In Rete scrivono appartenenti a gruppi che si definiscono neoborbonici o filoborbonici e indicano il Regno delle due Sicilie come una sorta di paradiso perduto, basandosi sulle informazioni del best seller del 2010 “Terroni”, scritto da Pino Aprile. Essi tendono a enfatizzare i lati oscuri del Risorgimento italiano cercando il riscatto per una terra che non era né il paradiso perduto immaginato dai neoborbonici né l’inferno descritto dai primi storici risorgimentali.


Infatti si sbaglia chi considera il Regno delle due Sicilie un Paradiso trasformato in Inferno dalla dinastia sabauda.


Il Regno delle Due Sicilie in sé è esistito per un periodo relativamente breve, dal 1816 al 1861.


Analisi giuridiche, statistiche ed economiche decostruiscono la mitologia che negli anni è stata “fabbricata” dai cosiddetti neoborbonici o da studiosi che considerano il processo di unificazione nazionale come una guerra di conquista, saccheggio e distruzione del Regno di Sardegna nei confronti del Regno delle due Sicilie.


Per cominciare, furono davvero un milione le vittime meridionali dell’esercito piemontese ? Le vittime furono poche migliaia, briganti inclusi.


Il Sud pre-unitario era davvero un territorio industrialmente avanzato ?


Ed è vero che le industrie del Sud furono depauperate, trasferite al Nord e osteggiate dal nuovo governo piemontese ?


Sono oggettivi i tanti primati che i neo-borbonici rivendicano sul Regno delle due Sicilie ?


Lo storico Pino Ippolito Armino nel suo libro titolato: “ Il fantastico Regno delle due Sicilie. Breve catalogo delle imposture neo-borboniche” (edit. Laterza) abbatte tutti i totem dei neo-borbonici, leggendo il Regno delle due Sicilie nella sua interezza, evidenziando le bugie propagandistiche, le azioni liberticide e il disinteresse per le condizioni socio-economiche delle classi subalterne.


Armino contesta l’uso distorto che i neo-borbonici fanno delle fonti storiche, spesso manipolate in funzione di una lettura populista e vittimistica della “questione meridionale”.


Non era un Paradiso il Regno delle due Sicilie del 1860. E non è scaricando sull’unità d’Italia le responsabilità del ritardo socio-economico del Sud che si riesce a comprendere le reali ragioni del divario.


Il primo regnante della famiglia Borbone a entrare in Italia e regnare sia sul Regno di Napoli che su quello di Sicilia fu Carlo di Borbone nel 1735.
Carlo, seguito dal fido consigliere Tanucci, avviò una serie di riforme che porteranno davvero alla rinascita di due territori che erano considerati delle colonie, passate di mano in mano tra corone francesi, austriache e spagnole.