Originariamente Scritto da
Pazza_di_Acerra
Secondo molti la poesia majakovskiana avrebbe la grave colpa di aver esaltato una rivoluzione criminosa, ma in realtà occorre fare di Majakovskij non il poeta della rivoluzione, ma una vittima della rivoluzione, un giullare tragico del nuovo Potere. Non un poeta di corte della nuova tradizione bolscevica, ma un paradossale smascheratore dei miti rivoluzionari.
Questa è la giusta premessa per leggere e apprezzare oggi i versi del grande poeta russo che occupa un posto di rilievo nel panorama della poesia del Novecento. Egli ha utilizzato i modelli espressivi delle avanguardie per realizzare una poesia che riscatta quanto di arbitrario o comunque di pura esperienza formalistica c’è nella letteratura.
Majakovskij è un avanguardista anomalo: la sua scrittura consiste nel superamento della ricerca formale fine a se stessa propria delle avanguardie europee; sceglie una poesia che morde la realtà e che trova la sua ragione di essere proprio nella corrispondenza con le esigenze della società russa.
Majakovskij è stato un poeta che è vissuto e si è suicidato avendo addosso l’ansia febbrile di testimoniare il proprio tempo, leggiamolo quindi come una voce autentica che tocca e dissacra l’anima. La sua poesia resta una scintilla che ancora accende le parole e provoca incendi nei cuori puri.