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Discussione: Cajkoskij

  1. #1
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    Cajkoskij

    Sono attratta particolarmente da Cajkosckij, il grande compositore russo del romanticismo,

    e ho letto una sua biografia molto interessante. Caijkosckij compose il grande concerto per

    pianoforte e orchestra in si bemolle minore, op 23, però l'esecutore Rubinstein lo rifiutò ri-

    tenendolo poco interpretabile e gli chiese di cambiare alcuni brani, ma Chaikosckij si ribello'

    gridando: "Non cambierò una sola nota" e esegui', poi, lui stesso, a Boston, questo concerto.

    L'incipit grandioso avvolse gli americani, così come piu' tardi George Gershwin, col glissando

    iniziale della sua rapsodia in blu, che mutuò in parte dal concerto in si bemolle minore, op 23,

    di Chaikoskij, conquistò l'Aeolian Hall di New York, e poi tutta l'America e il Mondo.

  2. #2
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Fiammetta, se ti interessa, si scrive Pëtr Il'ič Čajkovskij e si pronuncia Piotr Ilìc Cikofski o Ciaikofski ma con la a quasi muta. Un giorno o l'altro scriverò un po' di cognomi di personalità slave famose che vengono massacrate nella pronuncia. Il caso forse più divertente è quello della Berberova che andrebbe pronunciata Birbièrava,
    Ultima modifica di Pazza_di_Acerra; 25-06-2022 alle 22:32
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  3. #3
    Citazione Originariamente Scritto da Pazza_di_Acerra Visualizza Messaggio
    si scrive Pëtr Il'ič Čajkovskij e si pronuncia Piotr Ilìc Cikofski o Ciaikofski ma con la a quasi muta.
    Uno con un nome del genere dovrebbe vergognarsi

  4. #4
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    [QUOTE=restodelcarlino;1818603]Uno con un nome del genere dovrebbe vergognarsi
    [/QUOT
    C'è di peggio. Ad esempio Konstantinopolskij o Duchmir Chatumirskij...
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  5. #5
    Restjievi'ch Karlijnows'ckji, non era bello?
    Eppure, l'ho cambiato

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    Restjievi'ch Karlijnows'ckji, non era bello?
    Eppure, l'ho cambiato
    Direi che hai fatto malissimo!
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  7. #7
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    Direi che hai fatto malissimo!
    col patronimico non dovrebbe essere il contrario: Karlinovich Restckij ?

    in tema, io abituato a decodificare in tempo reale le progressioni musicali parecchio complesse del jazz contemporaneo, oramai trovo l'80 % del repertorio colto semplice come canzoni, per quanto molto elaborate;
    l'altra sera, mi sono gustato il meraviglioso Ratto del serraglio, che conosco bene da quando ero bambino, quasi a memoria; mi piace tanto, ma è davvero una cosa semplicissima, anche se con grandi raffinatezze;

    le mie orecchi si rizzano davvero con Brahms, Wagner, Chopin, Debussy, Ravel, Franck...
    c'� del lardo in Garfagnana

  8. #8
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    col patronimico non dovrebbe essere il contrario: Karlinovich Restckij ?

    in tema, io abituato a decodificare in tempo reale le progressioni musicali parecchio complesse del jazz contemporaneo, oramai trovo l'80 % del repertorio colto semplice come canzoni, per quanto molto elaborate;
    l'altra sera, mi sono gustato il meraviglioso Ratto del serraglio, che conosco bene da quando ero bambino, quasi a memoria; mi piace tanto, ma è davvero una cosa semplicissima, anche se con grandi raffinatezze;

    le mie orecchi si rizzano davvero con Brahms, Wagner, Chopin, Debussy, Ravel, Franck...
    Dei sei che citi mi piacciono il primo e l'ultimo, Wagner e Ravel te li lascio tutti interi, Chopin e Debussy li amo a tratti . Ma io non sono una teorica e mi fermo alla sensazione "fisica" che mi dà la musica, non capendo nulla di progressioni o costruzioni.
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  9. #9
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    col patronimico non dovrebbe essere il contrario: Karlinovich Restckij ?
    Non so...i documenti originali erano nascosti in un uovo Fabergé, scomparso durante la Rivoluzione di Ottobre.
    Cosi' si favoleggia.

  10. #10
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    Dei sei che citi mi piacciono il primo e l'ultimo, Wagner e Ravel te li lascio tutti interi, Chopin e Debussy li amo a tratti . Ma io non sono una teorica e mi fermo alla sensazione "fisica" che mi dà la musica, non capendo nulla di progressioni o costruzioni.
    curioso, perché Franck è contiguo a Ravel e Debussy;

    la musica non ha regole; decide l'orecchio e non c'è niente da "capire"; però ci sono cose a cui si fa più o meno caso, per educazione di quell'orecchio;

    detto questo, ci sono diversi livelli di sofisticatezza del linguaggio di cui, con la necessaria preparazione, si può intendere il senso intenzionale e la raffinatezza , il pregio linguistico.
    c'� del lardo in Garfagnana

  11. #11
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    curioso, perché Franck è contiguo a Ravel e Debussy;

    la musica non ha regole; decide l'orecchio e non c'è niente da "capire"; però ci sono cose a cui si fa più o meno caso, per educazione di quell'orecchio;

    detto questo, ci sono diversi livelli di sofisticatezza del linguaggio di cui, con la necessaria preparazione, si può intendere il senso intenzionale e la raffinatezza , il pregio linguistico.
    Probabilmente amo Franck per le sue opere per organo, secondo me bellissime, ed io ho sempre avuto un debole per questo strumento ma non conosco opere in tal senso di Ravel o di Debussy. Non so quanto sia "educato" il mio orecchio: capisco senza sforzo quanto siamo grossolani e prevedibili Verdi o Rachmaninov, persino o soprattutto nelle opere più celebri, ma non capisco, ad esempio, perché mi incantino musicisti così diversi come Monteverdi e Mendelssohn. Non ho avuto un'educazione musicale maggiore di quella che ti dà la scuola italiana alle medie, e quindi scarsa, e per questo non sono sempre (o quasi mai) in grado di cogliere raffinatezze e pregi di questo o quell'autore, e in questo senso parlavo di sensazione "fisica" della musica, non senza un pizzico di invidia per chi la può godere maggiormente grazie a una preparazione e ad una consapevolezza più specifiche.
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  12. #12
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    Probabilmente amo Franck per le sue opere per organo, secondo me bellissime, ed io ho sempre avuto un debole per questo strumento ma non conosco opere in tal senso di Ravel o di Debussy. Non so quanto sia "educato" il mio orecchio: capisco senza sforzo quanto siamo grossolani e prevedibili Verdi o Rachmaninov, persino o soprattutto nelle opere più celebri, ma non capisco, ad esempio, perché mi incantino musicisti così diversi come Monteverdi e Mendelssohn. Non ho avuto un'educazione musicale maggiore di quella che ti dà la scuola italiana alle medie, e quindi scarsa, e per questo non sono sempre (o quasi mai) in grado di cogliere raffinatezze e pregi di questo o quell'autore, e in questo senso parlavo di sensazione "fisica" della musica, non senza un pizzico di invidia per chi la può godere maggiormente grazie a una preparazione e ad una consapevolezza più specifiche.
    allora:
    la preparazione e la frequentazione pratica non sono qualità "mistiche", ma semplice esercizio, che personalmente consiglierei a chiunque trovi nella musica qualcosa di molto rilevante e non un semplice sottofondo, e soprattutto consentono di apprezzare anche le sfumature di cose che nella gerarchia della "critica" sono apparentemente banali;
    per dire, Verdi ha spesso melodie che sembrano banalotte - un personaggio della mia famiglia, direttore d'orchestra veronese, parecchio importante, wagneriano, scopritore della Callas e miglior amico di Bartok, le chiamava andata e ritorno - ma poi ha un'infinità di grandi raffinatezze didascaliche, comuni allo stesso Wagner, che con un po' di preparazione si finisce ad apprezzare in modo laico, buttando nella spazzatura gli snobismi della critica;

    lo stesso avviene per tutto ciò che è popolare o cita la tradizione popolare, come tanti russi che ci piacciono; io adoro Mussorgsky e Rimski-Korsakov, più di tutti gli altri;
    ad un certo punto, l'orecchio arriva ad apprezzare certe delicatezze in modo laico e artigianale, meno mediato da pregiudizi; ti faccio un esempio che mi ha colpito di recente, con una canzone "pop" scritta da due miei buoni conoscenti; lei è una grande cantautrice, lui co-autore da anni, è un rockettaro diplomato al conservatorio in composizione;

    in questa canzone Cristina descrive la storia di una sua compagna di accademia di Brera, che si suicidò col fidanzato in garage, col monossido di carbonio, e lo fa in un modo delicato e privo di giudizio morale;
    però, sicuramente il tuo orecchio educato percepirà tante cose che magari non decodifichi consapevolmente, ma che sono comunque linguaggio;

    hai un rumore di fondo "didascalico" di due note a distanza di un semitono, che alludono alla follia;
    hai un leit motiv wagneriano strumentale, che poi, dopo essere suonato strumentale, si incastra sotto la strofa "era troppo lasciarsi/restare insieme", col didascalismo tipico della lirica di una modulazione della frase da maggiore in minore, e viceversa;

    poi, hai sotto il testo "volare via.../ascoltavi il respiro" l'evocazione, l'induzione al cervello, di un passaggio tipico di tutta la musica occidentale, che è il 5° grado (fuori tonalità) del 6°, nel passaggio 5°(in tonalità) -> 6°;
    questo passaggio, per capirci "Amami Alfredo", il notturno n. 2 di Chopin, l'adaglio del conc. n. 2 di Rachmaninov e miliardi di altre cose, di mestiere fa quello di farti scendere una lacrimuccia;

    ora, il genio Saverio, per due volte lascia che il tuo cervello te lo chieda; poi, al terzo passaggio, te lo dà in modo esplicito, ma accenna appena con due note di violoncello, invece delle tre che sarebbero troppo "emozione facile";

    ecco, quando educhi l'orecchio, finisci a cogliere immediatamente tante sfumature che moltiplicano il piacere consapevole e il dialogo col musicista, anche se è morto da due o tre secoli; ascolta attentamente la canzone, e se ti va tutto il disco, perché è davvero un miracolo:

    c'� del lardo in Garfagnana

  13. #13
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    allora:
    la preparazione e la frequentazione pratica non sono qualità "mistiche", ma semplice esercizio, che personalmente consiglierei a chiunque trovi nella musica qualcosa di molto rilevante e non un semplice sottofondo, e soprattutto consentono di apprezzare anche le sfumature di cose che nella gerarchia della "critica" sono apparentemente banali;
    per dire, Verdi ha spesso melodie che sembrano banalotte - un personaggio della mia famiglia, direttore d'orchestra veronese, parecchio importante, wagneriano, scopritore della Callas e miglior amico di Bartok, le chiamava andata e ritorno - ma poi ha un'infinità di grandi raffinatezze didascaliche, comuni allo stesso Wagner, che con un po' di preparazione si finisce ad apprezzare in modo laico, buttando nella spazzatura gli snobismi della critica;

    lo stesso avviene per tutto ciò che è popolare o cita la tradizione popolare, come tanti russi che ci piacciono; io adoro Mussorgsky e Rimski-Korsakov, più di tutti gli altri;
    ad un certo punto, l'orecchio arriva ad apprezzare certe delicatezze in modo laico e artigianale, meno mediato da pregiudizi; ti faccio un esempio che mi ha colpito di recente, con una canzone "pop" scritta da due miei buoni conoscenti; lei è una grande cantautrice, lui co-autore da anni, è un rockettaro diplomato al conservatorio in composizione;

    in questa canzone Cristina descrive la storia di una sua compagna di accademia di Brera, che si suicidò col fidanzato in garage, col monossido di carbonio, e lo fa in un modo delicato e privo di giudizio morale;
    però, sicuramente il tuo orecchio educato percepirà tante cose che magari non decodifichi consapevolmente, ma che sono comunque linguaggio;

    hai un rumore di fondo "didascalico" di due note a distanza di un semitono, che alludono alla follia;
    hai un leit motiv wagneriano strumentale, che poi, dopo essere suonato strumentale, si incastra sotto la strofa "era troppo lasciarsi/restare insieme", col didascalismo tipico della lirica di una modulazione della frase da maggiore in minore, e viceversa;

    poi, hai sotto il testo "volare via.../ascoltavi il respiro" l'evocazione, l'induzione al cervello, di un passaggio tipico di tutta la musica occidentale, che è il 5° grado (fuori tonalità) del 6°, nel passaggio 5°(in tonalità) -> 6°;
    questo passaggio, per capirci "Amami Alfredo", il notturno n. 2 di Chopin, l'adaglio del conc. n. 2 di Rachmaninov e miliardi di altre cose, di mestiere fa quello di farti scendere una lacrimuccia;

    ora, il genio Saverio, per due volte lascia che il tuo cervello te lo chieda; poi, al terzo passaggio, te lo dà in modo esplicito, ma accenna appena con due note di violoncello, invece delle tre che sarebbero troppo "emozione facile";

    ecco, quando educhi l'orecchio, finisci a cogliere immediatamente tante sfumature che moltiplicano il piacere consapevole e il dialogo col musicista, anche se è morto da due o tre secoli; ascolta attentamente la canzone, e se ti va tutto il disco, perché è davvero un miracolo:

    Grazie, l'ho ascoltata tre volte e ammetto che mi ha scosso. Sicuramente l'ascolterò ancora.
    La musica ha un posto molto importante nella mia vita, la ascolto ogni volta che posso e mai come sottofondo, ma in modo consapevole, però non ho la minima idea di che cosa significhi quinto grado fuori tonalità o sesto grado in tonalità. Mi sa che sono una sauvage savante...
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  14. #14
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    però non ho la minima idea di che cosa significhi quinto grado fuori tonalità o sesto grado in tonalità. Mi sa che sono una sauvage savante...
    guarda, è una cosa semplicissima, niente di esoterico; se ti trovi con tua figlia e un pianoforte, te la spiega in cinque minuti d'orologio e ti cambia il modo in cui ascolti la musica:

    nel caso, si tratta dell'escamotage armonico che senti a 1,31/34 dell'aria, che saprai a memoria, e che ha invariabilmente la capacità di emozionare:



    ora,
    a) tutta la musica occidentale, colta o popolare, funziona per micro-movimenti in 1 + 3 fasi:
    la fase uno ti dice dove stai, ti indica un centro tonale; poi ti allontani, seconda fase, e nella terza arrivi ad un luogo di tensione che ti richiede di "tornare a casa", risolvere;

    b) i "gradi" sono i sette accordi che costruisci su una scala, poniamo i tasti bianchi del pianoforte, la scala di do; do maggiore, re minore, mi minore, fa maggiore sol maggiore, la minore, si diminuito; una composizione "in do" significa che la maggior parte degli accordi fanno parte di quella famiglia, da cui si parte e a cui si torna;

    questi accordi, come membri di una stessa famiglia, tendono ad assomigliarsi e hanno una loro funzione nel copione del brano in quella tonalità; per dire, una dei miliardi di canzoni scritte tutte solo in una tonalità è Senza fine, di Paoli, che conoscerai certamente; funziona, ma può risultare piatterella;

    il V° grado, nel nostro caso il sol, ha la funzione del "cattivo" il figlio discolo - si chiama dominante - quello che crea tensione e ti riporta a do, come un figliol prodigo che torna a casa;

    adesso, i compositori figaccioni, per mettere pepe nelle loro composizioni ed emozionare l'ascoltatore, infilano nei momenti clou dei membri di una famiglia diversa; nei casi che ti ho mostrato il V° grado dominante di uno degli accordi "di famiglia"- che di mestiere ti fa desiderare quell'approdo momentaneo - e che, però, appartenendo ad un'altra famiglia, ti spiazza, inducendoti l'emozione; e il giochino lo puoi ripetere all'infinito;

    una volta che ci hai fatto l'orecchio, troverai il passaggio molto familiare e lo riconoscerai in tantissimi brani; ti avevo citato l'adagio del concerto di Rachmaninov, o il notturno n. 2 di Chopin; riconoscerai ad orecchio, perché il costrutto ti "chiama" letteralmente una successione cromatica di tre note a salire, cioè distanti tra loro un semitono; il nostro cervello funziona di suo in modo da andarle a cercare; il musicista è un artigiano paraculo, lo sa e si diverte alle tue spalle

    negli ambiti colti, quelli dove l'armonia ha un ruolo rilevante, la questione della qualità riguarda molto come e quanto il musicista usi - ed eventualmente abusi - di questi "trucchi" per indurre emozioni, facili, oppure raffinate.
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  15. #15
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    guarda, è una cosa semplicissima, niente di esoterico; se ti trovi con tua figlia e un pianoforte, te la spiega in cinque minuti d'orologio e ti cambia il modo in cui ascolti la musica:

    nel caso, si tratta dell'escamotage armonico che senti a 1,31/34 dell'aria, che saprai a memoria, e che ha invariabilmente la capacità di emozionare:



    ora,
    a) tutta la musica occidentale, colta o popolare, funziona per micro-movimenti in 1 + 3 fasi:
    la fase uno ti dice dove stai, ti indica un centro tonale; poi ti allontani, seconda fase, e nella terza arrivi ad un luogo di tensione che ti richiede di "tornare a casa", risolvere;

    b) i "gradi" sono i sette accordi che costruisci su una scala, poniamo i tasti bianchi del pianoforte, la scala di do; do maggiore, re minore, mi minore, fa maggiore sol maggiore, la minore, si diminuito; una composizione "in do" significa che la maggior parte degli accordi fanno parte di quella famiglia, da cui si parte e a cui si torna;

    questi accordi, come membri di una stessa famiglia, tendono ad assomigliarsi e hanno una loro funzione nel copione del brano in quella tonalità; per dire, una dei miliardi di canzoni scritte tutte solo in una tonalità è Senza fine, di Paoli, che conoscerai certamente; funziona, ma può risultare piatterella;

    il V° grado, nel nostro caso il sol, ha la funzione del "cattivo" il figlio discolo - si chiama dominante - quello che crea tensione e ti riporta a do, come un figliol prodigo che torna a casa;

    adesso, i compositori figaccioni, per mettere pepe nelle loro composizioni ed emozionare l'ascoltatore, infilano nei momenti clou dei membri di una famiglia diversa; nei casi che ti ho mostrato il V° grado dominante di uno degli accordi "di famiglia"- che di mestiere ti fa desiderare quell'approdo momentaneo - e che, però, appartenendo ad un'altra famiglia, ti spiazza, inducendoti l'emozione; e il giochino lo puoi ripetere all'infinito;

    una volta che ci hai fatto l'orecchio, troverai il passaggio molto familiare e lo riconoscerai in tantissimi brani; ti avevo citato l'adagio del concerto di Rachmaninov, o il notturno n. 2 di Chopin; riconoscerai ad orecchio, perché il costrutto ti "chiama" letteralmente una successione cromatica di tre note a salire, cioè distanti tra loro un semitono; il nostro cervello funziona di suo in modo da andarle a cercare; il musicista è un artigiano paraculo, lo sa e si diverte alle tue spalle

    negli ambiti colti, quelli dove l'armonia ha un ruolo rilevante, la questione della qualità riguarda molto come e quanto il musicista usi - ed eventualmente abusi - di questi "trucchi" per indurre emozioni, facili, oppure raffinate.
    Mi hai dato un'ottima idea: chiederò a mia figlia, che ha anche un pianoforte in casa, maggiori lumi e magari qualche illustrazione pratica. Ti sono molto grata per le spiegazioni.
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