i ragazzi si sono sempre scontrati tra di loro; questione ormonale, credo;
ai miei tempi, al sabato c'era la moda di scontrarsi con la polizia, magari dar fuoco a qualche autobus; i più scafati erano anche capaci di dotarsi di armi da fuoco e sparare ad altezza d'uomo; questo in via De Amicis era un "rosso", un autonomo:

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sempre a Milano, nel 73 credo, dopo un comizio missino in cui parlò anche l'on. La Russa, dalle fila neo-fasciste partì una bomba a mano militare che dilaniò l'agente Antonio Marino;

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io ne ho viste di cotte e di crude, a volte dal centro della battaglia, e avevo 15, 16 anni; ragazzi morti o feriti, conosciuti bene, compagni di scuola terroristi, di ispirazioni diverse;
nel frattempo, c'era la piaga autodistruttiva dell'eroina, durata in massa per buona parte degli 80;

insomma, la condizione dei giovani, anche ragazzini,, soprattutto maschi e ormonati, non mi è mai sembrata tanto pacifica, anche considerando la sensazione di onnipotenza che molti provano a quell'età;
non ho mai riflettuto sulla questione delle gang, ma credo sia lo sbocco "naturale" quando mancano altri pretesti che incanalano lo sfogo; del resto, le risse tra gruppi di ragazzi di quartieri adiacenti e rivali, con qualsiasi pretesto, ci sono sempre state; ci sono le stampe della Roma settecentesca con le sassaiole tra monticiani e tresteverini, che non di rado finivano a coltello;

ora si danno proprio appuntamento, ma ci sono ambienti in cui gli amici del calcetto si prendono a cinghiate, così per sport; pare sia un vezzo in ambienti di estrema destra, dove c'è il culto del confronto fisico, anche se non sempre alla pari...

ci vorrebbe qualcuno che sappia veramente di psicologia e abbia riferimenti solidi per spiegare queste pulsioni e comportamenti in modo ordinato e sensato; io ne so davvero poco.