Originariamente Scritto da
Pazza_di_Acerra
Prometeo è il difensore della causa dell’uomo, trascurato da Zeus, e gli spiana la strada verso la cultura e la civilizzazione. Innanzitutto lo rende “riflessivo, padrone del proprio intelletto” poi gli consente di apprendere tutte le tecniche, dalla misurazione del tempo all’edilizia, dalla scrittura all’arte nautica, dalla divinazione alla medicina. Due sono i doni di Prometeo: il fuoco, il simbolo dell’arte tecnica, e la speranza, con la quale gli uomini possono alleviare le loro sofferenze. Nella tragedia, Eschilo non celebra la disobbedienza di Prometeo, ma il suo andare contro le leggi divine per amore dell’uomo, pur sapendo che poi questo atto porterà al dolore e alla solitudine. Esalta invece la lucida consapevolezza delle azioni e delle conseguenze delle stesse da parte di Prometeo: “Io già sapevo le cose fino in fondo. Ho scelto io di peccare, non lo nego. Mi sono procurato da solo il mio strazio per proteggere l’uomo”. Ma anche, nello stesso tempo, ne sottolinea il rimpianto per non aver saputo giovare a sé stesso: “Io che ho ideato tanti congegni per l’uomo, non ho trovato per me una scaltra scappatoia, un sollievo al tormento che ora m’assale. Questo è il mio strazio!”.
Proprio il dono di Prometeo apre la strada alla hybris dell’uomo, tema centrale di tutta la tragedia greca, e di Sofocle in particolare.