"femminista" non è un cambiamento di atteggiamento esistenziale, ma semplicemente la presa d'atto della necessità di cambiamenti del costume e delle leggi, se vuoi in misura varia, come riduzione del maschilismo implicito nel considerare come ineluttabile un determinato ordine;
nel momento in cui sostengo l'iniquità e il pregiudizio nel valutare analogo comportamento sessuale o di costume di un ragazzo e una ragazza - poniamo, molto attivi con una pluralità di partner - sono
femminista ? direi di sì, come sub-ideologia di un impianto egualitario; questo non implica che io debba aderire a qualsiasi tesi radicale che si colloca in ambito "femminista", come quelle che postulano una società senza maschi in quanto il maschile sarebbe intrinsecamente e irredimibilmente portatore di un ordine oppressivo;
l'angolo cieco di tutto il discorso è il solito, e cioè la confusione tra un postulato di valore - nel caso, l'uguaglianza - e la condizione di realtà, che è la diversità per nascita, ma di tutti, indipendentemente dal genere.