Originariamente Scritto da
axeUgene
allora:
la preparazione e la frequentazione pratica non sono qualità "mistiche", ma semplice esercizio, che personalmente consiglierei a chiunque trovi nella musica qualcosa di molto rilevante e non un semplice sottofondo, e soprattutto consentono di apprezzare anche le sfumature di cose che nella gerarchia della "critica" sono apparentemente banali;
per dire, Verdi ha spesso melodie che sembrano banalotte - un personaggio della mia famiglia, direttore d'orchestra veronese, parecchio importante, wagneriano, scopritore della Callas e miglior amico di Bartok, le chiamava
andata e ritorno - ma poi ha un'infinità di grandi raffinatezze didascaliche, comuni allo stesso Wagner, che con un po' di preparazione si finisce ad apprezzare in modo laico, buttando nella spazzatura gli snobismi della critica;
lo stesso avviene per tutto ciò che è popolare o cita la tradizione popolare, come tanti russi che ci piacciono; io adoro Mussorgsky e Rimski-Korsakov, più di tutti gli altri;
ad un certo punto, l'orecchio arriva ad apprezzare certe delicatezze in modo laico e artigianale, meno mediato da pregiudizi; ti faccio un esempio che mi ha colpito di recente, con una canzone "pop" scritta da due miei buoni conoscenti; lei è una grande cantautrice, lui co-autore da anni, è un rockettaro diplomato al conservatorio in composizione;
in questa canzone Cristina descrive la storia di una sua compagna di accademia di Brera, che si suicidò col fidanzato in garage, col monossido di carbonio, e lo fa in un modo delicato e privo di giudizio morale;
però, sicuramente il tuo orecchio educato percepirà tante cose che magari non decodifichi consapevolmente, ma che sono comunque linguaggio;
hai un rumore di fondo "didascalico" di due note a distanza di un semitono, che alludono alla follia;
hai un leit motiv wagneriano strumentale, che poi, dopo essere suonato strumentale, si incastra sotto la strofa "era troppo lasciarsi/restare insieme", col didascalismo tipico della lirica di una modulazione della frase da maggiore in minore, e viceversa;
poi, hai sotto il testo "volare via.../ascoltavi il respiro" l'evocazione, l'induzione al cervello, di un passaggio tipico di tutta la musica occidentale, che è il 5° grado (fuori tonalità) del 6°, nel passaggio 5°(in tonalità) -> 6°;
questo passaggio, per capirci "Amami Alfredo", il notturno n. 2 di Chopin, l'adaglio del conc. n. 2 di Rachmaninov e miliardi di altre cose, di mestiere fa quello di farti scendere una lacrimuccia;
ora, il genio Saverio, per due volte lascia che il tuo cervello te lo chieda; poi, al terzo passaggio, te lo dà in modo esplicito, ma accenna appena con due note di violoncello, invece delle tre che sarebbero troppo "emozione facile";
ecco, quando educhi l'orecchio, finisci a cogliere immediatamente tante sfumature che moltiplicano il piacere consapevole e il dialogo col musicista, anche se è morto da due o tre secoli; ascolta attentamente la canzone, e se ti va tutto il disco, perché è davvero un miracolo: