V

Le lettere dell’alfabeto sacro.

Per trascrivere le parole ebraiche, uso una grafia in cui maiuscole e minuscole si alternano in modo diverso dal nostro consueto.
Per esempio:
‘eTZ
‘aDaM
QeDeM
Le lettere che trascriverò in maiuscolo sono le 22 lettere dell’alfabeto ebraico. Originariamente il testo del Libro era scritto soltanto con queste lettere; le parole citate sopra erano scritte perciò in questo modo:
‘TZ
‘DM
QDM
E poiché già in epoca antica tutte le 22 lettere erano soltanto consonantiche stava al lettore ricordare quali vocali si dovessero inserire nelle parole per renderle pronunciabili.
Le lettere che trascriverò in minuscolo sono invece i “punti vocale”, così chiamati perché in ebraico si scrivono come minuscoli punti, sopra, sotto o accanto alle lettere vere e proprie, i punti vocale vennero adottati negli ultimi secoli dell’era precristiana, quando le lingue parlate dagli ebrei erano ormai l’aramaico ed il greco, e pochi ricordavano ancora qualcosa dell’ebraico: i punti vocale mostrarono, da allora in poi, come vocalizzare correttamente la lingua del Libro.
I punti vocale per lo più riguardano soltanto la pronuncia, e solo in alcuni casi sono d’aiuto per togliere ogni dubbio riguardo alla forma grammaticale di una parola: per stabilire cioè se sia nome, verbo, aggettivo, ecc.
Il senso delle parole dipende invece esclusivamente dalle 22 lettere, che sono chiamate sacre per analogia con la “scrittura sacra”, o geroglifica degli antichi egizi.
Proprio come i geroglifici egizi, anche le 22 lettere hanno ciascuna un suo significato compiuto.

La prima lettera, l’aleph, è la raffigurazione della potenza, della stabilità.

La seconda lettera, B, è il segno dell’interiorità, di tutto ciò che è o avviene all’interno di qualcosa.

La terza lettera, G, è il segno dell’avvolgere, e così via.

Secondo la tradizione ebraica, ciascuno di questi significati descrive esattamente una delle 22 forze elementari che danno forma all’intero universo; e tutto ciò che esiste è il prodotto dell’unione di almeno due di queste forze elementari.

In ebraico ogni parola vuole dunque mostrare immediatamente, nella sua forma, nelle lettere che la compongono, quali di queste forze universali abbiano costituito ciò che la parola indica. Il che rende la grafia ebraica molto simile alle moderne formule delle sostanze chimiche, le cui lettere dell’alfabeto latino indicano quali atomi costituiscono ciascuna sostanza.

Cos’ per esempio la parola SHeM, che nel testo è scritta SHM, il cui significato generico è “il nome”, mostra immediatamente che le sue forze costitutive sono due, e precisamente:
. SH, che è il segno della sfera e della conoscenza, e
. M, che è il segno del plasmarsi e dello schiudersi.
Il “nome” SHeM, è dunque ciò che plasma la sfera, l’ambito di una cosa, e la rende conoscibile.
Così avviene per ogni parola ebraica.
Nelle lingue europee moderne la parola invece è un insieme di suoni associato per lo più solo convenzionalmente a ciò che indica.