Citazione Originariamente Scritto da Breakthru Visualizza Messaggio
tra terrore dell'abbandono e paura di non essere accettati e tentare di schivarne il pericolo conformandosi al consumo non capisco dove finisce il bambino e inizia il super-io, ma mi fido, non sono preparata in materia
nemmeno io, nello specifico; il mio non so non era retorico;
tuttavia, un messaggio pubblicitario deve rimandare comunque ad una rassicurazione costruttiva, cioè ad una promessa in qualche modo gestibile, per cui l'acquisto remunera in modalità sostenibili, psichicamente organizzate entro la normalità del consumatore adulto; una pubblicità che facesse leva sul terrore infantile dell'abbandono sarebbe per definizione diretta ad un target che dovrebbe aver superato quella fase, come strutturazione essenziale dell'io, cioè l'adulto consumatore autonomo;

Per quanto riguarda la Bielorussia io penso che quel tipo di messaggio sia pura propaganda, parliamo di Tv di Stato
questo il pensiero ufficiale a cui conformarsi
sì, ma non mi sembra rientrare nella casistica del decalogo come messaggio studiato da un sistema per produrre effetti determinati; sembra più una cosa tipo comizio del tardo Ceausescu, quando da innovatore è regredito a reazionario super osservante dei dettami di Mosca;

no qui proprio non sono d'accordo e non mi fai neanche venire un dubbio. Sei un ottimista, lo scorretto comune, il cittadino che è nessuno che dice frocio e mongoloide è perché è convinto che sia suo diritto e che il problema sia di chi si offende e invece dovrebbe imparare a non offendersi.
capisci bene che questo presuppone un'elaborazione concettuale del tema: dove sta il confine tra libertà di espressione e bullismo ? cioè, non è l'ignoranza di prima mano del montanaro veneto ottuagenario per cui negro non ha mai avuto una connotazione dispregiativa, e quindi è genuinamente sorpreso dalla rimostranza;

Penso , magari sbagliando che tu frequenti troppa poca ignoranza per renderti conto di quanto chi, più o meno istruito, usi questa massa di incolti avvallando l'insulto, il non politicamente corretto come un diritto e il politicamente corretto come una fisima da "fighette"
di zappe, ne conosco diverse, anche se non so se abbastanza;

più che altro, mi baso sulla nozione di ridondanza di un concetto - o, spesso, di qualsiasi altra cosa; la ridondanza nelle scienze sociali, ma nelle scienze in genere, è un segnale significativo di una condizione sistemica;

nel momento in cui una persona ha avuto segnali ridondanti di censura rispetto ad un determinato comportamento, può non aver presente il grado di censura/reazione cui il suo eventuale comportamento lo espone, ma certamente non ha più quel senso di prima mano del diritto ad agire in quel modo;
anche se argomenta quello come diritto, tutta la sua postura lo qualifica come colpevole;
che, in effetti, è il tema di Norimberga, del processo;

Non è mia intenzione darti del "sapientino" era solo un esempio che palesa quanto sotto

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...

La sapienza dovrebbe essere un pregio, un bene, un'opportunità giusto? Non qualcosa che sminuisce
infatti, l'apposita retorica deve elaborare diminutivi o accrescitivi - professoroni, giornalistoni, , perché il messaggio non sminuisce il sapere in prima battuta, ma identifica una classe di privilegiati il cui parere è, per questo motivo "morale", squalificato, malgrado i titoli;

lo scorretto si rappresenta come un lottatore per la libertà contro i poteri forti che gliela vogliono tarpare, inibire;

a parte tutto, a me pare che il modello più efficace di comunicazione-induzione a comportamenti che possiamo registrare nella storia delle società di massa sia quello della cooptazione nelle élites:

cioè, da quando il modello Rivoluzione francese ha liberalizzato i comportamenti individuali e la mobilità sociale come principio, ogni strato sociale si protende verso i costumi di quello che percepisce come superiore, laddove per costume si intende dapprima l'habitus formale in società - segni, posture, educazione - ma poi gli stessi valori; in questo, come diceva Daverio, l'estetica precede l'etica:
lo spettatore impara dai personaggi tv che essere omofobo è brutto, è da grezzi, e vuole generalmente assomigliare ai suoi punti di riferimento;

poi ci sono dei soggetti reattivi, di seconda mano, istruiti e motivati, che propalano una retorica opposta, la quale può anche avere un seguito di fiamma, ma alla quale mancano i testimonial di prestigio;
cioè, se ti vuoi mobilitare contro la legge che inibisce l'omofobia, hai come testimonial Pillon, che di per sé si presta davvero male ad incarnare l'ideale estetico del cattivismo; il neofascista ha la sguaiata e pingue forzanovista che va a Predappio con la maglietta Auschwitzland, o il ciccione gay procuratore di non so quali divetti/amanti che mostra orgoglioso le schermate del suo cellulare col duce, l'aquila repubblichina e le canzoni del Ventennio;

questo vuol dire ridondanza: cioè che quando un'idea è potente, non c'è un sistema che la ordisce con quei mezzucci del decalogo, ma trova un consenso diffuso nel modo di essere delle persone che per condizione si prestano a fare da modello, tramite del desiderio.