1. Frattanto si era sparsa la voce del pericolo corso da Agrippina, che si credeva del tutto accidentale, e ognuno si precipitava alla spiaggia a mano a mano che apprendeva la notizia; alcuni salivano sui moli, altri sulle barche che si trovavano a portata di mano; chi si inoltrava nel mare fin dove per la sua statura riusciva a toccare il fondo, chi tendeva le braccia; tutta la spiaggia era piena di lamenti, di invocazioni, di un vocio confuso in cui si intrecciavano domande contrastanti e risposte incerte: si andava radunando una folla immensa con le torce accese, quando giunse la notizia che Agrippina era salva, e tutti allora si avviarono per andare a congratularsi con lei, ma la vista di una minacciosa schiera di armati li costrinse a disperdersi. 2. Aniceto circondò la villa con un cordone di uomini, quindi, sfondata la porta, fece trascinare via tutti i servi che gli si facevano incontro finché giunse davanti alla porta della stanza da letto: qui stava di guardia uno sparuto gruppo di domestici, perché tutti gli altri si erano dileguati atterriti dall’irruzione dei soldati. 3. Nella camera, illuminata da una luce fioca, si trovava una sola ancella, mentre Agrippina era sempre più in ansia perché non arrivava nessun messo da parte del figlio e non ritornava neppure Agermo: le cose sarebbero state ben diverse, all’intorno, se gli eventi avessero preso una piega favorevole; ora invece non vi era che solitudine, un silenzio rotto da grida improvvise e tutti gli indizi di una irrimediabile sciagura. 4. Poiché l’ancella stava per andarsene, Agrippina si volse verso di lei per dirle: «Anche tu mi abbandoni?», e allora vide Aniceto accompagnato dal trierarco Erculeio e dal centurione navale Obarito. E subito gli disse che, se era venuto per farle visita, poteva riferire a Nerone che si era ristabilita; se invece era lì per compiere un delitto, ella non poteva credere che ubbidisse a un ordine del figlio: era certa che egli non aveva comandato il matricidio. 5. I sicari circondarono il letto e il trierarca per primo colpì al capo con un bastone; quindi il centurione impugnò la spada per finirla, e allora Agrippina, protendendo il ventre, esclamò: «Colpisci qui», e spirò trafitta da più colpi.

Traduzione (buona) di Lidia Pighetti

Svetonio, come al solito, preferisce il gossip:

[Nerone] Passò il resto della notte in grande trepidazione, aspettando l’esito degli eventi. Quando venne a sapere che era andata diversamente, e che Agrippina si era salvata a nuoto, non sapendo più cosa fare fece gettare di nascosto un pugnale ai piedi del liberto Lucio Agermo, che gli annunziava con gioia che era salva e incolume, in modo da poterlo arrestare come attentatore, e ordinò di uccidere la madre in modo da far apparire che avesse evitato con la morte volontaria l'incriminazione, una volta scoperto il suo complotto. Testimoni certi aggiungono particolari ancora più atroci: che Nerone corse a guardare il cadavere della donna assassinata, ne palpò le membra, fece apprezzamenti e critiche; nel frattempo gli venne sete e bevve. Benché fosse rafforzato dalle congratulazioni dei soldati, del senato e del popolo, né allora né poi riuscì a sopportare la coscienza del delitto, e spesso confessò di essere perseguitato dall’immagine della madre, dalle sferze e dalle fiaccole ardenti delle Furie. Fece anche una cerimonia tramite i Maghi per evocare i Mani di lei e placarli.