Originariamente Scritto da
Pazza_di_Acerra
Nel 17 a.C., in occasione del Ludi Saeculares, Augusto incaricò Orazio di comporre il Carmen saeculare, che doveva essere cantato l’ultimo giorno delle cerimonie da un coro composto da ventisette fanciulle e ventisette ragazzi. Inteso come la celebrazione della potenza di Roma sul mondo, esprimeva l'auspicio che essa fosse realmente la "città eterna".
Il carmen presenta, ovviamente, i difetti propri delle composizioni eseguite su commissione, ma, se non è sorretto da altissima ispirazione, è tuttavia opera di altissima dignità artistica e, soprattutto, di profonda sincerità. Inoltre, in tutti quei luoghi in cui il poeta può liberarsi dagli obblighi impostigli dalle circostanze o dalla liturgia e dispiegare liberamente la sua fantasia, egli raggiunge, come scrive Turolla, "l'intensità poetica delle sue liriche più felici, interpretando con severità e serietà il mito storico di Roma e di Ilio, ma soprattutto esprimendo un ideale quasi ieratico di potenza e di predominio".