Risultati da 1 a 2 di 2

Discussione: Le Parabole

  1. #1
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
    Data Registrazione
    08/10/07
    Messaggi
    24,570

    Le Parabole

    Per avere gli insegnamenti essenziali di Gesù molte persone si rivolgono al Sermone della Montagna, nella versione riferita da san Matteo; ma le parabole sono una fonte più sicura e molto più chiara. Non c’è niente di originale nei sermoni, come forma letteraria; non c’è nulla che li distingua dalle conferenze profane, e uno dei difetti di tutte le conferenze è che l’ascoltatore è libero di interpretare come vuole la parole che sente pronunziare. Ma i quadretti tolti dalla vita, con i quali Gesù amava esprimere la sua dottrina, hanno il medesimo significato per tutti noi. Sono suscettibili di interpretazione individuale, come è del resto la vita stessa, ma contengono una parte essenziale di esperienza tanto al di fuori di ogni discussione quanto i fatti essenziali della nascita, della morte, o della fame.
    Le dottrine spiegate in un sermone potrebbero facilmente essere male interpretate, o udite imperfettamente; la storia in una parabola è facile da afferrare, facile da ricordare e facile da ripetere, e, se il racconto è chiaro, deve essere chiaro anche il suo significato.
    In tutta la letteratura non esiste nulla che sia perfettamente simile alla parabole di Gesù. Egli creò la forma, e, per quanti sforzi siano stati fatti per imitarlo, la forma rimane esclusivamente sua.
    Si fanno anche dei tentativi per definire la forma nei termini della favola o dell’apologo, dell’aneddoto o della novelletta; ma tutti i lettori sentono istintivamente che i pregi della parabola vengono a mancare in queste altre forme letterarie. E’ stato detto che la parabola è un’allegoria, una metafora estesa, ma ovviamente la parabola non è nulla del genere. L’allegoria è una storia artificiale che vuole formare un parallelo alla vita. Le favole nella maggior parte sono allegorie; Cappuccetto Rosso ed il Lupo costituiscono un ammonimento contro gli inganni dei malvagi. Ma le parabole di Gesù non sono delle favole sintetiche create per mettere in luce la realtà; sono dirette citazioni dalla realtà stessa; sono brani di vita.
    L’uomo che cadde in mezzo ai ladroni, il Figliol Prodigo, la donna che smarrì la moneta d’argento, il seminatore che uscì per seminare, erano persone reali, che forse Gesù conosceva e che gli ascoltatori riconoscevano mentre egli parlava. Nelle parabole egli insegnava attraverso la poesia: lasciava che i fatti stessi insegnassero.
    Una volta o due i discepoli domandarono il significato delle parabole, e Gesù lo disse, aggiungendo, a titolo di incoraggiamento, o forse in forma ironica, che proprio loro, tra tutti gli altri, avrebbero dovuto essere in grado di penetrarle. Ma pochi di noi, duemila anni dopo che queste brevi storie furono composte, hanno bisogno di aiuto per arrivare alla loro essenza.
    Dalle parabole prese nel complesso possiamo apprendere qualche cosa sulla vita di Gesù, e notare il suo grande interessamento per tutto quello che vedeva ed udiva. Queste storie raccontano una grande varietà di esperienze, trattano di molti generi di lavori e di responsabilità, parlano di successi e fallimenti, di angustie e di gioie. Solo un acuto osservatore poteva raccogliere questo materiale, ed egli doveva avere un impulso di curiosità e di simpatia addirittura illimitato. Può darsi che il ricordo di alcuni episodi provenga dalla casa in cui crebbe; altri probabilmente ebbero luogo in riunioni come le nozze di Cana; ne studiò altri in mezzo alle persone più facoltose delle città di Galilea, o forse li sentì raccontare tra le notizie delle classi alte che vivevano a Gerusalemme. Prese nel complesso, e considerando che sono raccontate da un uomo solo, mostrano una straordinaria comprensione della vita. Ma ancora più che acutezza ed ampiezza di vedute, esprimono il suo affetto per i personaggi che in queste brevi scene svolgono la loro parte indimenticabile.
    Gli insegnamenti di Gesù sono basati su pochi principi, e perciò le sue parabole, per quanto ricco fosse il materiale di cui erano composte, trattavano solamente di un numero ristretto di temi. Lo scopo generale era di descrivere il Regno dei cieli, e come poteva essere portato sulla terra. Un gruppo di parabole ritrae le condizioni in cui deve essere svolto il lavoro del Regno. Il male ed il bene insieme si dividono questo mondo limitato nel tempo, ed il primo segno di saggezza negli uomini buoni è di tener conto in modo realistico di tutte le condizioni di vita, sia favorevoli che sfavorevoli.
    L’affermazione del Regno sarà lenta, e coloro che sperano di vederla devono essere pazienti. Essi lavorano per il Regno nei limiti del tempo, ma il Regno stesso è per l’eternità.

  2. #2
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
    Data Registrazione
    08/10/07
    Messaggi
    24,570
    Sembra che le prime parabole siano state raccontate nel momento drammatico descritto dal vangelo di Matteo quando alcuni farisei e scribi che gli erano aspramente ostili tentarono di mettere in imbarazzo Gesù in pubblico chiedendogli un segno che dimostrasse che egli era l'autentico messia.
    Egli restituì il colpo duramente con una violenza che non poteva perdonare.
    Li chiamò una generazione malvagia ed adultera, di gran lunga peggiore degli abitanti di Ninive a cui fu inviato Giona, perché, mentre Ninive, quando ebbe udito Giona, si pentì, gli scribi ed i farisei erano evidentemente al di là di ogni possibilità di salvezza.
    Era un Gesù irato quello che parlava:
    "Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, egli va attorno per luoghi aridi cercando riposo e non lo trova. Allora dice: Io me ne ritornerò a casa mia, donde sono uscito; e se, quando egli ci viene, la trova vuota, spazzata ed adorna, allora va e prende con sé sette altri spiriti peggiori di lui i quali entrano ed abitano lì; e l'ultima condizione di quell'uomo diviene peggiore di prima. Così anche avverrà a questa malvagia generazione".
    A questo punto quando la tensione era maggiore la madre ed i fratelli di Gesù volevano che egli venisse via. Essi, con perfetta chiarezza, come i discepoli mescolati alla folla, vedevano che egli sfidava un nemico implacabile.
    Qualcuno lo interruppe per dirgli che sua madre ed i suoi fratelli erano di fuori e volevano parlargli.
    La famosa risposta di Gesù non dovrebbe essere interpretata in modo errato, se si tenesse presente tutta la scena.
    Gli scribi ed i farisei che lo incalzavano, pronti ad aggredirlo, i discepoli che stavano da parte, un po' confusi e forse anche intimoriti; se egli se ne fosse andato verso il luogo dove lo attendeva sua madre, i suoi nemici avrebbero detto che anche lui aveva perduto il coraggio.
    Egli rimase dove era dicendo: "Chi è mia madre? chi sono i miei fratelli?" ; e distesa la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco la madre ed i fratelli, perché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è mio fratello, sorella e madre".
    Queste parole concludono la scena anche se si può supporre che poi egli sia andato presso sua madre, e, benché non potesse assicurarle che avrebbe abbandonato la strada che aveva già preso, può darsi che la sua apprensione affettuosa lo commovesse fino a fargli fare questa concessione, e cioè che avrebbe cercato di esprimere le sue convinzioni in termini che non potessero provocare un tumulto.
    In questa atmosfera di pericolo e di eccitazione repressa furono dette le prime parabole.

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
  • Il codice BBAttivato
  • Le faccine sono Attivato
  • Il codice [IMG]Attivato
  • Il codice [VIDEO]Attivato
  • Il codice HTML � Disattivato