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Discussione: La cabina bianca e rossa

  1. #1
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    La cabina bianca e rossa

    Strage in funivia. L'insostenibile leggerezza delle nostre certezze.

    Marina Corradi
    lunedì 24 maggio 2021

    La cabina bianca e rossa, schiantata a terra e aperta come una scatoletta di latta, compare e ricompare sugli schermi di tv e smartphone. In chi guarda, in tutti, un attimo di silenzio: incredibile, morire così. Nella prima domenica di tempo mite al Nord, e finalmente liberi dal lockdown. Felici, quei dodici avevano preparato gli zaini, e ben coperto i tre bambini. La giacca a vento, certo, se passasse una nuvola. E le mascherine naturalmente, e il gel disinfettante. (Alla partenza, a Stresa, si misurava ovviamente la temperatura, e si distanziavano con cura i passeggeri. Quindici, gli ammessi in cabina).

    Era tutto perfetto: un po’ di sole, dei nonni venuti da lontano, un bambino in passeggino, i due più grandi certamente appiccicati ai finestrini, come tutti i bambini in funivia, a guardar giù. Sembra di sentire il chiacchiericcio in cabina, in quella domenica finalmente normale. “Tu hai fatto lo Pfizer? Io l’Astrazeneca, due giorni di febbre…”. E un figlio che comincerà la scuola, e, ad agosto, dove andiamo? Quei due che volevano sposarsi e forse avevano aspettato, per poter fare una bella festa. Com’era tutto sereno domenica mattina, sulla funivia del Mottarone, la gita domestica di lombardi e piemontesi - 1500 metri di dislivello, mica il Monte Bianco.

    Poi, cosa è stato? La fune trainante, acciaio più grosso d’ un braccio d’uomo, cede in un feroce schiocco di frusta. I freni, dirà poi la Procura, non scattano, la cabina corre all’indietro, in otto interminabili secondi. Il tempo, appena, di stringersi al bambino, di una preghiera rappresa in un istante, di un urlo. Il tonfo atroce nel bosco, il silenzio.

    Tom, appena due anni, e i suoi nonni venuti da Israele. E la dottoressa della Guardia medica, e i fidanzati, e un bambino di cinque anni. L’altro che ancora lotta, in ospedale. Le famiglie della gita al Mottarone, annientate.

    Dal Ministero ora dicono di controlli ripetuti, dal 2016 fino al dicembre 2020. Quando le funi erano state esaminate con gli ultrasuoni. “Controlli, verifiche e manutenzione sono tutti a posto”, comunica l’avvocato dell’azienda responsabile della manutenzione. Sapendolo, tutti saremmo saliti su quella funivia ad occhi chiusi.

    Ma qualcosa, incredibilmente, non ha funzionato. “Non chiamatele disgrazie”, titola un editoriale del Corriere, sottolineando che certamente la tragedia ha dei responsabili. Probabile: gli uomini sbagliano. Certe volte sbagliano in modo terribile. Per distrazione, o incompetenza, o pigrizia, o per risparmiare. Pensate quanti devono avere sbagliato, per lasciare crollare il Ponte Morandi.

    Gli uomini sbagliano, e persino l’acciaio soffre l’usura. Fatica del metallo, la chiamano. Se c’ era, in quella fune, i controlli avrebbero dovuto segnalarla. Invece no. Qualcosa non ha funzionato, qualcuno, forse, pagherà.

    Il fatto è però che gli uomini, comunque, continuano talvolta a sbagliare. Il mondo perfetto in cui questo non accadrà più, per quanto progrediscano tecnica e controlli, è un’utopia. Resta il mistero, e lo scandalo, di quei destini tranciati di netto, nello schiocco bruciante dell’acciaio che si arrende.

    Perché loro? Quanti di noi sono saliti al Mottarone, quanti volevano andarci magari proprio ieri, ma il bambino aveva due linee di febbre? Davanti a quella funivia sfracellata la reazione più umana, oltre al dolore, è tacere. Non possiamo capire. Appena ci stavamo liberando dell’ombra del Covid, che in quest’anno ci aveva bruscamente costretto a considerare la morte come un’eventualità possibile, e non solo da vecchi. Appena ci stavamo riprendendo, in una domenica di sole, la nostra sicurezza di “prima”. Che schiaffo, la morte in una gita che tutti avremmo potuto fare. Sessanta chilometri da Milano, “alle sei siamo a casa”. E la insostenibile leggerezza delle nostre certezze che torna a interrogarci: non siamo padroni nemmeno di un giorno.

    Ammetterlo però ci è intollerabile. Che fare? Consultare oroscopi? Contare su una buona stella? Confessarci la nostra precarietà ci è inaccettabile, se non abbiamo alcun Padre. Cui affidare in pace, ogni mattina, qualunque destino ci aspetti, noi - e soprattutto i nostri figli.

    https://www.avvenire.it/opinioni/pag...ostre-certezze
    amate i vostri nemici

  2. #2
    L'avatar di dietrologo
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    Tutto finisce con la morte o tutto inizia con la morte ?

  3. #3
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    Per come la penso finisce tutto con la morte, e tutto inizia con i controlli sulle diversificate funivie, sono controlli dettati sulla emotività dell'accaduto e per deresponsabilizzarsi da gravi incidenti. Siccome il tempo che passa gli accadimenti precedenti subentrano nella voragine dell'oblio. Poi ci sarà una parte di gestori di impianti faranno verifiche tecnicamente serie e altri saranno verifiche effimere dettate per una questione di risparmi sulle spese. Questo vale non solo per l'impianti teleferici ma anche ponti, viadotti e gallerie. Quello reale è il dolore delle famiglie che hanno subito le morti dei loro congiunti. Dietrologo ha posto la domanda probabilmente improntata sul misticismo, però ogni risposta deriva dalla soggettività di ognuno.

  4. #4
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Certo, ma il dato oggettivo fondamentale amico Durante, è che nessuno di noi, uscendo di casa al mattino, ha l'assicurazione di tornarvi poi sano e salvo la sera. Non ci pensiamo mai alla domanda posta da Michele e dalla giornalista.
    amate i vostri nemici

  5. #5
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Cono io penso che tutti credenti e non siamo coscienti che possiamo uscire ogni mattina e non fare più ritorno, anche se non siamo lì in continuazione a pensarci o ad affidarci a qualche ipotetica divinità, l'unica certezza che abbiamo è che prima poi tutti moriremo, la morte fisica è l'unica certezza che si ha.
    Poi a seconda se sei credente o meno in qualche divinità o spirito, energia universale oppure credi solo alla fisicità e materia, quindi fine del corpo e mente equivalente a fine della vita, la morte verrà vista come inizio di qualcosa oppure fine di tutto.
    Ma tutti abbiamo un corpo che finirà, per cause diverse e indipendenti da noi, e ne siamo coscienti.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  6. #6
    come si è visto, anche qui ci sono delle responsabilità ben precise da parte di chi non ha rispettato le leggi.

  7. #7
    Ergastolo? Fucilazione? Fustigazione pubblica?

    No. Poverini, pativano già per il lock down... dovevano pure stare chiusi perché funzionava male?

    Sia mai... il pane è pane... anche se qualcuno poi muore.

    Che schifo!!
    Bambol utente of the decade

  8. #8
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    LA FORCHETTA E IL BENE COMUNE

    "Che cosa è il Bene Comune?
    Non mettere una forchetta che disattiva il freno per riaprire una funivia che altrimenti sarebbe rimasta chiusa alla riapertura delle attività dopo il lockdown.
    Questa, infatti, secondo gli inquirenti sembrerebbe la causa della tragedia del Mottarone.
    Puoi andare tutti i giorni alla Caritas, puoi pulire ogni settimana il vialetto di casa tua, ma se non fai bene quello che sei chiamato a fare, non solo giri a vuoto, ma fai danni. Altro che Bene Comune.
    Ogni giorno scegliamo il bene o il male.
    Ogni giorno possiamo fare il nostro lavoro come un capolavoro o con sciatteria.
    Ogni giorno, con le nostre scelte, possiamo migliorare o peggiorare la vita delle persone.
    Anche se fai un lavoro ripetitivo come il gestore di una funivia hai delle responsabilità immense.
    Anche se sei un funzionario pubblico, perchè da quella pratica dimenticata può dipendere il futuro di una coppia che vorrebbe costruire casa.
    Anche se sei un professore perchè da come spieghi Leopardi puoi trasformare un ragazzo depresso in un poeta.
    Anche se sei padre o madre perché se educhi o non educhi un figlio non è la stessa cosa.
    Tutto educa e tutti educano, per questo anche se non hai intenzione di farlo – di fatto – lo fai lo stesso. Così come non decidere, in fondo è decidere. Anche non educare, in fondo è educare.
    Fare bene bene quello che siamo chiamati a fare.
    Fare bene il nostro lavoro. Mettere l’anima nella nostra quotidianità.
    Questo è il Bene Comune."

    GIGI DE PALO - Presidente associazione forum famiglie
    amate i vostri nemici

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