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Risultati da 16 a 24 di 24

Discussione: Che palleee !

  1. #16
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Se uno ha la Vita dentro, non la cerca fuori. Il Tempo non va ammazzato, ma valorizzato. In questo senso apprezzo molto la riflessione di LadyHawke.
    Che il tempo non va ammazzato ma valorizzato son d'accordo con te ma non basta vivere tra 4 mura e interagire solo con le persone conviventi, si sente anche il bisogno di uscire dal proprio ambiente e frequentare anche altre persone, quello che si sente che manca durante il lockdown, relazionarsi con il mondo fuori.
    Succede, quando capita, che ci si ferma a scambiar due parole con le persone che manco si conoscono, al super o per strada, pur di parlare con qualcuno che non siano sempre e solo le stesse persone di famiglia.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  2. #17
    Opinionista L'avatar di follemente
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    (Da un libro di Zap Mangusta)

    Secondo Schopenhauer, la Volontà, che per lui andrebbe scritta sempre con la V maiuscola, è l’autentica essenza di ogni creatura, il che significa che tutto ciò che è presente nell’universo, dal più misero filo d’erba alla più complessa galassia del sistema solare, non è altro che vita, volontà di esistere e di perpetrarsi, volontà di non sparire nel nulla, da dove, peraltro, ogni cosa proviene. Va da sé che questo vale più per l’uomo che per ogni altro animale, pianta o oggetto. E’ la nostra volontà, infatti, che ci spinge a desiderare cose in continuazione: cibo, sesso, vestiti, auto, casa, viaggi, gadget, in un vortice incessante di bisogni da soddisfare e di nuove mete da raggiungere: ragazze, sempre più belle, uomini sempre più affascinanti, case sempre più ampie, cieli sempre più blu.
    Tuttavia, un attimo dopo che abbiamo concluso il nostro viaggio, acquistato il nostro orologio, mangiato la nostra aragosta, indossato il nostro completo ed espletato le nostre pratiche amorose, ci sentiamo soddisfatti, certo, ma…solo per qualche minuto, al massimo. Passato il quale non ci ricordiamo più dell’obiettivo raggiunto e nel nostro animo sopraggiunge, subdolo e velenoso, quel senso di incompletezza che prelude ad un nuovo bisogno; in poche parole: la noia.



    La noia diventa così un rivelatore importante, perché ci aiuta a capire che rincorrere desideri alla rinfusa non ci libererà mai da quel perenne senso di insoddisfazione che attanaglia la nostra esistenza. La noia ci suggerisce di smetterla di andare in giro con tutti quei secchi bucati da riempire con qualsiasi capriccio. Non serve. Torneremmo indietro senza niente.
    Secondo Schopenhauer non dobbiamo affannarci a cercare rimedi contro la noia, ma, al contrario, dobbiamo imparare a farcela amica. Sfruttandola, semmai, per appassionarci a cose che altrimenti ignoreremmo, e alle quali ci avviciniamo solo grazie a lei: perché, quando la incontriamo, ci lascia dentro un fondo di sedimentazione che poi comincia a ribollire e fermentare e ci fa venir voglia di soddisfare un impulso artistico, o un interesse filosofico, o di imparare il gioco degli scacchi o di praticare un massaggio alla thailandese o di mille altre cose ancora, che sono in grado di stimolare l’immaginazione e di arricchire la vita.
    Come prendere un foglio bianco. E scriverci su qualcosa. Qualsiasi cosa. Oggi non si usa più. Perché a casa non abbiamo più carta. Al computer non serve (ed è un bene per gli alberi). Ma alla fine qualcosa si trova. E si può cominciare a scrivere… tutto quello che ci passa per la mente: la lista settimanale della spesa. Quella delle ex fidanzate, il catalogo mensile degli “sgarbi” ricevuti, quelli che noi abbiamo fatto agli altri. L’elenco delle parole nuove che abbiamo incontrato e di cui non conosciamo il significato: scriverle in bella calligrafia (che in Oriente è considerata un’arte), facendo attenzione a non fermarci o cercando di farlo il meno possibile.
    Ultima modifica di follemente; 19-03-2021 alle 21:26

  3. #18
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Brava Follemente, un bellissimo intervento, che sottoscrivo.
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  4. #19
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Grazie.
    Ultima modifica di follemente; 20-03-2021 alle 08:39

  5. #20
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    Grazie Folle per il tuo interessante contributo sulla noia. Così mi hai fatto conoscere anche “Zap Mangusta”, figlio di Bruno Pesaola, un noto calciatore del Napoli di tanti anni fa…

    Bene, allora rimango nell’ambito della filosofia e per colazione propongo…

    il terzo libro del “De rerum natura”, scritto dal filosofo e poeta Tito Lucrezio Caro, che visse nel I sec. a. C. e fu un seguace dell’epicureismo. Lucrezio dice che la noia è presente in noi come “taedium vitae”.

    “Oh misere menti degli uomini, oh animi ciechi !
    In quale tenebrosa esistenza e fra quanti grandi pericoli
    si trascorre questa breve vita!”


    Secondo Lucrezio si cerca di fuggire dal mal di vivere, ma così facendo si fugge solo da sé stessi poiché si ignora la causa del proprio male, il significato della vita e il destino dopo la morte:
    “Se gli uomini, come si vede che sentono di avere
    in fondo all'animo un peso che con la sua gravezza li affatica,
    potessero anche conoscere da che cause ciò provenga e perché
    una sì grande mole, per così dire, di male nel petto persista,
    non così passerebbero la vita, come ora per lo più li vediamo:
    ognuno non sa quel che si voglia e cerca sempre
    di mutar luogo, quasi potesse deporre il suo peso.
    Esce spesso fuori del grande palazzo colui
    che lo stare in casa ha tediato, e sùbito ritorna,
    giacché sente che fuori non si sta per niente meglio.
    Corre alla villa, sferzando i puledri, precipitosamente,
    come se si affrettasse a recar soccorso alla casa in fiamme;
    sbadiglia immediatamente, appena ha toccato la soglia
    della villa, o greve si sprofonda nel sonno e cerca l’oblio,
    o anche parte in fretta e furia per la città e torna a vederla.
    Così ciascuno fugge sé stesso, ma, a quel suo 'io', naturalmente,
    come accade, non potendo sfuggire, malvolentieri gli resta attaccato,
    e lo odia, perché è malato e non comprende la causa del male;
    se la scorgesse bene, ciascuno, lasciata ormai ogni altra cosa,
    mirerebbe prima di tutto a conoscere la natura delle cose,
    giacché è in questione non la condizione di un’ora sola,
    ma quella del tempo senza fine, in cui i mortali devono aspettarsi
    che si trovi tutta l’età, qualunque essa sia, che resta dopo la morte.
    Infine, a trepidare tanto nei dubbiosi cimenti
    quale trista brama di vita con tanta forza ci costringe?


    Lo stesso tema è presente nel filosofo e politico Lucio Anneo Seneca (4 a. C. – 65):
    [...] perciò, tolte di mezzo le gioie, che proprio gli impegni offrono a chi si muove di qua e di là, l'animo di costoro non sopporta la casa, la solitudine, le pareti, contro voglia vede di essere stato lasciato solo con sé stesso. Di qui nasce quella noia e quella scontentezza di sé, quel rivoltolarsi dell'animo, che non si placa in alcun luogo, quella sopportazione malcontenta e malata del proprio ozio [...]”("De tranquillitate animi", II, 9)

    Coinvolto dalla noia l'uomo cerca di scuotersi con un insensato attivismo che non fa altro che renderlo ancora più inquieto e consapevole dei suoi fallimenti: "Di qui nasce quella noia, quella scontentezza di sé, quell'inquietudine dello spirito che non trova pace in nessun luogo, una rassegnazione penosa e amara alla propria inattività [...]" (Seneca, "De tranquillitate animi", II, 10)

    L'imperatore e filosofo stoico Marco Aurelio (121 - 180) evidenzia l'insoddisfazione come porta d'ingresso per la noia: “Tutti soffrono di questa medesima malattia, sia quelli afflitti dalla volubilità, dalla noia o dal continuo cambiamento d'umore che rimpiangono sempre quanto hanno lasciato, sia quelli che si abbandonano all'ignavia e all'indifferenza” […] “...quella noia, quella scontentezza di sé, quell'inquietudine dello spirito che non trova pace in nessun luogo, una rassegnazione penosa e amara alla propria inattività...”. Così l’individuo s’impegna in ciò che possa distrarlo ed aiutarlo a superare la noia di vivere: “Dobbiamo convincerci che non dipende dai luoghi il male di cui soffriamo, ma da noi; non abbiamo la forza di sopportare niente, né fatiche né piaceri, neppure noi stessi. Ecco perché alcuni si sono spinti al suicidio, perché le mete che si prefiggevano di raggiungere, a furia di cambiarle, riproponevano sempre le stesse cose, non lasciando spazio alle novità: la vita e il mondo stesso cominciarono a nausearli e alla loro mente si presentò l'interrogativo proprio di chi marcisce tra i propri piaceri: "Sempre le stesse cose! Fino a quando durerà tutto questo?" (Marco Aurelio, “Colloqui con se stesso”).

  6. #21
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    Oltre al “caffè filosofico” stamane vi offro anche la brioche per farmi perdonare dalla noia che vi suscito nel leggere questi post




    Dopo la colazione vi va di leggere un altro post ? Si dai…





    La noia può emergere quando la quotidianità e le relazioni sociali sono insoddisfacenti, ripetitive. Ci allerta sulla necessità di cambiamenti, ma non sempre l’annoiato coglie questo importante allarme psicologico.

    Alcuni ricorrono all'aiuto dello psicoterapeuta. Altri, per timore della solitudine sociale, continuano a frequentare persone e situazioni che stridono con la sua natura. Preferiscono la noia come male minore pur di non sfidare e modificare attivamente convinzioni prese dall’esterno, dai genitori, dagli amici, ecc..

    Ci si annoia quando non si dà ascolto ai propri bisogni emotivi e passivamente si subisce la loro frustrazione per non evitare la solitudine.

    La noia evoca chi affronta le ore ”vuote”, chiuso nella stanza, e ode soltanto il ticchetio dell’orologio.

    “Uffa che noia!”, è l’espressione tipica di chi non sa cosa fare, si stanca a non far niente. E’ coinvolto dalla noia incoercibile, tutto si svuota di contenuto e di significato. Sembra avere un effetto paralizzante.

    Sto rileggendo il libro titolato “Tempo variabile. Riflessioni sulla noia e sulla passione”, scritto dal filosofo e psicologo Guido Savio, il quale indica le dinamiche della passione e della noia nell’ambito del rapporto di coppia o tra due persone in rapporto tra loro.

    L’autore dice che la passione come esperienza soggettiva deve avere le caratteristiche della visibilità e della comunicabilità, invece nel passato veniva considerata un’intima condizione dell’anima, che a volte poteva indurre all’ossessione, oppure alla passività di fronte ad un’entità più forte.

    Nel nostro tempo la passione è valutata come impulso irresistibile che rende il soggetto protagonista.

    La passione ha bisogno della relazione interpersonale, di un “chi” vive tale esperienza e di un altro “chi” che gliela fa vivere.

  7. #22
    Riprendendo doxa quando nel 3d ha scritto della "Noia" di Moravia, libro che più volte ho letto, traendone anche principi, riporto di seguito un tratto del racconto che trovo splendido e nel quale si evidenzia proprio la noia di vivere di colui che nulla trova nemmeno in un rapporto d'amore o di sesso, quindi solo la noia appunto:
    Comunque, non ricordo di avere mai amato Cecilia con tanta violenza come in quei giorni in cui la spiavo e sospettavo che mi tradisse. Mi gettavo su di lei come su un nemico che avessi voluto fare a pezzi, caro nemico, però, che ambiguamente mi incitava a farlo; e non ero quasi mai soddisfatto di un solo amplesso. In maniera significativa, la sensazione di non possederla realmente, mi assaliva il più delle volte al momento in cui, tutta vestita, dopo avermi salutato, si avviava verso la porta per andarsene; come se la sua partenza mi avesse rivelato a un tratto, in maniera tutta fisica, la sua immutata capacità di sottrarsi a me, di sfuggirmi. Allora la rincorrevo, l'afferravo per i capelli e la scaraventavo sul divano, senza badare alle sue proteste, del resto non troppo energiche, e la prendevo di nuovo, così com'era, tutta vestita, con le scarpe ai piedi e la borsa al braccio, sempre con l'illusoria idea di cancellare, prendendola, la sua autonomia e il suo mistero. Naturalmente, subito dopo l'amplesso , mi accorgevo di non averla posseduta. Ma era troppo tardi : Cecilia se ne andava e io sapevo che il giorno dopo tutto sarebbe ricominciato: l'inutile sorveglianza, il possesso impossibile, la finale delusione.

  8. #23
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    Anche i gatti sbadigliano per noia !



    Grazie Kanyu per il tuo approfondimento su Cecilia e Dino, i due personaggi del romanzo di Moravia.

    Grazie anche a Follemente per l’ampliamento dell’opinione di Schopenhauer sulla noia, con l’apporto di Zap Mangusta.

    LadyHawke e King Kong con le loro interessanti riflessioni mi hanno incoraggiato a scrivere ulteriori post. Ma questo è l’ultimo.

    Lo so, state dicendo: “Deo gratia” !

    Sono contento che il “volgar titolo” attribuito al topic abbia attirato l’attenzione dei lettori: oltre 350 contatti !

    Argomentare sulla noia può anche essere attraente perché è uno stato psicologico che con diverse modalità coinvolge tutti, specie in questo periodo pandemico.

    La noia, come ho detto è uno stato d’animo, suscitato dalla ripetitività, dall'ozio, dalla perdita dell’interesse, dall’alienazione.

    Più siamo allenati a tenere attiva la nostra mente, più la riempiamo di informazioni e desideri, più siamo propensi all'azione, ad agire.

    Ci si sente annoiati quando non si ha la capacità di auto-intrattenimento, come chi medita o riflette e si apre alla creatività, alla capacità di risolvere i problemi.

    Chi si annoia si lamenta che nella sua vita non ci sia niente di interessante: sono sempre le stesse situazioni che si ripetono, la solita routine poco entusiasmante., ecc., ecc..

    Cosa altro aggiungere ? Questa frase mi evoca un predicatore che dopo un lungo e noioso sermone in chiesa disse ai fedeli: “Fratelli, sorelle, cosa altro dirvi ?” Dal fondo della navata una voce stentorea disse: “Amen” !

    E così sia !

    Per "rallegrarmi" ora mi dedico all’ascolto di due canzoni:

    quella cantata da Vasco Rossi: “La noia”, che è un inno alla riscossa, al fare anziché subire passivamente;

    e quella che cantava Franco Califano: “"Tutto il resto è noia".
    Ultima modifica di doxa; 21-03-2021 alle 09:19

  9. #24
    Opinionista L'avatar di follemente
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    @ Kanyu

    Molto significativo questo passo, hai fatto bene a postarlo, grazie!

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