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Discussione: Velatio

  1. #1
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    Velatio

    Di solito le statue o le icone che raffigurano Maria, la “madre di Dio”, vengono realizzate con i capelli della donna coperti da un velo o dal manto.

    Anche a Lourdes e a Fatima miracolosamente “apparve” con il copricapo.

    Invece Raffaello Sanzio la dipinse più volte anche senza velo o maphorion: manto femminile che veniva usato a Bisanzio; copre il capo e la tunica.

    Come esempio vi faccio vedere uno dei dipinti realizzati dal Sanzio di Madonna senza velo sul capo.


    Raffaello Sanzio, Madonna Esterházy, 1508 circa, tempera e olio su tavola, Szépművészeti Múzeum di Budapest, il Museo Nazionale di Belle Arti ungherese.

    La composizione: al centro la Madonna senza la velatio sulla testa mentre sorregge il Bambino Gesù; entrambi volgono lo sguardo verso il piccolo San Giovanni, inginocchiato e intento a leggere il cartiglio.

    Sarebbe illegittima la raffigurazione della Vergine senza il velo sul capo, se si rispetta l’ammonimento di Paolo di Tarso nella prima lettera ai Corinzi, indirizzata alla comunità cristiana di Corinto, città greca: “Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di rispetto al proprio capo (= Cristo, = Dio). Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo (= al marito), poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo si tagli anche i capelli ! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
    L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è la gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo: né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli.
    Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna; come infatti la donna deriva dall’uomo (= da Adamo), così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio.
    Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto ? Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere ? La chioma le è stata data a forma di velo”
    (1Cor 11, 4 – 15).

    Ovviamente l’ammonimento di Paolo rispecchia gli usi rabbinici del suo tempo.

    Per convincere la donna ad indossare il velo, il tarsiota (o chi per lui) usa affermazioni e argomenti che vanno compresi nel contesto della dottrina paolina.

    Egli pretendeva il velo sulla testa delle donne durante le assemblee liturgiche, e non in modo permanente. Ma sappiamo che all’epoca in pubblico le donne indossavano sempre il velo.

    Nel passato famosi pittori nelle realizzazioni mariane si compiacevano di saper evidenziare con maestria i capelli della Madonna.

    Esempi: la “Vergine delle rocce”, di Leonardo da Vinci; la “Purissima”, del Murillo; l’Annunciata di Filippino Lippi.

    Ci sono anche statue dedicate alla “Madonna del rosario” realizzate senza velo, come quelle venerate a San Luca o a Bagnara, in prov. di Reggio Calabria.

  2. #2
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    L’usanza del velo come copricapo femminile.



    Una legge assira del 12/esimo sec. a.C. proibiva alle donne sposate e alle figlie di “uomini liberi” di mostrarsi pubblicamente a capo scoperto.

    Nella lingua assira “kallàtu” indica “colei che è velata”.

    Dagli Assiri c’è l’antica testimonianza che in Mesopotamia il velo aveva anche un significato di distinzione e di appartenenza.

    Nell’antichità il “velo” definiva lo stato sociale della donna, possesso del padre o del marito. Era obbligatorio soltanto per quelle appartenenti ai ceti economicamente benestanti. Le schiave e le prostitute non potevano indossarlo.

    Le tre religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo ed islam) fecero continuare alle donne la tradizionale usanza del velo.
    Ultima modifica di doxa; 06-05-2021 alle 18:18

  3. #3
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    Velatio ed Ebraismo

    La velatura della donna deriva da una tradizione millenaria nell’area mesopotamica e nel Medio Oriente.

    Nel XII secolo a.C. il sovrano assiro Tiglatpileser I (1114 a.C. — 1076 a.C.) emanò una legge che obbligava la donna sposata di indossare il velo all’esterno della sua casa.

    Il sostantivo “velo” comprende differenti tipologie: dai veli che coprono solo il capo a quelli che coprono interamente il corpo e il volto.

    Nell'ebraismo il velo indossato dalla donna sposata simboleggia appartenenza e identità religiosa.

    Nella Genesi è descritto l’incontro fra Rebecca, figlia di Bathuel, di origini mesopotamiche, ed Isacco, suo futuro sposo. Lei disse al servo: “Chi è quell'uomo che dal campo viene verso di noi ? Il servo rispose: E' il mio padrone. Allora ella prese il suo velo e si coprì” (24, 65).

    Ancora nella Genesi: “Ella si tolse le vesti da vedova, si coprì d’un velo, se ne avvolse tutta e si mise seduta alla porta di Enaim” (38, 14).

    Nel “Cantico dei Cantici”:

    “Come sei bella, amica mia, come sei bella! / Gli occhi tuoi sono colombe, / dietro il tuo velo” (4, 1);


    “Come spicchio di melagrana è la tua tempia, / dietro il tuo velo. / Siano pure sessanta le mogli del re, / ottanta le concubine, /innumerevoli le ragazze! / Ma unica è la mia colomba, il mio tutto, unica per sua madre, / la preferita di colei che l'ha generata”
    (6, 7 – 9).

    Secondo la tradizione tramandata da vari testi sacri dell’ebraismo, come la Torah e il Talmud, le donne ebree hassidimite il giorno del matrimonio avevano l’obbligo di tagliarsi i capelli e dal quel momento portare un velo colorato per coprirsi.

    La Torah stabilisce che una donna deve coprirsi completamente i capelli quando è fuori casa. Alcune opinioni rabbiniche affermano che non si debba mostrare più di un tefach (circa tre centimetri di capelli, una ciocca).

    Il Talmud (Ketuboth, 72) offre una mediazione: la copertura minima dei capelli è un obbligo biblico mentre altre norme di come e quando coprirsi i capelli sono determinate dalla comunità in cui si vive.

    La Halakhah (plurale halakhot) è la tradizione "normativa" religiosa dell'ebraismo. Include le 613 mitzvòt, le successive leggi talmudiche e rabbiniche, le tradizioni e le usanze, ma anche numerosi aspetti della vita quotidiana. Per esempio, obbliga le donne sposate a coprire i capelli, considerati come una parte sensuale e privata.

    Nel nostro tempo le donne ebree osservanti indossano diversi tipi di velo: Tichel, Snood e Sheitl.

    Il tichel, chiamato anche mitpachat, è un foulard usato come copricapo dalle donne sposate.


    tichel tradizionale

    In sostituzione del tichel la legge ebraica permette alle donne sposate di indossare sopra i capelli naturali la sheitel, la parrucca. Di solito viene indossata dalle seguaci della corrente ortodossa.


    Una donna ebrea sposata che indossa una parrucca (sheitel) e un copricapo "snood".


    Anche gli uomini usano il copricapo: la kippah (plurale kippot), la indossano quando entrano nella sinagoga.

    Gli ebrei osservanti la indossano anche durante la vita quotidiana in segno di rispetto verso Dio, per onorarlo.

    La kippah è un simbolo sociale di appartenenza religiosa.

    Oltre la kippah gli uomini indossano anche lo "scialle di preghiera": il tallèd (o tallìt). Il tipo più diffuso è il “talled gadol”: un telo rettangolare di varie grandezze, più o meno decorato e dotato obbligatoriamente di frange ai quattro angoli, ma di solito anche sui due lati più corti. Tali frange si chiamano tzitzit o zizzit e servono per adempiere il comandamento espresso nella Torah: "metterai delle frange alle quattro estremità del mantello con cui ti copri" (Dt 22, 12).

    Le frange sono formate da quattro fili doppi, in modo da risultarne otto, uno dei quali più lungo, che si avvolge intorno agli altri; sono legate in un determinato numero di nodi, corrispondente al valore numerico delle lettere che compongono il nome di Dio.


    Talled tradizionale indossato da un ebreo che prega

    Il rito della velazione nel matrimonio ebraico
    Un nuovo momento importante della vita è segnato dal matrimonio. Il dovere di creare una famiglia, secondo la tradizione, è il primo dei 613 precetti della Torah.

    Il matrimonio si celebra in sinagoga ma anche nella casa di uno dei nubendi oppure in un giardino.
    La cerimonia si svolge in due fasi. Con la consacrazione (qiddushìn), lo sposo alla presenza di due testimoni infila l’anello nell’indice destro della sposa e la dichiara sua moglie. Solo il divorzio può ora separarli.

    Con lo sposalizio (nissuìm), i giovani, alla presenza di dieci uomini, vanno sotto il baldacchino nuziale (kuppà) o sotto il manto di preghiera (tallèd), simbolo di coabitazione. L’officiante recita sette benedizioni, gli sposi bevono vino da un unico calice che lo sposo poi rompe.

    Prima della cerimonia lo sposo consegna alla madre della sposa il contratto nuziale (ketubbà), la carta dotale tradizionale. Essa contiene i nomi degli sposi e dei rispettivi padri ed è firmata dallo sposo e da due testimoni. La scrittura e la consegna della ketubbà sono una parte integrante del rito nuziale. Con tale documento il marito si impegna ad assicurare alla sposa, in caso di morte o divorzio, una somma tale da garantirle un tenore di vita indipendente e decoroso.


    Nel rituale ebraico il baldacchino simboleggia l'abbraccio di Dio alla terra e la sua protezione verso essa.



    Ultima modifica di dark lady; 20-05-2021 alle 09:55

  4. #4
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    Interessante sia le spiegazioni che le illustrazioni. Venire a conoscenza delle usanze religiose che civili arricchisce il bagaglio culturale. Complimenti doxa, il mio auspicio é se vorrai apportarci ulteriori conoscenze sarebbero gradite.

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