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Risultati da 16 a 30 di 403

Discussione: Togli di mezzo...

  1. #16
    Superstite L'avatar di Doppio
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    Quando ancora sapevamo distinguere fra Bene e Male, Doppio. Ciò che era Bene e ciò che era Male. Oggi disvalori oggettivi come l'egoismo, l'individualismo, la protervia, l'offesa gratuita eccetera, passano per cose buone e giuste. L'accoglienza, la solidarietà, la gentilezza, la comprensione, il perdono....passano come caratteristiche negative. Come semplice buonismo.
    Ok ma indicativamente, anni 50, anni 20, rinascimento, medioevo, impero romano, grecia antica, civiltà sumera, neolitico, pleistocene... quando è l'età dell'oro. Non te lo voglio oiù chiedere, se non rispondi ammetti implicitamente che stai parlando di un tempo che non è mai esistito.
    Non avete ancora visto niente

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  2. #17
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Quando ancora sapevamo distinguere fra Bene e Male, Doppio. Ciò che era Bene e ciò che era Male. Oggi disvalori oggettivi come l'egoismo, l'individualismo, la protervia, l'offesa gratuita eccetera, passano per cose buone e giuste. L'accoglienza, la solidarietà, la gentilezza, la comprensione, il perdono....passano come caratteristiche negative. Come semplice buonismo.
    Ma veramente queste son tutte cosette che esistono pure oggi eh!
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  3. #18
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Se fosse come dici, perché allora ci fa così tanta paura la Morte? Perché ci scandalizza così tanto il dolore, la sofferenza, la malattia? Perché siamo fatti per la Vita, Lady! Cosa celebreremo se non questo, fra pochi giorni? Che la Vita è eterna! Che Uno è risuscitato dai morti: a vantaggio di tutti!!! Poi (e qua dici bene) si può credere o non credere affatto che Dio ci ami a questa maniera.
    Scusa eh, il dolore scandalizzerà te, a me fa paura non scandalo.
    Posso parlare per me la morte fa paura, come detto più sopra, perchè può essere doloroso il momento del distacco dalla vita, la sofferenza fisica del prima e durante, poi penso sia come addormentarsi, non si prova più nulla.
    Fa paura perchè resta comunque un' incognita, non si sa cosa ci aspetta poi, o se semplicemente si smette di provare qualunque cosa, si smette e basta, ci si spegne fine di tutto.
    Fa paura perchè si sa cosa si lascia ma non cosa si trova e cosa si prova nel mentre, nel senso che ho detto prima.

    E poi è un istinto naturale essere attaccati alla vita e fuggire, evitare la sofferenza per quanto possibile, perchè il dolore fisico ha un senso, a volte è un campanello di allarme che ci allerta su un pericolo ci preserva dalla morte, oppure ci avverte che non stiamo bene, una malattia.
    A nessuno o quasi penso faccia piacere soffrire e il dolore fisico, tranne ai masochisti e chi si dedica a certe pratiche
    Appunto siamo fatti per la vita ma dobbiamo accettare anche il fatto che questa vita prima o poi termina, il corpo invecchia, si usura si distrugge, non si vive per sempre in questa dimensione fisica.

    Poi (e qua dici bene) si può credere o non credere affatto che Dio ci ami a questa maniera.
    Veramente questo sei tu che lo dici e pensi, io dico che si può credere o non credere affatto che un Dio esista.
    Io non ho certezze né che tutto finisca con la morte e neanche che esista o meno un Dio.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  4. #19
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ma veramente queste son tutte cosette che esistono pure oggi eh!
    Si, ma passano come "debolezze': è questo il dramma!
    Oggi le pubblicità, gli slogan, i prodotti, vengono lanciati sul mercato coi nomi "arrogance"...."egoist"...."malizia"...."perch e' io valgo" eccetera. Osserva anche i dibattiti in TV: ognuno parla e urla sopra l'altro, getta fango sull'altro più che spiegare la sua posizione. E questo piace....fa audience.
    amate i vostri nemici

  5. #20
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Scusa eh, il dolore scandalizzerà te, a me fa paura non scandalo.
    Posso parlare per me la morte fa paura, come detto più sopra, perchè può essere doloroso il momento del distacco dalla vita, la sofferenza fisica del prima e durante, poi penso sia come addormentarsi, non si prova più nulla.
    Fa paura perchè resta comunque un' incognita, non si sa cosa ci aspetta poi, o se semplicemente si smette di provare qualunque cosa, si smette e basta, ci si spegne fine di tutto.
    Fa paura perchè si sa cosa si lascia ma non cosa si trova e cosa si prova nel mentre, nel senso che ho detto prima.

    E poi è un istinto naturale essere attaccati alla vita e fuggire, evitare la sofferenza per quanto possibile, perchè il dolore fisico ha un senso, a volte è un campanello di allarme che ci allerta su un pericolo ci preserva dalla morte, oppure ci avverte che non stiamo bene, una malattia.
    A nessuno o quasi penso faccia piacere soffrire e il dolore fisico, tranne ai masochisti e chi si dedica a certe pratiche
    Appunto siamo fatti per la vita ma dobbiamo accettare anche il fatto che questa vita prima o poi termina, il corpo invecchia, si usura si distrugge, non si vive per sempre in questa dimensione fisica.



    Veramente questo sei tu che lo dici e pensi, io dico che si può credere o non credere affatto che un Dio esista.
    Io non ho certezze né che tutto finisca con la morte e neanche che esista o meno un Dio.
    Molto bene, non hai certezze. Ed è proprio per questo che, nella Pasqua, ti viene annunciato non solo che Dio esiste, Lady: ma che ti ama. Immensamente! E che la tua Vita è destinata al Cielo. Non alla terra. Non a due metri sotto terra. Celebreremo la Verità, a Pasqua. Non una consolante storiella per bambini.
    amate i vostri nemici

  6. #21
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    Si, ma passano come "debolezze': è questo il dramma!
    Oggi le pubblicità, gli slogan, i prodotti, vengono lanciati sul mercato coi nomi "arrogance"...."egoist"...."malizia"...."perch e' io valgo" eccetera. Osserva anche i dibattiti in TV: ognuno parla e urla sopra l'altro, getta fango sull'altro più che spiegare la sua posizione. E questo piace....fa audience.
    Tu generalizzi troppo. Sono anni che ripeti la tiritera delle pubblicità Malizia & C. Hai materiale d'appoggio più fresco?
    Più facile trovare qualche stortura se guardi Real Time o programmi tipo Master Chef. Non ti dico quindi che non ci sia, guardando la tv ad esempio, una qualche tendenza tipo verso un certo cinismo, ma non direi che la gente percepisca a 360° un disvalore l'altruismo ecc...
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  7. #22
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    Se da fastidio basta girare canale. Certe volte arrivo addirittura a spegnere la Tv; non è il giorno adatto per me, e mi metto a leggere Tex che è senza pibblicità. Che cosa vuoi che ti passino le tv private od abbonate a vita per forza, perché lo spreco d soldi è immenso.
    Cono, che vuoi che me ne freghi del profumo Malizia o Benizia o Egoist od Altruist; il mondo è quello che è non quello che noi credenti avremmo pensato che fosse o sarebbe.

  8. #23
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    Tu generalizzi troppo. Sono anni che ripeti la tiritera delle pubblicità Malizia & C. Hai materiale d'appoggio più fresco?
    Più facile trovare qualche stortura se guardi Real Time o programmi tipo Master Chef. Non ti dico quindi che non ci sia, guardando la tv ad esempio, una qualche tendenza tipo verso un certo cinismo, ma non direi che la gente percepisca a 360° un disvalore l'altruismo ecc...
    Materiale d'appoggio più fresco? La guerra. Non si è più capaci di distinguere il Bene dal Male. Si prova a dire la verità (e cioè che c'è in atto un'aggressione e un'invasione) e subito nei dibattiti (ma anche qua dentro) si afferma il contrario, si sparano fake news, si insinua il dubbio, ma... però....anche gli americani.....quasi a voler giustificare, mitigare, mischiare le cose.....
    Tutto diventa indistinto. E ci rende incapaci di chiamare le cose col loro nome.
    amate i vostri nemici

  9. #24
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    La guerra...come se ne fosse spuntata ora una.
    È inutile che ribatti sul non saper più distinguere bene e male se non sai rispondere al quando saremmo stati capaci di comprenderli. Trova un'epoca in cui dalla comparsa dell'uomo non ci sia stato qualcosa di negativo.
    Tu parli di verità ma passi il tempo a scrivere qui spacciando per fatti cose che non lo sono, ti fregi di mettere pure la maiuscola alla parola storia e spacci nozioni inventate o credenze a cui vorresti pure mettere un'aura di scientificità.
    Se c'è qualcuno che dovrebbe pensarci più di una volta prima di parlare di verità, vai sicuro che quasi sempre non è il tuo prossimo.
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  10. #25
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Conoscerai sicuramente Pareyson: ha dedicato gran parte della sua Vita proprio nella definizione di cosa possiamo intendere come Verità e come Valori.

    "Il relativismo, sopprimendo la verità, è il padre di quella che si chiama crisi dei valori, dello scetticismo d’una parte della gioventù d’oggi e dell’irrazionalismo a cui per contraccolpo un’altra parte di essa si aggrappa, della totale incertezza della distinzione fra bene e male, anzi dell’indifferenza verso questa distinzione, con la conseguenza che tutto è egualmente lecito, donde lassismo, permissivismo, e, in fondo, disperazione. Ciò voleva dire Dostoevskij quando sosteneva: Se Dio non esiste, tutto è permesso. E soggiungeva: anche l’antropofagia. E infatti, se non c’è distinzione fra bene e male, perché escludere come male l’antropofagia? Per via consequenziale, ne potrebbe derivare, alla Jonathan Swift, una "modesta proposta": introduciamo l’antropofagia, che potrebbe essere la soluzione dei preoccupanti problemi della sovrappopolazione del globo e delle decrescenti risorse della terra.
    La meditazione che ho così condotto mi ha portato ad affrontare il problema del male e della sofferenza, che con tanta intensità affliggono il genere umano, come s’è abbondantemente potuto constatare proprio in questo secolo. È a questo problema che mi sono dedicato negli ultimi anni e nel quale sono attualmente impegnato. Qui si presenta una constatazione preliminare, ed è che la filosofia si è dimostrata generalmente incapace di affrontare validamente questo problema. È solo da Kant, attraverso Schelling, in parte Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, l’esistenzialismo, che si è cominciato ad approfondire questo problema. Esso si trova invece egregiamente affrontato in quello che si può chiamare mito, nel senso più intenso del termine, cioè nell’arte, specialmente nella tragedia, sia antica come quella greca sia moderna come Dostoevskij, e nella religione, specialmente nella religione biblica e cristiana. Anche i filosofi che meglio hanno trattato il problema vi sono riusciti più come cristiani che come filosofi: alludo, ad esempio, a S. Agostino e Pascal. Dostoevskij non è stato un filosofo, ma la filosofia ha molto da imparare da lui, perché nessuno scrittore ha meditato con tanta profondità come lui sulla tragica condizione dell’uomo, così inesauribile nel fare e subire il male e così facile preda della sofferenza. E nessuna religione come la cristiana ha saputo interpretare l’uomo alla purissima luce del male e del dolore, al punto da coinvolgervi la stessa divinità. Già Hegel aveva messo la tragica vicenda del Dio sofferente e redentore al centro della stessa filosofia, ma per un paradossale capovolgimento ne era risultato un sistema che giustifica e quindi nega sia la sofferenza che il male. L’idea profonda della presenza del male e del dolore in Dio stesso, cioè al centro della realtà, come una grande vicenda cosmoteandrica, sta al centro dell’esperienza religiosa cristiana: saper penetrare con la riflessione filosofica in quel mistero, e renderlo parlante per tutti gli uomini, credenti o non credenti, può essere il compito e l’ambizione d’una filosofia che sappia imparare dall’esperienza religiosa senza pretendere di tradurla in termini filosofici e senza asservirsi ad essa, ma parlando il proprio linguaggio e mantenendo la sua rigorosa autonomia."

    https://www.avvenire.it/agora/pagine...-verit-cercata

    Luigi Pareyson (Piasco, 4 febbraio 1918 – Milano, 8 settembre 1991) è stato un filosofo e accademico italiano.
    Nato il 4 febbraio 1918 a Piasco, in provincia di Cuneo, da genitori entrambi originari della Valle d'Aosta, si laureò in Filosofia all'Università degli Studi di Torino a soli ventun anni, nel 1939, con una tesi dal titolo Carlo Jaspers e la filosofia dell'esistenza, che poi venne pubblicata nel 1940 dall'editore Loffredo di Napoli. Durante l'università, compì spesso viaggi di studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere personalmente Jacques Maritain, Karl Jaspers e Martin Heidegger.[2]

    Per la sua precocità, si fece notare dai più importanti filosofi del tempo, tra i quali Giovanni Gentile.

    Allievo di Gioele Solari e Augusto Guzzo, dopo aver seguito in Germania i corsi di Karl Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso di Cavour di Torino e al liceo classico di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri esponenti della Resistenza italiana, tra i quali Uberto Revelli e Ildebrando Vivanti. Nel 1944 fu arrestato per alcuni giorni. In seguito agì nella Resistenza, insieme con Norberto Bobbio, Leonardo Ferrero, Duccio Galimberti e Pietro Chiodi e Maurilio Carle, continuando a pubblicare anonimamente articoli sui temi della scuola e dell'educazione.

    Nel dopoguerra insegnò al liceo classico Vincenzo Gioberti e in vari atenei tra cui l'Università di Pavia e quella di Torino dove, conseguito l'ordinariato nel 1952, ebbe la prima cattedra di estetica, appositamente creata per lui. Nel 1964 passò alla cattedra di storia della filosofia che resse fino al pensionamento, nel 1984, quindi la nomina a professore emerito, nel 1988.

    Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut international de philosophie, oltre che direttore della Rivista di estetica, succedendo a Luigi Stefanini che la fondò nel 1956 a Padova.

    Ebbe molti allievi, fra cui Umberto Eco, Gianni Vattimo, Valerio Verra, Francesco Tomatis, Mario Perniola, Sergio Givone, Giuseppe Riconda, Diego Marconi, Giuseppe Massimino, Marco Ravera, Ugo Perone, Claudio Ciancio, Maurizio Pagano, Aldo Magris e Valerio Zanone, segretario del Partito Liberale Italiano, ministro della Repubblica e sindaco di Torino.

    Morì nel 1991 a Milano.
    amate i vostri nemici

  11. #26
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    Conoscerai sicuramente Pareyson: ha dedicato gran parte della sua Vita proprio nella definizione di cosa possiamo intendere come Verità e come Valori.

    "Il relativismo, sopprimendo la verità, è il padre di quella che si chiama crisi dei valori, dello scetticismo d’una parte della gioventù d’oggi e dell’irrazionalismo a cui per contraccolpo un’altra parte di essa si aggrappa, della totale incertezza della distinzione fra bene e male, anzi dell’indifferenza verso questa distinzione, con la conseguenza che tutto è egualmente lecito, donde lassismo, permissivismo, e, in fondo, disperazione. Ciò voleva dire Dostoevskij quando sosteneva: Se Dio non esiste, tutto è permesso.
    Se Dio non esistesse non è affatto vero che tutto sia permesso.
    Io credo che qui si confonda l'idea che l'uomo ha di Dio e Dio in sé. Questo è molto diverso dal pensare ad ogni tipo di male paragonando l'uomo ( -1 ) ad un animale selvatico; la genetica ha dimostrato che da uomo selvatico, ex scimmia, con dei o senza dei, c'è stata evoluzione, o no? Come ti senti tu rispetto ad una scimmia? Come avrebbe fatto ad evolversi? Tu credi che si sia evoluto con l'idea di Dio in testa, pensando sempre a Lui?
    Capisci quindi che l'idea che noi abbiamo della realtà non è la realtà.
    il cammino di una coscienza religiosa o meno è sempre difficile, ed è la nostra coscienza il paradigma della nostra vita. Non puoi della realtà prendere tutto poiché a noi umani la realtà si presenta non tutt'una ma in tanti pezzi o branche ecco spiegato il relativismo, se non ci fosse stato il relativismo ed avremmo ragionato sempre in termini assoluti, la scienza sarebbe ancora sotto il dominio della Chiesa do Roma.
    Ultima modifica di crepuscolo; 15-04-2022 alle 19:33

  12. #27
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    Se Dio non esistesse non è affatto vero che tutto sia permesso.
    Io credo che qui si confonda l'idea che l'uomo ha di Dio e Dio in sé. Questo è molto diverso dal pensare ad ogni tipo di male paragonando l'uomo ( -1 ) ad un animale selvatico; la genetica ha dimostrato che da uomo selvatico, ex scimmia, con dei o senza dei, c'è stata evoluzione, o no? Come ti senti tu rispetto ad una scimmia? Come avrebbe fatto ad evolversi? Tu credi che si sia evoluto con l'idea di Dio in testa, pensando sempre a Lui?
    infatti quella di Cono è una retorica, che scambia l'acqua per la Coca-Cola; con un fondo di verità;

    lui dice: senza la Coca-Cola si muore di sete; la realtà è solo che è necessario bere, cioè che la coscienza ponga limiti a ciò che si può o non si può fare;

    posto però, che in effetti senza un limite - chiamalo pure Dio, o un'etica di qualsiasi tipo - non è affatto vero che tutto è possibile, l'amoralità, ecc...ma proprio l'opposto; e cioè niente è possibile;

    se io non ho alcun vincolo morale, non posso desiderare nulla, quindi nemmeno posso fare nulla; quell'ipotetico tutto possibile mi metterebbe nell'incapacità di individuare qualsiasi desiderio in modo stabile, anche quello più malvagio o immorale; sarebbe un po' come se una persona priva dell'olfatto avesse a disposizione un numero infinito di profumi offerti su striscioline di carta tutte uguali;

    quindi, la formula retorica che Dostoevskij mette in bocca al personaggio, rappresenta semplicemente la mentalità di una persona per cui l'unica fonte di eticità e di assoluti morali può essere un dio, e nel caso un dio giudice e vigilante, che premia e punisce, di cui si deve aver timore, perché questo è il senso nel contesto dei Karamazov.
    c'� del lardo in Garfagnana

  13. #28
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    posto però, che in effetti senza un limite - chiamalo pure Dio, o un'etica di qualsiasi tipo - non è affatto vero che tutto è possibile, l'amoralità, ecc...ma proprio l'opposto; e cioè niente è possibile;

    se io non ho alcun vincolo morale, non posso desiderare nulla, quindi nemmeno posso fare nulla; quell'ipotetico tutto possibile mi metterebbe nell'incapacità di individuare qualsiasi desiderio in modo stabile, anche quello più malvagio o immorale; sarebbe un po' come se una persona priva dell'olfatto avesse a disposizione un numero infinito di profumi offerti su striscioline di carta tutte uguali;

    .
    Tutto è possibile, mica è vero.
    Dipende dai caratteri e dalle possibilità di eccitare il " neurone specchio ", cioè quella sensazione provata da altri che viene trasmessa ai presenti, un po' come " ama il prossimo tuo come te stesso ". Se il neurone specchio" è empatico bene altrimenti ciccia. Per esempio se tutti noi fossimo sereni ed immobili a prendere il sole ed all'improvviso un trafelato si mettesse a correre come un matto urlando frasi sconnesse minimo ci alziamo in piedi; quel genio di un gene che si è salvato da estinzione e da quella bulimia che tu intravvederesti se non ci fossero desideri, ma io so per certo che se mi piacesse studiare mi dovrei applicare altrimenti prenderei dei votacci, e così nel lavoro, infine se mi piacesse mettere su casa cercherei di trovare una buona moglie e madre.
    Io non vedo questo gran rilassamento di costumi od estrema cattiveria che si ipotizza per la mancanza di un Dio; per me è né più e né meno di quanto succede oggi, con Dio presente in tutto ma assente per la maggior parte.

  14. #29
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    o non vedo questo gran rilassamento di costumi od estrema cattiveria che si ipotizza per la mancanza di un Dio; per me è né più e né meno di quanto succede oggi, con Dio presente in tutto ma assente per la maggior parte.
    beh, così dici la stessa cosa di Cono, con una formula un po' da rabbino; hai letto troppo il Vangelo

    un sistema morale - uno qualunque - quindi un pool di valori creduti come sacri è semplicemente l'effetto inevitabile della società e dell'educazione; a meno di non essere cresciuti da soli nella giungla;

    quindi, il mondo "senza-Dio" non esiste;
    esiste il mondo senza il dio di Cono, con valori morali diversi, assoluti diversi;
    altro, invece, sarebbe discutere delle persone che hanno un "Dio", dei valori assoluti, associati a comportamenti che, nel loro sistema educativo e sociale ritengono dovuti, ma che decidono di trasgredire, consapevoli di fare un torto, che in qualche modo dissimulano; ma questo non è essere "senza-Dio".
    c'� del lardo in Garfagnana

  15. #30
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    Conoscerai sicuramente Pareyson: ha dedicato gran parte della sua Vita proprio nella definizione di cosa possiamo intendere come Verità e come Valori.

    "Il relativismo, sopprimendo la verità, è il padre di quella che si chiama crisi dei valori, dello scetticismo d’una parte della gioventù d’oggi e dell’irrazionalismo a cui per contraccolpo un’altra parte di essa si aggrappa, della totale incertezza della distinzione fra bene e male, anzi dell’indifferenza verso questa distinzione, con la conseguenza che tutto è egualmente lecito, donde lassismo, permissivismo, e, in fondo, disperazione. Ciò voleva dire Dostoevskij quando sosteneva: Se Dio non esiste, tutto è permesso. E soggiungeva: anche l’antropofagia. E infatti, se non c’è distinzione fra bene e male, perché escludere come male l’antropofagia? Per via consequenziale, ne potrebbe derivare, alla Jonathan Swift, una "modesta proposta": introduciamo l’antropofagia, che potrebbe essere la soluzione dei preoccupanti problemi della sovrappopolazione del globo e delle decrescenti risorse della terra.
    La meditazione che ho così condotto mi ha portato ad affrontare il problema del male e della sofferenza, che con tanta intensità affliggono il genere umano, come s’è abbondantemente potuto constatare proprio in questo secolo. È a questo problema che mi sono dedicato negli ultimi anni e nel quale sono attualmente impegnato. Qui si presenta una constatazione preliminare, ed è che la filosofia si è dimostrata generalmente incapace di affrontare validamente questo problema. È solo da Kant, attraverso Schelling, in parte Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, l’esistenzialismo, che si è cominciato ad approfondire questo problema. Esso si trova invece egregiamente affrontato in quello che si può chiamare mito, nel senso più intenso del termine, cioè nell’arte, specialmente nella tragedia, sia antica come quella greca sia moderna come Dostoevskij, e nella religione, specialmente nella religione biblica e cristiana. Anche i filosofi che meglio hanno trattato il problema vi sono riusciti più come cristiani che come filosofi: alludo, ad esempio, a S. Agostino e Pascal. Dostoevskij non è stato un filosofo, ma la filosofia ha molto da imparare da lui, perché nessuno scrittore ha meditato con tanta profondità come lui sulla tragica condizione dell’uomo, così inesauribile nel fare e subire il male e così facile preda della sofferenza. E nessuna religione come la cristiana ha saputo interpretare l’uomo alla purissima luce del male e del dolore, al punto da coinvolgervi la stessa divinità. Già Hegel aveva messo la tragica vicenda del Dio sofferente e redentore al centro della stessa filosofia, ma per un paradossale capovolgimento ne era risultato un sistema che giustifica e quindi nega sia la sofferenza che il male. L’idea profonda della presenza del male e del dolore in Dio stesso, cioè al centro della realtà, come una grande vicenda cosmoteandrica, sta al centro dell’esperienza religiosa cristiana: saper penetrare con la riflessione filosofica in quel mistero, e renderlo parlante per tutti gli uomini, credenti o non credenti, può essere il compito e l’ambizione d’una filosofia che sappia imparare dall’esperienza religiosa senza pretendere di tradurla in termini filosofici e senza asservirsi ad essa, ma parlando il proprio linguaggio e mantenendo la sua rigorosa autonomia."

    https://www.avvenire.it/agora/pagine...-verit-cercata

    Luigi Pareyson (Piasco, 4 febbraio 1918 – Milano, 8 settembre 1991) è stato un filosofo e accademico italiano.
    Nato il 4 febbraio 1918 a Piasco, in provincia di Cuneo, da genitori entrambi originari della Valle d'Aosta, si laureò in Filosofia all'Università degli Studi di Torino a soli ventun anni, nel 1939, con una tesi dal titolo Carlo Jaspers e la filosofia dell'esistenza, che poi venne pubblicata nel 1940 dall'editore Loffredo di Napoli. Durante l'università, compì spesso viaggi di studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere personalmente Jacques Maritain, Karl Jaspers e Martin Heidegger.[2]

    Per la sua precocità, si fece notare dai più importanti filosofi del tempo, tra i quali Giovanni Gentile.

    Allievo di Gioele Solari e Augusto Guzzo, dopo aver seguito in Germania i corsi di Karl Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso di Cavour di Torino e al liceo classico di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri esponenti della Resistenza italiana, tra i quali Uberto Revelli e Ildebrando Vivanti. Nel 1944 fu arrestato per alcuni giorni. In seguito agì nella Resistenza, insieme con Norberto Bobbio, Leonardo Ferrero, Duccio Galimberti e Pietro Chiodi e Maurilio Carle, continuando a pubblicare anonimamente articoli sui temi della scuola e dell'educazione.

    Nel dopoguerra insegnò al liceo classico Vincenzo Gioberti e in vari atenei tra cui l'Università di Pavia e quella di Torino dove, conseguito l'ordinariato nel 1952, ebbe la prima cattedra di estetica, appositamente creata per lui. Nel 1964 passò alla cattedra di storia della filosofia che resse fino al pensionamento, nel 1984, quindi la nomina a professore emerito, nel 1988.

    Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut international de philosophie, oltre che direttore della Rivista di estetica, succedendo a Luigi Stefanini che la fondò nel 1956 a Padova.

    Ebbe molti allievi, fra cui Umberto Eco, Gianni Vattimo, Valerio Verra, Francesco Tomatis, Mario Perniola, Sergio Givone, Giuseppe Riconda, Diego Marconi, Giuseppe Massimino, Marco Ravera, Ugo Perone, Claudio Ciancio, Maurizio Pagano, Aldo Magris e Valerio Zanone, segretario del Partito Liberale Italiano, ministro della Repubblica e sindaco di Torino.

    Morì nel 1991 a Milano.
    Ancora non hai detto quando saremmo stati capaci di distinguere il bene dal male e svicolare, citando un filosofo, il relativismo non ti salva dalle cavolate che dici e che spacci per vere. Ma perchè ti piace infilarti in qiesti cul-de-sac continuamente, fare affermazioni delle quali poi sai già che devi rendere conto, fare figure cacine? Gusto per il masochismo?
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

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