Il verbo transitivo abbracciare deriva da braccio.

Gli abbracci solo esternamente si somigliano. Ci vuole uno sguardo attento per andare oltre il congiungersi delle braccia e percepire la carica emotiva con i significati che comunica.

L’abbraccio si può ricevere o donare a persone diverse: partner, amici, genitori, nonni, fratelli, figli, nipoti, colleghi….

L’abbraccio non si limita ad avvicinare ma esprime intesa, condivisione. E’ un modo per dimostrare amore, compassione, simpatia o empatia.

Ci sono abbracci che comunicano il bisogno di conforto, il rifiuto di una imminente separazione o il timore di non potersi più riabbracciare.

Abbracciarsi fa bene alla mente e al corpo.

Un aforisma afferma che “Il linguaggio dell’amore è un linguaggio segreto e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso".

Sull’abbracciarsi lo scrittore israeliano David Grossman scrisse un libro pubblicato da Mondadori nel 2010, titolato “L’abbraccio”. E’ un racconto, un breve apologo sulla solitudine e sull’amore. Narra del dialogo fra il piccolo Ben e la sua mamma durante una passeggiata. Il bambino fa alcune domande alla madre, e questa in una delle sue risposte gli dice:

“Ecco, prendi te per esempio. Tu sei unico”, spiegò la mamma, “e anch’io sono unica, ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola”. “Allora abbracciami disse Ben stringendosi a lei”