Il mondo in cui la Chiesa ha fatto il suo ingresso trionfale, anche se talvolta tormentato, era assetato di religione.
I monumenti di ogni tipo che ci rimangono di quel periodo testimoniano della disperata aspirazione, presente in tutte le classi sociali, a qualcosa che li proteggesse dalla morte e dal destino, alla redenzione del male, alla purificazione spirituale e all’unione con Dio.
Le religioni classiche avevano poco da offrire per venire incontro a questa esigenza.
Nonostante i tentativi periodici (per esempio da parte di Augusto) di far rivivere l’antica pietà, gli dei della Grecia e di Roma avevano ormai perso qualsiasi potere d’ ispirazione. Il culto dell’imperatore e del suo genius, alimentato da Augusto, e dai suoi successori, diventò sempre più importante ed ebbe un appoggio ufficiale.
Al massimo comunque questo culto poteva essere un mezzo per assicurarsi la fedeltà del popolo, e dare il senso che la Provvidenza vigilava sull’impero. Molto più interessanti erano i culti orientali che dal primo secolo prima di Cristo si diffusero rapidamente in tutto il mondo greco-romano.
Iside, Serapide e Cibele erano le divinità più alla moda, capaci di conquistarsi masse di devoti ed i loro templi venivano eretti a spesse del popolo; tra i soldati era invece immensamente popolare il dio persiano Mitra, alleato del Sole e quindi campione nella lotta della luce contro le tenebre.
Il sincretismo fu il prodotto di questo scontro di religioni: gli dei di un paese vennero identificati con quelli di un altro ed i vari culti si fusero o vennero indiscriminatamente presi a prestito gli uni dagli altri.
La credenza nell’immortalità dell’anima, legata talvolta all’idea della trasmigrazione delle anime insegnata da Pitagora (VI sec a.C.), ed in un giudizio futuro che avrebbe condotto alla punizione o ad una vita beata con gli dei, era generale.