Originariamente Scritto da
axeUgene
allora, è ovvio che la stratificazione dei testi nel corso dei secoli implica tutte quelle incongruenze che vediamo; pure la lotta notturna di Giacobbe non è male...
ma la personificazione è una possibilità;
quello che rileva sul piano teologico è proprio la condizione di essere senziente e "morale", che interagisce con l'umano sullo stesso piano dialettico, categorie logiche e, soprattutto, morali; cioè, la personificazione può avere funzione strumentale, come nei film con gli alieni che assumono sembianze umane e traducono la loro lingua in modo che sia comprensibile;
ma l'interazione morale - come i Comandamenti - implica l'antropomorfismo irreversibile come attributo che connota tutto l'impianto teologico;
il problema di fondo è proprio quello di attribuire un senso morale alla presenza immanente del divino, a fronte di tutto ciò che appare come moralmente insensato, o maligno;
da qui la necessità di una rarefazione divina, che in un certo senso funziona negli impianti ebraico, islamico e riformato, ma non in quello cattolico; nei primi due casi perché i testi sono mere narrazioni, e non c'è incarnazione, quindi il tutto è flottante; nel caso dei riformati proprio grazie alla predestinazione, che rende Dio esternale al mondo dopo Cristo, ma manifesto nella coscienza, una specie di prodromo della ragion pratica;
per i cattolici è un problema perché questa modalità, accettata a denti stretti, implica il declassamento del clero, del Magistero, ecc...cioè, quell'immanenza mondana, anziché limitarsi alla legge a se stessi di Paolo, viene estesa al mandato petrino, che è stata una bella furbata, per una dozzina di secoli.