”, riservato al peccatore che si pente, si confessa dal sacerdote che valuta il suo reale pentimento, lo assolve dai suoi peccati, gli commina la penitenza e lo riammette nella comunità dei credenti.

    Va bene !

    Ma è superfluo ricordare che il reato è invece di pertinenza dello Stato, che tramite il giudice ne valuta la gravità alla luce dei codici penale e/o civile, e, sulla base di tale gravità commina la relativa pena.

    A Ratzinger e a numerosi della gerarchia vaticana tale la separazione tra peccato e reato non fu gradita quando il parlamento italiano dovette decidere come legiferare sulle unioni di fatto (non sancite dal matrimonio) e sulle unioni gay. Questi due fenomeni sociali la Chiesa li identifica come peccato, ma alcuni anni fa pretendeva che lo Stato italiano li considerasse come reati da punire, cancellando alcuni diritti riconosciuti alle coppie non sposate e conviventi, considerate dalla Chiesa come “pubblici peccatori”.

    Per la Chiesa il matrimonio religioso è un sacramento e ci tiene molto a celebrarlo, invece la convivenza esclude l’istituzione ecclesiastica.

    Anche se l’Italia è una repubblica laica e democratica e non uno Stato teocratico controllato da diritto canonico, la Chiesa cattolica avendo sede nella penisola spesso interferisce sulle scelte politiche riguardanti l’etica. Non solo, tenta di imporre ai parlamentari cattolici di esprimere un voto non di coscienza ma di obbedienza alla curia vaticana.

    Uno Stato non è composto di soli credenti in una stessa religione; uno Stato democratico è multireligioso, multirazziale, multiculturale.

    Con Ratzinger è anche accaduto che un reato di pedofilia, che la Chiesa avrebbe voluto ridurre a peccato, da discuterne nelle “sacre stanze” e da trattare nell’ambito del diritto canonico, anziché favorire alle vittime la giustizia dello Stato.

    V’invito in proposito a leggere la “Crimen sollicitationis” dell’allora cardinale Ratzinger, inviata ai vescovi americani.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Crimen_sollicitationis


    ed anche il documento titolato “De delictis gravioribus”

    https://it.wikipedia.org/wiki/De_delictis_gravioribus
    Ultima modifica di doxa; 30-01-2021 alle 20:44

  11. #11
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    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    Nel “corpo mistico della Chiesa” (?)
    Hai fatto bene a mettere il punto interrogativo, infatti che vuol dire? Più che altro, come è fatto questo corpo mistico della Chiesa?

  12. #12
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    Buonasera Crep,

    la tua perplessità sulla Chiesa come “corpo mistico” è anche la mia.

    Mi sembra che la nozione “corpo mistico della Chiesa” sia diversa dalla nozione “corpo mistico di Cristo”.

    T’invio il link sul tema

    https://it.wikipedia.org/wiki/Corpo_mistico

  13. #13
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Buongiorno doxa; il anche il corpo mistico di Cristo com'è fatto?
    Anche se è una metafora di Paolo cosa fa capire?
    E' un compromesso tra corpo di Gesù e che altro, tutti i partecipanti alla Chiesa? avviene asessualmente? Come avverrebbe questa unione?

    O è solo un'idea senza riscontro?
    Ultima modifica di crepuscolo; 31-01-2021 alle 08:55

  14. #14
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    Nel 1764 il giurista e filosofo milanese Cesare Beccaria (1738 – 1794) pubblicò il trattato “Dei delitti e delle pene”, testo giuridico e politico, nel quale analizza i motivi contro la tortura e la pena di morte, abolita nel 1786 nel Granducato di Toscana.

    In tale libro il giurista fa la distinzione tra peccato e reato, ma ovviamente tale separazione fece intervenire la “longa manus” della Chiesa e il libro fu messo all’Indice dei libri proibiti.

    Cesare Beccaria sosteneva che il reato è un danno fatto alla società e dalla società deve essere giudicato; il peccato invece è un’offesa recata a Dio e da Dio soltanto ha da essere giudicato e punito, giustificato o perdonato.

    In un articolo sul quotidiano “l’Unità”, pubblicato nel 2010, la filosofa e saggista Francesca Rigotti scrisse: “L’azione della Chiesa cattolica, se da una parte ha dovuto accettare la separazione della giustizia dell’uomo da quella di Dio, ha dall’altra sovente cercato di evaderla, rivendicando la sottomissione della legge positiva ai dettami della legge divina: per esempio nel caso della bestemmia, peccato di offesa a Dio fino a non molto tempo fa considerata reato, o nel caso dell’adulterio femminile, punito anch’esso insieme all’aborto. Nel momento in cui la chiesa chiede allo Stato la soppressione dell’aborto, della ricerca sulle staminali embrionali, del testamento biologico, che cosa fa se non esigere che la legge civile riconosca alla contravvenzione di questi precetti religiosi lo statuto di reato?

    Attenzione quindi alla recente posizione dei vertici della chiesa quando, dopo aver a lungo assegnato alla pedofilia e agli abusi sessuali degli ecclesiastici lo statuto di peccato, riservandosi giudizio, punizione ed eventuale perdono dei reprobi, cambiano strategia chiedendone il trattamento in quanto reati. La mossa è corretta in sé ma potrebbe preludere a un nuovo attacco per estendere la richiesta di sottoporre al diritto positivo altri aspetti della vita umana condannati dalla legge divina, ritrasformando i peccati in reati: ma se i reati sono peccati, come già diceva il buon vecchio Hobbes, non tutti i peccati sono reati…”.


    Il marchese Beccaria, esponente dell’Illuminismo milanese, fu il padre di Giulia Beccaria (1762 – 1841) la mamma di Alessandro Manzoni.

    Giulia, dopo un'infanzia passata nella casa paterna, dal 1774 fu educata in un collegio, dal quale uscì nel 1780, dopo aver compiuto i diciotto anni.

    Ritornata nella casa paterna, Giulia si trovò immersa nell'ambiente dell'illuminismo milanese. Tra gli amici di famiglia la influenzò soprattutto Pietro Verri, ma fu in contatto con molta parte dell'élite culturale milanese.

    L’adolescente Giulia s’’innamorò del conte Giovanni Verri (1745 – 1818), che aveva 17 anni più di lei ed era “un affascinante uomo di mondo”. Giovanni era un fratello minore dei più noti Pietro e Alessandro, i quali, non tenendo conto del sentimento d’amore della ragazza si dettero da fare per cercarle un marito economicamente agiato, perché i Beccaria in quel periodo erano in difficoltà finanziarie.

    All’età di 20 anni Giulia subì un matrimonio combinato: sposò il nobile e ricco lecchese Pietro Manzoni, che aveva 46 anni, 26 anni più di lei ed era vedovo. Lui si accontentò di sposare la giovane con poca dote.

    Il matrimonio fu celebrato il 20 ottobre del 1782, ma Giulia continuò ad incontrarsi con Giovanni Verri e forse da lui ebbe il figlio Alessandro, nato nel 1785.

    Dopo la nascita del bambino, Giovanni cominciò a frequentare altre donne, disinteressandosi del (probabile) figlio naturale e di Giulia. Tale evento scatenò la reazione indignata della giovane.

    Il linguista Niccolò Tommaseo scrisse che Alessandro parlava di Pietro Verri “con riverenza, tanto più ch'egli sa, e sua madre non glielo dissimulava, d'essere nepote di lui, cioè figliuolo d'un suo fratello”.

    Il 23 febbraio 1792 Giulia si separò da Pietro Manzoni, a cui restava affidato quel figlio verso cui aveva sempre mostrato uno scarso interesse.

    In precedenza la donna aveva cominciato da due anni una relazione amorosa con Carlo Imbonati, nobile colto e molto ricco.

    Domanda finale: nel 1782 il matrimonio combinato per Giulia con un uomo che non amava come si deve considerare ? Il consenso dell’illuminista ma non “illuminato” Cesare Beccaria come si deve considerare ? Peccato o reato ? In quel tempo non era né peccato né reato.

    Anche il peccato evolve nel tempo.

  15. #15
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Non credo che il peccato di un prete sia paragonabile a quello di un laico.
    Anche perché non l'ho pensata solo io ma anche un certo Gesù di Nazareth.

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