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Risultati da 16 a 30 di 40

Discussione: Gli occhi

  1. #16
    Opinionista L'avatar di Spirit
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    Grazie Doxa, leggerò l'opera intera che colpevolmente ignoravo...
    “Siamo tutti uguali davanti alla legge, ma non davanti agli incaricati di applicarla.”
    (S. Lec)

  2. #17
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    Oscar Wilde ne “Il ritratto di Dorian Gray” fa dire a questo dal Lord Henry Wotton che “Solo la gente mediocre non giudica dalle apparenze”.

    E’ un modo per dirci che le apparenze contano. E’ la prima cosa che sappiamo degli altri ed è la prima cosa che sembriamo agli altri.

    Il problema nasce quando un individuo si fa “impadronire dal “complesso di Erostrato”, desunto dal trattato enciclopedico in 17 libri titolato “De natura animalium ” (Sulla natura degli animali), scritto Claudius Aelianus (170 circa - 235 d. C.): in questo trattato ci sono anche racconti leggendari, come quello riguardante il pastore Erostrato di Efeso: il 21 luglio del 356 a. C., nella sua città incendiò il tempio dedicato alla dea Artemide per avere notorietà, ma poi fu catturato, condannato a morte e alla damnatio memoriae.

    Il “complesso di Erostrato”, dal nome di quel pastore efesino, si manifesta col bisogno di essere famoso, con la necessità di avere l’approvazione sociale, di distinguersi, di essere sempre al centro dell'attenzione, ma invece di sviluppare le proprie qualità e abilità si costruisce una falsa personalità, e diventa prigioniero dell’apparenza.


    Un pesciolino vuol far credere di essere una balena

    Le persone che danno priorità alle apparenze hanno bisogno di far credere agli altri che hanno successo e sono importanti. Ostentano i loro beni materiali e spesso si vantano anche delle loro relazioni sentimentali, perché per loro rappresentano una ulteriore conquista. Non hanno mai problemi, la loro vita è semplicemente perfetta. Infatti, a volte arrivano a credere così tanto al personaggio che costruiscono su sé stessi che rifiutano di credere che la vita si sta sgretolando attorno a loro come il fragile castello di carte.

    Da dove viene il desiderio di fingere di essere ciò che non siamo?

    Alla base della finzione c’è il bisogno di essere accettati e amati, oltre a sentire che siamo importanti.

    Secondo il medico e psicoanalista viennese Alfred Adler (1870 – 1937), allievo di Freud, il complesso di inferiorità può essere di tipo primario o secondario.

    Il complesso di inferiorità primario ha origine nel periodo infantile, quando il bambino sperimenta la sua impotenza e dipendenza. Durante l’adolescenza questi sentimenti possono essere rafforzati dai giudizi negativi su di lui.

    Il complesso di inferiorità secondario si sviluppa nella fase adulta, ma l’origine deriva dall’infanzia o durante l’adolescenza. Tale disagio psicologico è legato alla sensazione, spesso inconscia, di non essere in grado di raggiungere il successo. La persona ha bassa autostima.

    Adler considerò il “sentimento di inferiorità” la spinta propulsiva dell’individuo a raggiungere livelli di superiorità nel suo ambito. Se tale aspirazione innata rimane frustrata, può degenerare in nevrosi e indurre l’individuo a compiere atti anti-sociali per dimostrare di aver raggiunto comunque la superiorità, anche se confondendola col potere e con la prevaricazione.

    Il discorso può essere ampliato a chi compie atti di bullismo .

    Il desiderio di evidenziare determinate caratteristiche o proprietà socialmente attraenti o positive nasconde la propria insicurezza: lindividuo pensa di non essere intelligente, né attraente, né socialmente sufficiente per attirare l’attenzione per ciò che è, ha bisogno di esagerare o persino inventare delle cose per ottenere l’approvazione sociale. L’insicurezza gli fa recitare il ruolo della persona sicura.

    La compensazione, il meccanismo psicologico proposto da Adler in relazione ai sentimenti di inferiorità, è una strategia attraverso la quale si copre in modo conscio o inconscio le frustrazioni, i desideri.

    Nella fase adulta, questa risposta adattiva può diventare un modello nevrotico. La persona che vive delle apparenze dipende quasi interamente dalle opinioni altrui, così costruisce un’immagine fittizia con la quale ottenere l’accettazione di cui ha bisogno.

    Il problema è che spesso finisce per identificarsi con quell’immagine. La ricerca dell’approvazione altrui nasconde la paura di essere rifiutati, di perdere l’affetto. Queste persone pensano che se si mostrano come sono, se sono autentiche, gli altri non le accettano. Ciò significa che non accettano alcune delle loro caratteristiche, ma invece di intraprendere un lavoro interiore per cambiarle, decidono di nasconderle. Pertanto, ogni finzione è il riflesso di una mancanza, un obiettivo frustrato e/o un rifiuto interiore.
    Ultima modifica di doxa; 12-02-2022 alle 21:55

  3. #18
    Opinionista L'avatar di Spirit
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    Pertanto, ogni finzione è il riflesso di una mancanza, un obiettivo frustrato e/o un rifiuto interiore.

    Mi aggancio a queste ultime parole di Doxa per dire che l'immagine fittizia, nevrotica, che si presenta agli altri può anche essere autosminuente, autodistruttiva. Conosco tantissime persone che svalutano se stesse, che danno un'immagine di sé falsa ma nel senso negativo. Forse alla base di questo c'è un discorso sottinteso, che potrebbe essere più o meno questo: "Non aspettarti chissà cosa da me, sono un incapace che non ha imparato a vivere, ho solo bisogno di aiuto". In buona parte questo rappresenta l'aspetto speculare di uno stesso problema, che è sempre quello di dipendere dall'opinione altrui. In un caso ci si sopravvaluta nei rapporti col mondo per essere accettati come migliori di quello che si è, nell'altro ci si sottovaluta per scaricare delle responsabilità che non si vogliono assumere "non ce la faccio, sono un incapace"... E' meglio che gli altri abbiano un'opinione negativa, così posso restarmene nel mio guscio...
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  4. #19
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    Ciao Spirit, quoto il tuo post.

    Nel libro titolato” “Riflessioni o sentenze e massime morali”, scritto dal principe François de La Rochefoucauld (1613 – 1680), c’è questo aforisma:

    “Siamo così abituati a camuffarci agli occhi degli altri che alla fine ci camuffiamo anche ai nostri occhi”. Si riferisce alle persone che hanno scarsa autostima e si limitano a cercare l’approvazione costruendo una maschera dietro cui nascondersi. Questi individui restano intrappolati nella “maschera che indossano”, diventano incapaci di stabilire relazioni solide e sincere, ignorano il vecchio detto popolare “l’abito non fa il monaco”, anche se nel nostro tempo è abbastanza vero il contrario, “l’abito fa il monaco”, conta molto per come appari, l’immagine tende a soverchiare la realtà e media i rapporti dell’umanità.

    Lo psichiatra e psicoanalista Carl Gustav Jung (1875 – 1961) usò il termine “imago” per definire lo schema immaginario che orienta il modo in cui il soggetto percepisce l’altro.



    Ultima modifica di doxa; 14-02-2022 alle 16:36

  5. #20
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Oscar Wilde ne “Il ritratto di Dorian Gray” fa dire a questo dal Lord Henry Wotton che “Solo la gente mediocre non giudica dalle apparenze”.

    E’ un modo per dirci che le apparenze contano. E’ la prima cosa che sappiamo degli altri ed è la prima cosa che sembriamo agli altri.

    Il problema nasce quando un individuo si fa “impadronire dal “complesso di Erostrato”, desunto dal trattato enciclopedico in 17 libri titolato “De natura animalium ” (Sulla natura degli animali), scritto Claudius Aelianus (170 circa - 235 d. C.): in questo trattato ci sono anche racconti leggendari, come quello riguardante il pastore Erostrato di Efeso: il 21 luglio del 356 a. C., nella sua città incendiò il tempio dedicato alla dea Artemide per avere notorietà, ma poi fu catturato, condannato a morte e alla damnatio memoriae.

    Il “complesso di Erostrato”, dal nome di quel pastore efesino, si manifesta col bisogno di essere famoso, con la necessità di avere l’approvazione sociale, di distinguersi, di essere sempre al centro dell'attenzione, ma invece di sviluppare le proprie qualità e abilità si costruisce una falsa personalità, e diventa prigioniero dell’apparenza.


    Un pesciolino vuol far credere di essere una balena

    Le persone che danno priorità alle apparenze hanno bisogno di far credere agli altri che hanno successo e sono importanti. Ostentano i loro beni materiali e spesso si vantano anche delle loro relazioni sentimentali, perché per loro rappresentano una ulteriore conquista. Non hanno mai problemi, la loro vita è semplicemente perfetta. Infatti, a volte arrivano a credere così tanto al personaggio che costruiscono su sé stessi che rifiutano di credere che la vita si sta sgretolando attorno a loro come il fragile castello di carte.

    Da dove viene il desiderio di fingere di essere ciò che non siamo?

    Alla base della finzione c’è il bisogno di essere accettati e amati, oltre a sentire che siamo importanti.

    Secondo il medico e psicoanalista viennese Alfred Adler (1870 – 1937), allievo di Freud, il complesso di inferiorità può essere di tipo primario o secondario.

    Il complesso di inferiorità primario ha origine nel periodo infantile, quando il bambino sperimenta la sua impotenza e dipendenza. Durante l’adolescenza questi sentimenti possono essere rafforzati dai giudizi negativi su di lui.

    Il complesso di inferiorità secondario si sviluppa nella fase adulta, ma l’origine deriva dall’infanzia o durante l’adolescenza. Tale disagio psicologico è legato alla sensazione, spesso inconscia, di non essere in grado di raggiungere il successo. La persona ha bassa autostima.

    Adler considerò il “sentimento di inferiorità” la spinta propulsiva dell’individuo a raggiungere livelli di superiorità nel suo ambito. Se tale aspirazione innata rimane frustrata, può degenerare in nevrosi e indurre l’individuo a compiere atti anti-sociali per dimostrare di aver raggiunto comunque la superiorità, anche se confondendola col potere e con la prevaricazione.

    Il discorso può essere ampliato a chi compie atti di bullismo .

    Il desiderio di evidenziare determinate caratteristiche o proprietà socialmente attraenti o positive nasconde la propria insicurezza: lindividuo pensa di non essere intelligente, né attraente, né socialmente sufficiente per attirare l’attenzione per ciò che è, ha bisogno di esagerare o persino inventare delle cose per ottenere l’approvazione sociale. L’insicurezza gli fa recitare il ruolo della persona sicura.

    La compensazione, il meccanismo psicologico proposto da Adler in relazione ai sentimenti di inferiorità, è una strategia attraverso la quale si copre in modo conscio o inconscio le frustrazioni, i desideri.

    Nella fase adulta, questa risposta adattiva può diventare un modello nevrotico. La persona che vive delle apparenze dipende quasi interamente dalle opinioni altrui, così costruisce un’immagine fittizia con la quale ottenere l’accettazione di cui ha bisogno.

    Il problema è che spesso finisce per identificarsi con quell’immagine. La ricerca dell’approvazione altrui nasconde la paura di essere rifiutati, di perdere l’affetto. Queste persone pensano che se si mostrano come sono, se sono autentiche, gli altri non le accettano. Ciò significa che non accettano alcune delle loro caratteristiche, ma invece di intraprendere un lavoro interiore per cambiarle, decidono di nasconderle. Pertanto, ogni finzione è il riflesso di una mancanza, un obiettivo frustrato e/o un rifiuto interiore.
    Molto bello questo post.

  6. #21
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    Ciao Spirit, quoto il tuo post.

    Nel libro titolato” “Riflessioni o sentenze e massime morali”, scritto dal principe François de La Rochefoucauld (1613 – 1680), c’è questo aforisma:

    “Siamo così abituati a camuffarci agli occhi degli altri che alla fine ci camuffiamo anche ai nostri occhi”. Si riferisce alle persone che hanno scarsa autostima e si limitano a cercare l’approvazione costruendo una maschera dietro cui nascondersi. Questi individui restano intrappolati nella “maschera che indossano”, diventano incapaci di stabilire relazioni solide e sincere, ignorano il vecchio detto popolare “l’abito non fa il monaco”, anche se nel nostro tempo è abbastanza vero il contrario, “l’abito fa il monaco”, conta molto per come appari, l’immagine tende a soverchiare la realtà e media i rapporti dell’umanità.

    Lo psichiatra e psicoanalista Carl Gustav Jung (1875 – 1961) usò il termine “imago” per definire lo schema immaginario che orienta il modo in cui il soggetto percepisce l’altro.



    Tu non scrivi cose sbagliate Doxa! Solo che certe volte non sono facili da interpretare...
    Ma ti rispetto e ti ammiro lo stesso, perchè citi sempre cose che possono essere aforismi oppure opere letterarie che fanno comprendere meglio ciò che declami.
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

  7. #22
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    Mia regina, “Non desidero il consenso, non provoco il dissenso, cerco solo un senso”, scrisse il frate servita e poeta David Maria Turoldo, uomo che stimavo molto.

  8. #23
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    E' quello che volevo intendere anche io!
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  9. #24
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Mia regina, “Non desidero il consenso, non provoco il dissenso, cerco solo un senso”, scrisse il frate servita e poeta David Maria Turoldo, uomo che stimavo molto.
    Bellissimo! Gran Sacerdote e gran Poeta, Turoldo.
    amate i vostri nemici

  10. #25
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Ciao Spirit, quoto il tuo post.

    Nel libro titolato” “Riflessioni o sentenze e massime morali”, scritto dal principe François de La Rochefoucauld (1613 – 1680), c’è questo aforisma:

    “Siamo così abituati a camuffarci agli occhi degli altri che alla fine ci camuffiamo anche ai nostri occhi”. Si riferisce alle persone che hanno scarsa autostima e si limitano a cercare l’approvazione costruendo una maschera dietro cui nascondersi. Questi individui restano intrappolati nella “maschera che indossano”, diventano incapaci di stabilire relazioni solide e sincere, ignorano il vecchio detto popolare “l’abito non fa il monaco”, anche se nel nostro tempo è abbastanza vero il contrario, “l’abito fa il monaco”, conta molto per come appari, l’immagine tende a soverchiare la realtà e media i rapporti dell’umanità.

    Lo psichiatra e psicoanalista Carl Gustav Jung (1875 – 1961) usò il termine “imago” per definire lo schema immaginario che orienta il modo in cui il soggetto percepisce l’altro.



    A proposito di maschere a me verrebbe da dire che non sempre basta un abito per fare un monaco, potrebbe essere solo un'apparenza, se ci si ferma all'apparenza l' abito fa il monaco ma se togli l' abito salta fuori chi indossava quella maschera.

    Mi viene un esempio dato il recente successo riscosso a Sanremo di Drusilla Foer, personaggio inventato, alter ego di Gianluca Gori.
    Drusilla è Gianluca oppure Gianluca è Drusilla?Al pubblico potrebbe sembrare che il personaggio interpretato ha preso il posto di Gianluca dato che dell' artista, della sua vita e del privato si sa poco o niente mentre di Drusilla tanto e ha riscosso un successo incredibile, una vita completamente inventata sul personaggio femminile.
    Quindi mi chiedo ma sotto il travestimento c' è ancora Gianluca oppure è stato sostituito, fondendosi in un unico personaggio che è quello di Drusilla?
    O magari la sera smessi i panni di Drusilla torna ad essere Gianluca?
    Che poi riporta a: l'abito fa il monaco? E si finisce per diventare la maschera che si indossa.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  11. #26
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    Citazione Originariamente Scritto da LadyHawke Visualizza Messaggio
    A proposito di maschere a me verrebbe da dire che non sempre basta un abito per fare un monaco, potrebbe essere solo un'apparenza, se ci si ferma all'apparenza l' abito fa il monaco ma se togli l' abito salta fuori chi indossava quella maschera.

    Mi viene un esempio dato il recente successo riscosso a Sanremo di Drusilla Foer, personaggio inventato, alter ego di Gianluca Gori.
    Drusilla è Gianluca oppure Gianluca è Drusilla?Al pubblico potrebbe sembrare che il personaggio interpretato ha preso il posto di Gianluca dato che dell' artista, della sua vita e del privato si sa poco o niente mentre di Drusilla tanto e ha riscosso un successo incredibile, una vita completamente inventata sul personaggio femminile.
    Quindi mi chiedo ma sotto il travestimento c' è ancora Gianluca oppure è stato sostituito, fondendosi in un unico personaggio che è quello di Drusilla?
    O magari la sera smessi i panni di Drusilla torna ad essere Gianluca?
    Che poi riporta a: l'abito fa il monaco? E si finisce per diventare la maschera che si indossa.
    Secondo me non esistono "maschere" altrimenti la vita diventerebbe tutta una commedia, per me ci sono modi di vivere che possono essere condivisibili o meno.
    Hai citato Drusilla Foer, lei non è una donna ma nonostante questo è stata apprezzata per la sua intelligenza e il suo modo di fare colto e raffinato che ha incantato sia il Festival che la Toffanin quando l'ha intervistata nella sua trasmissione, e non è una "maschera", è tutta una questione di educazione che si ha e che nemmeno certe donne vere hanno.
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

  12. #27
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Citazione Originariamente Scritto da ReginaD'Autunno Visualizza Messaggio
    Secondo me non esistono "maschere" altrimenti la vita diventerebbe tutta una commedia, per me ci sono modi di vivere che possono essere condivisibili o meno.
    Hai citato Drusilla Foer, lei non è una donna ma nonostante questo è stata apprezzata per la sua intelligenza e il suo modo di fare colto e raffinato che ha incantato sia il Festival che la Toffanin quando l'ha intervistata nella sua trasmissione, e non è una "maschera", è tutta una questione di educazione che si ha e che nemmeno certe donne vere hanno.
    Aspetta, indossare una maschera non è per forza qualcosa di negativo.
    Drusilla è un personaggio inventato, l'alter ego se preferisci di chi si cela sotto gli abiti di Drusilla( apprezzatissimo personaggio) quindi il travestimento dell'artista Gianluca Gori.
    Non sto mettendo in discussione l'intelligenza, la bravura del personaggio Drusilla e neanche sto criticando il modo di vivere.
    Non ricordo chi lo disse ma tutti i dossiamo delle maschere differenti nella vita pubblica, chi siamo realmente?
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  13. #28
    Opinionista L'avatar di Spirit
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    Molto spesso noi stessi siamo inconsapevoli della maschera che indossiamo. Anche gli altri rispondono alla maschera, e questa è la vera tragedia dell' Umanità.
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    (S. Lec)

  14. #29
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    Secondo me le "maschere" prima o poi cadono perchè non si può vivere nella finzione, ed è allora che si vede la vera personalità di una persona, positiva o negativa ma reale!
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  15. #30
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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