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Discussione: Ira e castighi.

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  1. #1
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    All'inizio rinunciare al male è certamente un sacrificio, poi, sistemato te stesso, ti puoi accorgere che il male ti sta intorno ed il metodo per non esserne coinvolto è quello della resistenza
    non capisco questo complicare una cosa semplice:

    Cono critica come "male" la tua separazione, secondo il suo ordine di valori; ma tu non ritieni quello un male, perciò non ti nascondi; anzi, argomenti la cosa come sensata, la soluzione migliore, e lo fai apertamente;
    se tu avessi, poniamo, evaso il fisco, avresti cercato delle scuse, perché in effetti il tuo senso morale ti rende consapevole dell'ingiustizia delle tue azioni;

    ora, se un credente mi dice che credere comporta un sacrificio, i casi sono due; o:
    a) quello è un martire, ma non mi sembra il caso; qui non ci sono martiri credenti, e sono pochissimi anche in giro nel mondo, in genere resi martiri da credenti in altro; oppure
    b) il sacrificio sta nella rinuncia al peccato, che evidentemente è desiderato; altrimenti non vi sarebbe rinuncia;

    questo mi lascia piuttosto perplesso, perché, se non mi spingo a giudicare lo stato psicologico di quel credente, oggettivamente devo constatare che quel sacrificio che vanta è una specie di "credito" morale nei miei confronti, che mi pone come debitore, e in una posizione di soggezione;

    se una persona afferma di sacrificarsi per il Bene, vuole certamente qualcosa in cambio, che sia una pretesa di plauso o considerazione, oppure l'obbligo a mio carico di corrispondere e conformarmi;

    i bambini salgono sulla pianta di fico, e le mamme vietano loro di farlo; ma quelli sono spinti dal desiderio di esplorazione delle loro capacità e dal desiderio di mangiarsi i fichi;
    poi c'è qualche bambino più pauroso, che invidia la temerarietà dei compagnucci, più leader e intraprendenti; vorrebbe anche lui salire sulla pianta e mangiare i fichi, ma non ce la fa;
    non vuole ammettere la sua paura nel gruppo, e allora gli conviene dire a se stesso e agli altri che non è pauroso, ma obbediente; e vorrebbe che anche gli altri obbediscano alle rispettive mamme, così non si sentirebbe più il pauroso, meno abile;

    siccome quelli non gli danno retta e la conseguenza è un complesso di inferiorità, quel "sacrificio" dell'obbedienza diventa una compensazione psicologica: io sarò anche più pauroso, ma sono più virtuoso di voi Lucignoli, che da grandi sarete dei delinquenti, perché non obbedite;

    se quel bambino fosse realmente convinto, non dovrebbe vivere quella circostanza come un sacrificio;

    non voglio essere maligno, ma l'insistenza abnorme dei precetti religiosi sulla morale sessuale sembrerebbe rispondere proprio a questo meccanismo compensativo dell'invidia verso le persone più gioiose e spontanee, che viene coperta da obbedienza ad una morale, ma che in effetti è generalmente percepita o intuita come un vorrei ma non posso;
    per i cultori della canzone, la Bocca di Rosa di De André, oltre a tanto teatro e letteratura di millenni, è pieno di queste psicologie.
    c'� del lardo in Garfagnana

  2. #2
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    non capisco questo complicare una cosa semplice:

    Cono critica come "male" la tua separazione, secondo il suo ordine di valori; ma tu non ritieni quello un male, perciò non ti nascondi; anzi, argomenti la cosa come sensata, la soluzione migliore, e lo fai apertamente;
    se tu avessi, poniamo, evaso il fisco, avresti cercato delle scuse, perché in effetti il tuo senso morale ti rende consapevole dell'ingiustizia delle tue azioni;

    ora, se un credente mi dice che credere comporta un sacrificio, i casi sono due; o:
    a) quello è un martire, ma non mi sembra il caso; qui non ci sono martiri credenti, e sono pochissimi anche in giro nel mondo, in genere resi martiri da credenti in altro; oppure
    b) il sacrificio sta nella rinuncia al peccato, che evidentemente è desiderato; altrimenti non vi sarebbe rinuncia;

    questo mi lascia piuttosto perplesso, perché, se non mi spingo a giudicare lo stato psicologico di quel credente, oggettivamente devo constatare che quel sacrificio che vanta è una specie di "credito" morale nei miei confronti, che mi pone come debitore, e in una posizione di soggezione;

    se una persona afferma di sacrificarsi per il Bene, vuole certamente qualcosa in cambio, che sia una pretesa di plauso o considerazione, oppure l'obbligo a mio carico di corrispondere e conformarmi;

    i bambini salgono sulla pianta di fico, e le mamme vietano loro di farlo; ma quelli sono spinti dal desiderio di esplorazione delle loro capacità e dal desiderio di mangiarsi i fichi;
    poi c'è qualche bambino più pauroso, che invidia la temerarietà dei compagnucci, più leader e intraprendenti; vorrebbe anche lui salire sulla pianta e mangiare i fichi, ma non ce la fa;
    non vuole ammettere la sua paura nel gruppo, e allora gli conviene dire a se stesso e agli altri che non è pauroso, ma obbediente; e vorrebbe che anche gli altri obbediscano alle rispettive mamme, così non si sentirebbe più il pauroso, meno abile;

    siccome quelli non gli danno retta e la conseguenza è un complesso di inferiorità, quel "sacrificio" dell'obbedienza diventa una compensazione psicologica: io sarò anche più pauroso, ma sono più virtuoso di voi Lucignoli, che da grandi sarete dei delinquenti, perché non obbedite;

    se quel bambino fosse realmente convinto, non dovrebbe vivere quella circostanza come un sacrificio;

    non voglio essere maligno, ma l'insistenza abnorme dei precetti religiosi sulla morale sessuale sembrerebbe rispondere proprio a questo meccanismo compensativo dell'invidia verso le persone più gioiose e spontanee, che viene coperta da obbedienza ad una morale, ma che in effetti è generalmente percepita o intuita come un vorrei ma non posso;
    per i cultori della canzone, la Bocca di Rosa di De André, oltre a tanto teatro e letteratura di millenni, è pieno di queste psicologie.
    A me sembra che le complicazioni le faccia tu.
    Se la mamma dice al bambino di non salire negli alberi a prendere i fichi, e tu dovresti sapere che i rami del fico sono fragili, vuol dire che quella mamma pensa al bene del figlio anche se il figlio non riesce a capirlo e, forse, potrebbe capirlo se vedesse qualche bambino cadere e farsi male. Sinceramente tra il bambino obbediente e il bambino incosciente preferisco il bambino ubbidiente.
    Se poi dietro il bambino ubbidiente ci vedi una psicologia della paura è solo una tua ipotesi che solo in rari casi corrisponde al vero; ma il bambino pauroso, e questo non l'hai detto, di solito potrebbe essere anche invidioso e vorrebbe vedere un bel capitombolo per poter dire: vedi, la mia mamma aveva ragione.
    Il bambino che è caduto, a casa prenderà pure le botte, mentre il bambino ubbidiente magari troverà a casa una bella cesta di fichi.

    Il sesso è un'altra cosa, mi ricordo che da ragazzi chi scopava di più era più bravo e gli altri si ruffianavano con lui per conoscere le ragazze.
    Ultima modifica di crepuscolo; 15-08-2022 alle 13:06

  3. #3
    Opinionista L'avatar di Arcobaleno
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    ora, se un credente mi dice che credere comporta un sacrificio, i casi sono due; o:
    a) quello è un martire, ma non mi sembra il caso; qui non ci sono martiri credenti, e sono pochissimi anche in giro nel mondo, in genere resi martiri da credenti in altro; oppure
    b) il sacrificio sta nella rinuncia al peccato, che evidentemente è desiderato; altrimenti non vi sarebbe rinuncia;
    Direi che il sacrificio per il credente non è tanto rinunciare al male, quanto fare il bene. I sacrifici non comportano inazione, ma azione. Esempi: un appassionato di auto rinuncia a un modello costoso per far stare meglio i propri cari. Una donna che apprezza i gioielli vi rinuncia per far stare meglio i propri cari.
    Si può anche rinunciare ad assistere spesso a spettacoli costosi o a frequenti viaggi costosi.
    Si tratta di rinunce al superfluo per impiegare meglio il denaro della famiglia. Ovviamente questo dovrebbe essere rivolto anche verso altri fuori della propria famiglia, nei limiti del possibile.
    Si può parlare anche del volontariato: impiegare parte del proprio tempo gratuitamente in favore del prossimo.
    Tenere in casa anziani non autonomi o handicappati non autonomi è sacrificio e impegno per il bene.
    Sono solo alcuni esempi.

    Chi, invece, pensa solo a soddisfare i propri desideri o quelli dei propri familiari cade nell'egoismo, e questo è consentito dalle leggi umane.
    Fate l'amore, non la guerra.
    Lavorare tutti, lavorare meno.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Arcobaleno Visualizza Messaggio
    Direi che il sacrificio per il credente non è tanto rinunciare al male, quanto fare il bene. I sacrifici non comportano inazione, ma azione. Esempi: un appassionato di auto rinuncia a un modello costoso per far stare meglio i propri cari. Una donna che apprezza i gioielli vi rinuncia per far stare meglio i propri cari.
    Si può anche rinunciare ad assistere spesso a spettacoli costosi o a frequenti viaggi costosi.
    Si tratta di rinunce al superfluo per impiegare meglio il denaro della famiglia. Ovviamente questo dovrebbe essere rivolto anche verso altri fuori della propria famiglia, nei limiti del possibile.
    Si può parlare anche del volontariato: impiegare parte del proprio tempo gratuitamente in favore del prossimo.
    Tenere in casa anziani non autonomi o handicappati non autonomi è sacrificio e impegno per il bene.
    Sono solo alcuni esempi.

    Chi, invece, pensa solo a soddisfare i propri desideri o quelli dei propri familiari cade nell'egoismo, e questo è consentito dalle leggi umane.
    posto che questi "sacrifici" li fanno tanto i credenti quanto i non credenti, evidentemente son remunerativi in misura maggiore per la psicologia di chi li compia;
    a maggior ragione per chi sia convinto di fare la volontà divina, no ?

    resta che se l'egoismo che citi tenta così tanto, posso dubitare di quella persona; e a maggior ragione se quella teme un castigo, che diventa il suo movente essenziale, come nelle dittature;
    il Timore di Dio chiede al credente suddito il sacrificio, mentre l'Amore di Dio è il movente del credente-cittadino, che non deve sforzarsi per essere quello che è, e cioè giusto; al contrario, dovrebbe sforzarsi per peccare, se la sua fede è autentica.
    c'� del lardo in Garfagnana

  5. #5
    Opinionista L'avatar di Arcobaleno
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    posto che questi "sacrifici" li fanno tanto i credenti quanto i non credenti, evidentemente son remunerativi in misura maggiore per la psicologia di chi li compia;
    a maggior ragione per chi sia convinto di fare la volontà divina, no ?
    Io dico di no. Non sono remunerativi in questa vita, altrimenti si svuoterebbero le residenze per anziani e le case famiglia o i reparti per handicappati gravi.
    Tu cerchi di svalutare tutti i sacrifici, che tu non fai, asserendo che sono remunerativi subito per chi viene stravolto nella sua vita dal farli. No, chi perde la sua vita, a causa dell'altruismo, la salverà; chi la salverà, grazie all'egoismo, la perderà. Questo è l'insegnamento di Gesù.
    Fate l'amore, non la guerra.
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  6. #6
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    .

    Citazione Originariamente Scritto da Arcobaleno Visualizza Messaggio
    Direi che il sacrificio per il credente non è tanto rinunciare al male, quanto fare il bene. I sacrifici non comportano inazione, ma azione. Esempi: un appassionato di auto rinuncia a un modello costoso per far stare meglio i propri cari. Una donna che apprezza i gioielli vi rinuncia per far stare meglio i propri cari.
    Si può anche rinunciare ad assistere spesso a spettacoli costosi o a frequenti viaggi costosi.
    Si tratta di rinunce al superfluo per impiegare meglio il denaro della famiglia. Ovviamente questo dovrebbe essere rivolto anche verso altri fuori della propria famiglia, nei limiti del possibile.
    Si può parlare anche del volontariato: impiegare parte del proprio tempo gratuitamente in favore del prossimo.
    Tenere in casa anziani non autonomi o handicappati non autonomi è sacrificio e impegno per il bene.
    Sono solo alcuni esempi.

    Chi, invece, pensa solo a soddisfare i propri desideri o quelli dei propri familiari cade nell'egoismo, e questo è consentito dalle leggi umane.
    Guarda che ad essere buoni si soffre, é un grosso sacrificio, cioè a non fare il male. Ma tu che ne sai? Sei un falso credente che fa del male ai suoi simili, travestito da agnello. Non chiami mammina-doppietta?Tra un po' ti arriva la standing ovation di Cono che superati i 60 anni non ci sta piu' con la testa...evidentemente...

  7. #7
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da Fiammetta Visualizza Messaggio
    Guarda che ad essere buoni si soffre, é un grosso sacrificio, cioè a non fare il male.
    guarda che è curiosa questa cosa dei cattolici culturali, indipendentemente dal fatto di essere osservanti:

    se una persona ha davvero introiettato la nozione di buono e giusto - a maggior ragione se per fede, anche se sempre di fede, un'allocazione autoritativa di valore, si tratta, anche per i non credenti; il vegano esprime comunque una fede - l'agire di conseguenza dovrebbe essere sentito come un privilegio, e non un sacrificio;

    il sentimento di sacrificio si spiega solo con l'obbedienza ad un precetto che non si sente davvero come buono e giusto, ma come un prezzo che si paga in cambio di qualcosa di imponderabile, di cui si è poco convinti; la rinuncia a qualcosa che si vorrebbe fare, ma di cui si teme la conseguenza;

    qualche anno fa, l'amico Cono raccontava di aver visto una giovane ragazza in treno, e di essere grato a Dio per aver posto la mano sul suo capo e averlo distolto dalla concupiscenza per quella ragazza;

    ora, io per Cono sarei certamente un gran peccatore, perché ho fatto e faccio cose che nel suo sistema morale non si dovrebbero, ma che nel mio sono perfettamente lecite e che non ho difficoltà a dichiarare e argomentare;

    ma il desiderio per una donna di meno di 40 anni - per dire, anno più anno meno - non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello, e non ho bisogno di freni;

    quella ragazza potrebbe essere mia figlia, e se me la trovo di fronte il mio pensiero è in automatico di tipo paterno; se pure quella volesse sedurmi - e mi è capitato - troverei istintivamente la circostanza un indizio da prendere molto con le molle, come possibile fragilità psicologica di quella persona, e sarei io stesso a disagio nella prospettiva di approfittarne; perciò, non sarebbe un sacrificio;

    non è un sacrificio non prendere a bastonate chi la pensa diversamente da me, e anche chi mi offende; lo trovo uno spreco di energia spendibili per cose più divertenti; è la mia natura, non certo un merito morale;

    ma se vi costa essere buoni e giusti, forse dovreste rivedere la vostra nozione di ciò che è buono e giusto, perché probabilmente quella giustizia non vi appaga, non è conforme al vostro autentico sentimento, ma solo a scompensi di natura psicologica, sensi di colpa, eredità infelici e mortificanti, dalle quali meritereste di essere liberati, e che nulla hanno a che fare con "Dio".
    c'� del lardo in Garfagnana

  8. #8
    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    non capisco questo complicare una cosa semplice:

    Cono critica come "male" la tua separazione, secondo il suo ordine di valori; ma tu non ritieni quello un male, perciò non ti nascondi; anzi, argomenti la cosa come sensata, la soluzione migliore, e lo fai apertamente;
    se tu avessi, poniamo, evaso il fisco, avresti cercato delle scuse, perché in effetti il tuo senso morale ti rende consapevole dell'ingiustizia delle tue azioni;

    ora, se un credente mi dice che credere comporta un sacrificio, i casi sono due; o:
    a) quello è un martire, ma non mi sembra il caso; qui non ci sono martiri credenti, e sono pochissimi anche in giro nel mondo, in genere resi martiri da credenti in altro; oppure
    b) il sacrificio sta nella rinuncia al peccato, che evidentemente è desiderato; altrimenti non vi sarebbe rinuncia;

    questo mi lascia piuttosto perplesso, perché, se non mi spingo a giudicare lo stato psicologico di quel credente, oggettivamente devo constatare che quel sacrificio che vanta è una specie di "credito" morale nei miei confronti, che mi pone come debitore, e in una posizione di soggezione;

    se una persona afferma di sacrificarsi per il Bene, vuole certamente qualcosa in cambio, che sia una pretesa di plauso o considerazione, oppure l'obbligo a mio carico di corrispondere e conformarmi;

    i bambini salgono sulla pianta di fico, e le mamme vietano loro di farlo; ma quelli sono spinti dal desiderio di esplorazione delle loro capacità e dal desiderio di mangiarsi i fichi;
    poi c'è qualche bambino più pauroso, che invidia la temerarietà dei compagnucci, più leader e intraprendenti; vorrebbe anche lui salire sulla pianta e mangiare i fichi, ma non ce la fa;
    non vuole ammettere la sua paura nel gruppo, e allora gli conviene dire a se stesso e agli altri che non è pauroso, ma obbediente; e vorrebbe che anche gli altri obbediscano alle rispettive mamme, così non si sentirebbe più il pauroso, meno abile;

    siccome quelli non gli danno retta e la conseguenza è un complesso di inferiorità, quel "sacrificio" dell'obbedienza diventa una compensazione psicologica: io sarò anche più pauroso, ma sono più virtuoso di voi Lucignoli, che da grandi sarete dei delinquenti, perché non obbedite;

    se quel bambino fosse realmente convinto, non dovrebbe vivere quella circostanza come un sacrificio;

    non voglio essere maligno, ma l'insistenza abnorme dei precetti religiosi sulla morale sessuale sembrerebbe rispondere proprio a questo meccanismo compensativo dell'invidia verso le persone più gioiose e spontanee, che viene coperta da obbedienza ad una morale, ma che in effetti è generalmente percepita o intuita come un vorrei ma non posso;
    per i cultori della canzone, la Bocca di Rosa di De André, oltre a tanto teatro e letteratura di millenni, è pieno di queste psicologie.
    Il male,come il bene,è insito in ogni essere umano..Quando si ritiene che un comportamento costituisce il male c’è una lotta interiore per evitarlo. Essendo anche corpo cadiamo continuamente in azioni che non vorremmo fare(scivoliamo,se così si può dire,in scatti d’ira,egoismi,gola,pigrizia...)Il bene che è in noi ci fa capire che abbiamo sbagliato,che non siamo stati sufficientemente attenti e forti per non cadere(Paolo diceva”Commetto il male che non vorrei fare”)Vincere la debolezza di uomo che può cadere nella tentazione e commettere il male:questo lo ritengo un sacrificio .Qualsiasi lotta è un sacrificio non il fatto di aver rinunciato al male.Una forza malefica ci spinge al male e per questo che chiediamo a Dio di aiutarci a superare le tentazioni per vincerla.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Rachele Giacobi Visualizza Messaggio
    Vincere la debolezza di uomo che può cadere nella tentazione e commettere il male:questo lo ritengo un sacrificio .Qualsiasi lotta è un sacrificio non il fatto di aver rinunciato al male.Una forza malefica ci spinge al male e per questo che chiediamo a Dio di aiutarci a superare le tentazioni per vincerla.
    oddio, non è che spieghi un granché...

    credo di capire cosa intendi, perché è il pensiero comune nella cultura del timorato, come Arco; ma io parto da un presupposto proprio opposto:

    superare la tentazione, E' il premio, e quindi non può esserci sacrificio; se essere giusta lo vivi come un sacrificio, vuol dire che quella giustizia - per il credente, quella divina, la comunione con Dio - non ti appaga, e che aspetti altro in cambio, un premio o un'assoluzione; che è sempre una psicologia negoziale, opportunistica;

    per carità; so che siamo educati così, e non te ne faccio certo un appunto morale; però, se ci rifletti un momento, vedrai che c'è un problema bello grosso nel quadro che hai dipinto, ed è un problema che non invento io qui e ora, ma qualcosa di cui si discute da secoli.
    c'� del lardo in Garfagnana

  10. #10
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    Na volta ci si castigava corporalmente ora ci si sacrifica nelle intenzioni...in qualche modo la specie umana si sta evolvendo

  11. #11
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    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    Na volta ci si castigava corporalmente ora ci si sacrifica nelle intenzioni...in qualche modo la specie umana si sta evolvendo
    Chi è che si sacrifica nelle intenzioni, e poi quali intenzioni intendi?

  12. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    Chi è che si sacrifica nelle intenzioni, e poi quali intenzioni intendi?
    Non devi mica giustificare a me

  13. #13
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    Complimenti per il vecio, 94 so' tanti.

  14. #14
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  15. #15
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