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Discussione: L'insostenibile armonia della natura

  1. #301
    Superstite L'avatar di Doppio
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    Una crescita NATURALE, Doppio. Il dramma grosso che ci sovrasta non è il controllo delle nascite, ma quello del clima: Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Agire adesso o mai più!
    E secondo te tra popolazione e clima non esiste una correlazione? In 8 miliardi creiamo effetto serra anche solo scorreggiando, e, no, non è una battuta.

    Mettici che in un mondo giusto dovrebbe essere a disposizione di tutti un margine minimo di benessere, un frigo pieno (che consuma e genera calore), il che presuppone la presenza di alimenti, siano questi vegetali coltivati o animali allevati (che hanno bisogno di spazio, da togliere alle foreste, macchinari pesanti per essere gestiti), magari un'automobile a persona è troppo (anche se non sembra), ma gli spostamenti vanno garantiti a umani e merci, significa centinaia di migliaia, s non milioni tra aerei, navi, camion, treni... tutte cose che consumano e inquinano, mi pare il minimo che poi in un mondo giusto nessuno debba soffrire il freddo o rinunciare alla luce di notte, probabilmente un margine minimo di interconnessione pure andrebbe garantito a tutti, questo implica l'estrazione di ingenti quantità di minerali rari e di lavorazioni sofisticate.

    Non nasconderti dietro ad un dito, è ovvio che con metà della popolazione ci sarebbe la meta dei consumi e la metà delle emissioni, non puoi fingere che questo non abbia nulla a che vedere con il problema del clima.


    E a parte tutto "crescita NATURALE" te la sei inventata, non è un concetto che esiste, in natura la crescita delle specie tende a raggiungere un certo equilibrio tra risorse prede e predatori, nel lungo periodo, implicando nel breve eventi anche estremamente traumatici (carestie, epidemie, talvolta estinzioni di intere specie, fenomeni estremamente cruenti come la trasformazione delle cavallette in locuste o i suicidi di massa dei Lemming), ci sta che nella tua visione tutto rientri in un piano provvidenziale, anche se in natura questo non sembra affatto esserci, ma tu stai stabilendo arbitrariamente su cosa sia lecito intervenire e su cosa la "natura" deve fare il suo corso, pure questo è lecito, ma se c'è un piano, non una base ideologica.

    Non so se per esempio hai notato, negli ultimi due anni c'è stata una pandemia, in una visione provvidenziale della natura questo è esattamente un messaggio che dice chiaramente che siamo in troppi, perché la stiamo contrastando? fa assolutamente parte dei meccanismi naturali di controllo della crescita di una specie.
    Ultima modifica di Doppio; 21-09-2021 alle 12:13
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  2. #302
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Doppio, concordo pienamente su ciò che hai detto.
    Spesso sento dire che abbiamo passato il limite per poter tornare come prima, come sento pure tante chiacchiere che l'asciano l'impronta di un fil di fumo.
    Di solito gli altri non dovrebbero decidere per noi ma se l'organo preposto, cioè l'ONU, il vertice del vertice delle nazioni terrestri, non decide per tutti gli abitanti della Terra, ossia singolarmente imponendo un tenore minimo garantito per tutti ed un tetto massimo che pian piano va restringendosi, fono a raggiungere l'ottimale prefissato, il problema si aggraverà ulteriormente.
    Ormai tutti sappiamo come è fatto l'uomo singolo, prettamente individualiste con sue idee ben piantate in testa.
    Sono proprio quelle idee, difficili da smuovere, che vanno adeguate e regolamentate alla situazione di emergenza.
    Forse è con questo sistema che stiamo combattendo il virus; gli esperti parlano, gli abili maneggiano e i pazienti ubbidiscono e se non ubbidiscono imparano a farlo.
    Ovviamente, non essendo né esperto e né abile, io mi metto tranquillamente tra i pazienti.

  3. #303
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Quanta ipocrisia ragazzi! Stiamo affamando il Sud del mondo, lo deprediamo di tutte le sue materie prime, provochiamo con politiche e atteggiamenti singoli dissennati, epidemie e cambiamenti climatici, li respingiamo con disprezzo quando fuggono da fame, malattie e guerre e riusciamo perfino a lavarci la Coscienza accusandoli di fare troppi figli!!!!!!!!! Pur di non ammetere le nostre colpe. Pur di crearci un alibi a buon mercato....
    Vergogniamoci invece. Profondamente. Diciamole le cose come stanno. Almeno questo. Altrimenti ne pagheremo il fio. Ne pagheremo presto o tardi il prezzo, ragazzi. Un prezzo salatissimo.
    Possibile che abbiate ragione voi e non il Presidente della più grande democrazia del mondo (Biden) il più grande economista e finanziere del mondo (Draghi) il Pontefice di Santa Romana Chiesa (Papa Francesco) il capo dell'ONU (Guterres) e migliaia e migliaia di Scienziati ed esperti in materia?
    amate i vostri nemici

  4. #304
    Superstite L'avatar di Doppio
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    E si torna al vecchio e logoro meccanismo del senso di colpa, eterno cavallo di battaglia del cattolico, non hai dato mezza risposta, ma hai messo in bocca ad altri cose che non hanno detto (argomento fantoccio... chi ha accusato i paesi del terzo mondo di fare troppi figli? Sai distinguere tra il concetto di controllo responsabile nelle sue sfumature che implicano pogettualita e responsabilità dal mondo in bianco e nero per cui ci deve essere la derettiva fate/non fate figli?) e punti il dito gridando di vergognaci, ma perfavore, qui chi sta scaricando sugli altri la colpa sei solo tu, non ti permettre di darmi dell'ipocrita, soprattutto per cose che non ho detto e vedi di vergognarti tu se credi che questo serva a qualcuno.

    te la faccio facile, rispondi a questi tre punti

    1) esiste o no un rapporto tra clima e crescita demografica?
    2) come si crea il minimo benessere per tutti senza impattare sul cambiamento climatico irrimediabilmente?
    3) spiega il concetto di crescita NATURALE, e vedi di dimostrarmi in qualche modo che esiste in natura un autoregolamentazione per cui questo sistema, sotto ogni apparenza caotico e violento
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    il Presidente della più grande democrazia del mondo (Biden)
    Democrazia?
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    il più grande economista e finanziere del mondo (Draghi)
    Vola basso!
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    migliaia e migliaia di Scienziati ed esperti in materia?
    Ma quali? Fai un po di nomi di scienziati (se sono migliaia e migliaia non avrai problemi a farlo) e verifichiamo insieme se considerano o meno l'elemento demografico come centrale o irrilevante.
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  5. #305
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Quanta ipocrisia ragazzi! Stiamo affamando il Sud del mondo, lo deprediamo di tutte le sue materie prime, provochiamo con politiche e atteggiamenti singoli dissennati, epidemie e cambiamenti climatici, li respingiamo con disprezzo quando fuggono da fame, malattie e guerre e riusciamo perfino a lavarci la Coscienza accusandoli di fare troppi figli!!!!!!!!! Pur di non ammetere le nostre colpe. Pur di crearci un alibi a buon mercato....
    Vergogniamoci invece. Profondamente. Diciamole le cose come stanno. Almeno questo. Altrimenti ne pagheremo il fio. Ne pagheremo presto o tardi il prezzo, ragazzi. Un prezzo salatissimo.
    Possibile che abbiate ragione voi e non il Presidente della più grande democrazia del mondo (Biden) il più grande economista e finanziere del mondo (Draghi) il Pontefice di Santa Romana Chiesa (Papa Francesco) il capo dell'ONU (Guterres) e migliaia e migliaia di Scienziati ed esperti in materia?
    Mettila così, se in un ipotetico mondo dove ognuno sfruttasse in modo esclusivo le proprie risorse che poi venderebbe agli altri paesi, avresti lo stesso un pianeta sfruttato.
    Se aumenta la popolazione del pianeta, aumenta la richiesta di spazio abitativo, risorse di vario tipo.
    I discorsi che ti sono stati fatti prima, senza scomodare ingiustizie e quant'altro, erano semplicemente principi ecologici in ragione della tua affermazione che la demografia non entra fra i problemi, ma tu non perdi mai occasione per fraintendere l'italiano, mistificare, mettere in bocca agli altri cose non dette, trovare il peccatore, l'insensibile, il cattivo di turno.
    Non ti interessa dialogare, capire, approfondire gli argomenti. Stai sempre e solo a fare il moralizzatore, a catechizzare il prossimo (senza risultato), unico tuo interesse.
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  6. #306
    Opinionista L'avatar di Vega
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    @Doppio
    I lemmings non si suicidano. E' una leggenda metropolitana si può dire.
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  7. #307
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    Quanta ipocrisia ragazzi! Stiamo affamando il Sud del mondo, lo deprediamo di tutte le sue materie prime, provochiamo con politiche e atteggiamenti singoli dissennati, epidemie e cambiamenti climatici, li respingiamo con disprezzo quando fuggono da fame, malattie e guerre e riusciamo perfino a lavarci la Coscienza accusandoli di fare troppi figli!!!!!!!!! Pur di non ammetere le nostre colpe.
    Chi si sente in colpa evidentemente lo ha fatto, ma non tutti sono coinvolti in quello sfascio e non tutti hanno contribuito a provocarlo, anzi.
    Se si parla costruttivamente condivido appieno la difficile situazione in cui tutti ci troviamo, peggio gli animali e le piante, chi più e chi meno, ma che tu usi il noi per poterci coinvolgere ce ne passa.
    Dice un vecchio proverbio: chi è causa del suo mal pianga su se stesso.

  8. #308
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    E' quello che dicevo: Vergogniamoci e piangiamo sulla nostra ipocrisia.
    Quello demografico è il minore, dei problemi. Per una volta Vega ha detto la cosa giusta: Sfrutteremmo comunque il pianeta. In qualche altro modo, se prescindiamo continuamente da Dio. Se pensiamo di prevaricare, dominare e violentare la terra come padroni e non come custodi. Dio ha detto "Crescete e moltiplicatevi" non per mettere sulle spalle dell'Uomo un peso...un fardello, ma perchè è naturale avere figli, generare la Vita. Uno, due, cinque, sette: Non è il numero, che conta. E' l'atteggiamento, amici ed amiche. Come ci poniamo verso la Vita, verso gli Altri, verso la nostra Casa Comune e verso Dio.

    "Mentre l’Istat certifica la débacle demografica del nostro paese, cui solo l’immigrazione in parte dà risposta, per le giovani donne italiane c’è un altro dubbio che si pone nella scelta, già difficile, di fare o meno un figlio. Come se non bastasse il lavoro precario e sottopagato, come se non bastassero la carenza di asili e l’instabilità dei rapporti, molte di loro ora hanno una nuova, grandissima paura: mettere al mondo un figlio in un mondo dal clima devastato, che sarà sempre più caldo, sempre più arido, dove ci saranno massicce migrazioni e dove la vita sarà certamente più dura. O come minimo, più complessa. Ammetto che questa paura da qualche tempo, cioè da quando ho iniziato a studiare con colpevole ritardo il tema del cambiamento climatico, ha preso piede nella mia vita. E ha avuto conseguenze molto concrete: non solo ha spazzato via la possibilità di un terzo figlio, ma mi ha anche creato angosce prima sconosciute nei confronti dell’esistenza dei mie due piccoli figli. Da un po’ di tempo ho cominciato a provare grande compassione verso i bambini, anche i più fortunati. Mi si stringe il cuore a pensare che probabilmente dovranno lottare, e tanto, per una vita accettabile, e che tutto quel futuro di prosperità e benessere che gli avevamo prospettato forse si rivelerà falso. Così mi ritrovo anche a dare consigli alle amiche che sono incerte se fare un altro figlio e sono consigli in senso negativo, quando fino a non troppo tempo fa incoraggiavo tutte e lanciarsi nella meravigliosa esperienza della maternità. Ma non sono sola, visto che è nato anche un movimento di giovani donne – #BirthStrike, letteralmente sciopero delle nascite – che si rifiutano di mettere al mondo bambini, visti il futuro che ci prospettano report e istituzioni scientifiche di studio sul clima. Certo, i figli si sono fatti anche durante la seconda guerra mondiale, e pure tantissimi. E certo, non è evitando di mettere al mondo bambini, almeno non nei paesi demograficamente impoveriti come il nostro, che si risolveranno i nostri problemi. È vero anche che rispetto al surriscaldamento globale la risposta non può essere solo il panico, la depressione, l’annullamento, perché altrimenti, come hanno notato in molti, si smette di fare qualsiasi cosa. L’angoscia climatica porta all’estremo alla fine della speranza, ma la fine della speranza è la fine di tutto. E tuttavia: mentre fino a qualche anno fa potevano dire di non sapere, oggi abbiamo moltissime informazioni e questo ci obbliga ad agire col massimo senso della responsabilità, così come ci obbliga a porci il problema della eventuale sofferenza dei futuri bambini. Non è facile, anzi è triste, fa rabbia, è anche ingiusto – in fondo i nostri padri hanno avuto la possibilità di lavorare, avere pensioni, mettere al mondo figli senza pensare al clima –ma così è. E dunque, fare o no un figlio ai tempi del riscaldamento globale? Io questo mi sentirei di dire ai futuri genitori. Fate un figlio, ma fatelo con una nuova mentalità. Sapendo, ad esempio, che dovrà affrontare sfide complesse, educatelo in maniera diversa e nuova, senza iper-proteggerlo, senza affogarlo di consumismo, e rendendolo presto sensibile ai temi ambientali. Volendo fare di più, io cercherei anche di capire cosa succederà, a livello climatico, nella mia regione e nel mio paese, prendendo per quanto possibile contromisure. Ad esempio valutando la possibilità di andare a lavorare altrove, dove il clima è più benevolo – e chi se ne importa dell’inverno demografico italiano, il problema non è vostro, ma strutturale – oppure magari cercare di capire se ci sono risorse alternative in famiglia (una casa in montagna o in collina), dove magari passare le estati torride. In ogni caso, l’importante è mantenere un atteggiamento accorto rispetto al tema del riscaldamento globale, restando informati, seguendo gli eventi per non farsi trovare impreparati. Tutto questo non è per niente facile. Avere un figlio significa abbandonarsi, non pensare troppo, lasciare la ragione per un attimo dando spazio alle emozioni del corpo. Il tema del cambiamento climatico invece produce emozioni negative, di angoscia, il contrario appunto di quanto ci servirebbe per partorire ed essere sereni coi nostri bambini. Insomma è una sfida difficile, anzi difficilissima. Trovare un equilibrio psicologico tra realtà e passione, tra desiderio e concretezza dei dati. Cercare di guardare le cose come stanno, ma senza scoraggiarsi e cadere in depressione. Essere vigili, ma al tempo stesso non perdere la possibilità di inseguire i propri sogni.

    Come comporre questo puzzle io non lo so per niente, anche io ogni giorno provo a risolverlo con fatica. So solo però che oggi, alle giovani donne e ai giovani uomini, è richiesto un doppio coraggio. Forse, confrontarsi su questo tema, non restare isolati, parlare con altre persone nella stessa condizione aiuta. Anche, magari, a trovare soluzioni condivise, che potrebbero diventare nuovi modi di vivere insieme, più sostenibili, meno individualisti, meno consumisti, più “poveri”, ma non necessariamente meno felici. Anche per gli stessi bambini."

    Elisabetta Ambrosi

    Giornalista

    Giornalista dal 2002, oggi scrivo di clima, salute e ambiente per Il Fatto Quotidiano, per ilfattoquotidiano.it e per la rivista del Fatto Quotidiano Millennium. Ho una laurea in Filosofia, un Dottorato di ricerca in Etica e Filosofia Politica e un master in Scienze della Cultura preso al Collegio San Carlo di Modena. Negli anni ho collaborato con i principali quotidiani e magazine italiani, occupandomi a lungo di società e nuove tendenze sociali, lavoro, specie autonomo e femminile, conciliazione lavoro-famiglia, maternità e infanzia, educazione, salute, cultura. Ho scritto alcuni libri che vanno dalla salute mentale alla maternità, dalla condizione giovanile all’educazione dei bambini. Qualcosa su di me? Vivo tra Roma e, quando posso, l’Umbria, cercando di ricordarmi che la specie umana non è solo – purtroppo – causa dell’Antropocene ma anche l’unica capace di costruire una chiesa. Il mio motto? “Se presso la biblioteca ci sarà un giardino nulla ci mancherà”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/blog/eambrosi/
    Ultima modifica di conogelato; 23-09-2021 alle 01:51
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  9. #309
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    È naturale avere figli, è naturale uccidere i figli della femmina per mandarla in calore, è naturale l'omosessualità, e, visto che consente nelle specie che la contemplano una migliore fitness evolutiva proprio per il fatto che gli elementi che non si riproducono tendono a diventare elementi attivi del branco al servizio delle cucciolate altrui, è naturale che i figli vengano con successo allevati da caregivers omosessuali, è naturale l'uccisione dei concorrenti per il controllo del territorio, è naturale la coercizione all'accoppiamento, sono naturali la poligamia e la poliandria... un sacco di cose sono naturali.

    Ora ipotizziamo che Dio esista, e voglia effettivamente farci vivere nel modo più naturale possibile, mediando le parti più spigolose con la cultura e per questo abbia ispirato scritture che vanno da 5000 a 2000 anni fa circa, non sarebbe il caso di mandare qualche altro profeta? Insomma, sono 2000 anni che non ci aggiorna (se non contiamo Maometto, che in fondo... ma o metto o non lo metto), il mondo è cambiato, al tempo dell'ultima rivelazione era perfettamente normale (come è perfettamente naturale in effetti) che alla prima mestruazione una donna vada fecondata, ma penso che convenga anche tu Cono, che questo sia ad oggi uno di quegli elementi che la cultura dovrebbe mediare un tantino, ma abbiamo dovuto farlo senza istruzioni chiaramente rivelate... mi pare che sia come andar di notte. È un test? Dio sta guardando come ce la caviamo da soli o si è dimenticato di noi? Sarà mica morto?
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  10. #310
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    E' quello che dicevo: Vergogniamoci e piangiamo sulla nostra ipocrisia.
    Quello demografico è il minore, dei problemi. Per una volta Vega ha detto la cosa giusta: Sfrutteremmo comunque il pianeta. In qualche altro modo, se prescindiamo continuamente da Dio. Se pensiamo di prevaricare, dominare e violentare la terra come padroni e non come custodi. Dio ha detto "Crescete e moltiplicatevi" non per mettere sulle spalle dell'Uomo un peso...un fardello, ma perchè è naturale avere figli, generare la Vita. Uno, due, cinque, sette: Non è il numero, che conta. E' l'atteggiamento, amici ed amiche. Come ci poniamo verso la Vita, verso gli Altri, verso la nostra Casa Comune e verso Dio.

    "Mentre l’Istat certifica la débacle demografica del nostro paese, cui solo l’immigrazione in parte dà risposta, per le giovani donne italiane c’è un altro dubbio che si pone nella scelta, già difficile, di fare o meno un figlio. Come se non bastasse il lavoro precario e sottopagato, come se non bastassero la carenza di asili e l’instabilità dei rapporti, molte di loro ora hanno una nuova, grandissima paura: mettere al mondo un figlio in un mondo dal clima devastato, che sarà sempre più caldo, sempre più arido, dove ci saranno massicce migrazioni e dove la vita sarà certamente più dura. O come minimo, più complessa. Ammetto che questa paura da qualche tempo, cioè da quando ho iniziato a studiare con colpevole ritardo il tema del cambiamento climatico, ha preso piede nella mia vita. E ha avuto conseguenze molto concrete: non solo ha spazzato via la possibilità di un terzo figlio, ma mi ha anche creato angosce prima sconosciute nei confronti dell’esistenza dei mie due piccoli figli. Da un po’ di tempo ho cominciato a provare grande compassione verso i bambini, anche i più fortunati. Mi si stringe il cuore a pensare che probabilmente dovranno lottare, e tanto, per una vita accettabile, e che tutto quel futuro di prosperità e benessere che gli avevamo prospettato forse si rivelerà falso. Così mi ritrovo anche a dare consigli alle amiche che sono incerte se fare un altro figlio e sono consigli in senso negativo, quando fino a non troppo tempo fa incoraggiavo tutte e lanciarsi nella meravigliosa esperienza della maternità. Ma non sono sola, visto che è nato anche un movimento di giovani donne – #BirthStrike, letteralmente sciopero delle nascite – che si rifiutano di mettere al mondo bambini, visti il futuro che ci prospettano report e istituzioni scientifiche di studio sul clima. Certo, i figli si sono fatti anche durante la seconda guerra mondiale, e pure tantissimi. E certo, non è evitando di mettere al mondo bambini, almeno non nei paesi demograficamente impoveriti come il nostro, che si risolveranno i nostri problemi. È vero anche che rispetto al surriscaldamento globale la risposta non può essere solo il panico, la depressione, l’annullamento, perché altrimenti, come hanno notato in molti, si smette di fare qualsiasi cosa. L’angoscia climatica porta all’estremo alla fine della speranza, ma la fine della speranza è la fine di tutto. E tuttavia: mentre fino a qualche anno fa potevano dire di non sapere, oggi abbiamo moltissime informazioni e questo ci obbliga ad agire col massimo senso della responsabilità, così come ci obbliga a porci il problema della eventuale sofferenza dei futuri bambini. Non è facile, anzi è triste, fa rabbia, è anche ingiusto – in fondo i nostri padri hanno avuto la possibilità di lavorare, avere pensioni, mettere al mondo figli senza pensare al clima –ma così è. E dunque, fare o no un figlio ai tempi del riscaldamento globale? Io questo mi sentirei di dire ai futuri genitori. Fate un figlio, ma fatelo con una nuova mentalità. Sapendo, ad esempio, che dovrà affrontare sfide complesse, educatelo in maniera diversa e nuova, senza iper-proteggerlo, senza affogarlo di consumismo, e rendendolo presto sensibile ai temi ambientali. Volendo fare di più, io cercherei anche di capire cosa succederà, a livello climatico, nella mia regione e nel mio paese, prendendo per quanto possibile contromisure. Ad esempio valutando la possibilità di andare a lavorare altrove, dove il clima è più benevolo – e chi se ne importa dell’inverno demografico italiano, il problema non è vostro, ma strutturale – oppure magari cercare di capire se ci sono risorse alternative in famiglia (una casa in montagna o in collina), dove magari passare le estati torride. In ogni caso, l’importante è mantenere un atteggiamento accorto rispetto al tema del riscaldamento globale, restando informati, seguendo gli eventi per non farsi trovare impreparati. Tutto questo non è per niente facile. Avere un figlio significa abbandonarsi, non pensare troppo, lasciare la ragione per un attimo dando spazio alle emozioni del corpo. Il tema del cambiamento climatico invece produce emozioni negative, di angoscia, il contrario appunto di quanto ci servirebbe per partorire ed essere sereni coi nostri bambini. Insomma è una sfida difficile, anzi difficilissima. Trovare un equilibrio psicologico tra realtà e passione, tra desiderio e concretezza dei dati. Cercare di guardare le cose come stanno, ma senza scoraggiarsi e cadere in depressione. Essere vigili, ma al tempo stesso non perdere la possibilità di inseguire i propri sogni.

    Come comporre questo puzzle io non lo so per niente, anche io ogni giorno provo a risolverlo con fatica. So solo però che oggi, alle giovani donne e ai giovani uomini, è richiesto un doppio coraggio. Forse, confrontarsi su questo tema, non restare isolati, parlare con altre persone nella stessa condizione aiuta. Anche, magari, a trovare soluzioni condivise, che potrebbero diventare nuovi modi di vivere insieme, più sostenibili, meno individualisti, meno consumisti, più “poveri”, ma non necessariamente meno felici. Anche per gli stessi bambini."

    Elisabetta Ambrosi

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    Giornalista dal 2002, oggi scrivo di clima, salute e ambiente per Il Fatto Quotidiano, per ilfattoquotidiano.it e per la rivista del Fatto Quotidiano Millennium. Ho una laurea in Filosofia, un Dottorato di ricerca in Etica e Filosofia Politica e un master in Scienze della Cultura preso al Collegio San Carlo di Modena. Negli anni ho collaborato con i principali quotidiani e magazine italiani, occupandomi a lungo di società e nuove tendenze sociali, lavoro, specie autonomo e femminile, conciliazione lavoro-famiglia, maternità e infanzia, educazione, salute, cultura. Ho scritto alcuni libri che vanno dalla salute mentale alla maternità, dalla condizione giovanile all’educazione dei bambini. Qualcosa su di me? Vivo tra Roma e, quando posso, l’Umbria, cercando di ricordarmi che la specie umana non è solo – purtroppo – causa dell’Antropocene ma anche l’unica capace di costruire una chiesa. Il mio motto? “Se presso la biblioteca ci sarà un giardino nulla ci mancherà”.

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    Quello demografico non è il minore dei problemi perché ad ulteriore crescita aumenta la richiesta e fabbisogno di risorse, inquinamento, malattie.
    Se parli di problemi del pianeta e prendi il dato demografico globale è un conto, se prendi lo scostamento locale di crescita, tipo esempio che tiri sempre in ballo dell'Italia, è un altro e non puoi usarlo come cavallo di battaglia generale per tirare l'acqua al tuo mulino, propinarci l'ennesima tiritera sul fare figli e per negare che l'impatto demografico non esista o non sia così importante.
    Tu tendi troppo spesso a distorcere fatti ed informazioni, non so se per ignoranza, obnubilamento o volutamente.
    E vai troppo a fittonate, come queste della pandemia e dei problemi ecologici. E' un anno e mezzo che copi-incolli bene o male la solita roba, le solite retoriche del cambiamento.
    Quale risultato vuoi ottenere?
    Come ti ripeto, non vedo da parte tua intenti di discussione, di approfondimento ma solo la sempre presente opera moralizzatrice e nulla più, tanto che chi interviene e mette i se ed i ma, amplia il discorso, fa notare questo e quello è un pretesto in più per te di rincarare la dose ed esternare quanto siamo insensibili e cattivi.
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  11. #311
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Posto gli interventi di persone molto più esperte ed autorevoli di me: E' su ciò che dicono che dobbiamo confrontarci. Se non prendiamo in carico ADESSO il problema, faremo pagare ai più poveri e indifesi il nostro atteggiamento e, si, il nostro Peccato.

    La crisi climatica lede i diritti dei bambini, l’appello di UNICEF (non di Conogelato)

    «La crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini» è l’allarme lanciato dall’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. I minori più esposti vivono in Paesi carenti di servizi, dalla scuola alla salute.

    I Paesi più rischiosi per i bambini
    Lo studio dell’UNICEF si intitola “The Climate Crisis Is a Child Rights Crisis: Introducing the Children’s Climate Risk Index”. È stato lanciato in collaborazione con Fridays for Future nel terzo anniversario del movimento globale di sciopero per il clima guidato dai giovani.

    Il documento presenta una classifica dei Paesi sulla base dell’esposizione dei minori ai rischi derivanti dalla crisi climatica: eventi estremi come cicloni e ondate di calore, nonché la vulnerabilità dei minori a tali shock, in base al loro accesso ai servizi essenziali.

    I Paesi classificati come a “rischio estremamente alto” sono 33 e vi abita circa un miliardo di bambini: quasi la metà dei 2,2 miliardi di bambini del mondo. I più esposti a rischi vivono nella Repubblica Centrale Africana, in Ciad, Nigeria, Guinea-Bissau. Paesi che devono fronteggiare problemi di salute, educazione ed esposizione a malattie pericolose secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia. «Gli shock climatici e ambientali stanno minando l’intero spettro dei diritti dei bambini – ha dichiarato Henrietta Fore, direttrice esecutiva dell’UNICEF – dall’accesso all’aria pulita, al cibo e all’acqua potabile; all’istruzione, all’alloggio, alla libertà dallo sfruttamento e persino al loro diritto alla sopravvivenza. La crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini». Dal rapporto emerge che 240 milioni di bambini sono altamente esposti alle inondazioni costiere; 330 milioni alle inondazioni fluviali; 400 milioni ai cicloni; 600 milioni alle malattie trasmesse da vettori; 815 milioni all’inquinamento da piombo; 820 milioni alle ondate di calore; 920 milioni alla scarsità d’acqua; 1 miliardo di bambini sono altamente esposti ad alti livelli di inquinamento. Il rapporto rivela anche una discrepanza tra il luogo in cui vengono generate le emissioni di gas serra e quello dove i bambini stanno subendo gli impatti climatici più significativi.

    I 33 Paesi “a rischio estremamente elevato” emettono complessivamente solo il 9% delle emissioni globali di CO2. Al contrario, solo uno dei 10 Paesi con le emissioni più elevate (che rappresentano collettivamente quasi il 70% delle emissioni globali) è classificato come “estremamente ad alto rischio” nell’indice.

    «La crisi climatica è profondamente iniqua. Sebbene nessun bambino sia responsabile dell’aumento delle temperature globali, pagherà i costi più elevati. I bambini dei Paesi meno responsabili soffriranno più di tutti», ha affermato Henrietta Fore. L’UNICEF chiede quindi ai governi, al mondo dell’impresa e a tutti gli attori principali di aumentare gli investimenti nell’adattamento climatico e la resilienza nei servizi chiave per i bambini: “è necessario adattare i servizi critici, tra cui acqua, servizi igienico-sanitari, servizi sanitari e di istruzione”.

    Chiede di ridurre le emissioni di gas serra: “i Paesi devono ridurre le loro emissioni di almeno il 45% (rispetto ai livelli del 2010) entro il 2030 per mantenere il riscaldamento a non più di 1,5 gradi”. Chiede di fornire ai bambini educazione climatica e competenze ecologiche, fondamentali per il loro adattamento. E di garantire che la ripresa dalla pandemia di Covid-19 sia verde, a basse emissioni di carbonio e inclusiva, in modo che la capacità delle generazioni future di affrontare e rispondere alla crisi climatica non sia compromessa. Etica Sgr è da sempre in prima linea sul tema del cambiamento climatico e più in generale sul tema ambientale. Nel nostro DNA l’approccio ambientale è comunque sempre valutato anche rispetto alla dimensione sociale e di governance (ESG). Questo approccio tridimensionale, che abbiamo intrapreso ventuno anni fa, sta vivendo un crescente riconoscimento globale, corroborato dalla transizione verso un’economia resiliente e a basse emissioni di carbonio.

    https://www.eticasgr.com/storie/news...bambini-unicef
    amate i vostri nemici

  12. #312
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    È naturale avere figli, è naturale uccidere i figli della femmina per mandarla in calore, è naturale l'omosessualità, e, visto che consente nelle specie che la contemplano una migliore fitness evolutiva proprio per il fatto che gli elementi che non si riproducono tendono a diventare elementi attivi del branco al servizio delle cucciolate altrui, è naturale che i figli vengano con successo allevati da caregivers omosessuali, è naturale l'uccisione dei concorrenti per il controllo del territorio, è naturale la coercizione all'accoppiamento, sono naturali la poligamia e la poliandria... un sacco di cose sono naturali.

    Ora ipotizziamo che Dio esista, e voglia effettivamente farci vivere nel modo più naturale possibile, mediando le parti più spigolose con la cultura e per questo abbia ispirato scritture che vanno da 5000 a 2000 anni fa circa, non sarebbe il caso di mandare qualche altro profeta? Insomma, sono 2000 anni che non ci aggiorna (se non contiamo Maometto, che in fondo... ma o metto o non lo metto), il mondo è cambiato, al tempo dell'ultima rivelazione era perfettamente normale (come è perfettamente naturale in effetti) che alla prima mestruazione una donna vada fecondata, ma penso che convenga anche tu Cono, che questo sia ad oggi uno di quegli elementi che la cultura dovrebbe mediare un tantino, ma abbiamo dovuto farlo senza istruzioni chiaramente rivelate... mi pare che sia come andar di notte. È un test? Dio sta guardando come ce la caviamo da soli o si è dimenticato di noi? Sarà mica morto?
    Dio sta sperando che possiamo accogliere la Sua Parola, Doppio. Accogliere la Vita, difendere la Vita sul pianeta, renderci conto che un'economia arida, senz'Anima, volta solamente al profitto, sta spingendo l'Umanità in un vicolo cieco....

    IL PANE QUOTIDIANO: PER UN'ECONOMIA CON L'ANIMA
    23/09/2021 Nel pensiero economico classico, quello di Adam Smith, i fattori di produzione erano tre: lavoro, capitale, terra. Nel Novecento la terra uscì di scena. Papa Francesco l'ha riportata alla ribalta: è il primo bene comune. Di questo e di altro parla il libro di suor Alessandra Smerilli in edicola con Famiglia Cristiana da giovedì 23 settembre, secondo volume di una serie che la San Paolo offre per orientarsi nella società di oggi. Ne pubblichiamo un piccolo stralcio:

    Come è possibile che nel 2021 ci siano ancora persone che muoiono per le conseguenze dirette o indirette della fame o della malnutrizione, mentre abbiamo la capacità di produrre cibo per sfamare tre pianeti? Le cause vanno ricercate in tutta la catena di produzione del cibo e anche nella sua distribuzione. Uno dei maggiori problemi è la concentrazione del potere di mercato nelle mani di pochi. La pandemia ha tragicamente confermato quanto questo sistema sia ingiusto e squilibrato. Infatti la crisi da Covid-19 ha diminuito il potere d’acquisto dei consumatori, ridotto la capacità dei piccoli agricoltori di produrre cibo e indebolito i loro mezzi di sostentamento nel commercio alimentare. Così, il numero di persone che rischiano di morire di fame potrebbe anche raddoppiare. Eppure, questo scenario così drammatico nasconde anche una grande opportunità: infatti l’attuale dibattito globale – che mira a costruire una ripresa giusta e sostenibile post Covid-19 – può essere l’occasione per attuare politiche in grado di trasformare profondamente il sistema alimentare globale, verso la sicurezza alimentare per tutti. Ma come possiamo raggiungere un cambiamento così profondo? Occorre guardare all’intero sistema alimentare: dalla fattoria al piatto, dalla produzione alla distribuzione, al consumo e alla gestione dei rifiuti, per garantire un approccio olistico che tenga conto della dimensione economica, ambientale, sociale e salutare del cibo. Possiamo guarire il mondo e lavorare per un futuro senza fame, ma questo è fattibile solo se ci impegniamo in processi tangibili, piani efficaci e impegni reali, iniziando da noi stessi. Se ci sono persone che muoiono per la fame, ciò rappresenta una vergogna per l’umanità e per noi cristiani.

    Questo libro nasce da un lavoro collettivo di scambio con i giovani di tutto il mondo. Abbiamo raccolto la sfida di ragionare insieme e provare ad analizzare i problemi più urgenti dei sistemi alimentari e a formulare proposte. Il volume, quindi - dopo un primo capitolo introduttivo, che restituisce la dimensione storica del problema – raccoglie e condensa le riflessioni elaborate insieme ai protagonisti del villaggio tematico “Agricoltura e Giustizia” di Economy of Francesco. Essi sono economisti e imprenditori che hanno risposto alla chiamata del Papa a cambiare l’economia attuale e a dare un’anima a quella del futuro.

    Papa Francesco ha immaginato un movimento di giovani economisti in grado di creare quella massa critica che può cambiare ciò che non funziona nei sistemi attuali. E i giovani hanno risposto con entusiasmo, pronti a incanalare i loro sforzi e le loro scelte lavorative e di vita in questa direzione. Lo stesso entusiasmo con cui hanno accolto l’invito a scrivere su questi temi.

    https://www.famigliacristiana.it/art...bJa8J9PEWLrs8Y

    Ciao, a martedi.
    amate i vostri nemici

  13. #313
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Ma tu non vuoi discutere, confrontarti, approfondire. Ogni volta che qualcuno ha fatto un intervento per te è stato un pretesto per l'ennesimo copia-incolla, l'ennesima occasione per stracciarti le vesti, l'ennesima paternale.
    Il tutto poi per te stesso, perché devi rendere conto all'amico invisibile dell'opera moralizzatrice.
    Ora rincari la dose tirando fuori di nuovo il cavallo di battaglia con i bambini.
    Ma ha senso ogni giorno copia-incollare articoli che ripetono più o meno le stesse cose?
    Cosa possiamo fare noi qui che non siamo nelle elite, non siamo al potere, non siamo imprenditori, non abbiamo i soldi che ci scappano dalle orecchie?
    Perché va bene anche postare degli articoli, ma alla lunga è un dialogo a senso unico perché, a parte avere presente i problemi e qualche dato ed aspetto in più da conoscere, quello che fai resta fino a sè stesso e ripetitivo senza nulla di costruttivo.
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  14. #314
    Superstite L'avatar di Doppio
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Dio sta sperando che possiamo accogliere la Sua Parola, Doppio. Accogliere la Vita, difendere la Vita sul pianeta, renderci conto che un'economia arida, senz'Anima, volta solamente al profitto, sta spingendo l'Umanità in un vicolo cieco....

    IL PANE QUOTIDIANO: PER UN'ECONOMIA CON L'ANIMA
    23/09/2021 Nel pensiero economico classico, quello di Adam Smith, i fattori di produzione erano tre: lavoro, capitale, terra. Nel Novecento la terra uscì di scena. Papa Francesco l'ha riportata alla ribalta: è il primo bene comune. Di questo e di altro parla il libro di suor Alessandra Smerilli in edicola con Famiglia Cristiana da giovedì 23 settembre, secondo volume di una serie che la San Paolo offre per orientarsi nella società di oggi. Ne pubblichiamo un piccolo stralcio:

    Come è possibile che nel 2021 ci siano ancora persone che muoiono per le conseguenze dirette o indirette della fame o della malnutrizione, mentre abbiamo la capacità di produrre cibo per sfamare tre pianeti? Le cause vanno ricercate in tutta la catena di produzione del cibo e anche nella sua distribuzione. Uno dei maggiori problemi è la concentrazione del potere di mercato nelle mani di pochi. La pandemia ha tragicamente confermato quanto questo sistema sia ingiusto e squilibrato. Infatti la crisi da Covid-19 ha diminuito il potere d’acquisto dei consumatori, ridotto la capacità dei piccoli agricoltori di produrre cibo e indebolito i loro mezzi di sostentamento nel commercio alimentare. Così, il numero di persone che rischiano di morire di fame potrebbe anche raddoppiare. Eppure, questo scenario così drammatico nasconde anche una grande opportunità: infatti l’attuale dibattito globale – che mira a costruire una ripresa giusta e sostenibile post Covid-19 – può essere l’occasione per attuare politiche in grado di trasformare profondamente il sistema alimentare globale, verso la sicurezza alimentare per tutti. Ma come possiamo raggiungere un cambiamento così profondo? Occorre guardare all’intero sistema alimentare: dalla fattoria al piatto, dalla produzione alla distribuzione, al consumo e alla gestione dei rifiuti, per garantire un approccio olistico che tenga conto della dimensione economica, ambientale, sociale e salutare del cibo. Possiamo guarire il mondo e lavorare per un futuro senza fame, ma questo è fattibile solo se ci impegniamo in processi tangibili, piani efficaci e impegni reali, iniziando da noi stessi. Se ci sono persone che muoiono per la fame, ciò rappresenta una vergogna per l’umanità e per noi cristiani.

    Questo libro nasce da un lavoro collettivo di scambio con i giovani di tutto il mondo. Abbiamo raccolto la sfida di ragionare insieme e provare ad analizzare i problemi più urgenti dei sistemi alimentari e a formulare proposte. Il volume, quindi - dopo un primo capitolo introduttivo, che restituisce la dimensione storica del problema – raccoglie e condensa le riflessioni elaborate insieme ai protagonisti del villaggio tematico “Agricoltura e Giustizia” di Economy of Francesco. Essi sono economisti e imprenditori che hanno risposto alla chiamata del Papa a cambiare l’economia attuale e a dare un’anima a quella del futuro.

    Papa Francesco ha immaginato un movimento di giovani economisti in grado di creare quella massa critica che può cambiare ciò che non funziona nei sistemi attuali. E i giovani hanno risposto con entusiasmo, pronti a incanalare i loro sforzi e le loro scelte lavorative e di vita in questa direzione. Lo stesso entusiasmo con cui hanno accolto l’invito a scrivere su questi temi.

    https://www.famigliacristiana.it/art...bJa8J9PEWLrs8Y

    Ciao, a martedi.
    Perciò quella frase che hai detto e l'articolo di famiglia cristiana sono le nuove direttive di ispirazione divina? Fammi capire, quando aggiungeranno il libro del profeta Conogelato al nuovissimo testamento, e chi ha scritto l'articolo di famiglia cristiana, è un nuovo profeta?

    Ma soprattutto non svicolare dalla questione della spinta naturale alla riproduzione che emerge in maschi e femmine non appena si sviluppa la fertilità, dobbiamo sposare le nostre donne a quattordici anni o no? Se no perché, non è la naturale condizione?

    Con parole tue cortesemnte, a fare copiaincolla siamo capaci tutti, ma non è discutere. Si può fare un copiaincolla, se lo si prende come punto di partenza per esprimere un proprio pensiero, ma se non aggiungi nulla a chi rispondo io? A famiglia cristiana? Ma anche no!
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  15. #315
    Opinionista L'avatar di gillian
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    Conogelato ha detto:
    Dio sta sperando che possiamo accogliere la Sua Parola, Doppio. Accogliere la Vita, difendere la Vita sul pianeta, renderci conto che un'economia arida, senz'Anima, volta solamente al profitto, sta spingendo l'Umanità in un vicolo cieco....
    Una semplice domanda Cono ... è Dio che spera che l'umanità accolga la sua parola o siamo noi che speriamo in Dio e lo preghiamo perché ci illumini!
    Sembra una questione di dialettica ... ma così come ti esprimi sembra che se Dio spera ... sia un po' limitativo per l'Onniscente ... ho l'impressione che proiettiamo su Dio quelle che sono speranze ed aspirazioni tutte nostre ... come direbbero gli psicologi una specie di "transfert" sulla divinità!🤔🙄😅😂
    Ultima modifica di gillian; 25-09-2021 alle 12:10

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